Cari amici ed amiche.
Oggi, nella trasmissione televisiva "Protestantesimo", in onda su RAI 2, si è parlato della Costituzione e del contributo data ad essa dai protestanti. Il problema è che si parlato anche della presunta minaccia a cui essa è oggi sottoposta ed è stato stato chiamato in causa anche il gruppo "Giovani per la Costituzione" (http://www.giovaniperlacostituzione.it/) nella trasmissione vi è stato anche un certo tono non favorevole all'attuale Governo e né alle riforme costituzionali.
Innanzitutto, questa trasmissione (per altro molto interessante) smentisce chi dice che il presidente Berlusconi ha troppo potere. Il fatto che essa esista smentisce questa tesi.
Sulla Costituzione, va detto che essa va rispettata ma che non è nemmeno un "Moloch" che non può essere toccato.
La Costituzione si può riformare. E poi, vorrei ricordare che il protestantesimo riformò la Bibbia, sostituendo l'Antico Testamento redatto con il Deuterocanone (usato da noi cattolici e dagli ortodossi) con quello redatto con il Protocanone.
E poi, per essere quella che noi conosciamo, la Bibbia subì cambiementi nei secoli.
Quindi, se ciò è valso per la Bibbia può valere anche per la Costituzione.
Qui nessuno vuole mettere in discussione i principi generali della Costituzione. La prima parte di tale legge resta così com'è.
La seconda parte, quella che tratta l'organizzazione dello stato italiano, va invece rivista e modificata.
Per com'è organizzata oggi, l'Italia rischia la paralisi.
Serve prima di tutto un maggiore decentramento, un federalismo.
Le regioni devono trattenere più soldi e devono avere più competenze. Questo non significa che si debba togliere la sussidiarietà ma solo migliorare il governo del territorio, rendendone più forti le istituzioni.
Il federalismo, si potrà fare o abolendo lo statuto ordinario e creando 20 regioni a statuto autonomo con delle istituzioni centrali che si occupino del coordinamento, della politica estera, della sicurezza nazionale, della difesa e della garanzia dell'interesse nazionale per ciò che riguarda le infrastrutture oppure sostituendo le regioni con tre o quattro macro-regioni e con uno stato che fa quanto detto prima. Roma resterebbe capitale.
In questo ambito, ogni regione potrà meglio esprimere le sue potenzialtà ed i ceti politici locali saranno più responsabilizzati.
Poi, accanto al federalismo, si dovrà fare un rafforzamento delle istituzioni centrali.
Prima di tutto, si dovrà abolire il bicameralismo perfetto del Parlamento.
La Camera dei Deputati si occuperrà solo delle leggi nazionali (con un iter della loro approvazione più veloce) mentre il Senato, che diventerà "federale", farà da "ponte" tra lo stato e gli enti locali, regioni in primis.
Inoltre, si dovrà garantire la governabilità.
Come?
Prima di tutto, con una norma "antiribaltone".
In pratica, secondo questa norma, se un Governo va in crisi e non vi è più la maggioranza si va alle urne e si impediscono i "giochi di palazzo".
Inoltre, si dovrà rafforzare il potere del premier, sul modello del inglese o su quello tedesco.
Io, personalmente, sono per il presidenzialismo all'americana.
Infatti, esso è altamente democratico (perché permette l'elezione diretta del capo dello Stato) e dà la governabilità, poiché il Governo è sotto il diretto controllo del Presidente della Repubblica e può stare a prescindere dalle maggioranze in Parlamento.
In questo caso i due schieramenti avversi dovrebbero collaborare di più e credo che qui in Italia farebbe bene e toglierebbe quel clima di "guerra tra ghibellini e guelfi". Inoltre, è anche federale.
Realisticamente, però, qui in Italia difficile mettere in piedi un sistema presidenziale all'americana. Le opposizioni non sono d'accordo. Per fare le riforme, servirà anche il consenso di almeno parte dell'opposizione.
Il problema è che qui vi sono tante forze politiche che non vogliono una riforma della Costituzione perché vedono in essa un "golpe".
Agli esponenti di queste forze, voglio dire che le riforme si devono fare. Anche negli stati più centralisti, vi sono spinte autonomiste che sono prese in considerazione dai governi.
Ad esempio, in Francia vi è la "questione corsa". Si sa in Corsica, vi sono molte spinte autonomiste ed i corsi chiedono uno statuto autonomo.
Qui addirittura i corsi non si sentono francesi e se qualcuno definisce francese uno di loro potrebbe sentirsi rispondere:"Noiatri ùn semu francesi!" che tradotto significa "Noi non siamo francesi!".
Così com'è la Costituzione non regge più e rischia di portare alla paralisi lo Stato.
Bisogna riflettere.
Vorrei invitare soprattutto i giovani a riflettere.
Mantenere lo status quo non significa un maggiore impegno civico o essere per la legalità e la democrazia.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
"Così com'è la Costituzione non regge più e é rischia di portare alla paralisi lo Stato": perfettamente d'accordo! Chissà se l'opposizione se ne renderà conto! Le riforma andrebbero fatte insieme ma se ciò non è possibile dovremo andare avanti anche da soli perché non c'è più tempo da perdere!
RispondiEliminaGiusto ieri, vi è stata una trasmissione su LA 7, "L'infedele", condotta da Gad Lerner.
RispondiEliminaIn questa trasmissione si è parlato di Garibaldi e dell'unità d'Italia.
Oggi, nessuno si rende conto, che l'Italia è di fatto divisa. Ci sono degli squilibri pazzeschi.
Ad esempio, oggi, Lombardia e Veneto sono tra le regioni che danno più soldi a Roma e che da questa ne ricevono meno.
questo, alla lunga, scassa il sistema e crea conflitto.
Il federalismo può essere la soluzione che potrebbe riunire l'Italia perché darebbe equilibrio.
Cordiali saluti.