The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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mercoledì 7 dicembre 2011
IMMACOLATA CONCEZIONE
Cari amici ed amiche.
Domani sarà il giorno della festa dell'Immacolata Concezione.
Nelle nostre chiese, durante le Messe, saranno letti i brani del libro della Genesi (capitolo 3, versetti 9-15.29), del Salmo 97 (98), della lettera di San Paolo agli Efesini (capitolo 1, versetti 3-6.11-12) e del Vangelo secondo Luca (capitolo 1, versetti 26, 38).
Il brano del Vangelo recita:
"[26] Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [27] a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. [28] Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". [29] A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. [30] L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. [31] Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. [32] Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre [33] e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". [34] Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". [35] Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. [36] Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: [37] nulla è impossibile a Dio". [38] Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. ".
Oggi più che mai, la figura della Vergine Maria, l'unico essere umano che nacque senza il peccato originale, deve essere presa come modello da tutti quanti noi.
Ella nacque senza quella macchia che fu lasciata da Adamo ed Eva e che incrinò il rapporto tra uomo e Dio.
Infatti, disobbedendo a Dio, poiché diedero ascolto al serpente che disse loro di mangiare il frutto dell'albero della conoscenza, Adamo ed Eva mostrarono di non avere fiducia in Dio ed il rapporto tra uomo e Dio.
Maria fu chiamata ad un compito molto importante, quello di portare in grembo Gesù, il figlio di Dio, colui che riscattò l'umanità, dando origine all'umanità salvata.
In Gesù Cristo tutta l'umanità poté e può avere l'occasione di salvarsi.
Maria accettò questo compito in totale libertà.
Per questo lei è per tutti un modello.
Ella non fu sottomessa, intesa come "schiava", secondo il concetto in voga presso certe culture, come quelle di certe realtà islamiche.
Ella visse in comunione con il suo sposo, San Giuseppe, e con Dio.
La Santa Famiglia è un modello. Anzi, oggi essa andrebbe rivalutata.
Nella Santa Famiglia fu retta dall'amore di Dio e per Dio, amore che si riversò anche sui due sposi e su Gesù.
Trovo, quindi, ingiuste certe polemiche, come quella recente fatta sulle parole del vescovo di Otranto, monsignor Franco, polemiche che sono riportate nell'articolo sul giornale "Dire Donna" che è intitolato "Monsignor Vincenzo Franco: “La donna deve essere sottomessa al marito, lo dicono le scritture”".
Del resto, il ruolo della donna nella tradizione giudaico-cristiana fu importante.
Pensiamo alle grandi donne del Vecchio Testamento, come Giuditta, Ruth e Raab ed altre o alle nostre sante, come Santa Maria Maddalena, Santa Lucia, Santa Caterina d'Alessandria, Santa Margherita di Scozia, Santa Brigida di Svezia, Santa Chiara d'Assisi, Santa Caterina di Siena, Santa Maria Goretti, Santa Bernadette Soubirous ed altre.
Tutte queste donne agirono in totale libertà, mettendola al servizio degli altri.
Lo fecero in libertà.
Anzi, unirono il concetto di libertà con quello della carità.
Un certo femminismo attuale, che si fonda sull'egoismo e sull'edonismo, ha dimenticato ciò.
Nella Vergine Maria si compirono le promesse di Dio fatte al popolo di Israele e in lei iniziò la nuova storia, quella della Chiesa.
Quindi, Maria fu la figura di raccordo tra Vecchio e Nuovo Testamento, la "chiave di volta".
Per questo, con il Concilio Vaticano I (1868-1670), il beato Papa Pio IX proclamò il dogma dell'Immacolata Concezione.
Solo una persona senza macchia e che sapesse che la vera libertà è con la carità avrebbe potuto contribuire alla salvezza dell'umanità, salvezza che si compì in Gesù Cristo.
Cordiali saluti.
CASTEL D'ARIO, UNA RICONSACRAZIONE DELLA CHIESA DI SUSANO? SI PUO' FARE!
L'articolo intitolato "Castel d'Ario, riconsacriamo la chiesa di Susano!" ha ricevuto il seguente commento:
"Sono d'accordo che la chiesa di Susano ora che è stata restaurata e non è più in quello stato pietoso in cui versava fino al 1993,sarebbe opportuno riconsacrarla e riaprirla al culto,non dico di celebrare la S.Messa tutte le festività ma almeno due volte al mese,di modo che gli anziani,anche se pochi,possano avere il proprio edificio di culto,e non c'entra il fatto che Susano abbia poco più di 60 abitanti,anche l'altra frazione casteldariese,cioè Villagrossa,che non enumera tanti abitanti di più di Susano,possiede la propria chiesa parrocchiale in cui la S.Messa viene celebrata regolarmente ai festivi alle 9.30. Lavorando poi in Comune a Castel D'Ario credo che sia anche una questione di orgoglio campanilistica riutilizzare un edificio storico come la chiesetta di Susano. ".
Sono perfettamente d'accordo con il commentatore.
Anzi, aggiungo una cosa molto importante.
La parrocchia di Villagrossa non è gestita dal parroco di Castel d'Ario ma da quello di Roncoferraro, il nostro parroco, don Alberto Bertozzi.
Da roncoferrarese so di cosa parlo.
Ogni domenica ed ogni giorno festivo, alle ore 09: 30, don Alberto va a Villagrossa a celebrare la Messa.
Non mi risulta che il parroco di Castel d'Ario gestisca altre parrocchie, all'infuori di quella di sua competenza, per l'appunto la parrocchia di Castel d'Ario.
Quindi, quest'ultimo, a mio modesto parere, potrebbe gestire benissimo sia la sua parrocchia e sia la chiesa di Susano.
Cordiali saluti.
UNA NUOVA DEMOCRAZIA CRISTIANA? NO GRAZIE!
Cari amici ed amiche.
Su "Affaritaliani.it" , ho letto questo articolo intitolato "Dietro Monti prove di nuova Dc, Passera leader del Nuovo centro".
Questo articolo è stato scritto da Giuseppe Baiocchi.
Sinceramente, sarei alquanto inorridito se dopo la II Repubblica si dovesse tornare allo stesso schema di quella precedente, la I Repubblica.
Quest'ultima era fondata su un sistema farraginoso in cui vi erano una Democrazia Cristiana che stava al governo ed un Partito Comunista che stava all'opposizione.
Questa schema era farraginoso perché la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista di allora erano come due ladri che di giorno litigavano e di notte rubavano insieme.
Era un sistema fondato sul consociativismo catto-comunista che tanto ritardo provocò allo sviluppo del Paese.
Il leader designato di questa ipotetica "Nuova Democrazia Cristiana" sarebbe l'attuale ministro delle Infrastrutture, Corrado Passera.
Io penso che l'esperienza della Democrazia Cristiana sia chiusa e che una cosa del genere non debba più tornare.
L'unica evoluzione della II Repubblica può passare solo attraverso la nascita di un regime bipolare serio, in cui un centro destra cattolico, conservatore e a vocazione federalista e, possibilmente, presidenzialista possa contendere ad un centro sinistra moderato di ispirazione socialdemocratica il governo del Paese con un serio confronto sui temi e senza odii di natura personale.
Solo così l'Italia potrà guardare serenamente al futuro.
Cordiali saluti.
martedì 6 dicembre 2011
LA PROVENZA, I CATARI E RONCOFERRARO
Come promesso, vi parlo della Provenza medioevale.
Le farò incominciando con questa mia poesia:
Questa mia poesia parla di Raymond Roger Trencavel, visconte di Tolosa (1185-1209), un personaggio importante della storia della Provenza.
La Provenza è oggi una regione della Francia del sud.
Un tempo, invece, fu (di fatto) uno Stato nello Stato ed ebbe una storia completamente diversa dal resto della Francia.
Questa regione fu un crocevia di diverse culture.
Dapprima terra di druidi, la Provenza venne conquistata dai Romani (121 BC).
Dopo il 410 AD, i Visigoti lasciarono l'Italia e si stabilirono in Provenza e in Spagna, formando il Regno di Visigoti, con capitale Tolosa.
Questo regno durò fino al 721 AD, anno in cui fu preso dagli Arabi.
La Provenza finì nell'orbita di Carlo Magno e, con il resto della Francia, fu inglobata nel Sacro Romano Impero (800 AD).
Però, essa fu distinta dalla Francia del nord.
Dopo la conversione del re dei Franchi Clodoveo (496 AD), la Francia del nord assunse un carattere feudale e la Chiesa cattolica penetrò in ogni suo ambito.
Inoltre, iniziò a prendere piede la lingua francese, lingua nata dalla saldatura dei Franchi con i Romani
Nel sud, invece, le cose furono diverse.
Qui il feudalesimo non si radicò. Anzi, la borghesia fu preminente.
La lingua non fu il francese ma l'occitano, la "lingua d'oc", lingua che trovò la massima espressione nella poesia dei trovatori.
Inoltre, a livello religioso, nel sud ci furono più confessioni religiose.
Ci furono gli ebrei (che potevano ambire a cariche pubbliche), ci furono gli ariani (che poi si convertirono al cattolicesimo) ed i catari.
Questi ultimi erano una setta che pare avesse tratto origine da movimento dei Bogomili (movimento sorto in Bulgaria nel IX secolo AD).
In verità già nel III secolo AD comparve il termine "cataro", termine legato alla setta di Novaziano.
Secondo la dottrina catara, Dio creò le anime mentre le cose materiali erano opera di un Demiurgo, il Dio cattivo, o del demonio.
I catari erano distinti in "perfetti" e "credenti".
I primi vistivano delle tuniche azzurre ed erano i sostenitori del dualismo prima citato, a tal punto che rifiutavano persino i rapporti sessuali.
Per quanto riguarda i "credenti", invece, la situazione era leggermente diversa.
I catari, sia "perfetti" che "credenti" rifiutavano il matrimonio perché, per essi, questa sacramento comportava il concepimento dei figli e quindi la prosecuzione dell'opera demoniaca.
Tuttavia, i "credenti" potevano avere rapporti sessuali e vivere come "amic" ed "amasia" ("amico" ed "amica").
Paradossalmente, questo rigorismo cataro favorì il libertinaggio.
Inoltre, i catari rifiutavano la possibilità di avere beni terreni ma nel contempo non vivevano di elemosina ma lavoravano, spesso come tessitori. Questo favorì la borghesia.
I punti salienti del catarismo furono:
- La concezione che vede il mondo materiale creato dal diavolo e di quello spirituale come opera di Dio.
- La divisione degli adepti in "credenti" e "perfetti" . Questi ultimi rifiutavano il matrimonio perché esso avrebbe comportato il concepimento di figli e quindi la continuazione dell'opera demoniaca.
- La totale astinenza dalle carni, poiché per il cataro ogni essere vivente ha un'anima. Inoltre, il "perfetto" non mangiava nemmeno le uova e né beveva il latte.
- La concezione che vede la caduta e la redenzione di ogni uomo nei secoli. Quindi, secondo il catarismo, si può parlare di "reincarnazione" o di "trasmisgrazione da un corpo ad un altro o da un universo ad un altro".
- La concezione che vede Gesù come un angelo (o meglio un eone) che fu inviato da Dio per insegnare che il Regno non è di questo mondo. In pratica, secondo il pensiero cataro, Gesù non ebbe alcun ruolo centrale nella Redenzione del mondo.
- La rinuncia ad ogni proprietà.
L'unica potenza realmente impopolare in Provenza fu la Chiesa cattolica.
Quest'ultima, infatti, era l'unica istituzione feudale e come tale risultava invisa alla società provenzale.
Inoltre, i catari predicavano in lingua d'oc mentre la Chiesa cattolica predicava in latino.
Da tutto ciò nacque lo scontro tra catari e cattolici.
Infatti, per i catari, la Chiesa cattolica divenne la "Bestia", la "Grande Meretrice", e Roma divenne la nuova Babilonia.
Infatti, il punto centrale della dottrina cattolica è il matrimonio (che rappresenta la possibilità di fare figli) e ciò cozzò con la dottrina catara.
Nel 1167 AD, ci fu il concilio cataro, presso il castello di Saint Felix-Lauragrais.
Questo concilio cataro avvenne subito dopo quello cattolico che fu fatto non lontano da lì, proprio contro il catarismo, che si stava diffondendo non solo in Francia ma anche in Italia.
Questo scontro portò ad una guerra.
Nel 1180, Papa Alessandro III fece predicare senza successo una prima crociata contro i catari.
Nel 1198, Papa Innocenzo III fece istituire l'Inquisizione contro i catari.
Otto anni dopo, San Domenico di Guzman predicò contro i catari e qui ci fu un miracolo.
Infatti, durante una sua discussione con alcuni catari, egli prese due libri, uno cattolico ed uno cataro.
Li mise sul fuoco. Il libro cataro prese fuoco. Quello cattolico si salvò.
Nel 1207, Il Papa scomunicò Raimondo IV, conte di Tolosa.
Questi era cattolico ma tollerò i catari.
Nell'anno successivo ci fu l'assassinio di Pierre de Castelneau, il legato papale.
Da qui nacque la guerra.
Nel 1209, ci fu la Crociata contro gli Albigesi (altro nome con cui vennero chiamati i catari).
Questa crociata durò per venti anni.
Lo scontro fu tra Simone di Montfort, signore dell' Ile de France, e capo della crociata e Raymond Roger Trencavel, il venticinquenne visconte di Tolosa.
Quest'ultimo si batté fino all'ultimo ma venne imprigionato e fatto morire.
Era evidente che la religione fosse stata un pretesto per avere il controllo dei territori del sud.
Infatti, la Crociata contro gli Albigesi colpì sia i catari che i cattolici e gli ebrei.
Fu una carneficina che disgustò anche il Papa.
La guerra continuò anche dopo il 1229. Tutte le roccaforti catare, come il castello di Montségur (1244), caddero.
Dei catari si sentì parlare fino al 1370, anno in cui un ultimo gruppo cataro fu segnalato a Chieri, presso Torino.
I catari furono presenti anche a Viterbo, Concorezzo e Cremona, ove ebbero dei vescovi.
Con molta probabilità, dal vescovo cataro di Cremona potrebbero essere dipesi anche i catari che si trovavano nel Mantovano, a Bagnolo San Vito e a Roncoferraro.
In quest'ultimo luogo, nella Valle dei Signori, potrebbe essersi organizzata una sorta di "Piccola Provenza", in cui catari, ebrei e cattolici, potrebbero avere convissuto.
Forse, la figura mostruosa che si trova sul campanile della Pieve di Barbassolo (frazione di Roncoferraro) potrebbe significare che lì la presenza catara potrebbe essere stata così forte da fare temere la presenza del demonio.
Del resto, il nome stesso Roncoferraro deriva dal latino "runcare", ossia dissodare, e "ferarius", ossia "bestiario, luogo di bestie selvatiche".
Forse, con il termime "bestie" non si volevano indicare gli animali ma le eresie.
Io spero che si facciano delle ricerche in zona.
Cordiali saluti.
IMPORTANTE APPROFONDIMENTO - SUNTO DEL V INCONTRO POLARIS, LA NOTA DI MARCO STELLA
Cari amici ed amiche.
Leggete la seguente nota che Marco Stella mi ha inoltrato su Facebook:
POLARIS V
Il sunto
Dal 2 al 4 dicembre 2011 si è tenuto in alta Tuscia, vicino Attigliano, il V incontro nazionale di Polaris.
L'afflusso si è avuto da dieci regioni italiane (il Centro Studi è presente in quattordici), ambo i sessi, fasce d'età: dai venti ai settant'anni e più.
Si è tenuta innanzitutto la relazione sull'evoluzione del Centro Studi, sul ruolo riconosciuto che occupa oggi e sugli obiettivi da centrare nel 2012.
In quest'ottica sono state prese alcune decisioni organizzative i cui dettagli non riguardano la presente relazione perché l'appesantirebbero ma che potremo fornire a chi li richieda con scopi costruttivi
ANALISI
Mutazioni internazionali
Con varie sfumature le analisi del Centro Studi convergono su quanto segue.
1) La casta finanziaria è all'assalto vorace in tutto il pianeta, un assalto vorace volto ad appropriarsi di ogni ricchezza e risparmio, ai danni della stessa produzione e dell'economia reale. Con il medesimo spirito che questa stessa casta apolide tenne nel 1929.
2) Il potere, finanziario, satellitare e comunicazionale, è sempre più accentrato ed oligarchico ed è ovviamente sbilanciato verso l'alta finanza.
3) Al tempo stesso la ridistribuzione economica planetaria e le varianti geopolitiche hanno determinato il designarsi di un poli-centrismo con il quale fa i conti, sia difensivamente che offensivamente, l'egemonia americana cui resta maggiormente legato il potere della casta internazionale.
4) L'equilibrio tra il serrate del potere centralizzato e le innovazioni delle economie emergenti e delle linee politche rinnovate (es. Turchia, Venezuela, Brasile) induce gli Usa a ridisegnare la cartina delle spartizioni con la Cina e, per compensazione, a favorire taluni “alleati” minori nei confronti degli altri. Di qui il sostegno agli anglofrancesi nel Mediterraneo a scapito dei Paesi dell'Europa del Sud e in particolare dell'Italia.
5) Obiettivo principale della rinnovata strategia americana è il ridimensionamento della Russia, accompagnato alla divisione europea. In questa medesima logica rientrano il sostegno americano ai fondamentalisti islamici waabiti, nella stretta cooperazione con Arabia Saudita e Qatar, e l'innalzamento di tensioni in Siria, luogo strategico di prima importanza, base russa nel Mediterraneo. In particolare si tenta di mettere Ankara contro Teheran mediante il recente contrasto tra Ankara e Damasco.
La tensione, che coinvolge l'Iran, potrebbe degenerare per un intervento israeliano in quanto Tel Aviv non è entusiasta che nella sua area l'iniziativa sia tornata a Washington dopo molti decenni.
6) In Europa si riscontra la riuscita disgregazione di una composizione fragile. Esistono oggi tre linee politiche ed economiche diverse e spesso concorrenziali (Londra, Francoforte e Parigi).
Accerchiata dagli esiti dei mutamenti internazionali ed anche dalle strategie e dai sentimenti americani, l'Europa ha intrapreso una serie di conflitti fratricidi dei quali le vittime principali sono i Paesi del Sud e in particolare l'Italia.
7) E' a rischio l'Euro?
Non del tutto. L'obiettivo della Grande Speculazione Internazionale non è focalizzato sull'annientamento della moneta unica europea. Anzi, il tentativo è quello di sottoporre un'unica area valutaria ad un controllo più serrato da parte dei centri di gestione tecnocratica del potere, attraverso una progressiva cessione di sovranità nazionale dalla periferia degli Stati nazionali al livello centrale dell'Unione Europea.
Stupisce che non siano state ancora analizzate le proposte di modificare lo statuto della Bce per farla diventare il "prestatore di ultima istanza" a livello europeo, così come proposto da più parti. Al contrario, ci dicono che sarebbe l'unica ancora di salvezza ma con la scusa di salvare la zona Euro dal collasso finanziario, la Bce avrà in mano le leve del potere monetario senza alcuna rappresentatitivà politica.
8) Il problema è dunque l'Euro?
Non di per sé. L'Euro ha due valenze contraddittorie. Ogni qual volta interviene un'ipotesi di transazioni valutate in Euro da parte del Terzo Mondo (che è il verio scenario di competizione politico-economica) gli Usa scatenano guerre, mostrando così di temerlo eccome.
Al punto d'aver rovesciato repentinamente il direttore dell'Fmi Strauss-Kahn che aveva dato parere favorevole all'introduzione di un paniere internazionale misto (Dollaro, Euro, Yuan) che avrebbe minato l'unicità del Dollaro.
Di converso la moneta unica non consente la competività internazionale di economie fondate sull'export perché non possono giocare la carta delle svalutazioni.
Il problema quindi sta:
a) nella politica monetaristica;
b) nell'autonomia - e predominanza – della Bce sulla politica;
c) nella non raggiunta unità politica europea;
d) nel rifiuto della presa d'atto, da parte europea, che gli Usa non sono alleati perché hanno deciso di esserci ostili ed hanno fissato nell'Europa, vaso di coccio, la terra di bottino.
In queste condizioni una politica fiscale unitaria europea non può essere che devastante perché non corrisponde a necessità uguali e, quindi, non farebbe che paralizzare società ed economie di metà continente.
In queste condizioni, fermo restando lo scenario attuale, rimanere nell'Euro sarà altrettanto disastroso, se non addirittura meno, di quanto lo sarebbe uscirne. E' un problema politico che sta a monte.
9) Il problema politico in Europa, al quale il Centro Studi può fornire linee di tendenza, analisi e proposte ma che, ovviamente, deve divenire azione della politica, si articola in più direzioni. Sintetizzando le principali le linee di fondo dovrebbero essere le seguenti.
a) Ridefinizione dei trattati europei.
b) Sottomissione della Bce alla politica europea.
c) Realizzazione di un'unità articolata (forse confederata) che permetta lo sviluppo contemporaneo di tre assi che si deve evitare si fagocitono tra di loro.
Ecco gli assi:
Parigi – Berlino – Mosca
Roma – Budapest – Kiev
Madrid – Roma – Atene
d) Superamento della politica monetaria in atto e riaffermazione di una politica economica improntata sul sociale.
e) Sviluppo dei rapporti culturali e commerciali con le zone di maggior interesse per l'Europa (Mediterraneo, Eurasia, Vicino Oriente).
Per inciso, in chiave di organizzazione, si è definito un pool interno al Centro Studi che s'incaricherà di raccogliere e selezionare documentazione da inviare regolarmente a Bruxelles.
Mutazioni nazionali
Con varie sfumature le analisi del Centro Studi convergono su quanto segue.
1) L'Italia è forse in assoluto la principale sconfitta dell'attuale ristrutturazione planetaria.
E' stata consegnata a commissari liquidatori che sono chiamati a garantire innanzitutto gli interessi della casta finanziaria e poi quelli delle singole potenze che ne spartiranno le spoglie (Inghilterra, Francia e Germania).
2) L'operazione è in atto su di una presunta crisi determinata artificialmente da speculatori e da agenzie di rating e presentata in modo fraudolento come analoga a quella strutturale greca.
Di fatto l'economia italiana è invece tuttora tra le più solide del mondo e, cosa più appetitosa per gli speculatori, la società si fonda ancora in larga parte sull'economia di risparmio, sulla proprietà e sull'investimento nel mattone.
3) Gli obiettivi delle manovre commissariate per liquidare l'Italia, a prescindere dai proclami ufficiali, sono i seguenti:
a) Prosciugare il risparmio.
b) Svendere il demanio.
c) Privarci degli asset strategici.
d) Disarticolare l'economia sociale.
e) Privatizzare (o meglio avocare all'estero) i beni pubblici.
f) Smantellare la piccola impresa.
g) Smantellare la proprietà privata (da non confondersi con le “privatizzazioni”).
h) Moltiplicare (e non contenere) la voragine debitoria.
Il tutto in cambio di niente.
E lo stesso decreto sardonicamente definito “salva-Italia”, emesso dal governo dei commissari proprio il 4 dicembre, parlerà chiarissimo. Tassando proprietà, poduzione, risparmio e consumo senza alcuna misura protettiva per le imprese e senza alcuno strumento valutario per l'export, le conseguenze saranno economicamente disastrose.
Come le manovre tributarie che, con il pretesto fiscale, penalizzeranno la piccola iniziativa con un diasavanzo tra introito fiscale e conseguente stasi produttiva che, tenuto approssimativamente conto di quanto si possa valutare nel campo del nero, da solo, inciderà in un ulteriore significativo calo del PIL nazionale. Le manovre fiscali produrranno ulteriore dissesto economico e finanziario.
A queste si aggiungano i pesantissimi interventi sul lavoro e sulla pensione, ancora una volta definiti obbligati ma giustificati con dati nent'affatto oggettivi e agevolmente smentibili.
Cosa comporterà questo in Italia?
4) Dal punto di vista politico è probabile la totale ridistribuzione di immagini e di schieramenti chiamati a confrontarsi con una lunga, forte, radicale, politica di sacrifici volta a centrare nessun obiettivo se non il saccheggio nazionale. “Alla fine del tunnel la bara”: così si può definire l'attuale linea politico-economico-finanziaria prodotta dal governo comissariato.
Possibile quindi l'avvento in controtendenza di una forte aggregazione populista i cui contorni sono tutti da definire.
5) Dal punto di vista socio-economico ciò porterà alla disarticolazione e ad un moltiplicarsi di stenti se non ad un dilagare vero e proprio di povertà.
Qui il ruolo del Centro Studi diventa duplice, sia dal punto di vista analitico-propositivo che da quello dell'intervento reale.
ORGANIZZAZIONE E PROPOSTE
Combattere la crisi
Al rimescolamento di forze e al delinearsi di possibili nuove trasversalità il Centro Studi fornirà non solo la sua disponibilità ma anche proposte concrete da veicolare e da realizzare, proposte che se recepite potrebbero far raddrizzare la barra del timone e condurre la nave sana e salva in porti sicuri.
1) In quanto alla riorganizzazione sociale ed economica il concetto perseguito è fare sinergia dal punto di vista delle iniziative, sì da produrre non solo posti di lavoro ma anche circuiti commerciali, imprenditoriali, turistici, in condizione di offrire ai singoli cittadini, alle famiglie, alle catogorie, non soltanto il sostegno di cui li priveranno l'implosione sindacale e la perdita di potere contrattuale dei medesimi organismi, ma anche possibilità di mangiare, bene, di vestirsi, bene, di andare in vacanza, bene, a costi ridotti e perfino, in prospettiva, di fare cassa di risparmio e perfino banca.
Operativamente il Centro Studi ha deciso di lanciare una campagna atta a realizzare collaborazione e sinergia nonché a suscitare intercambio di idee, proposte e collaborazioni.
La campagna si chiamerà “Combattere la crisi” e partirà con le proposte, con le idee, con gli intrecambi ma anche con la messa in evidenza di circuiti solidali già esistenti sia dal punto di vista del lavoro che da quello dell'acquisto solidale.
Una piattaforma ad anelli per la realizzazione di iniziative positive il cui scopo a termine medio è la costituzione di un club (o di più clubs) che vada(no) a rappresentare la lobby di popolo.
Tra le decisioni organizzative prese vi è appunto la costituzione del nucleo sinergico che dovrà avviare la campagna “Combattere la crisi”.
2) Restando fedeli al ruolo di Centro Studi si è comunque deciso di offrire alla politica, sia nazionale che amministrativa, una serie di formule per il possibile raddrizzamento della rotta prima del naufragio commissariato; formule comunque recuperabili in buona parte in futuro, a naufragio consumato se non si riuscirà ad impedirlo.
In tal senso abbiamo deciso di offrire nei prossimi mesi tre soluzioni ovviamente orientative ma ciononostante tecnicamente definite.
Tre progetti politici per affrontare la crisi
a) Rispetto alle privatizzazioni e in virtù delle ventilate riforme federali: proposte di una privatizzazione sociale, con azionariato popolare nelle imprese-traino della propria regione, sul modello dei Länder tedeschi.
b) Riacquisto del debito pubblico, e quindi taglio del cappio, mediante una serie d'interventi strutturali.
c) Possibilità (ovviamente alternativa al punto b) di denunciare il debito e di assumere una politica che consenta di sfidare il default senza andare in rovina ma anzi riprendendo salute (gli esempi Islanda e Argentina sono istruttivi ma molto diversi).
I tre progetti sono in fase di studio avanzato.
Quello del riacquisto del debito pubblico, frutto del lavoro dei nostri esperti in economia, è stato esposto dettagliatamente durante l'incontro ed è praticamente già disponibile per le forze politiche anche se sarà dettagliato e possibilmente reso proposta di legge nel prossimo trimestre.
Infine abbiamo stilato un calendario di massima sulle prossime iniziative incentrato su:
Conferenze internazionali in collaborazione con le Biblioteche di Roma.
Incontri nazionali sul tema “Combattere la crisi” con argomentazione delle soluzioni proposte.
In quanto alla campagna abbonamenti, diffusione, e alla campagna arruolamenti per la partecipazione alla rivista, sono argomenti insiti nella parte organizzativa cui abbiamo accennato in apertura, subordinati in ogni caso alle urgenze del circuito “Combattere la crisi”.
Per ogni approfondimento contattare redazione@centristudipolaris.org
o contattarci su Facebook.
Io penso che l'Italia non possa solo legarsi alla Germania, cosa che sembra che oggi stia facendo.
Oggi, Roma sembra una succursale di Berlino.
L'Italia è anche un "ponte" tra l'Europa anglosassone ed il Mediterraneo, ove il Regno Unito ha degli interessi particolari.
Basti pensare a Malta e Cipro, che sono isole che fanno parte del Commonwealth.
Inoltre, molti italiani sono presenti negli Stati del Commonwealth, come il Canada, l'Australia e lo stesso Regno Unito.
Quindi, deve interloquire di più con il Regno Unito ed il Commonwealth e slegarsi dalla Germania.
Inoltre, l'Italia ha rapporti ottimi con lo Stato di Israele e può bilanciare l'"anti-israelismo" che si sta facendo strada in Europa.
Solo così, l'Italia potrà prendere credibilità ed avere una maggiore forza nel mercato. Basti pensare al fatto che anche l'India, Paese che oggi sta emergendo, faccia parte del Commonwealth.
Cordiali saluti.
LA MANOVRA? POTREBBE ESSERE UN'ARMA A DOPPIO TAGLIO!
Cari amici ed amiche.
Oggi, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è qui a Mantova.
Gli auguro di farsi un bel giro nella città, visitando Palazzo Ducale, la cattedrale di San Pietro, la Rotonda di San Lorenzo, la Sinagoga Norsa-Torrazzo, la basilica di Sant'Andrea e Palazzo Te.
Però, vorrei invitarlo anche parlare con la gente e con i piccoli e medi imprenditori che fanno fatica.
Ora, la manovra che questo governo sta per fare approvare rischia di creare molti problemi.
Per potere "ridistribuire" le risorse, bisogna produrre ricchezza.
Ora, questa manovra rischia di stroncare la produzione di ricchezza.
Ad esempio, con l'aumento dei redditi catastali del 60%, si rischia di tartassare le famiglie, che in gran parte possiedono le proprie case, e che, magari, hanno proprio dei mutui.
In pratica, 100 mq per una famiglia con tre figli potrebbero diventare un lusso. Questo è stato scritto su Facebook anche dall'onorevole Maurizio Lupi.
Inoltre, una situazione del genere potrebbe fare aumentare gli affitti, anche quelli delle case popolari.
Tenete conto anche del fatto che gli immobili non sono solamente le case ma anche i terreni e gli edifici adibiti ad altro uso, come le sedi delle aziende.
Ciò potrebbe diventare un freno per l'economia.
Inoltre, tornando al discorso delle case, i turisti che hanno le seconde case nei rinomati luoghi di villeggiatura italiani rischia di non trovare più conveniente investire qui in Italia.
Lo stesso vale per quegli stranieri che hanno attività qui in Italia.
Cito (come esempi) i grandi ristoratori piuttosto che gli imprenditori del settore della moda.
Questa manovra di Monti rischia di scoraggiare gli investimenti.
Se non si investe non ci può essere crescita.
Monti avrebbe dovuto puntare sul rigore e nel contempo fare delle vere liberalizzazioni.
Ad esempio, avrebbe dovuto fare dei provvedimenti ridurre la burocrazia per chi vuole fare impresa.
Avrebbe dovuto colpire tutte le forme di evasione fiscale (come il lavoro nero) e togliere certe agevolazioni fiscali, come quelle alle cooperative.
Inoltre, avrebbe dovuto favorire l'occupazione dei giovani. La disoccupazione giovanile è una brutta piaga.
Pensate, il 30 % dei giovani sotto i trent'anni è disoccupato. Se poi aggiungiamo quelli compresi tra i 30 ed i 35 anni, la percentuale aumenta. Conosco bene la situazione, essendo anch'io disoccupato.
Invece, ha puntato solo sulle tasse.
Così rischia solo di creare povertà!
Il ministro del Welfare, Elsa Fornero, si è messa a piangere quando ha parlato dei provvedimenti.
Se si è messa a piangere lei, noi dovremmo strapparci i capelli.
Leggete su "Italia chiama Italia" l'articolo che ho scritto ieri e che è intitolato "Manovra Monti, Arma a doppio taglio?" .
Certamente, Monti ha fatto anche qualcosa di buono.
Infatti, ha tagliato i contributi all'editoria.
Però, ciò non basta a portare la crescita, cosa che al nostro Paese serve.
Cordiali saluti.
lunedì 5 dicembre 2011
L'ORDINE TEUTONICO ED IL NAZIONALISMO TEDESCO
Cari amici ed amiche.
Facciamo un "salto indietro nel tempo". Siamo nel 1128, a Gerusalemme. Ivi viene fondato un ospedale tedesco per l'assistenza dei pellegrini. Pochi decenni dopo, Papa Celestino II consegna l'iniziativa al Gran Maestro dei Cavalieri Ospedalieri di San Giovanni, precisando che il priore ed i frati dovranno essere di lingua tedesca.
Ora, "torniamo nel 2011" e cerchiamo di capire cosa accadde in quell'anno a Gerusalemme.
La cosa fu molto semplice, nacque l'Ordo Fratrum Domus Hospitalis Sanctae Mariae Teutonicorum in Jerusalem o Orden der Brüder vom Deutschen Haus St. Mariens in Jerusalem, meglio conosciuto come Ordine Teutonico.Insieme a quello dei Templari e degli Ospitalieri di San Giovanni, l'Ordine Teutonico fu protagonista nelle Crociate.
Il suo stemma, la croce nera su campo bianco, si fece ricordare ben presto.
Nel 1190, dopo che Gerusalemme venne presa dai musulmani, venne fatto un altro ospedale tedesco a San Giovanni d'Acri.Due anni dopo, Papa Celestino III confermò la confraternita tedesca che nel 1198 divenne un vero e proprio ordine cavalleresco.
Esso si rifaceva alle dottrine mistiche di San Bernardo di Chiaravalle, come l'Ordine dei Cavalieri Templari e, come i cavalieri templari e quelli dell'Ordine di San Giovanni, i suoi pronunciavano i tre voti monastici, povertà, castità ed obbedienza.
Tuttavia, l'Ordine Teutonico ebbe due cose che lo distinguevano dall'Ordine dei Templari e da quello degli Ospitalieri.
La prima fu la connotazione nazionale dei suoi affiliati.L'Ordine degli Ospitalieri e quello dei Templari avevano un carattere sovranazionale ed i loro affiliati erano francesi, italiani, tedeschi, inglesi e di altra nazionalità.
L'Ordine Teutonico, invece, aveva un carattere nazionale a dominante tedesca.La seconda cosa che differenziò l'Ordine Teutonico dagli altri due fu l'autoritarismo interno.
I cavalieri teutonici dovevano al loro Gran Maestro una cieca obbedienza, come se fosse un monarca assoluto.Negli altri due ordini, invece, l'autoritarismo fu meno marcato.
Vedendo che la Crociate stavano fallendo, però, i cavalieri teutonici iniziarono ad avere mire vero l'Europa settentrionale e orientale.Nel 1211, il re d'Ungheria Andrea II, il padre di Santa Elisabetta, futura patrona dell'Ordine, fece appello ai cavalieri teutonici per difendersi da alcune popolazioni barbare e pagane, i Cumani.
Tra l'altro, la futura Santa Elisabetta fu sposata all'elettore di Turingia, un amico di Herman von Salza, Gran Maestro dell'Ordine.
Von Salza fu protagonista nei rapporti tra l'imperatore Federico II di Svevia ed il Papa.L'imperatore ed il Gran Maestro teutonico si incontrarono durante il Concilio che indisse la Crociata contro i catari (1209).Nel 1221, Papa Onorio II pose l'ordine su un piano di eguaglianza con i Templari e gli Ospitalieri.
Nel 1226, il duca Corrado di Masovia venne sconfitto dai Prussiani, una popolazione slava e pagana.
Egli chiamò in suo aiuto i cavalieri teutonici.
Intanto, a Rimini, venne emessa una "Bolla d'Oro" che concesse ai cavalieri teutonici la sovranità sui territori da essi conquistati.
Nel 123o, i cavalieri entrarono in Prussia e nell'anno successivo fondarono la città di Torun.
Nel 1232 fondarono Kulm, che divenne una commenda e nel 1233 fondarono la città di Marienwerder.
L'ordine si espanse ad est e nord.
I cavalieri fondarono città e chiese, come quelle di Gotland, in Svezia, e di Sibiu, in Romania, e pare anche la cattedrale di Cracovia.
Nel 1239, l'imperatore Federico II fu scomunicato e morì il Gran Maestro von Salza.
Il Sacro Romano Impero divenne un impero tedesco e non più universale (con la "Bolla d'Oro" del 1356).
Anche l'ordine assunse sempre più il suo carattere tedesco e dietro lo scopo di evangelizzazione dei popoli d'oriente e del nord Europa, ci fu la volontà di conquista.
Intanto, nel 1242, l'esercito teutonico fu sconfitto presso il lago Peipus dal principe russo Aleksandr Nevskij ma nel 1257 fu fondata la città di Königsberg.
Nel 1284 venne resa necessaria un'autorizzazione speciale per l'ingresso dei plebei nell'ordine.
Nel 1309, la sede dell'ordine divenne Marienburg.
Nel 1381, grazie ad un matrimonio tra l'erede di Polonia Edvige ed i granduca di Lituania, uno Jagellone, si unirono i due Paesi ed i Lituani furono convertiti.
Nel 1410, l'esercito teutonico fu sconfitto a Tannenberg ed un anno dopo ci fu il primo trattato di Torun che tolse ai cavalieri la Samogizia.
Cinquantacinque anni dopo, ci fu il secondo trattato di Torun. L'Ordine Teutonico conservò solo la Livonia e la Prussia Orientale.
Un anno dopo la sede dell'ordin passò a Königsberg.
Si formò il primo embrione dello Stato prussiano che nacque di fatto nel 1525.
In seguito ad una sua richiesta di consulenza a Martin Luther per riformare l'ordine, il trentaseiesimo Gran Maestro, Alberto di Brandeburgo, ricevette dall'ex monaco tedesco il seguente consiglio: " Lasciate perdere la falsa castità e prendete moglie" .
Nel 1525, Alberto abiurò il cattolicesimo e si convertì al luteranesimo e la riforma si diffuse in Prussia, grazie all'influenza del vescovo Georg von Polenz, che si convertì al protestantesimo ed emanò delle leggi sul clero prussiano.
E così, i territori prussiani dell'ordine furono secolarizzati e si trasformarono nel Ducato di Prussia.L'ordine, quindi, perse la Prussia ed i cavalieri teutonici rimasti cattolici trasferirono la sede a Marienthal e nominarono un nuovo Gran Maestro.
E così, mentre lo Stato prussiano cresceva, per l'ordine era inesorabile il declino.
Esso passò sotto la protezione degli Asburgo, dinastia imperiale d'Austria.Nel 1809, Napoleone Bonaparte abolì l'ordine che fu ripristinato nel 1923 e riconvertito da Papa Pio XI in comunità religiosa (1929).Nel 1938, con l'Anscluss operata da Hitler, l'ordine fu soppresso.
Solo nel 1947, esso fu ripristinato come associazione benefica.
Il mito dell'Ordine Teutonico rimase ben vivo.
Esso rappresentò il nazionalismo tedesco, tanto che sia il Regno di Prussia (con Federico Guglielmo III) e sia il III Reich di Adolf Hitler usarono il mito di tale ordine per conquistare l'Europa e annientare gli altri.
Il mito di un ordine nato con il nobile scopo cristiano si prestò anche ai più efferati delitti e alle peggiori ambizioni.Forse, ancora oggi è rimasta in una certa mentalità tedesca la volontà di influire sulle nazioni che stanno intorno alla Germania.
L'elemento nazionalista accomuna i cavalieri teutonici agli attuali tedeschi.
Dai cavalieri teutonici all'attuale Germania, passando per Alberto di Brandeburgo, Federico il Grande, Federico Guglielmo III e, purtroppo, Hitler, ci fu un minimo comune denominatore, la volontà di una nazione di avere peso sugli altri e, a volte, di prevaricarli.
Questo non va bene.Tra l'altro, in tutta questa vicenda c'è una curiosità.
Il nome della città di Königsberg significa "Monte del re".In Sicilia, nella zona della Provincia di Messina, esiste il Comune di Montagnareale , non lontano da Patti .
Sarà forse un caso?
Del resto, l'Imperatore Federico II di Svevia (che coni cavalieri dell'Ordine Teutonico ebbe a che fare) fu in Sicilia.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.