Presentazione

Presentazione
Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

sabato 16 luglio 2011

GLI EBREI, I TEMPLARI E LA MASSONERIA



Cari amici ed amiche.

Guardate il video qui sopra (che ho preso da Youtube) e quelli che ci sono qui sotto, seguendo questi link che sono qui elencati:
  1. http://www.youtube.com/watch?v=dUfReZWRn5w&feature=player_detailpage.
  2. http://www.youtube.com/watch?v=ckIM4cVvG3k&feature=player_detailpage.
In questo articolo voglio parlare di un intreccio tra gli ebrei, i cavalieri dell'Ordine Templare e la massoneria.
Ora, io voglio parlare di ciò con razionalità e cercando di spiegare le cose con fonti certe.
Com'è noto molte l'Ordine dei Templari venne fondato da Hugues de Payns nel 1099 e fu soppresso nel 1312 da Papa Clemente V, per volere del re di Francia Filippo IV detto "il Bello".
Coloro che militavano in quest'ordine erano a tutti gli effetti dei monaci-cavalieri. Nelle Crociate ebbero un ruolo determinante, sia dal punto di vista militare, che da quello culturale e religioso.
Il nome del loro ordine era legato al Tempio di Gerusalemme, l'edificio voluto a da re Salomone. Tra l'altro, si dice che le origini di Hugues de Payns non fossero francesi ma italiane.
Infatti, pare che il nome Payns derivi da Pagani, il nome di un comune della provincia di Salerno. Qualora dovessi andare in Sicilia, mi fermerei volentieri nela zona di Nocera-Pagani, un'antica civita, per sapere di più della questione. Tra l'altro, l'Autostrada A30 Caserta-Salerno passa di lì ed io la percorro quando vado in Sicilia.
Ora, entriamo nel vivo dell'argomento, incominciando con questa domanda.
I cavalieri templari avevano rapporti con gli ebrei e, se sì, quali erano?
Effettivamente, tra ebrei e templari vi erano legami. Già il fatto che essi si riconducessero al tempio di re Salomone la dice lunga.
Tra l'altro, basta vedere bene la pianta di alcune chiese da loro costruite, come la Temple Church di Londra, che è visibile nel video qui sopra e che è citata nel discutibile romanzo di Dan Brown "Il codice da Vinci" .
Infatti, osservando attentamente la pianta della chiesa ed unendo tutti i punti delle colonne scopriamo che da essa si ricava una stella a sei punte, la Stella di Davide o Sigillo di re Salomone.
Qui a casa mia ho un libro che parla di queste cose. Questo libro è intitolato "Europa misteriosa" ed è della "Selezione Reader's Digest".
In questo libro si parla anche della Temple Church.
Ora, vi sono altre chiese che hanno una situazione analoga.
Un esempio è la cappella di Tomar, in Portogallo, anch'essa legata ai Templari.
Anche qui in Italia vi sono delle chiese che furono fatte con lo stesso clichet.
Una di queste è qui a Mantova ed è la Rotonda di San Lorenzo.
Di questa chiesa parlai in precedenti articoli, come quello intitolato "Perché fu soppressa la Rotonda di San Lorenzo?".
Questa chiesa potrebbe essere una prova della presenza dei Templari a Mantova.
Ora, sicuramente, i cavalieri templari ebbero rapporti con gli ebrei.
Proprio perché ebbero avuto rapporti con gli ebrei e forse, attraverso le chiese che loro fecero costruire, avrebbero voluto fare capire il fatto che tra Ebraismo e Cristianesimo vi sia una continuità. Non si tratta di un'eresia giudaizzante, ossia il volere mischiare le due religioni, ma semplicemente della presa di coscienza del fatto che tra Ebraismo e Cristianesimo vi sia un "fil rouge", una continuità tra le due religioni abramitiche.
In questo non c'è nulla di eretico.
Certo, tra gli ebrei e noi cristiani ci sono delle differenze ma ci sono anche molte cose in comune.
Noi cristiani, riconosciamo Abramo, Isacco, Giacobbe (Israele), Mosè ed i profeti ebrei come nostri.
Riconosciamo re Davide come Santo.
Da un punto di vista umano, Gesù, il Figlio di Dio, era un ebreo ed erano ebrei la Vergine Maria, San Giuseppe e gli apostoli.
Tre dei quattro evangelisti erano ebrei.
San Paolo era un ebreo. Le tre lingue storiche della Chiesa sono l'ebraico, il greco ed il latino.
Non c'è nulla di eretico nel riconoscere ciò.
Forse, i Templari potrebbero essere stato tra i "precursori" del Concilio Vaticano II.
Inoltre, vi è anche un'altra chiesa che può indicare questa tendenza dei cavalieri Templari, la Rosslyn Chapel.
Questa chiesa si trova in Scozia, non lontano da Edimburgo, e fu costruita nel 1446 (anche se secondo alcuni pare che fosse stata realizzata dieci anni dopo).
Questa chiesa (che una volta era cattolica ed oggi è anglicana) fu costruita da William Saint Clair (o Sinclair).
Questo edificio ha una storia particolare. Il luogo in cui fu costruito fu prima un luogo sacro per il druidismo. Pare che la famiglia dei Saint Clair fosse stata legata a quella di Hugues de Payns, il fondatore dei Cavalieri Templari.
La particolarità di questa chiesa sta proprio nei particolari architettonici.
Scusatemi il gioco di parole ma è così.
Secondo alcuni, la pianta si rifà a quella del Tempio di re Salomone.
Dove c'è l'altare, vi sono due colonne particolari, la Colonna dell'Apprendista e quella del Maestro.
Pare che queste due colonne fossero state presenti nel Tempio e fossero portanti.
Tra l'altro, intorno alla Colonna dell'Apprendista vi è una storia triste di un giovane apprendista che fu ucciso dal suo maestro perché riuscì a fare la colonna che Saint Clair commissionò.
L'invidia è brutta. Pare che la raffigurazione della Colonna dell'Apprendista si rifaccia all'Yggdrasill, l'albero della mitologia norrena, che però fu influenzata dal Cristianesimo
Ora, entriamo nella storia.
Pare che Saint Clair fosse stato un Templare. Infatti, anche dopo la soppressione dell'ordine e l'uccisione dell'ultimo gran maestro Jacques de Molay (1314), pare che alcuni cavalieri fossero sopravvissuti.
Pare che alcuni di loro avessero trovato riparo in Scozia. Quel regno, infatti, ebbe dei problemi con il Papato. Re Roberto I era stato scomunicato ed i rapporti con la Chiesa cattolica dell'epoca non erano buoni. Quindi, alcuni cavalieri templari videro nella Scozia un riparo.
Ora, vi è un'altra considerazione da fare e qui entra in gioco la massoneria.
La massoneria nacque tra le gilde che costruivano le chiese e le cattedrali medioevali.
Infatti, queste corporazioni ricorrevano a riti iniziatici per fare sì che le conoscenze che i loro membri avevano non andassero all'esterno e non finissero in mano alla concorrenza.
Molte di queste gilde erano legate ai Templari. Prendiamo, per esempio, la Compagnia di padre Soubise, che lavorò nella costruzione della cattedrale di Chartres.
Solo in seguito, la massoneria assunse le connotazioni attuali. In origine, però, fu cristiana.
In tale senso, vi invito a leggere questa mia poesia.
Essa è introdotta da alcuni versi di un poema massonico inglese del XIV secolo intitolato "The Regius Poem" .
Ecco la mia poesia:

"LI MASTRI D'A CATTIDRALI

"And loke thou be wyse & felle,
And therto also that thow gouerne the welle."

Comu divotu unu sazerdoti,
accussi anticu fici nta cattidrali,
accussì 'n Diu pì chiddu chì poti...lu mastru...
com'unu scrivanu...chì Palora scrivìu cuntru lu mali...
accussì carta et cartapecora fici di li petri...
pì chidda Sancta Palora...cù lu misteru..
pì Cristu nostru Signuri...et pì lu so' Sirvizziu...
chì oghje cchiù ùn eni...et li so' figghi ficiru Iddu furasteru.".

In quel poema sono illustrati i voti religiosi dei massoni. La massoneria assunse in seguito le caratteristiche di società segreta in cui confluirono vari pensatori. Alcune logge (come quelle francesi) furono aperte anche agli atei ed ebbero funzioni anticattoliche. In origine, però, la massoneria era legata alla Chiesa e alla religione. La massoneria ebbe anche un Santo, San Giovanni Evangelista.
Ora, alcune obbiedienze affermano di essere discendenti dai Templari e nelle loro iniziazioni adottarono riti riconducibili a quell'ordine cavalleresco. Ci furono tentativi di riportare la massoneria sui suoi binari iniziali. Un esempio di tali tendenze fu un certo cavaliere Andrew Michael Ramsay, che citai nell'articolo intitolato "I due sud e la massoneria".
In realtà, fu troppo tardi. La massoneria prese ben altra piega. Ora, secondo gli studi della dottoressa Brabara Frale, i Cavalieri Templari non furono eretici. Infatti, gli studi fatti dalla dottoressa negli Archivi vaticani, hanno portato alla tesi che dice che questi monaci-cavalieri non furono eretici e che forse la loro fine fu di fatto un "delitto politico". Se ciò dovesse essere vero vi sarebbe la smentita della tesi che dice che la massoneria discendesse dai Cavalieri Templari, tenendo conto del fatto che molte logge avessero avuto (o hanno tuttora) connotazioni non proprio conformi al cattolicesimo. La storia è comunque interessante. Ora, termino con qualche altra mia poesia che è nel tema.
Cordiali saluti e buona lettura.

LETTERA DE L’ULTIMO TEMPLARE


Caru me’ amicu. Rosslyn. Anno Domini MCDXL, Die XXI, Mensis Septembris.


Bona a fare...sì ntâ Razia et pia et nunda ntâ pavura,

chì d’Adamo lo figghiu abbia...co’lo so’ zitellu,

com’a pruvà, di mio epistola questa, la lectura,

per veritati avè...come per onne so’ fratellu,

de lo me Ordo ntâ Città di Diu, Ierusalem chì hè,

de lo Tempio cunnosce et di Filippu...lo malo rè!


In amà divoto ntâ Ghjesgia Romana...

chì sò eiu ntâ Rubra Cruci...di prece omo et di guerra...

a vegghiare...chì méco l’altri ntâ buriana...

Maria ntô Paradisu Matri et su la Terra...

abbia...come nostri li piccati Diu a pirdunari...et lo Papa...

in Chinon...chì sì fici et per quellu...

a te ora ora...chì di bono ficimu...eiu conto...o fratellu!


Induve sò eiu...induve a lo figghiu...da lo patri...

come nostru lo mondo...vechja, ibi in Rosslyn, cunniscenza move,

chì in scrive Daemonologie sarà et Basilikon Doron...contra la Matri...

pure...lo Mali si avissi mirato et contra Ghjesù l’heresia...

a vena lo rè...questa ghjesgia...coll’ardor...in terra a jittari...

ùn avarìa avutu...com’ onne so’ petra ntô mari?


Sò sicuru...si chì fussi sì...ruina sarìa et focu...ellu...

come castiu porterebbe, forse ntô celu le rose levando...

et l’astri et l’aloe, co’lo so’ cantu...

com’eiu dicu...chì ntâ cucurbita...co’la xhiamma un umore,

d’altri nunda l’arte...per discernere avarìate...sanza scantu...

si ùn fussimu noi...per la cura et induve Santu Rimiggiu...

fubbe...beltà et in Milano per la Nostra Signura...paraggiu...

in Tyndaris et in Loreto ntâ so’ Casa et in Grazie ùn fareste!


A dì...ultima una cosa...a te caru ntâ mio voluntati...

chì peggiu pòle in palora fare...et feli questa politica...

ma mio ntâ bucca et di cor hè questa...la veritati...

chì sò eiu di Cristu et ùn sò di Babilonia et né di Sodoma!


Si contra dì questu move l’omo...per so’ balocchi...

o per lo mali portar et lordo me fare...invero...

sì ntê dinocchia a tummari chì sìanu so’ l’occhi!

Salutu! Per la to’ famigghia et to’ vulgo...sanità...o fratellu!


Di Diu surdatu et to’ amicu...ultimo.

ANTONIO GABRIELE FUCLONE

RONCOFERRARO (MANTOVA)


YGGDRASILL


Ask veitk standa,

heitir Yggdrasill

hár baðmr, ausinn

hvíta auri;

þaðan koma döggvar

þærs í dala falla;

stendr æ of grænn

Urðar brunni.”


Di Verace Viritati! Sì...de la Viritati...de li Germani...li populi,

de li Santi Augustinu et Davide...nanzu ntô tiempu...et di Bunifaziu...

et di Teodolinda et Carulu Magnu...et de lu burgravio...ntî sèculi...

comu di vena pria in Roma...comu ntô Laziu,

si di Diu cunniscenza pur ùn ebbenu...pòtini un pocu vede?


Com’ ebbimu noi, d’ Israel et di Cristu, l’ Eden et l’ arburu...

sì elli, Yggdrasill chjamatu, un frassinu...et egual lu nummuru,

lu tre...co’ la manna, comu ntî nove mondi...su li rami, ebbenu,

chì funu Álfheimr, Svartálfaheimr, Ásaheimr, Vanaheimr,

Miðgarðr, de lu fiogu...Múspellsheimr et Jötunheimr...

et...induve fù eternu lu ghjacciu...Niflheimr...co’ lu mmernu...

et a lu bughju in taliari...comu fù puru Hel, l’Ade o lu Sheol...

dettu puru...pè vuci di Danti...comu ntâ Bibbia...lu Nfernu!


Puru vi funu li sarpi et di quelli Níðhöggr, lu maggiuri,

chì fù forse...Satan, Belfagor, Belial...lu diavule, lu tintaturi,

et l’ aquila bona et lu falcu...cuntru quellu...

suttu quest’ arburu...et supra...comu le tre fonti...

di Mimir, pè la sapientia, et, co’ le norne, di Urðr, pè vive fà quellu,

et di Hvergelmir...chì fici lu Danubbiu, lu Po, lu Nilu et lu Fitalia,

comu lu Gange, lu Mississippi, lu Paraná et, intra Bastia et Corti,

lu Tavignanu...comu lu Giurdanu...pè fora tene la Morti!


Et tre...comu lu Patri, lu Figghiu et lu Spiritu Santu...

le ràdiche, una pè l’òmini...o ntô crede...pè d’ elli dei, li numi,

una pè li giganti et una pè lu Niflheimr...induve friddu fù tantu,

funu...com’ Asgarðr...pè elli lu Paradisu...et Regnu di Lumi!


Ah...quella ghjente...comu lu celu in taliari...una Stedda...

pè Quella fù...in cercà...ma ntâ negghia...ammucciuni...

chì Diu fù Quella...et questu dissi...forse ntâ puetica Edda...

et Odino et Loki...et Fulla et Sága…ci mittìu...tandu...

ma tantu Ellu, Quellu Veru, ci dissi...

com’ a lu cantu de lu jaddu d’oru et a lu sonu di cornu...

chì a vena avarà...Ragnarök, l’ Apucalissi!


Pè Ulfila...si ùn truvau pur in Ellu...lu Bon Diu...

et pè li Santi...chì Ghjusti ci desiru li Palori,

pè elli, li Germani, òmini de lu nordu, Luci fù ntô Vattìu...

ché ntê so’ case nascìu Ghjesù Bambinu, Pani Novu et Novu Vinu,

pè lu Santu Caminu...cumpletà...et d’ elli cercà...lu Divinu!


Comu nostri...l’ Òmo, lu Liuni, lu Vitellu et l’Aquila...

chì puru nutrì Quelli...di Nostru Signuri...Manu et Bucca...

esse pòtini...Dáinn, Dvalinn, Duneyrr et DuraÞrór...

li quattru cervi...sì ntâ Luci...chì sempri abbaglia...

di quest’arburu...in manghjà...chì ficiru urtaglia?


ANTONIO GABRIELE FUCILONE

RONCOFERRARO (MANTOVA)






LA ZIZZANIA





Cari amici ed amiche.

Oggi inizia è la XVI domenica del tempo ordinario.
Nelle Messe di questa sera e di domani saranno letti i brani del libro della Sapienza (capitolo 12, versetti 13, 16-19) del Salmo 85 ((86), della lettera di San Paolo ai Romani (capitolo 6, versetti 27-27) e del Vangelo secondo Matteo (capitolo 3, versetti 24-43).
Proprio il brano del Vangelo è illustrato in questo video che ho preso da Youtube.
In questo brano, Gesù parla in parabole, per fare capire cosa sia il regno di Dio.
Tra queste parabole vi è quella famosa della zizzania in cui un uomo seminò un campo di grano e nella notte il nemico venne a seminare un'erba infestante, la zizzania. I servi dell'uomo videro che la zizzania cresceva insieme al buon grano. I servi del coltivatore gli dissero che avrebbero strappato la zizzania ma, temendo di rovinare il grano, l'uomo disse di aspettare la mietitura. In quel momento, la zizzaznia sarà raccolta e legata in fasci e bruciata mentre il grano sarà messo nel granaio.
Ora, Gesù diede la spiegazione di tale parabola. Il seminatore è Dio, il terreno è il mondo ed il buon grano rappresenta i figli di Dio, il bene.
Il nemico è diavolo e la zizzania rappresenta chi è con lui, il male.
Proprio sull'operato del diavolo bisogna focalizzare l'attenzione.
Il fatto che nella parabola il nemico agisca di notte non è una pura casualità.
La notte, infatti, è il momento di buio e di mancanza di luce. La notte è il momento in cui si è stanchi e ci si deve riposare. La notte è il momento della debolezza.
Il diavolo agisce sfruttando le debolezze umane.
Quando trova un pertugio nell'animo umano, il maligno agisce.
Qui bisogna fare attenzione. Il male non agisce creando situazioni estreme.
Il male agisce piano piano.
Ad esempio, il ragazzo che il sabato sera va in discoteca e sta fuori fino all'alba del giorno dopo, con ogni probabilità, non sarà in grado di andare a Messa. Questa cosa sembrerà di poco conto ma in realtà segna l'inizio dell'allontanamento di una persona da Dio.
Un altro esempio è l'individualismo. Nei vari ospedali vi sono gli aborti. Ora, di fronte ad una situazione simile non si può tacere, anche se la succitata situazione non riguarda noi.
L'aborto è contro il principio cristiano.
Molto spesso, ci si chiude e si dice "Penso a me stesso e me ne frego degli altri".
Magari vi sono certe situazioni di individualismo che possono sembrare di poco conto ma in realtà esse segnano un distacco dal prossimo e, di conseguenza, da Dio.
Il peccato più pericoloso è senz'altro la superbia, il peccato di Lucifero.
La superbia è la madre di tutti i peccati. Ad esempio, c'è chi dice di essere un buon cristiano perché non fa male a nessuno e legge la Bibbia e prega però non va in chiesa.
Questa è superbia bella e buona.
Non fare male a nessuno è buona cosa ed è importante.
Leggere la Bibbia e pregare sono cose commendevoli.
Però, non si può dire di essere buoni cristiani se non si va in Messa. La Messa è il segno tangibile della comunità cristiana perché dove vi sono due può persone riunite in nome di Gesù, lì c'è Gesù stesso.
Del resto anche nel Vecchio Testamento, precisamente nella Legge mosaica, vi è il comandamento che dice "Ricordati di santificare le feste".
Il male agisce sotto tante vesti.
Mi ricordo di un'omelia dell'ex-parroco di Roncoferraro (oggi di Moglia) don Alberto Ferrari.
In quest'omelia, don Alberto parlò di un giovane che andò a confessarsi.
Questi iniziò a dire i peccati ed, anziché consigliarlo ed ammonirlo, il confessore (che, ovviamente, non era don Alberto) gli disse: "Non è niente!".
Il ragazzo allora si inquietò e disse di avere commesso altri peccati.
Il confessore diede la stessa risposta.
Il ragazzo si inquietò ancora di più e disse di avere commesso ancora altri peccati.
Il confessore diede la stessa risposta.
Allora, sbigottito, il ragazzo guardò nel vano del confessionale in cui vi è il confessore e...non trovò nessuno!
Di sicuro, non fu Dio a parlare in quel confessionale.
Nessuno è immune al male, nemmeno noi cristiani e nemmeno gli uomini di Chiesa.
Qui entriamo nel discorso di questa mattina, nell'articolo intitolato "La Chiesa, il moralismo etico ed il laicismo".
Bisogna essere vigilanti e prevenire il male.
Alla fine dei tempi, ognuno dovrà rendere conto di quello che ha fatto e lì saranno separati il bene ed il male.
Il male finirà all'inferno (nella fornace) ed il bene avrà la gloria.
Il male porta rovina e alla rovina.
Noi cristiani abbiamo una buona "semenza", la parola e la fede in Dio.
Molto spesso, invidiamo gli altri che magari hanno tanti soldi, potere e macchine di lusso.
Per quanto possano essere utili ed importanti, queste cose, però, di fronte a valori più autentici non sono nulla.
Allora, cerchiamo di stare attenti.
Cordiali saluti e buona festa della Beata Vergine Maria del Carmelo.

venerdì 15 luglio 2011

LA CHIESA, IL MORALISMO ETICO ED IL LAICISMO







Cari amici ed amiche.

Vi invito a leggere questa nota scritta su Facebook dall'amica Annamaria Pacchiotti che ha preso un brano scritto sul giornale "Riscossa Cristana" (http://www.riscossacristiana.it) da Paolo Deotto.
Questa è la nota.


"UN PAESE IMMERSO NELLA FOLLIA - di Paolo Deotto - I° parte - Tratto da: www.riscossacristiana.it -
pubblicata da Anna Maria Pacchiotti il giorno mercoledì 13 luglio 2011 alle ore 20.08

APOLOGIA DEI MALVIVENTI DEL G8 DI GENOVA, ONORI E ATTENZIONI PER LE PILLOLE DI SAGGEZZA DI BEPPINO ENGLARO. L'ITALIA VA A TOCCHI.

di Paolo Deotto.

Martedì 12 luglio 2011.

Scorriamo le Agenzie.Tutto regolare, è un altro giorno in cui l'Italia vive un'altra giornata di ordinaria follìa, allegramente avviata su quella strada in discesa, in fondo alla quale c'è solo la distruzione intellettuale e morale di una Nazione.

ANSA: è la più importante Agenzìa di notizie. Quello che scrive l'ANSA è tenuto in un certo conto, è riportato in genere dai maggiori organi di stampa.

Ebbene: l'Agenzìa nazionale oggi "celebra" i fattacci di Genova, di dieci anni fa. Si sa, siamo il Paese delle celebrazioni, ma abbiamo una strabiliante tendenza a fare le celebrazioni a rovescio.

Dieci anni fa le bande di malviventi, con ottima organizzazione paramilitare, misero a ferro e fuoco la città di Genova,

in occasione del G8.

Certo, si potrà discutere all'infinito sugli errori tecnici commessi nella gestione dell'ordine publico, anche se Genova, per la sua stessa struttura urbana, è una città difficile da tenere sotto controllo.

Uno di questi malviventi si chiamava Carlo Giuliani e insieme ad altri del suo stesso stampo cercò di accoppare qualche carabiniere. Uno di questi carabinieri si difese con la pistola, e Carlo Giuliani morì. In tutto questo non c'è nulla di bello, la morte di un uomo è sempre una sciagura, ma si trattò di un caso classico, o di legittima difesa, o di uso legittimo delle armi. Punto e basta.

Ora, si può definire solo come vergognoso ciò che scrive l'ANSA, facendo una specie di elegìa in cui la morte del giovane Giuliani viene completamente estrapolata dal contesto, e in cui, oltretutto, si dice che fu questa morte a causare poi la violenza selvaggia che i genovesi ben ricordano.

E poi l'ANSA dà voce alla madre di Giuliani. Sia ben chiaro: una mamma che vede morire il figlio ha tutto il diritto di prender lucciole per lanterne, e di dire cose irreali.

Ma è una vergogna che le parole di questa povera donna vengano prese come vangelo, e usate come titolo del pezzo: "Mio figlio era sempre dalla parte dei giusti".

Dunque, i giusti devastano la città, cercano di ammazzare tutori dell'ordine? Ma vogliamo ridiscendere in terra e guardare la realtà delle cose? Si rendono conto, i signori dell'ANSA, che, a dieci anni di distanza, si vuole cristallizzare una menzogna che presenta i violenti come eroi e i tutori della legge come delinquenti?

E in più. si dice: "Il G8 di Genova fu come oggi la Val di Susa": Perfetto, ci sono tutti. Quindi anche i violenti della Val di Susa erano "dalla parte dei giusti". Non era sufficiente che lo dicesse quel buffone di Grillo.

Ripetiamo: una madre ha tutto il diritto di essere accecata dal dolore. Una agenzìa di notizie non ha il diritto di fare apologia di reato e di falso.

Tutto ciò si può definire in vari modi, dall'incoscienza alla follia.

Di sicuro, chi oggi legge l'ANSA ha la sensazione che a Genova una Polizìa brutale e sanguinaria abbia causato, con i suoi comportamenti omicidi, la furia della folla.

Questa non è più cronaca, è vergogna, è uno dei molti motivi per vergognarsi di questo Paese allo sbando, e di questa informazione FALSA E TENDENZIOSA.

....(segue...)".

Ora faccio delle mie considerazioni. Vorrei partire da una trasmissione che ho visto ieri sera su "Current" e che si chiama "The Vatican Insider-il denaro in nome di Dio". Uno spezzone della succitata trasmissione è stato messo qui sopra (a vostra disposizione) nel video che ho preso da Youtube. Io non condivido il tono anticlericale della succitata trasmissione. Certo, fenomeni di corruzione saranno presenti anche in ambito ecclesiale e, come tutti i fenomeni di corruzione, vanno condannati, purché vi siano prove certe. Va bene essere legalitari ma bisogna essere anche garantisti. Certo, i fenomeni di corruzione non aiutano la Chiesa, come non aiutano la politica, la magistratura, lo sport e l'imprenditoria. La corruzione è un fenomeno grave sia che colpisca gli ecclesiastici e sia che colpisca i giudici, i politici, gli sportivi, gli imprenditori e qualsiasi altro pezzo della nostra società. Però, non si può continuamente attaccare la Chiesa. Sembra quasi che vi sia una "crociata laicista". Voglio fare notare una cosa. Ci sono preti corrotti, preti pedofili e preti incapaci di fare il proprio mestiere ma ve ne sono altri che sono uomini santi ed impegnati in prima linea contro i vari mali come la povertà e l'illegalità e per la carità. Questi ultimi sono molti di più. Purtroppo, spesso e volentieri, il male fa più rumore. Vale il detto di Lao Tse che recita "Fa più rumore un albero piuttosto che cade che non una foresta cresce". Ci sono tanti preti che, ad esempio, aiutano i giovani. Come esempi concreti, ricordo con grande stima ed amicizia don Alberto Ferrari, ex-parroco di Roncoferraro ed oggi parroco di Moglia, che, proprio a Roncoferraro, fece fare l'oratorio per i giovani, o i frati dell'Ordine Passionista di San Gabriele dell'Addolorata (http://www.sangabriele.org) che impegnano molte energie per aiutare i giovani. Inoltre, va ricordato anche il Beato Giovanni Paolo II. Quindi, bisogna smetterla di attaccare la Chiesa in questo modo, anche perché, se si vuole essere coerenti nel volere "gettare il bambino con l'acqua sporca" , si dovrebbe fare un attacco analogo contro la magistratura, la politica, l'imprenditoria ed ogni altro settore della nostra società. Il moralismo puzza di ipocrisia perché spesso esso nasconde l'immoralità, se non l'amoralità. Vorrei anche fare un'altra considerazione, prendendo spunto da un commento fatto ad un mio post su Facebook da un ragazzo di nome Gianmattia Gherardi. Questo è il testo del commento:

"Come saprai ho i miei forti dubbi sull'esistenza di una divinità..ma soprattutto, tollero ben poco la chiesa attuale (e trovo assolutamente intollerabile la chiesa nei secoli passati).
Comunque, tu affermi: "Ora, questa mancanza del rispetto... verso il sacro è figlia della Rivoluzione francese".
Ti posso assicurare che la mia mancanza di rispetto verso il sacro (o meglio, verso la chiesa cattolica ed altre religioni) deriva da una serie di riflessioni che ho compiuto nel corso degli anni. Fai conto che alle elementari andavo pure dalle suore..
Fatto sta, che la chiesa attuale dovrebbe "aggiornarsi" (come già dissi in un altro post, la chiesa può servire ad insegnare il buonsenso e lo spirito di fratellanza ed amore verso gli altri esseri umani). Ci sono idee che continuano a sostenere che sono OBSOLETE. Ne tiro fuori una a caso, una delle più ovvie: il preservativo. Non puoi.. proibirne l'uso nel 2011.. caspita, è qualcosa di così.. assurdo.. e così ovvio.. se poi penso al papa che si reca in mezzo alle popolazioni devastate dall'aids e dalla fame.. vabbè.
A parte questo, trovo veramente incredibile che la chiesa (che dovrebbe essere umile?) possieda proprietà esenti da qualsiasi tassa sul suolo italiano. Senza considerare l'intero stato vaticano.. ricordo inoltre di un servizio in cui c'era un'ordine monastico (non ricordo quale) che, dopo esser entrati in possesso dell'appartamento di una vecchia, hanno proceduto con lo sfratto. Ma.... non sarebbe il loro obiettivo aiutare chi ne ha bisogno?
E non parlo dei preti pedofili, perchè..d'altronde, sono comunque esseri umani. La feccia la si può trovare ovunque, e trovo quindi assurdo condannare un'intera organizzazione a causa di ciò che hanno compiuto alcuni individui. Mi sembra giusto condannarla, casomai, quando questi individui vengono spostati anzichè allontanati e arrestati. Sono feccia? Hanno compiuto gesti orribili? Allora devono pagare, punto. Così come non è giusto condannare l'intera istituzione della chiesa per ciò che hanno fatto, non è giusto che rimangano impuniti. E nel momento stesso in cui la chiesa non permette l'arresto di queste persone, allora in questo caso diventa complice di ciò che è successo.
E cosa dire poi di certi personaggi che inveiscono contro gli atei o contro chi non la pensa come loro? Ma come, non dovrebbero basarsi su concetti di tolleranza, di perdono? Ne prendo uno a caso, DON LIVIO FANZAGA, che parla a Radio Maria. Ho sentito uscire dalla bocca di questo individuo frasi aberranti, consiglio di guardarsi due video su youtube. E in questo caso, vale lo stesso discorso che per i pedofili.
E per riprendere il discorso dell'"aggiornamento".. fate sposare sti poveri preti! Sono convinto che molti preti possano tenere fede al loro voto di castità ma... mi chiedo quanti altri rispettino questo voto. Sono esseri umani, come dicevo prima.. e un essere umano ha i suoi istinti, che NON mutano in base all'attività che si svolge.
Oh, e le messe.. ma caspita, andare in una chiesa per un'ora a sentire quelle menate.. ma chi ce lo fa fare? Rispetto molto di più una chiesa come si vede nei film americano, con cantanti gospel..che ti trascinano, che ti fan venire voglia di cantare, con entusiasmo. Quello SI' che sarebbe un modo per avvicinare anche i più giovani "miscredenti". Dopo tutto la musica.. è una delle cose che sappiamo fare meglio e che ci fanno provare più emozioni..ma se non con la musica, che almeno le messe divenissero più accattivanti.. ora come ora.. mi cadono le palle dalla noia ogni volta che entro in chiesa (e l'ho fatto recentemente, più volte, per farmi un po' un'idea..).. potrei parlare per altre ore, probabilmente, ma mi fermo qua va..
Mostra altro.".

All'amico vorrei rispondere dicendo che la Chiesa sta nel mondo ma non è del mondo.
Se, ad esempio, essa incominciasse a celebrare i matrimoni omosessuali, cosa che fa la Chiesa luterana svedese, non sarebbe diversa dal resto della società e non avrebbe più alcun credito. Rischierebbe di diventare un'associazione come i Circoli ARCI, i sindacati ed altre. La Chiesa è qualcosa di più di una semplice società. Inoltre, smettiamola di "fare le pulci" alla Chiesa, per il fatto che abbia proprietà esenti da tasse e che prenda l''8 *1000.
Infatti, la Chiesa attuale non ha rendite e deve pur mantenersi. La storia lo dice. Nel 1790, nella Francia rivoluzionaria, i terreni della Chiesa furono confiscati e molti ordini furono soppressi. Fu fatta la "Costituzione civile del clero" che trasformò la Chiesa francese in un corpo di stipendiati dallo Stato che la controllava. In pratica, lo Stato pagava i preti e questi dovevano giurargli fedeltà. Ora, l'attuale situazione è figlia della Rivoluzione francese. La Chiesa di oggi non ha più molti monasteri e quant'altro. L'otto per mille è volontario. In qualche modo la Chiesa dovrà pur mantenersi. Qualcuno cita l'estero come "esempio". In Germania, un cittadino è tenuto a certificare la propria religione e dovrà pagare il mantenimento dei luoghi di culto. Però, se questi abiura la propria fede, egli potrà non pagare più questa tassa. Io trovo che questa procedura sia un'"arma a doppio taglio" perché può favorire l'ateismo. Nel Regno Unito c'è libertà di culto ma c'è anche una religione di Stato, la Chiesa anglicana. La Corona britannica nomina i vescovi che devono essere approvati dal Parlamento. Secondo il termine legale inglese la Chiesa anglicana viene definita "Established Church". Chi mantiene quella Chiesa? La Chiesa anglicana in Gran Bretagna è mantenuta dallo Stato. Quindi, l'estero non può dare lezioni a noi. Tra l'altro, il Vaticano sta aiutando la Chiesa anglicana perché teme che quest'ultima si spacchi, a causa della questione dei preti gay e delle donne vescovo. Qui torniamo al discorso di prima. Infatti, uno scisma nella Chiesa anglicana può turbare pesantemente il mondo cristiano. Infatti, se ci sono altre divisioni tra cristiani, si rischia di avere un Cristianesimo più debole di fronte a certe culture anticristiane. Personalmente, trovo che questo sia positivo e smentisce la voce che parla di una Chiesa cattolica settaria e fondamentalista.
Voglio fare notare un'altra cosa. Come ho già detto, l'otto per mille è volontario ed ognuno può dare il proprio stipendio alla Chiesa cattolica, ad un'altra confessione religiosa (Chiesa valdese o comunità ebraica) o allo Stato. Va tenuto conto del fatto che il cattolicesimo sia la religione con più fedeli e quindi con più strutture da mantenere. Come ho detto, non essendoci più vari monasteri e quant'altro, la Chiesa non può mantenersi come prima. Tra l'altro, oggi ci sono dei problemi. Ad esempio, a Susano, una frazione del comune di Castel d'Ario, in provincia di Mantova (che è anche il paese natale di Tazio Nuvolari), manca la parrocchia. La chiesa (che fa parte di un convento soppresso) è sconsacrata ed i fedeli di Susano devono andare a Castel d'Ario o a Bigarello. Io non trovo giusto ciò e penso che, se proprio non si voglia riconsacrare la chiesa, sia giusto fare almeno una piccola cappella, ove i fedeli di Susano possano pregare e partecipare alla Messa. Pensate, ad esempio, ad un anziano che non può andare a Castel d'Ario o a Bigarello. Concludo, dicendo che credo che non si debba essere moralisti. Infatti, molti di questi moralisti che attaccano la Chiesa stanno zitti di fronte ad altre situazioni, come certi episodi di violenza perpetrati dai NO-Global, o si mostrano favorevoli a pratiche negative come l'eutanasia. In pratica si pubblicizza la "cultura della morte".
Questo non è positivo.
Cordiali saluti.

TERRITORIO MANTOVANO, ENERGIA E TUTELA DEL PRODOTTO LOCALE





Cari amici ed amiche.

Nel filmato che ho preso da Youtube mostra uno spezzone della trasmissione "Kitchen Nightmares UK" in cui vi è il noto chef Gordon Ramsay che visita un locale dello Yorkshire, il "Fenwick Arms". Il sito di questo pub del Regno Unito è http://www.fenwickarms.co.uk/. In quella puntata della trasmissione, Ramsay ha lanciato la "campagna del vero sugo inglese", "the real gravy". Uno dei punti di forza della politica aziendale di Ramsay è proprio la valorizzazione del prodotto locale.
Ora, non sono qui per fare pubblicità a Ramsay. Non ne ha bisogno perché ha dimostrato di essere un grande imprenditore.
Invece, voglio fare un discorso generale sulla tutela dei prodotti locali e sulla questione delle nuove esigenze, a cominciare dall'energia. Si sa, oggi si parla tanto di "fonti rinnovabili".
Ora, qui vi sono degli equilibri da rispettare.
Per esempio, qui nella provincia di Mantova vi è la questione dei "parchi solari" e delle centrali a biogas che spuntano come funghi.
Scrissi di ciò nell'articolo intitolato "Centrale a biogas di Castelletto Borgo, due parole".
La realizzazione di questa centrale a biogas ha sollevato molte preoccupazioni tra gli abitanti di Castelletto Borgo, una frazione in comune tra i comuni di Mantova e Roncoferraro.
Tra l'altro, so che quelli del Circolo della Libertà "Nuove Prospettive per Roncoferraro" hanno messo quel mio articolo sul loro blog. Questo mi fa piacere.
Confermo quanto scritto in quel mio articolo.
Una delle preoccupazioni degli abitanti di Castelletto Borgo (e di tutto il Mantovano) sta nel fatto che con l'aumento di queste centrali vengano tolti terreni all'agricoltura.
Questa preoccupazione fu espressa anche dall'amico Ettore Alessi, fondatore del succitato circolo, che spesso mi cita sul blog.
Il Mantovano è una terra di prodotti agroalimentari di eccellenza.
Un esempio?
Mantova è zona di produzione del Melone mantovano d.o.c, che ha il suo fulcro nella zona di Rodigo, dei pomodori, della vite per fare il vino "Lambrusco" (che in mantovano viene chiamato "Scagaron"), della barbabietola da zucchero, del riso "Vialone Nano" (che il suo fulcro nella zona di Castelbelforte, Bigarello, San Giorgio, Castel d'Ario, Roncoferraro, Villimpenta, Sustinente, Serravalle Po ed Ostiglia), della zucca e del mais, che viene usato sia per l'alimentazione umana che per quella degli animali.
Se togliamo terreni all'agricoltura molte di queste produzioni rischierebbero di scomparire.
Ora, è fuori dubbio il fatto che chi fa impianti fotovoltaici e centrali a biogas tolga terreni all'agricoltura.
Serve, quindi la ragione.
Se si fanno i "parchi solari" o le piantagioni di mais per le centrali a biogas, si rischia di togliere terreno all'agricoltura tradizionale, che è un vanto del Mantovano.
Quindi, qui vi è un rischio di una perdita economica e culturale.
Infatti, anche il cibo è cultura.
Bisogna trovare un compromesso.
Ad esempio, nella trasmissione "Superquark" di Piero Angela hanno fatto vedere che vi è la possibilità di ricavare bioetanolo dalla Phragmites australis e la Arundo donax, le note "canne dei fossi".
Ora, il Mantovano è ricco di simili piante.
Perché non ricavare il trinciato da una simile pianta, anziché ricavarlo dal mais?
Sarebbe anche una materia meno costosa.
Infatti, una pianta del genere non avrebbe bisogno di simili trattamenti per crescere.
Così, si potrà salvaguardare il nostro prodotto agralimentare.
Tra l'altro, la Arundo donax è particolarmente invasiva.
Quindi, il suo utilizzo permetterebbe una migliore manuntazione dei fossi mantovani.
Come ho già detto, noi dobbiamo salvare i nostri prodotti agroalimentari.
Le vere nemiche di essi non sono le coltivazioni OGM (cosa che qualche fanatico pseudo-ambientalista vuole fare credere) ma certe politiche sbagliate, come quelle che ci sono qui nel Mantovano.
Confermo anche il mio giudizio negativo sul discorso fatto dal sindaco di Roncoferraro, Candido Roveda, a Castelletto Borgo.
Cordiali saluti.







giovedì 14 luglio 2011

I FRUTTI DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE



Cari amici ed amiche.

Su Facebook, l'amico Andrea Casiere (dell'Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie) ha pubblicato questo brano di Vittorio Messori:

"Quattro falsificatori di moneta che se la diedero subito a gambe. Due pazzi pericolosi che, scambiati per «filosofi» e, dunque acclamati sulle prime come «vittime della repressione», furono rinchiusi, chiarito l'equivoco, in un manicomio. Un maniaco sessuale: un giovane depravato allievo del marchese de Sade, messo dietro le sbarre per richiesta della sua stessa famiglia.

Sette detenuti che sarebbe difficile definire «politici». Sette «perseguitati» assai improbabili. Eppure, è sulle loro miserevoli spalle che, da due secoli, grava il mito della presa della Bastiglia da parte del popolo parigino, con conseguente liberazione di prigionieri che sarebbero stati tragico simbolo dell'assolutismo monarchico. In realtà, i quattro falsari, i due matti e il depravato erano i soli ospiti della fortezza-prigione quando fu assalita, nella tarda mattinata del 14 luglio 1789.

La storiografia da manuale scolastico data ancora da quel giorno l'inizio del "mondo nuovo". A duecento anni di distanza un grandioso corteo, con rappresentanze di tutto il mondo, sfila a Parigi, per ricordare il giorno glorioso, davanti a François Mitterrand (che della "Grande Révolution" si considera figlio diretto e legittimo).

Sarà dunque bene vaccinarsi, una volta per tutte, con quei vigorosi antidoti alla retorica che sono ironia e senso critico, del tutto legittimi davanti al mix di ridicolo e di orrore che fu la vera «presa della Bastiglia».

Si sa che ogni rivoluzione ha bisogno vitale di un «mito di fondazione» che, di solito, viene identificato in una «presa»: la «presa della Bastiglia», ma anche la «presa» di Roma per il Risorgimento, la «presa del Palazzo d'inverno» per il regime marx-leninista in Russia.

Quanto alla Pietroburgo del 1917, chi un poco frequenti la storia sa bene che non ci fu alcuna «presa» e che la residenza della corte, abbandonata da mesi dallo Zar, fu occupata da un piccolo gruppo di bolscevichi praticamente senza colpo ferire. Realtà, naturalmente, ben diversa dai manifesti, dai film, dalle cronache magniloquenti dei successivi settant'anni.

Quanto a Roma nel settembre del 1870, è noto che, ai suoi meno che quindicimila uomini, Pio IX aveva dato l'ordine di «sottrarsi al contatto con l'invasore, concentrandosi nella capitale». Così il papa al suo comandante, generale Kanzler. Quando, a partire dal 18 settembre, Roma fu assediata, l'ordine pontificio fu: «Il minimo di resistenza, possibilmente senza alcuno spargimento di sangue, solo per significare al mondo che si cede alla violenza. Appena aperta la breccia, alzare bandiera bianca e inviare una delegazione per la resa». In effetti, in due giorni e due notti di "assedio" non fu sparata che qualche fucilata casuale, con due morti e qualche ferito. Aperta a Porta Pia la breccia, il 34° reggimento bersaglieri si arrampicò sulle macerie. Vi fu un solo morto, il maggiore Pagliari che era alla testa, per un colpo partito a un franco tiratore che aveva disobbedito agli ordini, mentre i battaglioni pontifici si concentravano, con le armi al piede, in piazza San Pietro. In dieci giorni di "guerra", i 60.000 soldati italiani di Raffaele Cadorna avevano perduto 32 uomini, morti per incidenti vari compresi: una percentuale di 0,5 caduti ogni mille soldati. Si sa che, in un qualunque week-end di oggi, i deceduti per incidenti stradali sono proporzionalmente assai di più.

La «presa» della Bastiglia, al ridicolo aggiunse anche la crudeltà che, purtroppo, in futuro avrebbe dato il suo frutto avvelenato. Ridicolo, il fatto che in quel «simbolo dell'oppressione» non ci fossero che prigionieri che elencavamo. Ma, ridicolo, anche il fatto che l'Assemblea Nazionale rivoluzionaria manifestasse il suo solenne sdegno, quando le furono mostrate «le orribili e sconosciute macchine da tortura» trovate all'interno della fortezza. Fu esibito quello che il relatore, Dussault, presentò come «un corsetto di ferro per stritolare le articolazioni». Nessuno osò dire che si trattava di un'armatura medievale conservata nel museo di armi antiche che proprio alla Bastiglia aveva sede. Si esibì anche «una macchina non meno infernale e distruttiva», ma così segreta che non si riuscì a spiegare in che modo torturasse. Saltò poi fuori che era una pressa sequestrata tre anni prima a un tipografo che stampava pubblicazioni oscene.

Si proposero allo sdegno del popolo anche «le ossa degli sventurati, giustiziati in segreto nelle celle». Pure qui, solo anni dopo qualcuno ebbe il coraggio di ricordare che gli scheletri erano quelli dei suicidi parigini che, non potendo essere sepolti in terra consacrata, erano deposti in un cortiletto interno della fortezza. Fu infine compilata una lista ufficiale dei "vincitori della Bastiglia": risultarono 954 nomi che, oltre a una pensione vitalizia, ricevettero il diritto di portare una divisa con l'insegna di una corona di gloria. Solo molto dopo un'inchiesta rigorosa stabilì che, poiché agli eroi era stato permesso di testimoniare l'uno per l'altro, senza alcun'altra prova, più della metà dei valorosi non aveva partecipato al fatto.

Il ridicolo, certo: ma anche l'orrore per il seme di sangue che fu deposto quel giorno e che dovrebbe rendere ancora più perplessi sull'opportunità delle celebrazioni. Il governatore della Bastiglia de Launay, invitati a pranzo i capi degli assalitori (e anche questo invito a mensa dà il clima dell'"epica giornata"...), aveva ricevuto da essi la parola d'onore che, arrendendosi senza difesa, avrebbe salvato la vita sua e degli "invalidi", i vecchi soldati ai suoi ordini. Fu, invece, massacrato a tradimento. Si chiese l'intervento di un garzone di macellaio (perché, dicono le fonti, «sapeva lavorare le carni») per staccarne la testa dal busto e portarla in processione infilzata su una picca. Altra macabra picca per la testa di Flesselles, sindaco di Parigi, che era sopraggiunto per invitare alla calma. Massacrati anche gli altri ufficiali della guarnigione, due invalidi impiccati alle sbarre delle celle; altri torturati in vari modi tra cui il taglio delle mani.

Così, proprio in quel 14 luglio dell'anno primo della Rivoluzione, si apriva la diga degli orrori inenarrabili che sarebbero seguiti. Fu il primo sangue dell'onda che avrebbe travolto la Francia e poi l'Europa. Al mondo d'oggi che non tralascia occasione per gridare la sua avversione a ogni violenza, per proclamare la necessità della pacifica tolleranza, c'è da chiedere se è davvero il caso di fare così solenne festa per l'anniversario dell'inizio di ciò che avrebbe portato al Terrore e al genocidio vandeano e poi all'Europa spopolata dal "fils de la Révolution" per eccellenza, il Bonaparte.".

Ora faccio qualche mia considerazione. Chi dice che la Rivoluzione francese fosse stata il punto più alto per l'umanità e che essa trasmise valori, come la democrazia, ha una visione alquanto limitata. Infatti, la democrazia è preesistente alla Rivoluzione francese. Pensiamo, ad esempio, alla Grecia antica, all'Inghilterra, che nel 1215 fece la Magna Charta Libertatum, o agli Stati Uniti d'America. Cosa portò, allora, la Rivoluzione francese? La Rivoluzione francese portò tante cose negative e di esse vi faccio un elenco:


  1. La volgarizzazione della politica. La politica dell'attuale Europa continentale è figlia della Rivoluzione francese. La Rivoluzione fece sì che il popolo partecipasse alla vita politica del proprio Paese. Questo fu senz'altro positivo. Tuttavia, essa generò anche un imbarbarimento della politica stessa. In questo senso, le democrazie che sono figlie della Rivoluzione francese sono diverse da quelle anglosassoni. Pur avendo avuto dei passaggi storici violenti (come la Rivoluzione inglese del 1649), le democrazie anglosassoni si formarono in un lasso di tempo molto lungo e graduale. Quindi, pur avendo tutti i canoni di una democrazia, il ceto politico anglosassone mantenne (e tuttora mantiene) quel carattere "aristocratico". Essa ha sì la partecipazione popolare ma nei codici è molto più vicino ad una vera e propria aristocrazia. Questo è positivo. Infatti, nella politica anglosassone non vi sono toni sguaiati e campagne d'odio così accese. Whigs e Tories sono avversari ma non nemici. Diverso è il discorso per le democrazie dell'Europa continentale (ed italiana in particolare). Qui la partecipazione del popolo fece sì non entrassero nella politica solo le "energie migliori" ma anche le tendenze più radicali. Il linguaggio della politica iniziò a scadere. Questo generò scontri violenti tra le fazioni. Ciascuna di esse puntò a prevalere sulle altre anche delegittimando il proprio avversario. Non c'è da sorprendersi se la politica italiana è così.
  2. Populismo. E' chiaro a tutti che la volgarizzazione della politica porti al populismo, ossia a quella concezione che punta a fare sì che il popolo venga visto come unico depositario del bene. Ciò è chiaramente sbagliato. Il popolo, infatti, è fatto di uomini e in ogni uomo vi sono il bene ed il male. Purtroppo, il populismo produsse anche ideologie che fecero crimini "in nome del popolo".
  3. Nazismo e comunismo. Ideologie come nazismo e comunismo sono legate a doppio filo con la Rivoluzione francese. Queste due ideologie sono le due facce della stessa medaglia. Provate a chiedervi perché, per esempio, in Paesi come l'Inghilterra e gli Stati Uniti d'America non sorsero regimi come quello nazista o quello comunista. E' chiaro, infatti, che con il bene l'uomo abbia anche il male. In talune situazioni (ad esempio le crisi) a vincere sia chi urla più forte. In un Paese in cui non è radicato il populismo vince chi "urla più forte", attraverso un processo violento, come la Rivoluzione russa, o elezioni, come il nazismo in Germania.
  4. Laicismo e relativismo. La Rivoluzione francese fu legata alle logge massoniche e a circoli antireligiosi. Ora, la massoneria dell'Europa continentale era (ed è) ben diversa da quella anglosassone. Mentre la massoneria inglese riproponeva (e tuttora ripropone) l'alleanza tra trono ed altare, quella francese e continentale puntava a sradicare la Chiesa. Infatti, lasciando la "serenità insulare" dell'ambiente britannico e passando nel continente, l'idea illuminista assunse toni caustici ed osceni. Per i vari Voltaire, Montesquieu ed altri, il dio del deismo (l'astratto Essere Supremo) doveva rimpiazzare il Dio cristiano. Inoltre, sotto il termine gradevole di "tolleranza" , si celava (e si cela tuttora) il relativismo, ossia la negazione delle verità assolute. E così, la religiosità tradizionale doveva essere calpestata perché retaggio e struttura portante dell'Ancien Régime. Ciò successe durante il periodo del Terrore (1793-1794) e durante l'epoca napoleonica. Di essa, abbiamo qui una testimonianza diretta. Nel video che ho preso da Youtube, viene mostrata la basilica di San Francesco del Prato, una chiesa che si trova a Parma. Questa chiesa fu importantissima perché legata direttamente al Santo di Assisi. Nel 1810, Napoleone la soppresse e la trasformò in un carcere. Questo fu un esempio di una religiosità che doveva essere calpesta. Tra l'altro, colgo l'occasione per rinnovare l'appello perche questa chiesa venga ristrutturata e riaperta al culto. Oggi, questo sentimento di ostilità verso la Chiesa è ancora ben vivo e presente, talvolta in certe manifestazioni, che, quantomeno, trovo che siano di pessimo gusto e non condivisbili, come il "Gay Pride", la "Giornata dello sbattezzo" o del "No Vat", o in modo più sottile. Un esempio è qui da me, a Roncoferraro, in provincia di Mantova. Qui, infatti, si sta costruendo un supermercato di fronte al cimitero. Ora, il cimitero è un luogo sacro. Ivi vi sono persone che pregano per i loro cari defunti. Un supermercato in quella zona è inopportuno. Chi è favorevole a tale opera rimprovera a coloro che la contestano il fatto che alcuni di questi ultimi non vadano in chiesa. Io rispondo dicendo che chi va in chiesa ed approva quest'opera non è meno incoerente. Ora, questa mancanza del rispetto verso il sacro è figlia della Rivoluzione francese.
La Rivoluzione francese non fu una rivoluzione fatta da ideali ma dal popolaccio, ossia la parte peggiore del popolo, quella rappresentata da arrampiacatori sociali e demagoghi. Io ho maggiore rispetto e devozione per un Santo anglicano che non per certi "idoli" del popolaccio italiano.
Cordiali saluti.

LAUREA E PROGRESSO, CON NOTA DI FILIPPO GIORGIANNI

Cari amici ed amiche.

Il Ministro dell'Istruzione e dell'Università, onorevole Mariastella Gelmini, ha proposto l'abolizione del valore legale dei titoli di studio.
Io sono favorevole a ciò e spiego anche il perché.
In Italia esiste un paradosso.
In tanti si laureano ma sono pochi quelli che studiano. Quindi, tante lauree sono solo pezzi di carta senza valore.
Eppure, questi pezzi di carta diventano un vincolo per la ricerca del lavoro e per l'accesso a taluni concorsi e quant'altro.
Ora, una situazione del genere sarebbe normale se alle lauree corrispondesse un buon livello di preparazione che sia ad esse proporzionato.
Molto spesso non è così.
Ci sono tanti laureati che non hanno un buon livello di preparazione.
Questo avviene perché la nostra università non è meritocratica.
Ora pongo una domanda.
Perché l'università non è meritocratica?
Il motivi è molto semplice.
L'università italiana si è sempre avvalsa di fondi pubblici. In molti casi, essa ha speso i soldi molto male, favorendo le "baronie", ossia quei professori molto influenti che si creano le "corti" di "discepoli", scelti spesso senza criteri meritocratici.
Le "baronie" sono retaggio del '68, quell'annus horribilis per tutta la gioventù.
Ora, il fatto che la pubblica istituzione abbia sempre elargito tanti fondi all'università è stato un male.
Infatti, l'uso fatto dalle "baronie" non è sempre stato positivo.
Questo determina la situazione. Vi sono tanti "dottori", "ingegneri" e "professori" che non sono formati e, quindi, sono degli incapaci. Ciò che è ancora rende più grave la situazione è il fatto che, oltre ad essere carenti di nozioni, questi laureati siano non abbiano giusti valori, come il rispetto verso gli altri e verso sé stessi e la cultura del merito. Ciò è colpa della politica ed in particolare dell'ideologia figlia del '68 che si è annidata nelle fila dei professori e degli studenti universitari.
I fautori di questa ideologia predicavano l'"eguaglianza" ma, di fatto, sradicarono la cultura del merito ed i valori tradizionali come il concetto di sacralità della vita e quello di inalienabilità della famiglia.
E' giusto che l'università torni, prima di tutto, a formare i ragazzi e non a "sfornare" lauree.
L'università deve formare i ragazzi sia sul piano culturale e sia su quello umano.
Ciò può avvenire solo con la regolare frequenza dei corsi e dei luoghi dell'università stessa, bar compreso. Qui, infatti, gli studenti possono socializzare. Anche la socializzazione aiuta a formare gli uomini del domani.
Questo non lo dico io come non lo dice nessun altro "pericoloso berlusconiano" o uomo di destra come me.
Lo sostiene un tale Philippe Daverio, uno che la pensa in modo diverso dal mio.
E allora, smettiamola di difendere l'indifendibile.
Ad esempio, facciamo sì che le università si reggano con fondi privati. Questo ridurrebbe il raggio d'azione dei baroni perché il privato vuole vedere i frutti e ciò che non porta frutti (e quindi profitto) viene eliminato.
Ora, qualcuno storcerà il naso di fronte a questa mia affermazione. Infatti, per certi "moralisti" questa logica è quasi "sacrilega".
Essi, i "moralisti" sono quelli che difendono a spada tratta l'attuale sistema vizioso e che vedono in ogni riforma il male.
I "moralisti" sono quelli che difendono questo sistema dei succitati "baroni" spesso foraggiati dai continui investimenti pubblici a pioggia e senza alcun controllo.
Questa non è buona università.
La buona università è quella che forma le persone sia sul piano culturale che umano.
La buona università è quella che non trasmette solo le nuove conoscenze ma anche quei valori radicati nell'uomo, come la lealtà, il rispetto verso gli altri e la cultura del merito.
Sono valori "antichi" ma sempre attuali.
In tale senso, voglio farvi leggere questa bellissima nota scritta dall'amico Filippo Giorgianni su Facebook.
Essa è tratta da un testo di Mortimer Adler, "God and modern man". Il vero progresso passa attraverso la conservazione di quei succitati valori che sono propri della nostra tradizione cristiana.
Ecco la nota e buona lettura:

"«Novità e progresso. Una passione per la novità sembra ossessionare molti nostri contemporanei, lasciandoli a una frenesia verso l’innovazione in tutte le cose e ad un amore per la novità fine a se stesso. Ma il progresso e la novità non sono la stessa cosa. Il nuovo come tale, come semplice nuovo, non è buono né cattivo, non è vero né falso, non è migliore o peggiore del vecchio. Il progresso, come ogni studente sa o dovrebbe sapere, non è il solo cambiamento, ma il cambiamento finalizzato al miglioramento, un cambiamento misurato da un’unità di misura che ci permetta di giudicare entrambi, vecchio e nuovo, e di compararne i meriti alla luce del medesimo sistema valoriale. Inoltre, il progresso è conservativo, perché è cumulativo, non sostitutivo. Esso non consiste semplicemente nel sostituire il vecchio con il nuovo. La sostituzione di una cosa con un’altra può lasciarci girare in modo circolare, senza avanzare né declinare. Per costituire un avanzamento genuino, il progresso deve conservare tutto ciò che di buono e vero vi sia nel vecchio e deve trasformarlo tramite l’addizione del nuovo, portando come risultato a un bene più grande o una verità più estesa. Stando così le cose, l’unico giudice legittimo, che possa dire quanto un cambiamento sia genuinamente un passo del progresso, è colui che sia adeguatamente e simpateticamente edotto delle conquiste del passato e che possa formulare e sostenere i criteri morali o intellettuali con i quali accertare se il nuovo sia un avanzamento nella bellezza o nella verità. Se uno è ignorante del passato, così come lo sono molti tra i nostri contemporanei (anche coloro che si reputano uomini e donne istruiti), egli è presumibile consideri novità qualcosa che in realtà non lo è affatto. E, se non avrà chiari i criteri con cui valutare i cambiamenti che prendono piede, non potrà sostenere il giudizio col quale riconoscere se la novità, persino ove questa impedisca una genuina novità, sia realmente un avanzamento. Qui noi vediamo come esista un paradosso: cioè, la maggior parte dei nostri contemporanei, che applaudono alle novità, difettano concettualmente o ricusano i molti criteri a cui dovrebbero appellarsi in genere per affermare che le novità, a cui applaudono, costituiscono il genuino progresso. Lasciatemi dire incidentalmente che io sono per il progresso nelle questioni umane e che penso il progresso sia stato prodotto non solo nella tecnologia e nella scienza, ma anche in filosofia e persino nella teologia e nella religione (il movimento ecumenico e il lavoro del Concilio fanno parte dei casi in questione). Ma molte delle novità che sono applaudite dai nostri contemporanei – specialmente nelle arti, nella filosofia e nella teologia – non sono progresso. Molte di esse non sono neppure novità. Esse appaiono esserlo soltanto a coloro che ignorano il passato.»

«Novelty and progress. A passion for novelty seems to obsess many of our contemporaries, leading to a frenzy of innovation in all things and a love of novelty for its own sake. But progress and novelty are not the same. The new as such, simply as new, is neither good nor bad, neither true not false, neither better nor worse than the old. Progress, as any schoolboy knows or should know, is not just change, but change for the better, change measured by a standard that enables us to judge both the new and the old, and to compare their merits in the light of the same set of values. Furthermore, progress is conservative, because it is cumulative, not substitutional. It does not consist simply in replacing the old with the new. The substitution of one thing for another would leave us going around in a circle, neither advancing nor declining. To constitute a genuine advance, progress must conserve whatever was good or true in the old and transform it by the addition of the new, resulting in a greater good or a larger truth. These things being so, the only sound judge who can say that a change is genuinely a step of progress is one who is thoroughly and sympathetically acquainted with the achievements of the past, and one who can formulate and defend the moral or intellectual standards by which he assesses the new as an advance in goodness or truth. If one is ignorant of the past, as so many of our contemporaries are (even those who regard themselves as educated men and women), one is likely to treat as a novelty something that is really not a novelty at all. And if one does not have clear standards by which to evaluate the changes that are taking place, one cannot defend the judgment that the change, even if it involves a genuine novelty, is really an advance. Here we see that a paradox exists: namely, that many of our contemporaries who applaud novelties in thought lack or deny the very standards to which they would have to appeal in order to claim that the novelties they applaud constitute genuine progress. Let me say in passing that I am for progress in human affairs and that I think progress has been made, not only in technology and in science, but also in philosophy, and even in theology and in religion. (The ecumenical movement and the work of the Council are cases in point.) But many of the novelties that are applauded by our contemporaries — especially in the arts and in philosophy and theology — are not progress. Many of them are not even novelties. They only appear to be so to those who are ignorant of the past.»"

Cordiali saluti.

mercoledì 13 luglio 2011

MANOVRA E COESIONE NAZIONALE

Cari amici ed amiche.

Le opposizioni si sono dette disponibili a dare il loro contributo all'approvazione della manovra finanziaria ma chiedono che all'indomani il Governo si dimetta.
Il tono delle opposizioni è ambiguo.
Infatti, se hanno mostrato responsabilità nel contribuire alla manovra, ora si mostrano irresponsabili nel chiedere le dimissioni del Governo.
Infatti, se il Governo dovesse dimettersi, cosa succederebbe?
Si farebbe un Governo tecnico?
Sarebbe un tradimento del mandato dato dagli elettori e questi ultimi si allontanerebbero dalla politica.
Inoltre, un Governo tecnico potrebbe non avere i numeri in Parlamento e non essere stabile.
Ci sarebbero nuove elezioni?
In primis, le elezioni costano.
Ora, in un periodo di crisi come quello attuale bisogna evitare le spese, altrrimenti si dovranno aumentare le tasse, cosa che ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi.
Inoltre, non è detto che dalle elezioni esca una maggioranza certa. Potrebbe succedere quello che successe nel 2006.
Forse, le opposizioni credono di poterle vincere.
Quindi, il Partito Democratico, l'Italia dei Valori ed il Terzo Polo la smettano.
Questo loro atteggiamento è controproducente e, di sicuro, contrasta con il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha chiesto coesione nazionale.
Un'altra constatazione che faccio riguarda le frasi del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti (nella foto).
Il ministro ha detto che negli anni passati, il debito pubblico crebbe perché si socializzarono le perdite dei privati.
Ciò è vero.
Infatti, molti vissero al di sopra delle proprie possibilità perché usarono lo stato come "parafulmine".
Oggi ne paghiamo le spese.
Va detto anche che in troppi trassero benefici da questa situazione malata.
Pensiamo ai "baby-pensionati" o alle "pensioni d'oro", che ora il Governo vuole tassare.
Bisogna dire basta a certe situazioni.
Inoltre, serviranno delle robuste privatizzazioni, che sono contemplate da codesta manovra.
Ora, l'ultimo referendum crea delle difficoltà, soprattutto dopo il referendum che ha sancito la bocciatura di parte del "decreto Ronchi-Fitto".
Ora, la situazione è nota.
O si abbassa la spesa pubblica o si aumenteranno le tasse.
I demagoghi che hanno spinto per fare votare sì all'abrogazione di parte del "decreto Ronchi-Fitto" che dicono?
Forse, il popolo italiano imparerà a non acoltare più certi "urlatori" che fanno solo del becero populismo.
Il populismo non è amore per il popolo.
Cordiali saluti.

Translate

Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.