Presentazione

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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 4 ottobre 2010

SAN FRANCESCO ED I GIORNI NOSTRI




Cari amici ed amiche.
Oggi è il giorno di San Francesco d'Assisi, il patrono d'Italia. Pertanto, faccio gli auguri a tutti i miei connazionali, sia quelli che risiedono qui in Italia che quelli che stanno all'estero.
Su questo Santo si è detto molto.
Nacque ad Assisi il 26 settembre 1182 e morì il 03 ottobre 1226.
Di lui, si seppe che fu il figlio di un ricco mercante di stoffe, un tale Pietro Bernardone dei Moriconi, e della nobile Pica Bourlemont. Sua madre lo fece battezzare con il nome di Giovanni ma il padre gli cambiò il nome in Francesco, per onorare la Francia, Paese che gli diede molte fortune.
Da giovane, egli voleva diventare cavaliere ma nel 1154 vi fu la guerra tra la ghibellina Assisi e la guelfa Perugia e Francesco cadde prigioniero.
Lì ebbe una crisi e scoprì Cristo.
Nel 1205, mentre pregava nella chiesa di San Damiano, sentì parlare il Crocifisso che gli diceva:
"Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è in rovina".
Iniziò così a compiere atteggiamenti strani agli occhi della gente.
Una volta fece incetta delle stoffe del padre e le andò a venderle e vendette anche il cavallo e tornò a casa a piedi. Diede il ricavato al sacerdote della chiesa di San Damiano.
Fece altre cose, come dare i ricavati delle vendite del negozio paterno ai poveri.
Il padre si arrabbiò ed i suoi concittadini furono disturbati a tal punto che nel 1206 fu processato davanti al vescovo.
Egli si spogliò di tutte le vesti. Il vescovo Guido lo coprì con il manto. In realtà questo gesto fu anche simbolico perché significò che Francesco fu accolto nella Chiesa.
Qui iniziò il cammino di santità di San Francesco.
In seguito, alcuni suoi amici iniziarono a seguirlo, facendo nascere l'Ordine dei Frati Minori che nel 1209 fu riconosciuto da Papa Innocenzo III, che vide in sogno la chiesa crollargli addosso ed un uomo che vi entrò e ne sorresse i muri.
Quell'uomo fu proprio San Francesco.
Iniziò così la predicazione.
Nel 1211, una giovane nobildonna di nome Chiara Scifi volle entrare nel'ordine di San Francesco.
Questa nobildonna fondò poi il ramo femminile dell'Ordine francescano, quello delle Clarisse e lei diventò Santa.
La dottrina di San Francesco era tanto semplice quanto efficace.
Egli predicava un ritorno alle origini ed una purificazione della Chiesa ma riconosceva l'autorità del Papa e della gerarchia ecclesiastica e della Tradizione cattolica.
Così combatté le eresie come il catarismo.
Partecipò anche alle Crociate e nel 1219 incontrò il sultano d'Egitto al-Malik-al-Kamil che rimase ammirato da questo frate.
Nel 1223 venne approvata da Papa Onorio III la Regola dell'Ordine che crebbe e formò molti conventi in tutta l'Europa.
Sempre nel 1223, a Greccio egli fece il primo presepio.
Il 17 settembre 1224, egli ebbe le stigmate, mentre pregava sul Monte della Verna.
Lì, pare che ebbe anche degli scontri con il diavolo che cercò di farlo cadere dalla rupe.
La roccia che era dietro il Santo si ritirò e lo accolse.
Ammalatosi agli occhi e al fegato, egli morì nel 1226.
Nel 1230, la sua salma fu trasferita nell'attuale basilica francescana.
Di San Francesco si sono dette tante cose.
C'è chi lo "usa" a sproposito.
Ad esempio, c'è chi usa il suo nome per mettere in guerra i poveri contro i ricchi.
In realtà San Francesco non fu contro il denaro in sé.
Egli volle semplicemente dire che deve essere l'uomo a possedere il denaro e non il denaro a possedere l'uomo.
Inoltre, egli è amato da tutti, da noi cattolici, dagli ortodossi, dai protestanti, dai buddisti, dagli atei, dai musulmani e perfino dagli ebrei.
Anzi, pare che la sua famiglia fosse stata di origini ebraiche.
In alcuni punti, la sua spiritualità ricordava quella ebraica.
Perfino l'anticlericale Mussolini lo ammirava.
Quindi, la figura di San Francesco è oggi un simbolo, "symballein" , qualcosa (o qualcuno) che unisce.
Tra l'altro, anch'io sono legato a San Francesco.
Il mio primo nome è Antonio ed è legato a Sant'Antonio di Padova, Santo legato a San Francesco.
Il mio secondo nome, Gabriele è legato a San Gabriele dell'Addolorata che nacque ad Assisi ed il cui nome da secolare fu proprio Francesco.
Termino con una mia poesia.
PRIGHERA A SANTU FRANCISCU
"Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione."
Pè mia! Sì, pè mia...o Santu Franciscu parrati...
a lu nosciu Signuri chì hè nto Celu...
comu pè tutti l'omini di bona vuluntati...
ché pè lu bughju chianu fà pò lu viaghju...
et pè la carne solu esse ùn pò la morti...
la mio alma...et chì sempri sii nto curaghju...
et facitimi sempri nto cori forti!
Amen.

domenica 3 ottobre 2010

QUMRAN


Cari amici ed amiche.
Prima di incominciare, voglio portare alla vostra attenzione un evento importante.
Dal 12 al 17 ottobre, a Castel d'Ario (in provincia di Mantova) sarà portata la Madonna di Fatima.
Spero che veniate in tanti.
In un certo senso, il tema che sto per trattare è legato alla Vergine Maria, trattando direttamente anche Gesù. Sicuramente, il tema che sto per trattare farà piacere all'amico Franco Carreri di Roncoferraro e che è un appassionato di queste cose.
Con lui mi trovo spesso a discutere (con grande piacere) di questa materia. In fondo, anche noi, che siamo in maggioranza cristiani, c'entriamo.
Correva l'anno 1947 ed un giovane pastore beduino, un tale Muhammad adh-Dhib, stava cercando una capra perduta. Questo pastore si trovò in una zona vicina al Mar Morto chiamata Khirbet Qumran, nell'attuale Cisgiordania.
Ad un certo punto notò un buco e vi tirò dentro delle pietre. Sentì qualcosa che si infrangeva e perciò chiamò un suo amico, un tale Ahmed Muhammad. I due ragazzi si calarono nel buco ed entrarono in una grotta lunga circa 9 metri e larga 2. Credettero di trovarvi dell'oro. Invece, vi trovarono dei pezzi di giarre e di vasi e ben 11 involti rivestiti di di lino ed odoranti di muffa.
Tolsero il tappo di cuoio, che era decomposto, da uno di questi rotoli e non trovarono l'oro ma della pergamena con delle scritte in un linguaggio ad essi ignoto.
Delusi, i due riuscirono a vendere alcuni di questi lacerti di pergamena ad un mercante di Gerusalemme.
Tramite vie traverse, riusltò che queste pergamene altro non furono che testi della Bibbia. Alcuni di questi erano scritti in ebraico ed altri in aramaico, la lingua parlata da Gesù Cristo.
Sebbene un impiegato del Dipartimento di Antichità della Palestina li avesse definiti "senza alcun valore", cinque dei rotoli furono acquistati dal monastero siro-ortodosso di San Marco.
In seguito, il vice-direttore dell'Istituto Americano per le Ricerche Orientali a Gerusalemme analizzò questi rotoli e scoprì che il linguaggio era così arcaico che poteva risalire a prima di Cristo.
Li tradusse e scopri che si trattava di un testo del Libro di Isaia.
Ora, prima di allora non esistevano testi del Vecchio Testamento che risalissero a più di 1.300 anni fa.
Quindi, fu una scoperta straordinaria.
Iniziò così, una campagna di ricerca che fu portata avanti anche da istituti molto importanti come, ad esempio, lo Smithsonian di Washington.
Leggete questo bell'articolo del succitato istituto.
Il dottor William Albrght della John Hopkins University stabilità che il rotolo del Libro di Isaia fosse datato intorno all'anno 100 BC.
Gli archeologi iniziarono a lavorare e trovarono altre 10 caverne che contenevano rotoli e pezzi di giarre.
L'Isitituto degli Studi Nucleari di Chicago analizzò un frammento di lino con il C14 e lo datarono tra il 167 BC e il 233 AD.
In seguito scoprirono altri testi del Vecchio Testamento, ad eccezione di quello di Esther.
Infatti, parte di questo libro per gli ebrei era (ed tuttora è) apocrifo, essendo presente solo nel Deuterocanone, che vale per noi cristiani cattolici e per gli ortodossi.
Vennero trovati anche dei resti di edifici che si scoprirono essere di una sorta di "monastero" appartenuto comunità mistica giudaica che visse al tempo di Gesù.
Questa fu la comunità degli Esseni.
Di essi parlarono gli scrittori Plinio, Filone Alessandrino e Giuseppe Flavio.
Sembra che essi si fossero uniti poi agli ebrei zeloti, con i quali condivisero le sorti a Masada nel 73 AD.
Gli Esseni erano poco conosciuti ma erano importanti.
Essi, ad esempio, avevano una "loro porta" attraverso la quale entrarono i Gerusalemme.
Inoltre, avevano dei riti simili a quelli di noi cristiani.
Ad esempio, usavano "battezzarsi" proprio come noi.
Quindi, qui sorge una domanda.
San Giovanni Battista (che tra l'altro è il Patrono di città come Torino e Firenze ed anche di Sotto il Monto Giovanni XXIII e di Roncoferraro) poteva essere un esseno?
Anche lui battezzava con acqua ed il suo era un battesimo di purificazione.
Tra l'altro, il Sacramento del Battesimo è l'unico che può essere fatto anche da un laico.
Infatti, mentre gli altri sei Sacramenti della Chiesa cattolica possono essere fatti solo da un sacerdote, il Battesimo può essere fatto anche da un laico.
Quindi, proprio perché già prima di Cristo vi era il Battesimo, questo potrebbe essere un indizio per capire che tra Giudaismo e Cristianesimo vi possono essere più cose comuni di quanto si possa immaginare. Gli Esseni erano pur sempre ebrei.
E poi, lo stesso Gesù Cristo disse:"
"Io non sono venuto per abrogare la Legge ma per completarla".
Sorge, quindi, un'altra domanda.
Gesù stesso poteva essere un esseno?
E' possibile o, almeno, potrebbe avere a che fare con gli Esseni.
Del resto, di Gesù si conosce anche la mistica e gli Esseni davano importanza al misticismo e alla meditazione.
Tra le varie cose, furono trovati anche i pezzi di una lamina di rame.
Si di essa furono trovate delle iscrizioni ebraiche.
Queste iscrizioni erano una sorta di "inventario".
Sarà, forse, l'inventario del Tesoro di re Salomone?
Oppure, non può essere l'inventario del tesoro di qualcun'altro, forse quello di Akhenaton?
Akhenaton fu un faraone egizio della XVIII dinistia che sostituì il culto politeistico egizio con una nuova religione monoteistica, come il Giudaismo prima ed il Cristianesimo ora.
Venne visto come un eretico.
Quel rotolo aveva anche una particolarità.
Le scritte recano degli errori.
Forse, questi errori potrebbero essere stati fatti apposta per depistare coloro che volevano appropriarsi delle cose citate in quell'inventario.
Forse, i manoscritti di Qumran potrebbero essere utili per capire meglio le origini della nostra fede che non è frutto di favole ma di fonti concrete.
Cordiali saluti.

DI PIETRO? HA UN TONO INQUIETANTE!


Cari amici ed amiche.
Con le sue ultime esternazioni, il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro sta assumendo dei toni sempre più inquietanti.
Durante la seduta che si è tenuta mercoledì a Montecitorio, Di Pietro ha usato toni eccessivi e violenti contro il presidente Berlusconi ed il centro destra.
Toni di questo tipo sono pericolosi!
Mi rifaccio a quanto detto dal giornalista Mario Zwirner.
Nella sua rubrica su "Telenuovo" Zwirner ha affermato che Di Pietro è pericoloso!
Il giornalista veneto, ha parlato, infatti, della carriera da magistrato di Di Pietro.
Con il suo giustizialismo sommario e la sua azione aggressiva, egli punì sia chi era realmente corrotto e sia delle persone che poi risultarono innocenti.
Queste ultime videro le loro carriere e le loro reputazioni rovinate.
Inoltre, egli aveva dei toni aggressivi.
Parlando proprio del presidente Berlusconi, quando era giudice, Di Pietro disse la celebre frase:
"Io quello lo sfascio!".
Oggi, Di Pietro usa la stessa aggressività nella politica.
Questi sono toni molto pericolosi e molto gravi!
Chi fa politica non deve alzare i toni.
Certo, in politica è ammessa la dialettica, anche accesa, ma sempre nei limiti del rispetto tra persone.
Di Pietro travalica questi limiti.
Ciò è pericoloso perché queste derive rischiano di degnerare e di portare ad episodi spiacevoli, come quanto successe proprio al presidente Berlusconi che il 13 dicembre 2009 fu colpito al volto da una copia del duomo di Milano.
Quell'episodio fu al culmine di una sequela di baruffe e di discussioni troppo accese.
E poi, basta ricordarsi di Oliver Cromwell.
Cromwell, infatti, accusò re Carlo I (che era un sant'uomo) di tirannia.
Fece una guerra civile che portò al martirio di re Carlo I e poi cosa fece?
Instaurò una feroce dittatura.
La stessa cosa vale per Maximilien de Robespierre.
Questi alzò i toni e "in nome della democrazia" fece la Rivoluzione Francese del 1789.
Poi, però, instaurò il Terrore.
Bisogna stare attenti!
Persone che Di Pietro vanno isolate.
Bisogna che la politica torni a toni più costruttivi e perché ciò avvenga si devono isolare coloro che alzano i toni.
Cordiali saluti.

sabato 2 ottobre 2010

COSA VOLEVA FARE REALMENTE RE ENRICO VIII?

Cari amici ed amiche.

Vi voglio parlare di un argomento che mi piace, re Enrico VIII.
Lo voglio fare anche illustrandovi il link del sito di Buckingham Palace che è http://www.royal.gov.uk/HistoryoftheMonarchy/KingsandQueensofEngland/TheTudors/HenryVIII.aspx. E' un bellissimo sito, ricco di documenti storici. Usando questo sito, voglio dare a questo personaggio, la "possibilità di difendersi".
Certamente, re Enrico VIII (1491-1547) lasciò un'impronta indelebile sul suo Paese, l'Inghilterra. Fece delle cose buone. Ad esempio, fu grazie a lui se l'Inghilterra divenne una potenza marina di primissimo livello.
Fece anche delle cose meno buone. Tra queste ci fu la separazione della Chiesa inglese da Roma.
Di ciò, parlai nell'articolo da me scritto su "Italia chiama Italia" (http://www.italiachiamaitalia.net/news/124/ARTICLE/11041/2008-09-27.html).
Credo che questo argomento vada sviscerato bene.
Re Enrico VIII fu sempre stato un cattolico praticante.
Tant'è vero che, insieme ai Santi Tommaso Moro e Giovanni Fisher, fece la "ASSERTIO SEPETEM SACRAMENTORUM", un pamphlet con cui contestò le idee di Lutero.
Quest'opera fece meritare al re il titolo di "Defensor Fidei" , titolo che fu elargito da Papa Leone X nel 1521.
Poi, cosa successe?
Verso la fine degli anni '20 del XVI secolo, re Enrico sentì l'esigenza di avere un figlio maschio.
Dal 1509, il re era sposato con Caterina d'Aragona. In precedenza, questa fu sposata con il principe Arturo di Galles, fratello maggiore di re Enrico VIII, che morì prematuramente.
Con una dispensa di Papa Giulio II, re Enrico VII fece sposare Caterina all'altro suo figlio, per l'appunto Enrico VIII.
Il matrimonio fu felice anche se lui non era fedele.
Ebbe dei figli "bastardi" come Henry FitzoRoy, figlio dell'amante Elizabeth Blount. Ebbe altre amanti, tra cui Maria Bolena.
Intanto, però, Caterina non gli diede il figlio maschio. Nel 1516, ebbe solo una figlia di nome Maria, che diventò poi regina nel 1553. Questa è però un'altra storia.
Verso il 1527, Caterina fu sulla quarantina e quindi non fu più fertile.
Questo preoccupò il re perché temeva altre guerre di successione, come la "Guerra delle Due Rose" (1455-1485), guerra che portò i Tudor al potere.
A questo si aggiunse l'infatuazione di Enrico VIII per Anna Bolena, una damigella della regina Caterina d'Aragona e sorella dell'amante Maria.
Quindi, in Enrico VIII maturò l'idea di divorziare e di sposarsi.
Inizialmente, egli mediò con la Curia romana, tramite il Cancelliere dello Scacchiere, il Cardinale Thomas Wolsey (1471-1530) ed il Cardinale Lorenzo Campeggio che puntavano a fare sì che Papa Clemente VII rendesse nulla la bolla del suo predecessore Giulio II.
Invece, le cose non andarono così.
Infatti, ci furono anche le vicende politiche, tra cui il Sacco di Roma del 1527, che fu fatto dai Lanzichenecchi dell'Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V, l'uomo che ebbe ogni interesse a non fare annullare il matrimonio re Enrico VIII, essendo Caterina sua zia.
Ci fu un empasse ma le cose presero una svolta nel 1532.
Il Cardinale Wolsey morì nel 1530 ed il suo posto fu preso da Tommaso Moro.
Nel 1532, morì l'arcivescovo di Canterbury William Warham ed il suo posto fu preso da Thomas Cranmer (1489-1556), un personaggio che meriterebbe un articolo a parte.
Cranmer, si rifece ad un passo del libro del Levitico, il versetto 21 del capitolo 20 che dice:
"Se uno sposa la moglie di suo fratello, è una impurità: ha scoperto la nudità di suo fratello; non abbiano figli.".
Cranmer, quindi dichiarò nullo il matrimonio e nel 1533, Enrico poté sposare Anna Bolena che era incinta della futura regina Elisabetta.
Però, Caterina non si arrese e denunciò la cosa di fronte alla legge. Venne sconfitta e dovette lasciare la corte.
La Santa Sede, però, dichiarò regolare il matrimonio tra Caterina ed Enrico.
Successivamente, re Enrico VIII venne scomunicato.
Da qui iniziarono ad esserci le prime avvisaglie dello scisma.
Nel frattemepo, Tommaso Moro si dimise e venne sostituito da Thomas Cromwell, conte di Essex.
Sempre nel 1533, iniziarono ad esserci misure antipapali. Ad esempio, vennero tagliati i finanziamenti a Roma come "L'Obolo di San Pietro".
Nel 1534, ci fu la rottura ufficiale che si concretizzò nell'Atto di Supremazia, che fu fatto votare dal Parlamento il 03 novembre dello stesso anno.
Con l'Atto di Supremazia, il re divenne Capo della Chiesa d'Inghilterra.
La giurisidizione papale venne annullata.
Tuttavia, la rottura con Roma non portò cambiamenti nella dottrina.
Perché questo?
Da un punto di vista dogmatico, re Enrico VIII non ruppe con il cattolicesimo.
Anzi, lui fu convinto che si potesse rompere con Roma senza modificare la Chiesa inglese.
E così, lui perseguitò i protestanti e nel frattempo mandò a morte i papisti come "traditori".
Fecero questa fine Tommaso Moro e Giovanni Fisher, che la Chiesa canonizzò.
Ci furono dei tentativi di apportare modifiche in senso protestante ma vennero annullati nel 1537 con il "Libro del Re".
Però, le forze che volevano il protestantesimo si fecero forti e, forse, anche per questo ci fu la Dissoluzione dei Monasteri, di cui parlai nel link http://thecandelabra.blogspot.com/2010/09/inghilterra-dissoluzione-dei-monasteri.html.
In un certo senso, la protestantizzazione della Chiesa anglicana (che si concretizzo con il regno di re Edoardo VI) si stava facendo strada lentamente già nel regno di re Enrico VIII, senza che questi, forse, se ne fosse reso conto.
Forse, re Enrico VIII sperava ancora nel perdono papale e, forse, per questo non voleva cambiare dottrina, cosa che avrebbe potuto fare.
Magari, sparava che questo perdono fosse dato al suo successore.
E' vero che quando iniziò a regnare Edoardo VI (1537-1553), il Papa cercò di mediare tramite il Cardinale Capoferro ma la cosa fallì per l'opposizione del reggente Edward Seymour, i Duca di Somerset e zio del re, che era minorenne.
Le speranze di re Enrico VIII non furono accontentate, anche perché lui fece uccidere i "papisti" con l'accusa di tradimento, incamerò i beni dei monasteri e distrusse importanti santuari. Quando lui morì il 28 gennaio 1547, l'Inghilterra passò al protestantesimo.
Questa è un'altra storia.
Forse, la vera intenzione di re Enrico VIII potrebbe essere finita con lui nella tomba.
Cordiali saluti.

OMAGHJU A' JOHN DONNE


"Take mee to you, imprison mee, for I
except you enthrall me, never shall be free,
nor ever chast, excepet you ravish mee".
D'autri di certu...nuddu...megghiu fici di li Cantichi...
novu unu Canticu...Ghjuvanni, lu nglisi gran pueta...
di Ghjesgia omu chì fù...cusì fici unu santu sunettu...
et a cantà pigghiau...com'un anticu prufeta...
et d'amuri in quelli canti...Diu mittìu comu Dilettu...
et priggiuneru ellu si fici di la So' Putenza...
ma in Viritati...libbiru ellu vinni...
ché schjavu faci l'omu lu piccatu...et salvà pò l'Ubbidienza!

venerdì 1 ottobre 2010

LA PESTE NERA, UNA TRAGEDIA CHE FECE FINIRE UN'ERA

Cari amici ed amiche.

Riprendo un argomento che citai in qualche precedente articolo (http://thecandelabra.blogspot.com/2010/08/peste-attenzione.html), la PESTE.
Nel XIV secolo, precisamente tra il 1347 ed il 1352, ci fu un'ondata di peste molto forte che decimò la popolazione europea.
L'ondata di questa malattia ebbe il suo focolaio in Cina tramite il commercio si propagò in Occidente.
Arrivò sulle navi che con carichi di merci provenienti dall'Oriente portarono anche i ratti infetti che furono il veicolo della Yersinia pestis.
Inoltre, i ratti si spostarono anche attraverso la "Via della Seta", rete di vie carovaniere che passavano attraverso il Medio Oriente, la Persia, la Bactriana, la Scythia ed arrivava fino all'Impero Cinese.
Vi fu anche un episodio di "guerra batteriologica" , a Caffa, città ancora oggi esistente dell'attuale Ucraina che si trova sul Mar Nero.
Questa città, che era un "fondaco" dei Genovesi, si trovò in guerra con i Tartari che lanciarono nelle sue mura corpi di appestati.
Ne parlai nell'articolo http://thecandelabra.blogspot.com/2010/05/caffa-la-prima-guerra-batteriologica.html.
In Europa si iniziò a parlare di "Peste Nera" nel 1347.
I primi ad usare questo termine furono i cronisti svedesi e danesi che coniarono il termine latino di "Mors atra", ossia "Morte atroce". L'espressione fu poi tradotta in inglese con termini "Black Death" e da lì è giunta fino a noi così!
A causa delle scarse condizioni igieniche e delle scarse conoscenza scientifiche di allora, la peste iniziò a diffondersi a macchia d'olio su tutta l'Europa, dalla Scandinavia alla Sicilia.
Il contagio fu particolarmente forte nelle città, ove vi erano assembramenti di persone e che, in quell'epoca erano sprovviste di fogne efficienti.
Quindi, ratti (che per loro natura sono molto prolifici) poterono prosperare facendo girare il coccobacillo.
Questa ondata di peste fu devastante.
Una testimonianza proviene dal cronista di Siena Agnolo di Tura che scrisse:
"la mortalirà cominciò in Siena di magio, la quale fu orribile e crudel cosa e non è possibile a lingua umana a contare la orribile cosa, che ben si può dire beato a chi tanta oribilità non vidde. E morivano, quasi subito, e infiavano sotto il ditello e l'anguinaia e favellando cadevano morti. El padre abandonava el figliuolo, la moglie el marito, e l'uno fratello l'altro: gnuno fugiva e abandonava l'uno, inperoché questo morbo s'attachava coll'alito e co' la vista pareva, e così morivano , e non si si trovava chi seppellisse, né per denaro né per amicitia. E quelli de la casa propria li portava meglio che potea a la fossa, senza prete, né uffitio alcuno, né si suonava campana: e molti luoghi in Siena si fe' grandi fosse e cupe per la moltitudine de' morti, e morivano centinaia il dì e la notte e ognuno gittava in quele fosse e cuprivano a suolo a suolo, e così tanto che s'enpivano le dette fosse, e poi facevano più fosse.
E io Agnolo di Tura, detto il Grasso, sotterrai 5 miei figliuoli co' le mie mani; e quelli che rimasero erano disperati come disperati e quasi fuore di sentimento; e abandonarsi alle muraglie e altre cose, e tutte le cave dell'ariento, oro e rame, ch'erano in quel di Siena, s'abandonarono come si vede; inperoché nel contado morì molta gente, che molte terre e vile s'abandonarono che non vi rimase persona. Non scrivo la crudeltà che era nel contado, che i lupi e le fiere selvatiche si mangiavano i corpi mal sotterrati, e altre crideltà che sarebbe troppo dolore a chi le legiesse. La città di Siena pareva quasi disabitata, ché non si trovava quasi persona per la città.".
Quanto scritto da quel cronista senese (che visse in quell'epoca) ci riporta il quadro effettivo della situazione.
Effettivamente, vi fu una decadenza della società.
I preti si rifiutarono di celebrare le Messe ed i funerali e non vollero nemmeno impartire le estreme unzioni.
Pochi furono i medici che curavano i malati.
Tra questi vi fu un tale Guy de Chauliac, un medico di Avignone, città in cui si trovava il Papa.
Il Papa di allora era Clemente VI (1291-1352).
Questo medico francese suggerì al Papa di proteggersi dalla peste usando il fuoco.
E così, il Papa ebbe sempre intorno tre grossi bacili con olio e legno che vennero continuamente bruciati.
Il Papa non contrasse la malattia, forse perché il fuoco teneva lontane le pulci dei ratti.
Guy de Chauliac cercò di curare i malati, anche per conoscere la peste.
Anch'egli si ammalò ma sopravvisse, forse per grazia divina, come egli stesso raccontò.
La società andò in frantumi.
Chi poteva, fuggiva dalle città e si ritirava in campagna, ove vi era un clima più salubre.
Vi basta leggere le novelle contenute nel Decamerone, opera dello scrittore toscano Giovanni Boccaccio.
Anche i monarchi, i nobili ed i membri del clero scappavano.
Senza più riferimenti (come potere civile e Chiesa), le popolazioni delle città non avevano più riferimenti.
Presto, però le popolazioni urbane videro il loro riferimento nei flagellanti, movimento formato da persone che si infergevano le punizioni corporali, come l'uso del cilicio, le frustate con il flagrum o il trasporto della croce, sul modello di Cristo.
Di questo movimento si iniziò a parlare dal 1260 e pare che fosse sorto a Perugia.
La gente iniziò a seguire i flagellanti perché credeva che la peste fosse una punizione di Dio.
Nel contempo, iniziarono ad aumentare le violenze.
Infatti, anche a causa di squilibri climatici, il raccolti andavano male.
Dovreste leggere la cronaca fatta da Thomas Walsingham, un cronista inglese dell'epoca che nella sua "Historia Anglicana" scrisse:
"La carestia che era cominciata il passato anno del mese di maggio, durò fino alla festa della Natività della Beata Maria in questo anno (1316). Discesero piogge autunnali così abbondanti che i frutti non poterono maturare. A stento poterono essere raccolti nel giorno della Natività di Santa Maria per l'eccessiva macerazione. Anche il pane che c'era non aveva nessuna virtù nutritiva, né sostanza, poiché i grani non avevano ricevuto il nutrimento dal calore del sole estivo; crebbe violenta la fame nel regno di Inghilterra, tanto che un quarto di sale e di frumento prima della festa della Natività di San Giovanni Battista era venduto per trenta soldi, e da quel giorno fino alla festa dell'Assunzione della Beata Vergine era cresciuto fino a 40 soldi. Alla fame dunque che ha invaso tutta la terra nella sua totalità è seguita la mortalità degli uomini e soprattutto dei poveri, tanto che a stento i vivi potevano seppellire i morti.".
La società andò in crisi ed i flagellanti inziarono ad avere il potere.
Essi, iniziarono a cercare un "capro espiatorio" e lo trovarono nei lebbrosi e negli ebrei.
I primi, però, iniziarono a calare proprio con la peste, tanto che i lebbrosari divennero lazzaretti.
Per i secondi, fu una vera tragedia.
Essi vennero cacciati dalle città, torturati ed arsi vivi.
Sugli ebrei gravava l'accusa di essere gli assasini di Cristo. A questa si aggiunsero altre accuse gravi, come quella di essere agenti del demonio, di impastare i loro pani azzimi con il sangue di bambini cristiani e di avvelenare i pozzi.
Nel 1349, a Strasburgo, un ebreo di nome Agimet venne accusato di avvelenare i pozzi e venne costretto ad una confessione, torturato orribilmente ed ucciso.
Ci furono violenze indicibili e la Chiesa fu impotente.
Anzi, la sua autorità fu messa a rischio dai flagellanti. Oltre a ciò, ci fu anche la "jacquerie", rivolte contadine contro i nobili che a loro volta reagivano in modo violento.
Verso il 1352, l'ondata di peste si spostò ad esti, verso Mosca, e si si spense.
La società europea fu ridotta di circa la metà, se non di più!
I nobili si impoverirono. Molti di loro divennero soldati mercenari che vivevano di guerra e di rapina. Tutto il sistema feudale andò in crisi.
I contadini, invece, ebbero terre libere ed iniziarono a coltivarle.
Si arricchirono e poterono vivere in modo più dignitoso.
Così si chiuse un'era, il Medioevo, e se ne aprì un'altra, l'Umanesimo, a cui seguirono il Rinascimento e la nascita di una nuova società.
Termino con una poesia che mi è venuta sul momento. E' dedicata a Giovanna, la figlia di re Edoardo III di Inghilterra, che morì di peste nel 1348.

A' GHJUVANNA

"Sono io la Morte e porto corona...
io son di tutti voi signora e padrona...
e così sono crudele, così forte sono e dura...
che non mi fermeranno le tue mura!"

Questu a sente ch'aghju...certu hè lu cantu...
da dintra et da fora di mia...
et cusì vene cù lu piantu et lu scantu...
et pè mia, Eduardu di Ngriterra chì socu rè, nuddu pria!

"Sono io la Morte e porto corona...
io son di tutti voi signora e padrona...
e davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare...
e dell'oscura Morte a passo andare!"

Priati òmini et fimmini...priati Sant'Anna...
ché matri fù di la Matri...
ché vinni la gran viddana...pè Ghjuvanna...
la mio figghia...pè mia priati...ché so' patri!

A lu figghiu vive...grande hè cusì lu Nfernu!

Cordiali saluti.




CHE BRUTTO CLIMA!




Cari amici ed amiche.
Prima di cominciare l'articolo, mi unisco alla commemorazione del lutto che fu causato dalla frana che il 01 ottobre 2009 colpì la cittadina messinese di Giampilieri.
Come persona di origine messinese (precisamente di Galati Mamertino) e come cittadino italiano, mi unisco anch'io a questo lutto e prego per le trentasette vittime e per i loro cari. Che il buon Dio sia con loro!
Detto questo, incomincio il mio articolo dicendo che sono solidale con Maurizio Belpietro, il direttore del quotidiano "Libero".
Ieri sera, infatti, il direttore Belpietro ha rischiato un attentato e si è evitato il peggio solo grazie a Dio e ad un agente della scorta che ha sorpreso l'attentatore armato di pistola.
L'attentatore ha tentato di sparare ma la sua arma si è inceppata e l'agente ha sparato tre spari, intimidendolo e facendolo fuggire.
Ma dove stiamo andando? Cosa sta succedendo?
Tra l'aggressione subita l'anno scorso dall'allora calciatore del Palermo (oggi del Napoli) Edinson Cavani, la statuetta del Duomo di Milano lanciata sul volto del presidente Berlusconi, l'attacco da parte di alcuni soggetti beceri contro il presidente del Senato Renato schifani durante la festa del Partito Democratico che si è tenuta a Torino, il petardo lanciato contro il segretario della CISL Raffaele Bonanni (durante la medesima festa) ed ora questo attentato contro il direttore di "Libero" sono episodi preoccupanti e molto gravi!
C'è un imbarbarimento generale che rischia di portare il Paese nel baratro.
E' ora di riflettere e, forse, di abbassare certi toni.
Chi "predica" l'odio va isolato!
Ciò vale anche per il mondo politico.
Ad esempio, io trovo inammissibili, le affermazioni del leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro che ha detto delle frasi molto ingiuriose contro il presidente Berlusconi, affermando addirittura che questi ha problemi psichiatrici e che ha stuprato la democrazia!
Questo è odio allo stato puro!
E' ora di mettere a tacere queste "fabbriche di odio" e chi vuole fare politica in modo serio prenda le distanze da certi elementi, per l'amor di Dio!
In un certo senso, l'onorevole Pier Ferdinando Casini (leader dell'Unione di Centro) ha ragione quando dice che è a rischio l'unità del Paese!
PERO', NON SARA' LA LEGA NORD A METTERE A RISCHIO L'UNITA' DEL PAESE!
La Lega Nord, infatti, ha un progetto nobile, qual è il federalismo!
A mettere a rischio l'unità del Paese saranno in realtà quei movimenti e quei partiti che parlano, ad esempio, di "scontro sociale", di "ricchi contro i poveri" e che dipingono la politica come una "mafia".
A mettere a rischio l'unità del Paese sono coloro che definiscono i propri avversari come "papponi","prostitute", "ignoranti", "malati di mente", "mafiosi", "fascisti", "ladri" e quant'altro!
A mettere a rischio l'unità del Paese sono coloro che, ad esempio, non vogliono le grandi opere come la TAV Lione-Torino, il Ponte sullo Stretto di Messina, le centrali nucleari e quant'altro!
Ecco chi sono quelli che possono mettere a rischio l'unità del Paese!
E' ora che la politica dia risposte serie, per evitare che perda credibilità.
Se la politica perde credibilità, il rischio è che si scolli dal sentire dei cittadini!
Se ciò dovesse essere così, si rischiano delle derive populiste o peggio!
Si rischiano anche atti gravi contro le istituzioni.
Da appassionato di storia inglese dei secoli XVI e XVII, mi viene in mente, ad esempio Guy Fawkes che nel 1605 congiurò contro il re Giacomo I d'Inghilterra mettendo della polvere pirica da fare esplodere sotto il palazzo di Westmister. La cosa venne scoperta in tempo e l'attentato (detto "Congiura delle polveri") fallì!
In quel contesto ci furono delle tensioni che portarono a quell'atto!
Purtroppo, la storia si può ripetere e spero che non si ripeta proprio qui e che non porti una tragedia!
E' ora di abbassare i toni e di isolare chi semina odio!
Cordiali saluti.

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