Presentazione

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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 15 agosto 2011

IL PDL? NON DIVENTI IL PARTITO DELLE TASSE! LA PAGINA DELL'ONOREVOLE GIORGIO STRACQUADANIO



Cari amici ed amiche.

Sono sostanzialmente d'accordo con l'onorevole Giorgio Stracquadanio (Popolo della Libertà) che ha realizzato la pagina su Facebook, che potrete leggere, seguendo http://www.facebook.com/pages/Il-Pdl-non-%C3%A8-il-partito-delle-tasse-Cambiamo-la-manovra/220115904702587.
Questa manovra ha senza dubbio delle cose buone perché serve a contenere le spese e ad evitare il default.
Questa manovra, però, va bene solo per il breve periodo, nell'immediato, ma se si vuole pensare anche al domani servono delle misure che favoriscano la crescita economica.
Servirà una rimodulazione del fisco che faccia sì che esso sia più leggero. Il fisco non deve più colpire i ceti deboli né le imprese.
Infatti, bisogna favorire il lavoro. C'è troppa disoccupazione ed io lo so bene, essendo come molti in cerca di lavoro.
Se si riducesse il carico fiscale sulle imprese queste potrebbero assumere di più.
Per quanto riguarda i ceti deboli, è logico che un fisco più leggero favorirebbe i consumi di parte di questi ultimi.
Bisogna, invece, abbattere l'evasione fiscale (con controlli) e fare delle riforme.
Già alcune di queste sono molto positive e sono in cantiere. Cito la riduzione del numero di Province e Comuni.
Serve, però, anche un cambiamento dell'architettura dello Stato, con una riforma che riduca il numero dei parlamentari ed il federalismo. Quest'ultimo servirebbe ad abolire le pessime politiche di assistenzialismo (che hanno solo tolto risorse al Nord e non hanno aiutato il Sud) e a fare sì che vi siano quelle di sussidiarietà, ossia di sostegno verso i soli progetti che possono essere virtuosi.
Questo tipo di politica può essere utile al Sud.
Inoltre, sempre a livello costituzionale, va fatta una seria riforma per quanto riguarda la libertà di impresa.
Il Popolo della Libertà non deve diventare il partito dello statalismo. Lo statalismo è tipico della sinistra. Il centro-destra è ben altro. Il progetto originale del presidente Berlusconi è quello di rendere lo Stato più leggero, meno sprecone e posto al servizio del cittadino. Questo progetto (già in parte messo in pratica) va rilanciato.
Se inizia ad imitare la sinistra, puntando sole sulla leva fiscale, il PdL rischia solo di perdere consensi e (magari) di favorire certi movimenti populisti che puntano solo alla sterile (e becera) contestazione.
Cordiali saluti.






domenica 14 agosto 2011

ARTICOLO SU GILBERT KEITH CHESTERTON DEL BLOG "EL MATINER CARLI'", LA MIA RECENSIONE

G.K Chesterton y la Verdad

Una de las enfermedades del mundo moderno es no creer en la verdad e intentar su destrucción bajo la práctica del relativismo. “No existe una verdad absoluta”, dicen, mientras la misma afirmación los hace caer en una afirmación en la cual, para ser aceptable, tiene que ser una verdad absoluta. Y esa misma contradicción ha penetrado, como humo de Satanás, en la misma praxis de muchos hombres de Iglesia. Chesterton, nos recuerda, que el falso ecumenismo practicado hoy no es nada más que una falacia y no es otra cosa que esconder la Verdad bajo el celemín, con apariencia de congresos ecuménicos donde las contradicciones, mientras se estrechan las manos, aparentan no ser contradictorias.

Una interesante cita de Chesterton, a propósito del ecumenismo.

La dificultad radical del Parlamento de las Religiones fue que se ofreció como un ámbito donde los credos pudieran ponerse de acuerdo. El verdadero interés hubiera sido el de un lugar donde pudieran no estar de acuerdo. Los credos deben estar en desacuerdo, esto es lo divertido de esta cuestión. Si yo pienso que el universo es triangular y usted piensa que es cuadrangular, no va a haber lugar para dos universos. Podemos discutir con educación. Podemos discutir con humanidad. Podemos discutir con gran beneficio mutuo. Pero, obviamente, debemos discutir. La tolerancia moderna es realmente una tiranía. Es una tiranía porque es un silencio. Decir que no debo negar la fe de mi oponente es decir que no debo discutirla. Puedo no decir que el budismo es falso, y eso es todo lo que necesito decir sobre el budismo. Es lo único interesante que cualquiera puede querer decir sobre el budismo; o sea, que es falso o que es verdadero. Pero en esas asambleas modernas, que se supone son tolerantes y científicas, se ha difundido un acuerdo general y tácito de que no debe haber ninguna aserción o negación violenta de una fe. Esto no es sólo hipocresía sino falta de practicidad, porque no se va al grano. En una palabra, la torpeza de un congreso de credos es que si se encuentran dos credos absolutos, probablemente van a enfrentarse, y si no se enfrentan, no tiene mucho valor que se hayan encontrado”.
G. K. Chesterton, “La historia de las religiones”, 10 de octubre de 1908. En “Cien años después”, Ed. Vórtice, 2008.


Cari amici ed amiche.

Sul blog "El Matiner Carlì" (http://elmatinercarli.blogspot.com) vi è un articolo che parla del poeta e scrittore inglese (e cattolico) Gilbert Keith Chesterton.
A questo grande uomo di cultura è attribuita la frase che recita:
"Chi non crede più in Dio non è vero che non crede in nulla perché inizia a credere in tutto.".
Con il termine "tutto" si intende tutto ciò che Dio non è. A voi stanno l'interpretazione e la comprensione di queste parole.
Tema centrale dell'articolo è il relativismo, ossia quel pensiero figlio dell'Illuminismo francese che il filosofo Voltaire espresse nelle sue "Lettere inglesi" del 1733.
Per farvi capire meglio, vi faccio leggere questo brano della succitata opera di Voltaire che recita:
"Se in Inghilterra fosse una sola religione, il governo potrebbe diventare arbitrario; se ce ne fossero due, la gente si taglierebbe la gola a vicenda; ma poiché ce ne sono tante, tutti vivono felici e in pace.". Di sicuro, questo pensiero di Voltaire nasconde delle trappole. In realtà, sotto l'apparente tono conciliante e di pace si nasconde una grettezza di toni, grettezza che si palesò quando lo stesso filosofo francese si fece chiamare "Christomoque", ossia "derisore di Cristo" e, scrivendo ad Helvetius, disse che per garantire la pace si dovrebbe "strangolare l'ultimo gesuita con le budella dell'ultimo giansenista". Queste parole denunciarono anche i malesseri dentro la Chiesa del XVIII secolo, una Chiesa lacerata tra i vari giurisdizionalismi (come giuseppinismo e gallicanesimo) e le correnti di pensiero (come giansenismo e molinismo). Queste parole sono intrise di relativismo, ossia della negazione delle verità assolute che vede nella religione un fatto puramente privato e privo di pubblica dignità.
Era evidente che, secondo Voltaire, la tolleranza poteva essere per tutti meno che per i cristiani (e in particolare i cattolici). Questo pensiero divenne palese con la Rivoluzione francese, una rivoluzione che dapprima cercò di imbrigliare la Chiesa, con la "Costituzione civile del clero", e poi cercò di distruggerla, con la scristianizzazione operata nel periodo del Terrore.
Questo dimostrò che la Rivoluzione francese non puntò a migliorare la situazione di chi nel precedente regime si trovò a disagio ma puntò semplicemente a distruggere un potere e a sostituirlo con un altro che non fu meno corrotto e vizioso e che puntò anche diventare religione. La scristianizzazione e la nascita di culti simili a quelli pagani (dedicati alla "dea Ragione") fu la conseguenza del progetto rivoluzionario. Il concetto prima giudaico e poi cristiano del Dio unico, concreto e personale venne sostuito da quello di un "Essere supremo" astratto. Ora, questo pensiero fece un danno ancora più profondo che ancora oggi è presente, ossia la mistificazione della storia. Vi faccio un esempio pratico, quello di San Francesco d'Assisi. Leggete questa bellissima nota scritta su Facebook dall'amica Stefania Ragaglia:

"Quando si parla di rapporti tra mondo cristiano e mondo islamico, capita spesso che qualcuno citi il caso di san Francesco (1181-1226), più o meno in questi termini: «Si dovrebbe testimoniare il Vangelo come fece Francesco, in sottomissione e silenziosa discrezione; e quindi non si dovrebbe cercare di convertire nessuno, come san Francesco non voleva che si facesse». Ebbene, è corretta una simile visione?

In parole...

Innanzitutto va detto che questa interpretazione del pensiero e dell’azione del santo di Assisi deriva in particolare da un libro notevole e influente, scritto dallo storico Giovanni Miccoli e intitolato Francesco d’Assisi. Realtà e memoria di un’esperienza cristiana. In quel volume Miccoli sostenne che Francesco voleva «realizzare una presenza cristiana priva di ogni ricerca di proselitismo». In altri termini, il santo assisiate avrebbe visto ogni tentativo di annuncio attivo del Vangelo - orientato cioè alla conversione del non cristiani — come una sorta di “ingerenza”, persino di violenza e di contrario allo spirito evangelico, intriso di sottomissione, rinuncia, povertà “assoluta” e testimonianza “pura”. Per sostenere questa tesi Miccoli cita la Regola non bollata (cioè non approvata dalla Chiesa, stesa tra il 1209 e il 1221) che al capitolo 16 recita: «I frati che vanno tra gli infedeli [e in specie tra i saraceni] possono vivere e comportarsi con loro, spiritualmente, in due modi. Un modo è che non suscitino liti o controversie, ma siano soggetti, per amore di Dio, a ogni umana creatura, e confessino di essere cristiani». Queste parole, certamente di Francesco, sembrano confermare quella lettura; tuttavia è necessario proseguire nel testo di quello stesso capitolo 16, che aggiunge immediatamente: «Un altro modo è che, quando vedessero che piace al Signore, annuncino la parola di Dio, affinché quelli credano in Dio onnipotente, Padre e figlio e Spirito Santo, creatore di ogni cosa, il Figlio redentore e salvatore; e siano battezzati e diventino cristiani, poiché chi non nasce dall’acqua e dallo Spinto Santo, non può entrare nel regno di Dio». Si tratta di parole molto chiare, che indicano al frate francescano (e, potremmo dire, al cristiano in genere) la necessità di cogliere le occasioni propizie per testimoniare esplicitamente e “attivamente” la buona novella, «affinché quelli credano in Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di ogni cosa, il Figlio redentore e salvatore». Sono contenuti essenziali del Cristianesimo, ovvero la Trinità e la figura umana e divina di Cristo, morto e risorto per la salvezza dell’umanità. E si badi che si tratta proprio di quei punti che l’Islam nega esplicitamente: per l’Islam, infatti, Allah è Dio uno e indivisibile e l’idea cristiana della Trinità è un’assurdità quando non, peggio, una forma di idolatria, ovvero di abominio da distruggere. Ed è poi vero che il Corano riconosce in Cristo un grande profeta, precursore di Maometto; ma appunto Cristo, in quest’ottica, non è nient’altro che un uomo, per quanto eccezionale (inferiore comunque a Maometto), e non può in alcun modo essere Dio. Tanto è vero che, per il Corano, Cristo non è mai morto in croce e quindi non è neppure — e tantomeno — resuscitato. Come ha ben scritto Claudio Leonardi, uno del massimi esperti mondiali della mistica cristiana medievale, «Francesco non ha timore di fare proseliti: il proselitismo, cioè la conversione e l’ingresso dell’infedele tra i fedeli di Cristo e della Chiesa, è nella logica della predicazione e di ogni azione apostolica, anche se la conversione resta solo opera divina».

...e opere

Quanto abbiamo visto sin qui riguarda soprattutto il pensiero e la parola scritta di Francesco. Tuttavia egli si pose questo problema anche dal punto di vista pratico: volle cioè portare personalmente il Vangelo in terra islamica. Dopo un paio di tentativi falliti, fu nel 1219 che il santo riuscì a entrare in contatto con gli infedeli, durante la quinta crociata. L’episodio è a volte liquidato come un evento minore e secondario della sua biografia, perché Francesco rimase solo qualche giorno presso i musulmani, senza peraltro ottenere un particolare successo. Ma, anche in questo caso, è una lettura riduttiva: che un uomo del Medioevo provi per tre volte a superare il “confine”, geografico e spirituale, che divideva la Cristianità del tempo dal mondo islamico; che lo faccia a suo rischio e pericolo, accompagnato solo da un altro frate (di nome Illuminato); che cerchi di parlare — e ci riesca! — con il sultano d’Egitto, ovvero con l’autorità somma del potere islamico in quel momento; e infine che torni indietro sano e salvo... beh, son tutte cose eccezionali, non secondarie, come scrisse Dante nella Divina Commedia (Paradiso 11,100-105). Orbene, che cosa accadde? Nel giugno del 1219 Francesco e Illuminato raggiunsero il campo dei crociati che assediavano Damietta da qualche tempo. Tra la fine di quell’estate e l’inizio dell’autunno, i due frati attraversarono la “terra di nessuno” che divideva i crociati dai musulmani e chiesero di parlare con il sultano al-Kamil, discendente del grande Saladino. Sul fatto che i due si incontrarono e che, tramite interpreti, si parlarono, nessuno oggi dubita più.

Ciò che divide gli storici è semmai il contenuto del loro discorso, che diventa altamente dibattuto per il suo valore simbolico.

Non abbiamo nessun ricordo personale del santo, né cronache musulmane che ci riportino i contenuti di quel celebre incontro. Tuttavia, tra le fonti di parte cristiana ne spicca una contenuta nella biografia di Francesco scritta da san Bonaventura alcuni decenni dopo e che riporta la testimonianza di frate Illuminato. Eccone un passo decisivo. Il sultano si sarebbe così rivolto al santo: «Il vostro Dio ha insegnato nei suoi Vangeli che non si deve rendere male per male... Quanto più dunque i cristiani non devono invadere la nostra terra?». Niente male: al-Kamil usò il Vangelo come strumento per accusare i crociati di violenza e aggressione. Ma sentiamo la replica di Francesco: «Non sembra che abbiate letto per intero il Vangelo di Cristo nostro Signore. Altrove dice infatti: “Se un tuo occhio ti scandalizza, cavalo e gettalo lontano da te”..., con il che ci volle insegnare che dobbiamo sradicare completamente... un uomo per quanto caro o vicino — anche se ci fosse caro come un occhio della testa — che cerchi di toglierci dalla fede e dall’amore del nostro Dio. Per questo i cristiani giustamente attaccano voi e la terra che avete occupato, perché bestemmiate il nome di Cristo e allontanate dal suo culto quelli che potete. Se pero voleste conoscere il creatore e redentore, confessarlo e adorarlo, vi amerebbero come loro stessi». Insomma, in un colpo solo Francesco difese l’opera del crociati e propose al sultano la conversione. È vero che questo dialogo non è direttamente attribuibile a Francesco; tuttavia è l’unico resoconto disponibile di un testimone oculare, frate Illuminato, e non c’é un motivo specifico per non utilizzarlo, sia pure con cautela. Il Francesco che emerge è un santo eccezionale, che brucia dal desiderio di testimoniare in parole e opere la verità di Cristo e del suo Vangelo; e che si espone personalmente alla violenza e alla morte per suo amore. Sempre secondo le fonti cristiane, in effetti, Francesco propose al sultano anche un “giudizio di Dio” con i sufi islamici presenti: ovvero li sfidò ad affrontare i carboni ardenti per dimostrare la veridicità delle rispettive fedi. Ma quelli rifiutarono, e tra di loro vi fu forse un certo Fakhr al-Farisi, celebre consigliere del sultano, sulla cui tomba è scritto che ebbe «un famoso caso con un monaco cristiano».

Conclusioni

Francesco sapeva che i musulmani negano la divinità di Cristo, “bestemmiando” — tecnicamente parlando, non moralmente — il suo nome. Per questo si adoperò in parole e opere perché divenissero cristiani. Anche in questo caso, dunque, Francesco e il perfetto cavaliere di Dio. Pacifico, ma non pacifista. Amante, ma non succube. Innamorato di Dio, e non delle lodi del mondo.".

San Francesco viene oggi riproposto in tutte le salse. Esistono persino un "San Francesco musulmano" e quello "comunista". La realtà è ben diversa. San Francesco non andò dal sultano Al-Kamil per proporgli una nuova religione, una via di mezzo tra Islam e Cristianesimo. Una cosa simile non fu e non è possibile. Basti pensare al fatto che per i musulmani noi bestemmiamo quando facciamo il segno della croce e che Gesù Cristo non ha alcuna divinità. Questo mette in dubbio la teoria di continuità tra Cristianesimo ed Islam. Come può l'Islam porsi in continuità con il Cristianesimo, negando la divinità di Cristo? Mentre la teoria della continuità tra Giudaismo e Cristianesimo ha un suo fondamento, quella tra Cristianesimo ed Islam è in maggiore dubbio. Per noi cristiani, Gesù Cristo è il Figlio di Dio, il Principio e la Fine, l'Alfa e l'Omega, di tutta la storia. Per i musulmani, Gesù è solo un profeta. Eppure, oggi c'è chi sostiene San Francesco fosse andato lì per proporre compromessi con Al-Kamil. In realtà, quando egli dialogò con il sultano lo fece sì in tono di pace e di sincera amicizia ma testimoniando Cristo come Figlio unigenito di Dio senza se e senza ma. Eppure, oggi c'è chi strumentalizza questo grande Santo, facendone un'icona hippy o di chissà quale improbabile culto islamico-cristiano o sincretico tra tutte le religioni. Un cristiano è altro rispetto ad un ebreo ed un induista è altro rispetto ad un musulmano. Questo pensiero che mistifica ogni cosa è figlio di quell'Illuminismo di cui ho parlato prima e si chiama relativismo, un pensiero che rischia solo di distruggere le radici di una società. La nostra società, ad esempio, si fonda sulla tradizione giudaico-cristiana. Pensiamo ad opere letterarie (come la Divina Commedia di Dante Alighieri) o a quelle artistiche. Sono tutte impregnate di quella tradizione che prima ho citato. Il relativismo (che punta a negare ciò) rischia solo di creare una confusione. Ad esempio, in nome del pensiero relativista oggi si vogliono togliere i crocifissi dai pubblici uffici e dalle scuole e domani non si farà più leggere la Divina Commedia nelle scuole, non si parlerà più di Alessandro Volta come cristiano, si vorranno togliere opere importanti dalle chiese o si vorrà impedire ai preti di indossare il clergyman o l'abito talare in pubblico, per "non offendere" chi non è cristiano. Ora, qui da noi i non cristiani sono minoranza. Quindi, si rischia anche di passare dalla democrazia alla "dittatura della minoranza". Inoltre, vi è il problema della "fede fai da te", ossia di chi, ad esempio, si dice cattolico per via del Battesimo ma poi non frequenta la Messa e, magari, attacca la struttura e certi dogmi della Chiesa. Durante le mie ferie in Sicilia, io sono andato alle Messe domenicali, come faccio qui a Roncoferraro, nonostante ci fosse stato chi mi ha detto di "godermi la villeggiatura". Io gli ho risposto dicendo che per la fede non c'è vacanza. Le parole di Chesterton ci stanno mettendo in guardia da ciò. Spero di avervi dato un'occasione di riflettere, vista anche la festività di Maria che fu assunta in cielo, alla quale chiediamo di vegliare su di noi e che interceda presso suo Figlio perché l'umanità ritrovi la strada.

Cordiali saluti.



PRESENTAZIONE DEL BLOG "ZONA DI FRONTIERA"




Cari amici ed amiche.

E' nato un nuovo blog che parla di politica.
Questo blog si chiama "Zona di frontiera" ed il suo link (che figurerà nella voce "Link preferiti" di questo blog) è http://www.zonadifrontiera.org.
Questo blog raccoglie idee ed opinioni di autori di varie estrazioni politiche. In pratica, vi è un vero e proprio scambio di idee. Ora, faccio una mia considerazione.
Purtroppo, nella nostra politica vi è sempre di più un clima di scontro.
Io, per esempio, sono stato accusato di essere "complice di un puttaniere" e mi sono beccato vari vituperi, in qualche caso, ho rischiato di arrivare alle mani con il mio interlocutore.
Inoltre, vi è chi parla di politica solo facendo della sterile (e stupida) contestazione senza costrutto e senza uno straccio di proposta seria su cui confrontarsi.
Questo clima è distruttivo. Così facendo, infatti, si fa solo della confusione e si crea disaffezione verso la politica.
Io penso che ci si debba confrontare seriamente e senza insulti e demagogia.
Io credo che questo blog (che è stato segnalato su Facebook dall'amica Angela Piscitelli, che spesso pubblica dei suoi articoli anche su "Italia chiama Italia") possa contribuire a ciò.
Quando la gente si stacca dalla politica e si mette a contestare non c'è nulla di buono.
Basti ricordarsi di quello che successe nella Francia del periodo del Terrore giacobino.
Cordiali saluti.



sabato 13 agosto 2011

GESU' E LA DONNA SIRO-FENICIA

Cari amici ed amiche.

Oggi, nelle nostre chiese, verrà letto il brano che parla della donna siro-fenicia.
Questo brano si trova nel Vangelo secondo Marco (capitolo 7, versetti 24-30) e recita così:

"[24] Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non potè restare nascosto.

[25] Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi.

[26] Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia.

[27] Ed egli le disse: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini".

[28] Ma essa replicò: "Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli".

[29] Allora le disse: "Per questa tua parola và, il demonio è uscito da tua figlia".

[30] Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato.".

Ora provo a dare una spiegazione a ciò.
Gesù si ritirò nella zona di Tiro e di Sidone, la Fenicia, l'attuale Libano. In quegli anni, quella terra era abitata da popolazioni pagane che erano invise agli Ebrei.
Queste popolazioni erano invise agli Ebrei perché praticavano un paganesimo spesso cruento perché contemplava anche i sacrifici umani. Tra le divinità di questi popoli spiccava Baal, quel dio che gli Ebrei identificarono presto con le forze demoniache, chiamandolo Baal Pheor (da cui deriva il nome Belfagor) o Baal Zebub (da cui deriva il nome Belzebù).
Ora, di fronte a Gesù comparve una donna siro-fenicia (quindi devota a quel dio di nome Baal) che gli chiedeva di liberare la propria figlia da un demonio.
Gesù le rispose dicendo che non è bene gettare il pane dalla tavola e darlo a cagnolini.
Ora, provo a spiegare questa frase.
Per gli Ebrei di allora, quei popoli pagani erano paragonati ai cani.
Infatti, nella tradizione ebraica, il cane è impuro perché le sue carni non sono commestibili. Gesù era pur sempre un ebreo.
La donna, però, non si arrese e gli rispose dicendo che i cagnolini potevano comunque mangiare le briciole.
Gesù si commosse e capì che quella donna aveva superato la prova in cui l'aveva messa.
La figlia fu così liberata.
Ora, provo a dare una spiegazione più profonda.
La donna siro-fenicia rappresenta noi.
Molti di noi non hanno origine ebraica ma discendono proprio da quei pagani che erano tanto invisi agli Ebrei.
Dio scelse un popolo, gli Ebrei, per portare la sua parola e per fare sì che anche gli altri popoli siano salvati. Per questo, il popolo ebraico viene definito "eletto".
Rileggete le parole che Dio disse ad Abramo sulla sua discendenza.
Il compito di Gesù fu proprio quello di fare sì che il popolo ebraico non perdesse questa sua missione.
In effetti, va ricordato che tutti gli apostoli, tre dei quattro evangelisti ed i primi cristiani erano di stirpe ebraica.
Quindi, il principale compito di Gesù fu quello di salvare il "popolo eletto" e attraverso quest'ultimo tutto il genere umano, quindi gli altri popoli.
Riconoscendo Gesù come Messia, quella donna non ebrea accolse il suo messaggio salvifico. Anche quella donna si fece portatrice del messaggio di Cristo e quindi fu demolito il muro che divideva gli ebrei dai pagani, nella grazia di quell'unico Dio. Questa storia ci insegna anche un'altra cosa. Ci insegna anche a non essere moralisti e a non puntare il dito sugli altri e a non ergerci a giudici sulle azioni degli altri. Con lo stesso metro con cui giudichiamo saremo giudicati.
Cordiali saluti.







IL MIO VIAGGIO IN SICILIA

Cari amici ed amiche.

Il 23 luglio scorso ero partito alla volta di Galati Mamertino, in provincia di Messina.
Ieri sono tornato. Prima di parlare delle mie "avventure" ci tengo a scusarmi con gli amici Filippo Giorgianni, Stefania Ragaglia, Vittorio Leo, Angelo Fazio ed altri siciliani (che su Facebook mi seguono), poiché che non ho fatto visita a loro.
Non mi sono organizzato poiché la cosa era stata decisa all'ultimo momento. Inoltre, ero partito con i miei zii e mio cugino. La prossima volta mi organizzerò. Mi farebbe piacere conoscere di persona questi ottimi ragazzi con cui spesso ho dei confronti su Facebook. Ora parlo del viaggio.
Il viaggio è stato tranquillo.
Ci sono importanti lavori sull'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria.
Ci sono ancora dei cantieri ma i tratti ammodernati sono più che efficienti.
Tra l'altro, sono stato tra i primi ad avere l'onore di avere attraversato le nuove gallerie "Tempa Pertusata" (che si trova prima dello svincolo di Lagonegro nord) e "Monaco", che è ubicata prima dello svincolo di Altilia-Grimaldi, in provincia di Cosenza.
Inoltre, nel viaggio di ritorno, ho attraversato anche la nuova galleria "Tempa Ospedale" che si trova tra Lagonegro nord e Buonabitacolo-Padula, sempre sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Arrivato a Messina, dopo la traversata in traghetto, sono andato nella piazza antistante al duomo, con il suo campanile con il "carillon", con tutte le statue che girano a seconda delle ore.
Guardando bene le decorazioni, ho notato che vi sono raffigurate delle stelle a sei punte, simili in tutto e per tutto alla Stella di Davide, il simbolo della religione ebraica.
Va ricordato che Messina era una città con una forte comunità ebraica.
Del resto, anche a Galati Mamertino (come a Messina) sono ricorrenti cognomi come Emanuele.
Proprio questo cognome è di origine giudaica.
Pare che coloro che portano questo cognome siano discendenti dei "conversos" , ossia di quegli ebrei che nel XVI secolo si convertirono al cattolicesimo, durante il regno di re Filippo II d'Asburgo.
Non lontano dal duomo, sono andato in un bar e ho gustato un'ottima granita al limone con la brioche.
Arrivato a Galati Mamertino, sui Nebrodi, in quella che fu la Valdemone, ho subito iniziato a fare ricerche sul paese.
Parlando con un signore, un tale Giacomo Miceli, sono venuto a conoscenza di una storia molto particolare, una gara tra un fratello ed una sorella che erano molto ricchi.
Questi due vissero nel XVIII secolo ed erano molto ricchi.
Un giorno, incontrarono il vescovo e gli dissero che avrebbero voluto fare la nuova chiesa parrocchiale (detta "Chiesa madre").
Il vescovo rispose dicendo che sarebbero serviti tanti soldi.
La sorella ed il fratello gli mostrarono dei forzieri pieni d'oro.
Allora il vescovo propose ai fratelli di fare una gara.
La chiesa che sarebbe stata terminata per prima sarebbe diventata la "Chiesa madre".
E così iniziò una gara tra questo fratello e questa sorella.
Il fratello decise di realizzare nella piazza sottana la propria chiesa. La chiesa venne poi dedicata a San Luca.
La sorella decise di fare la propria chiesa nella piazza soprana. L'edificio fu dedicato a Santa Maria Assunta.
Con una settimana d'anticipo, la sorella finì la chiesa ed il fratello si arrabbiò a tale punto che non completò nemmeno il campanile.
In seguito, la chiesa di San Luca fu danneggiata da un terremoto.
Oramai sconsacrata, la chiesa di San Luca è oggi in disuso e versa in un grave stato di abbandono.
Voglio quindi sensibilizzare l'attenzione di tutti (e di coloro che contano) perché si faccia qualcosa per quel prezioso edificio che tra l'altro poggia su una maestosa scalinata che Miceli ha paragonato a quella di Trinità dei Monti a Roma.
La chiesa di Santa Maria Assunta, invece, è la chiesa più importante di Galati Mamertino e dentro ha la statua di San Giacomo Maggiore, il Patrono del paese.
Proprio nel giorno del mio arrivo, San Giacomo era stato in processione.
Io ho visto da vicino quella preziosissima statua e (in segno di devozione) l'ho toccata.
Per portare quella statua sulla portantina servono ben ventiquattro persone, sei per ogni braccio.
Lì la religione è molto sentita.
Ad esempio, nella chiesa di Santa Maria del Rosario (che era la precedente "Chiesa madre", era dedicata a San Martino e che si trova non lontana dalla casa che era di mia nonna) ho assistito alla Messa delle ore 08:00, Messa che è stata ottimamente celebrata da padre Giuseppe, il parroco di Galati Mamertino.
Lì si serve la Comunione nelle due specie, con l'ostia intinta nel vino.
Inoltre, nonostante fossero solo le 08:00 del mattino, la Messa era ben frequentata.
Forse, noi mantovani dovremmo imparare qualcosa.
Sono entrato anche nella "Chiesa madre" e ho notato che mancava il bel pulpito intarsiato.
Mi è dispiaciuto.
Ho visitato anche la zona dei ruderi del castello, che si trova sul punto più alto del paese.
Lì, infatti, vi era un castello del XIII secolo che, a sua volta, occupava lo spazio che fu di una fortezza araba. Galati Mamertino, infatti, fu possesso arabo e lo tesimonia anche la presenza di mulini di origine araba nella zona di Borgo Milè.
Lì vi sono anche i ruderi di una chiesa normanna dedicata a San Michele.
Dalla zona si vede un paronama mozzafiato, con le vedute dei paesi vicini, come Longi e Frazzanò.
Da lì si vede anche la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria.
Lì vi è un crocifisso relizzato da frate Umile Petralia (secolo XVII). La foto del crocifisso è qui sopra.
A Galati Mamertino vi sono altre opere importanti, come la statua di San Rocco e quella della Madonna della Neve, che si trovano nella chiesa della Madonna del Rosario. Quest'ultima è un'opra di Antonello Gagini.
Nella stessa chiesa vi è anche un gruppo statuario che raffigura Gesù che consegna la chiavi a San Pietro e che è l'unica opera conosciuta in tutta la Valdemone di Gabriele Cabrera di Naso.
In Piazza San Giacomo, vi è un museo paleontologico che mostra i reperti preistorici.
Non lontano vi è il Palazzo del Principe. Esso è inagibile e spero che venga ristrutturato e sfruttato.
Pensate, questo edificio eretto tra il XVII ed il XVIII secolo ha una bella loggia con bifora realizzata dal Montorsoli.
E' suggestivo il panorama con il Pizzo Muely ed il Monte Soro.
Sono stato anche al mare.
Ho visitato Capo d'Orlando e Rocca di Caprileone.
Mi sono bruciato.
Purtroppo, queste vacanze sono state funestate da qualche infortunio. Di questi, ricordo quello accaduto a mia zia, la sorella di mia madre, che mentre era in visita presso il fratello di mia madre è caduta. Hanno dovuto portarla all'ospedale di Sant'Agata di Militello, città che avrei voluto visitare in circostanze ben diverse. Ci siamo presi tutti un grosso spavento.
Anch'io ho avuto qualche problema di natura gastro-intestinale. Ho mangiato troppo. Del resto, la cucina del posto è ottima. Quando si mangia troppo...si fa indigestione. Ho esagerato.
Inoltre, per aiutare un mio amico a spostare una scansia ho avuto un leggero stiramento muscolare ad una spalla.
Comunque, a parte ciò, mi sono divertito tanto. Inoltre, ho incontrato una madrina di mia madre che è stata per tanti anni in Argentina. Tanti galatesi, infatti, emigrarono e andarono negli USA ed in America del Sud.
Come ho già scritto, ho anche mangiato bene. A tal proposito, vi segnalo un agriturismo che è di una mia lontana parente.
L'agriturismo si chiama "Margherita" ed è di Smiriglia Irene. Si trova a Galati Mamertino (C.A.P 98070) nella Contrada Sciara. Il numero di telefono è 0941 434975. E' relativamente economico ma la cucina è da re, con prodotti e specialità locali, come la caponata ed i piatti di pasta.
Sono tornato a casa, qui a Roncoferraro (in provincia di Mantova) molto arricchito. Ho nozioni nuove e ho anche qualche idea da mettere a disposizione qui nel mio paese, come quella che contempla l'illuminazione pubblica con i diodi LED, che sono largamente in uso a Galati Mamertino. La prossima volta, vorrei anche visitare il Santuario della Madonna di Tindari.
Sono uno sempre alla ricerca. Tra l'altro, mi interessa anche il Capo Calavà, promontorio che si affaccia sul Mare Tirreno e che è attrversato dal tunnel dell'autostrada A20 Messina-Palermo.
Proprio nella galleria, atterverso la quale sono passato, vi è il solfuro di idrogeno, il gas dal tipico odore di uova marce. Mi interesserebbe sapere di più della storia della zona, da un punto di visto orografico e storico. Se qualcuno sa qualcosa...mi dica pure. Inoltre, vorrei sapere se nella zona vi sono anche altri luoghi importanti da un punto di vista naturalistico, storico e religioso che io ignoro. Intanto, vi consiglio di visitare Galati Mamertino.
Ora, termino con una mia poesia.

A LITTERA PE' LA CITA' DI MISSINA

"Vos et ipsam Civitatem benedicimus".

Pè lu mondu fù...pè mezu di lu populu missinisi...
in viritati...quella littera sancta chì scrivìu...
ché pè sempri a stari hà...pè onne annu et pè li misi...
com'ella, Virgini Matri di Diu, vuliti nto so' messaghju...
ché si fici carne la Parolla in ella...di gran curaghju!

Comu lu so' Figghiu Divinu...hè questa cità di Missina...
ché pè più voti...ella ci visti la cruci...
in di la ghjenti soffre...comu sepolcru chì vinni...
la tarra...ma chì sempri la spiranza ci duna la Luci!

Et pè mia...chì socu comu Diogene Rumanu...
in Manzicerta jittatu et poscia sanza lumi...
fattu nta l'ochji...pè ùn esse più impiraturi...
chì da Diu sii quella puru a mannari...ché socu priggiuneru...
si induve staci andà ùn possu, ché more ùn vogliu nto duluri!

Cordiali saluti.

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