Presentazione

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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 14 giugno 2010

SABBIONETA, TRANI E MESSINA, TRE ESEMPI DI CONVIVIALITA' TRA EBREI E CRISTIANI
















Cari amici ed amiche.
Vi voglio parlare di tre città che furono esempi di convivialità e che forse furono all'avanguardia, spesso in un tempo troppo antico per certe idee.
Le tre città sono Sabbioneta, Trani e Messina.
Da mantovano, parto da Sabbioneta, città della provincia di Mantova fondata da Vespasiano Gonzaga, tra il 1554 ed il 1556.
Questa città, ricalca il mito della "Città ideale", un'isola di ordine e di pace.
In effetti, fu così.
Entro le sue mura (che ancora oggi noi possiamo ammirare) fiorivano l'arte e la cultura.
Inoltre, vi erano scambi proficui, come quelli con la comunità ebraica.
Pensate che nella Mantova dei Gonzaga, gli ebrei erano tollerati. Ad esempio, i medici di signori di Mantova erano ebrei, cosa inusuale in quel tempo. Infatti, gli ebrei non potevano curare i cristiani. Inoltre, si studiava la Qabbalah e vi era una vivace scambio culturale. Si dice anche che il corpo di Sant'Anselmo di Lucca (vescovo e Santo Patrono di Mantova) fosse stato trattato da ebrei per conservarlo. Tuttavia, della veridicità di questa notizia non ci sono prove.
A Sabbioneta, ci fu la stessa cosa. La bellissima sinagoga (nella foto in basso) lo dimostra. Pensiamo anche a figure come Graziano Treves o Tobia Foà che influirono molto sul panorama culturale della città.
Foà ebbe un'ìmportante attività tipografica e fece un'edizione del Cantico dei Cantici ed i testi dell'erudito ebreo spagnolo Maimonide.
Facciamo un grande salto indietro nel tempo e visitiamo un'altra città importante, Trani, in provincia di Barletta-Andria-Trani.
Qui, durante i regni di Federico II di Svevia e di Manfredi vi fu una fiorente comunità ebraica che animava i commerci e la cultura.
Testimonianze di ciò sono le quattro sinagoghe, di cui oggi ne restano due, quella "Grande" e quella di Scola Nova. Dopo la cacciata degli ebrei nel XVI secolo, le due sinagoghe furono trasformate in chiese.
Quella di Scola Nova (che divenne chiesa di Santa Maria di Scola Nova) nel 2005 fu ridata agli ebrei dal Venerabile Giovanni Paolo II.
Senza dubbio, la cacciata degli ebrei nel XVI secolo, impoverì la città e solo oggi questo patrimonio si sta riscoprendo e rivalutando.
Un'altra città che visitiamo è Messina, città a me cara, essendo messinese per parte di madre.
Qui vi è la via Cardines, che fu detta "Via della Giudecca".
Qui vi era un'importante sinagoga detta Kenisat Massini. Si diceva che essa avesse la forma simile ad un'esedra chiusa nei lati ed aperta nel mezzo.
Si dice che qui fosse nata la più antica comunità ebraica siciliana anche se le notizie certe della presenza degli ebrei a Messina risalgono al XI secolo.
Nel Medioevo, la città di Messina era costellata di sinagoghe, come dimostra la cartina dell'epoca.
La Kenisat Massini fu trasformata in chiesa dai Padri di San Filippo Neri.
Un'altra venne riconvertita nella Real Cappella della Vergine della Candelaia.
Il più famoso rabbino messinese fu Abraham ben Shemuel Abulafia.
Ho portato questi esempi per dimostrare che tra gli ebrei e noi cristiani non ci furono solo astio ed incomprensioni ma ci furono anche scambi proficui di conoscenza e cultura, anche nella conoscienza delle Scritture che, almeno parzialmente, furono (e sono) comuni a noi e a loro.
Forse, certe realtà (come Mantova e Messina) non sarebbero state le stesse se non ci fosse stata questa presenza ebraica.
Mi viene da dire che gli ebrei furono il sale di quelle realtà, nel senso cristiano del termine.
Cordiali saluti.

domenica 13 giugno 2010

VENEZIA, BASILICA DI SAN MARCO, UNA COPIA SENZA L'ORIGINALE








Cari amici ed amiche.
Tutti noi conosciamo la celeberrima Basilica di San Marco a Venezia.
In essa risposano le spoglie di San Marco.
Pochi di noi, però, la chiesa che fu presa come modello per la sua costruzione.
Questa chiesa, infatti, non esiste più, come non esiste più l'impero in cui si trovava.
Sto parlando della Chiesa dei Santi Apostoli di Costantinopoli, capitale del glorioso Impero Bizantino.
Fondata dall'imperatore Costantino I (274-337), questa chiesa ebbe una pianta a croce greca. Essa divenne modello di altre chiese, come la Basilica degli Apostoli di Gerasa e la Basilica apostolorum fondata a Milano da Sant'Ambrogio Vescovo. In essa, ci furono stelai, lapidi e cenotafi (tombe vuote) che ricordavano gli Apostoli. Essa accolse anche i teschi di Sant'Andrea e dell'Evangelista Luca, oltre a quello di San Timoteo, i resti di San Giovanni Crisostomo e di altri Padri della Chiesa e martiri. Inoltre, vi era anche una colonna (detta "della flagellazione" ) che si crede sia quella a cui fu legato Gesù e che oggi si trova nella Basilica di Santa Prassede a Roma.
Nel 395 vi fu tumulata la salma dell'imperatore Teodosio I.
Nel VI, secolo, l'imperatore Giustiniano I (482-565) la fece ricostruire insieme alla Basilica di Hagia Sophia, all'indomani della rivolta di Nika (532) che fu sedata in un bagno di sangue.
Priobabilmente, la chiesa di epoca giustinianea fu presa come modello per la basilica veneziana.
Con la Quarta Crociata (1204-1204), la chiesa fu spogliata di tutte le reliquie e dei tesori artistici.
Molti di questi, oggi, si trovano proprio a Venezia, città che beneficò del vergognoso "Sacco di Costantinopoli".
Nel 1261, da Nicea, l'imperatore bizantino Michele VIII Paleologo (1223-1282) tornò a Costantinopoli.
Trovò la chiesa in pessimo stato ed eresse in essa una statua di San Michele, sia per ringraziare il santo e sia per commemorare sé stesso.
Nel trecento, l'imperatore Andronico II (1259-1332) fece restaurare la chiesa ma con il declino dell'impero essa andò in grave stato di abbandono.
Nel 1453, all'indomani della conquista turca di Costantinopoli e del martirio di San Costantino XI, il sultano Mehmet II Fatih (1432-1481) pretese di nominare il Patriarca di Costantinopoli.
Diede il bastone patriarcale all'anti-unionista Gennadio Scolario.
Con la Basilica di Hagia Sophia trasformata in moschea, egli trasferì la sede patriarcale della Chiesa greco-ortodossa proprio nella Chiesa dei Santi Apostoli.
Il quartiere, però, venne presto colonizzato dai musulmani che non tollerarono la presenza della chiesa, che tra l'altro andava in rovina.
Il Patriarca trasferì la sede patriarcale nella chiesa di Pammacharistos, nel quartiere Fanar.
Mehmet non trasformò la Chiesa dei Santi Apostoli in moschea ma la demolì e la sostituì con la Fathi Camii, moschea del Fatih, che fu una moschea-mausoleo in cui oggi riposano le spoglie del sultano.
Nel link sottostante vi è una possibile ricostruzione della Chiesa dei Santi Apostoli.
Un'immagine della chiesa si trova anche nella miniatura del Codice Vaticano del 1162 (a destra).
Quindi, la Basilica di San Marco a Venezia non è solo un importantissimo luogo di culto ma anche una reminescenza di un mondo che oggi non c'è più.
E' una copia senza l'originale.
Cordiali saluti.

A CUMMEDIA NOVA (in omaggio a Dante Alighieri)

Cusì ncuntrai Albertu lu gran dutturi...
et cù mia di questu viaghju...di certu fà dicidìu...
ché cunnosce vuliti...sempri cù la scienza...
comu certu vede quellu nosciu Diu!

Cusì intra dui spati, un'agghiannara et lu ddauru...di li piccaturi...
passaumu noi pè unu strittu caminu...et andaghjami nta furesta...
induve una si faci la tarra cù l'acque et Satan vistimu...
cù l'Iscariota et di Germania l'ultimu rè...d'anima funesta...
chì fù comu quellu di Russia in piglià ibi la pesta!

Et intra la Porta di l'Acqua Viva trasimmu et vistimu Sant'Andria...
et di priari ci dissi su lu Sangue...pè l'animi chì venunu...
in poenitentia...schjavu d'unu rè chì fù lu quintu Clementi...
puru ci dissi da Papa...comu Fidiricu mpiraturi...
et su la Via di lu Scursuni...pè lu nummuru d'archi...
pè fà capisce chì bruttu hè lu mali...Napoleo vistimu nto duluri!

Et a li pedi d'unu monte su lu mare staci quel caminu...
et grande pè Sarvizza avè hè lu Santuariu...di li Beati...
induve cù lu Suli hè la Virgini...et vistimu Custantinu,
l'ultimu, cù Plato, lu rè Carlu et Ghjuvan Paulu lu Papa...
et cù l'anghjulu Michele et lu Papa Celestinu...
chì ad Albertu nuvella ci desi di la qual Viritati...
chì pè ellu Sarvizza hè ora...com'ancu pè lu so' populu...
chì Diu cannuscìu pè primu...pè li dotti antichi et li scienziati!

Et cù Ipazia, Virgiliu et San Paulu...a mia vinni Danti...
chì lu so' ditu a l'Agnellu livau cusì dissi:

"Co' lo mio maestro...a mirar sto ora lo mio allievo,
di dolzor vero...al Redentor innanzi,
per Suo gran diletto e mio sollievo."

Cusì a finisce hà questu gran caminu...cusì eternu...
chì nto cori cusì tegnu...pè onne alma fora tene da lu Nfernu...
induve di l'alma eterna hè la pesta...cù lu focu chi hè sali...
et cù lu friddu...pè l'omu fà pajari lu fattu mali.

sabato 12 giugno 2010

AGORA', UN FILM DA DISCUTERE



Cari amici ed amiche.

Voglio ringraziare gli amici Lisa Sannie Eliane Castelli e Riccardo Di Giuseppe per l'idea di fare questo post.
Quindi, idealmente, questo post è dedicato a loro che mi offrono spesso degli spunti.
Voglio dire qualcosa sul discutibile film "Agorà" del regista spagnolo Alejandro Amenàbar.
Questo film tratta la storia di Ipazia, una filosofa vissuta nel IV secolo AD, ad Alessandria d'Egitto.
Nel 391 AD, il Cristianesimo si stava affermando nell'Impero Romano.
Nel 313 AD, con l'imperatore Costantino, esso divenne religione tollerata.
Nel 380 AD, con l'imperatore Teodosio, il Cristianesimo divenne l'unica religione di stato dell'Impero romano.
Il Paganesimo fu bandito. I templi pagani furono distrutti o trasformati in chiese e fu spento il fuoco di Vesta.
Ipazia fu una studiosa pagana.
Ella si interessava di scienze e di filosofia. Fu neoplatonica.
Nel 391, ella venne presa di forza da un gruppo di cristiani, portata al Cesareo (tempio di Giulio Cesare), che venne trasformato in chiesa cristiana, denudata ed uccisa barbaramente.
Nel film, i cristiani venegono rappresentati come fondamentalisti.
Questo è sbagliato.
Infatti, la storia dice cose diverse.
Quelli che fecero del male ad Ipazia non furono i cristiani in generale ma un gruppo particolare, i parabolani.
Essi erano un gruppo dedito alla carità. Tra questi, però, vi furono dei violenti che, oltre a perseguitare i pagani, attaccavano anche gli ebrei ed i cristiani che non la pensavano come loro.
In realtà, il Cristianesimo di Alessandria fu un Cristianesimo di alta scuola.
Pensate che il canone dell'Antico Testamento si chiama canone alessandrino.
Inoltre, i parabolani erano tenuti sotto la supervisione del Praefectus Augustale. Lo disse il "Codex Theodosianus".
Quindi, anche lo stesso mondo cristiano di allora diffidava di loro.
Tra l'altro, nel II Concilio di Efeso (che si tenne nel 449AD) i parabolani bastonarono anche i vescovi che si opponevano al loro vescovo, Dioscoro. Immagino che abbiate già capito chi fossero questi fanatici che picchiavano anche altri cristiani, della serie "chi non è contro di noi è con noi" ,come dice il Vangelo secondo Marco.
Qui, vi è l'aspetto fondamentale della vicenda.
Nel periodo di Ipazia, la Chiesa era attraversata da spaccature ed eresie.
A confronto, le divisioni attuali della cristianità non sono nulla se paragonate con quelle di quell'epoca.
Pensiamo ai nestoriani (dal Patriarca di Costantinopoli Nestorio 381AD-451AD), che erano contro la definizione di Theotokos della Vergine Maria, che per loro era solo Christotokos.
Per i nestoriani, la presenza di Cristo non fu in due nature (divina ed umana) ma sostanzialmente in due persone.
Il vescovo di Alessandria di quel tempo, San Cirillo (che nel film è stato attaccato) dovette fare da "cane da guardia" (mi si passi il termine) per difendere l'ortodossia dottrinaria che era seriamente minacciata.
In quel periodo di caos ci furono violenze e massacri.
Ci furono atroci ed orribili violenze anche contro gli ebrei. Anche di queste, giustamente, si scusò il Venerabile Giovanni Paolo II.
Quanto ad Ipazia, non è vero che il Cristianesimo fosse stato contro le dottrine neoplatoniche.
Anzi, tra queste dottrine ed il Cristianesimo ci furono rapporti stretti.
Ad esempio, le dottrine di Parmenide e Plotino ispirarono anche molti cristiani. Già, in tali dottrine si iniziò a parlare dell'Uno e dell'Anima Mundi, che poteva essere paragonata al nostro Spirito Santo.
Anche i Padri Cappadoci (vissuti nel IV), tennero in grande considerazione Platone. Ciò venne rivalutato dal cardinale bizantino Basilio Bessarione, che visse nel XV secolo.
E' più pensabile che il Cristianesimo di Alessandria fosse simile a questo.
Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che il Cristianesimo non fu contro le donne.
Una donna, la Vergine Maria, contribuì a salvare il mondo, portando nel suo grembo il Figlio di Dio.
Inoltre, il Cristianesimo ridiede dignità al matrimonio e tolse ogni accenno di poligamia.
Le atroci violenze di quell'epoca non possono (e non devono) essere minimizzate (anzi, direi il contrario) ma non si può attaccare il Cristianesimo tout court.
Questo film mi sembra più un'opera anticattolica che non un film realmente storico.

Cordiali saluti.











venerdì 11 giugno 2010

CULTO DEI SANTI






















Cari amici ed amiche.
Si parla tanto del culto della Vergine e dei Santi. Esso fa parte del cristianesimo, specie quello cattolico, ortodosso ed anglicano. Questa figura esisteva già nell'Ebraismo e si chiamava tzadik, ossia "persona retta".
Alcune Chiese evangeliche (come buona parte del mondo islamico) lo definiscono "paganesimo". In realtà non è così.
Prima di tutto, bisogna capire chi è il Santo.
Il Santo è una persona che sceglie di prendere come modello Gesù Cristo e che muore in grazia di Dio. Egli fa ciò mettendosi a disposizione degli altri e testimoniando la fede anche pagando con la vita, con il martirio.
Infatti, la parola "martirio" deriva dal greco e significa "testimonianza". In origine, tutti i cristiani venivano definiti Santi, poi la cosa cambiò e si arrivò alla procedura attuale.
Una volta accertate le sua virtù, la persona viene canonizzata dalla Chiesa.
Questo è il Santo.
Il Santo è una figura umana e, come tale, nella sua vita ha conosciuto anche le proprie debolezze.
Però, a differenza degli altri uomini, i Santi sono persone che si sono mostrate capaci di vincere tutto ciò, diventando testimoni di fede.
Per questo, nella tradizione di noi cattolici (come anche in quella degli ortodossi e in quella degli anglicani) si chiede l'intercessione al Santo.
Proprio per la loro esperienza umana, i Santi paiono più vicini agli uomini che chiedono a loro l'intercessione.
Quindi, il Santo è un tramite tra l'uomo e Dio.
Quando il culto dei Santi diventa dannoso?
Esso diventa dannoso quando la devozione verso la Vergine o il Santo travalica quella che si deve dare a Dio.
Infatti, questo approccio malsano SNATURA LA STESSA FUNZIONE DEL SANTO che è un testimone di quel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe che, per opera dello Spirito Santo si è fatto uomo in Gesù e non è una divinità.
Oggi, il rischio è maggiore perché c'è una forte secolarizzazione ed una perdita di un sano concetto di spritualità.
Questo, da una parte, espone l'uomo a certe forme di "religiosità fai da te" e a certe pratiche come ad esempio il ricorso ai maghi, e dall'altra, ad una religiosità sbagliata e smodata anche in ambito cattolico (o di un'altra confessione cristiana che riconosce il culto dei Santi) che porta quasi a "divinizzare" il Santo stesso.
E chiaro che ne l'una e l'altra cosa sono un sano approccio al sacro.
Il culto dei Santi più genuino è quello in cui si chiede la grazia al Santo, tenendo conto del fatto che egli ha preso come modello Gesù Cristo.
Il Santo è un testimone di fede.
Forse, oggi più che mai, la fede ha bisogno di testimoni. Per questo bisogna fare capire cosa significhi un sano culto dei Santi.
Cordiali saluti.

DA VILLIMPENTA A SAN LEO, CONFINI INCERTI PER IL FEDERALISMO

Cari amici ed amiche.

Quando nel post "Dalla Romagna all'Abruzzo un piccolo itinerario" ( http://italiaemondo.blogspot.com/2010/06/dalla-romagna-allabruzzo-un-piccolo.html ) parlai di San Leo, mi venne fatto notare che questo Comune non è più della Regione Marche (Provincia di Pesaro-Urbino) ma dalla Regione Emilia-Romagna (Provincia di Rimini) venni corretto da un signore che aveva commentato il post.
Infatti, avevo tralasciato il fatto che nel 2009 vi fu un referendum con cui i Comuni dell'Alta Valle del Marecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello) passarono dalle Marche alla Romagna.
Effettivamente, questa fu stata una soluzione giusta.
Basti pensare che una persona di San Leo o di Sant'Agata Feltria debba prendere l'autostrada a Rimini (svincoli di Rimini Nord-Bellaria Sant'Arcangelo e di Rimini Sud) per andare agevolmente a Pesaro.
Questa situazione dimostra che i confini di molte Regioni non tengono conto delle caratteristiche culturali di una determinata realtà locale.
Un esempio è a sette chilometri da casa mia, ed è il Comune di Villimpenta, in Provincia di Mantova.
Esso confina con due Comuni lombardi (Castel d'Ario e Roncoferraro) e con tre veneti (Sorgà, Nogara e Gazzo Veronese).
Inoltre, il dialetto parlato a Villimpenta è più simile al veneto (veronese) che non al mantovano.
Quindi, come gli abitanti dell'Alta Valle del Marecchia si posero la questione di un passaggio dalla Marche all'Emilia Romagna, i villimpentesi potrebbero fare altrettanto, passando dalla Lombardia al Veneto.
Non si può non parlare di alcuni Comuni veneti come Lamon, che vorrebbero passare al Trentino -Alto Adige.
Lo stesso discorso vale anche per Castel d'Ario, anch'esso confinante con il Veneto.
Un'altra situazione simile riguarda la Provincia di Novara, provincia del Piemonte che confina con la Lombardia ed il cui capoluogo è più orientato verso Milano, o la zona di Orte, al confine tra Umbria e Lazio.
In vista il federalismo (che è una cosa molto positiva), queste situazioni potrebbero emergere.
Cordiali saluti.

giovedì 10 giugno 2010

ALCUNE LEGGENDE







Cari amici ed amiche.




Voglio stuzzicare la vostra fantasia raccontandovi alcune leggende e tradizioni popolari.
Incominciamo dalla mia Mantova, che è ricca di storia, di tradizioni e, per l'appunto di leggende.
Ad esempio, per quanto concerne il ritrovamento del Preziosissimo Sangue di Cristo, che secondo la tradizione fu portato a Mantova dal centurione Longino, si disse che fu Sant'Andrea a rivelare ad un mendicante cieco il luogo di ubicazione di tale reliquia.
A Mantova, però, ci sono altre leggende.
Una di questa vede come protagonista l'ultimo esponente della famiglia Bonacolsi, Rinaldo, detto "Passerino".
Il 16 agosto 1328 i Gonzaga sconfissero i Bonacolsi e divennero signori di Mantova.
I figli di Passerino e quelli del fratello Butirone furono murati vivi nella "Torre della Fame", nel castello di Castel d'Ario.
Fu una vendetta contro Passerino che fece murare vivi nella stessa torre Pico della Mirandola ed i suoi due figli.
Qui c'è la leggenda. Il corpo di Passerino venne mummificato e tenuto dai Gonzaga.
Una strega aveva detto a Ludovico I Gonzaga di tenere la mummia, altrimenti la loro signoria avrebbe cessato di esistere. Nel XVIII secolo, l'ultima duchessa di Mantova gettò questa mummia nel lago. Alla sua morte il ducato di Mantova cessò di esistere.
Un'altra leggenda riguarda il Santuario della Beata Vergine Maria di Grazie, che si trova a Curtatone.
Appeso alla volta di questa chiesa vi è un coccodrillo imbalsamato.
La tradizione vuole che esso fosse stato un animale preso dai Gonzaga, per il loro parco.
Un giorno la bestia scappò e si imbatté in due fratelli.
Uno venne ucciso da essa ma l'altro riuscì a sconfiggerla dopo che chiese aiuto alla Madonna.
E così il coccodrillo fu imbalsamato ed appeso alla volta della chiesa in catene.
Il suo significato fu molto semplice. Nel "Bestiario" medioevale il coccodrillo (come tutti i rettili) rappresenta il drago, il diavolo.
Ora, il coccodrillo incatenato ha la funzione di tenere il male lontano dalla chiesa.
Ora, ci spostiamo nella non lontana Provincia di Cremona, a Crema.
Qui vi è una bellissima cattedrale in stile gotico-lombardo.
Anche questa chiesa fu teatro di una leggenda.
Tra il 1159 ed il 1160 ci fu un assedio da parte dei Ghibellini dell'imperatore Federico I Barbarossa.
La città di Crema fu distrutta.
Gli assedianti entrarono nella cattedrale e fecero un'opera sacrilega di distruzione.
Ad un certo punto, presero il crocifisso, che aveva la posizione delle statue guelfe e gli diedero fuoco.
Ad un certo punto, quando il fuoco ne lambì i piedi, il crocifisso ritrasse le gambe.
Furono fatti degli studi ed effettivamente, vi è una traccia di movimento.
Andiamo nel Lazio, precisamente, nel castello di Fumone, in Provincia di Frosinone.
Qui Papa Celestino V (fra il 1209 ed il 1215-19 maggio 1296) visse gli ultimi dieci mesi di prigionia.
Fu murato vivo in una cella.
Si racconta che alla sua morte, sul muro di questa cella comparve una croce luminosa.
Ci spostiamo in Sicilia, precisamente, nel Santuario della Madonna di Tindari, nel Comune di Patti, in Provincia di Messina.
Questo santuario fu costruito su precedenti opere bizantine.
Questo luogo che si trova su un monte a strapiombo sul mare è da sempre meta di pellegrinaggi.
Durante uno di questi successe un fatto strano.
Una pellegrina giunta da lontano andò nella chiesa per vedere la Madonna. Aveva con sé sua figlia.
Vide che era nera e rimase delusa. Ad un certo punto la sua bambina cadde in mare ma si salvò miracolosamente.
Una spiaggia si creò con il ritiro del mare.
Un'altra leggenda è ambientata poco lontano, nel Monte Soro. Si trova vicino a Galati Mamertino, il paese d'origine di mia madre.
Un giorno un pastore perse una pecora. Era tarda sera.
Ad un certo punto si accorse che da una montagna proveniva una luce.
Era come una sorta di porta. Entrò e vide che vi era una mercato.
Tutti i mercanti incominciarono a chiedergli se voleva comprarsi qualcosa.
Si fermò al banco del fruttivendolo e comprò un'arancia.
Uscì di questo luogo da sogno. Una volta uscito, si voltò e vide che non vi era più niente.
Credendo, per l'appunto, di avere sognato, toccò la tasca e trovò che l'arancia era ancora lì.
Però ci fu un fatto strano.
L'arancia era d'oro.
Concludiamo il nostro viaggio a Palermo e parliamo dell'imperatore Federico II (26 dicembre 1194-13 dicembre 1250).
Questo imperatore è sepolto a Palermo.
Di lui si sa molto.
Diede un forte impulso alla letteratura e alla cultura.
Su di lui, vi sono anche delle leggende.
Una di queste, dice che egli fosse stato in possesso dell'anello di re Salomone, un oggetto con poteri citato in alcuni testi apocrifi.
Ho detto solo alcune di queste leggende ma ce ne sono altre.
Servirebbe un blog più lungo per raccontarle tutte.
Sono vere e false? Solo Dio lo sa!
Intanto, esse potrebbero essere un modo per fare conoscere le nostre bellezze storiche ed artistiche.
Cordiali saluti.














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Destre unite per cambiare l'Europa, il progetto riuscirà?

Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questa immagine presa dalla pagina Facebook di Fratelli d'Italia.