Cari amici ed amiche.
La recente Costituzione apostolica "Anglicanorum coetibus" deve essere commentata in modo approfondito.
Di certo, questa apertura del Sua Santità, Papa Benedetto XVI, è molto importante sia per il mondo anglicano che per noi cattolici romani.
Essa è la migliore testimonianza dell'inclusività della Chiesa cattolica, una Chiesa che vuole essere "un coro fatto da tante voci diverse che cantano un unico canto".
Vi invito a leggere il link http://www.cantualeantonianum.com/2009/11/la-celebrazione-cattolica-secondo-luso.html.
Questo sito illustra proprio la liturgia della nuova "Chiesa cattolica di rito anglicano".
Ora qui voglio toccare un punto importante.
Com'è noto, la liturgia anglicana si serve del "Book of Common Prayer" , il testo liturgico redatto nel 1549 dall'arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer (nella foto, 1489-1556).
Ora, va detto che, quando era in vita, Cranmer fu visto come un eretico.
Fu scomunicato da Papa Clemente VII, insieme a re Enrico VIII, e fu quello che diede l'impulso alla Riforma in Inghilterra, sotto re Edoardo VI (1537-1553).
La regina Maria I Tudor (1516-1558) odiava Cranmer, sia per ragioni religiose che personali, visto che fu colui che annullò il matrimonio tra sua madre, la regina Caterina d'Aragona, e suo padre, re Enrico VIII.
La regina lo fece finire al rogo nel 1556.
Ora, con la nuova Costituzione apostolica l'operato di Cranmer viene, di fatto, riabilitato.
Infatti, questi ex-anglicani passati al cattolicesimo possono continuare ad utilizzare il "Book of Common Prayer".
Mi rifiuto di credere che il Santo Padre accetti l'adozione di un libro nella Chiesa, senza averne prima verificato la bontà.
Se il libro scritto da Cranmer può essere usato nell'ambito della Chiesa cattolica, magari con i dovuti accorgimenti, vuole dire che esso è valido.
Di conseguenza, qui vi è una vera e propria riabilitazione di un personaggio che era, ai suoi tempi, visto come un eresiarca.
Questo è un passaggio storico molto importante e mi spiace che sia passato inosservato.
Io penso che, riabiltando l'opera di Cranmer, si aprano nuovi spazi nel dialogo tra noi cattolici e gli anglicani ed il mondo riformato in generale.
Certo, qualche mio correligionario ultratradizionalista potrebbe storcere il naso.
Io, sinceramente, non ho paura degli anglicani che, anzi, possono arricchire la nostra Chiesa. La tradizione anglicana è molto antica. Pensate al rito di Sarum. Io avrei più paura dei catto-comunisti, quei miei correligionari che si sono appiattiti di fronte a certe ideologie politiche che spesso si sono poste in contrasto con i valori cattolici.
Esteriormente, essi sono con Cristo. In cuor loro, invece, sono con Karl Marx, un uomo che si pose contro Dio. Basti pensare alle posizioni dei comunisti, riguardo la famiglia e la vita.
Forse, qualche mio correligionario ultratradizionalista farebbe bene a tenere conto di questo fatto.
Inveire contro chi realmente crede in Dio, nel Crocifisso e nella Trinità (per dirla come la disse San Carlo I Stuart) e vuole vivere con noi da fratello e, magari, stare zitti di fronte a chi esteriormente si dice cattolico e partecipa a tutte le Sante Messe ma poi, di fatto, aderisce ad un pensiero che di cristiano non ha nulla è pura ipocrisia.
Termino, dicendo che questa nuova Costituzione apostolica è un riconoscimento del fatto che, pur essendo una, la Chiesa cattolica vuole tante voci al suo interno.
Del resto, il termine "cattolico" significa universale.
Un esempio di ciò ci fu dato dai Re Magi, che domani festeggeremo con la festa dell'Epifania.
Essi non erano ebrei (forse, erano zoroastriani) e né conoscevano quel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, che, grazie a Cristo, divenne il Dio di tutti.
Eppure, essi ebbero fede, portarono i doni a Gesù e diventarono parte della nostra tradizione cristiana.
Sono venerati come Santi e le loro spoglie si trovano nella cattedrale di Colonia, in Germania.
Se loro oggi fanno parte della nostra tradizione e, quindi, sono parte della Chiesa, a maggiore ragione devono essere riaccolti quegli anglicani che vogliono tornare i piena comunione con Roma.
Essi non sono nostri fratelli in Cristo?
La vera sfida per la Chiesa è quella di dovere fare capire che al suo interno possono coesistere tante voci che, però, pronunciano le stesse parole.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
Il mio libro
Il mio libro
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
Il mio libro
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martedì 4 gennaio 2011
GIOVANI, FATE POLITICA...MA CON CERVELLO!
Cari amici ed amiche.
Mi voglio rivolgere, soprattutto, a quei miei coetanei che vogliono cimentarsi in politica.
A loro voglio dire che fanno bene a volere fare politica e spero di potere essere utile, dando loro qualche consiglio.
La politica è una cosa seria perché essa serve a garantire la giusta convivenza civile tra persone e l'amministrazione.
Senza di essa, vi sarebbe l'anarchia.
Ciò comporta parecchie responsabilità.
Il primo consiglio che do è quello di non cadere nelle provocazioni fatte da chi non è dello stesso pensiero.
Molto spesso, chi provoca la fa perché non ha idee.
Il secondo consiglio che voglio dare è quello di essere sempre corretti nei rapporti umani, sia con gli alleati che con gli avversari.
In politica I RAPPORTI UMANI CONTANO!
In politica devono esserci alleati ed avversari ma non nemici.
Soprattutto tra alleati bisogna essere leali e corretti.
Mi raccomando!
Il terzo consiglio che voglio dare è quello di parlare con la gente.
Faccio mie le parole del Servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, che disse "Non abbiate paura".
Bisogna parlare con le categorie (commercianti, industriali ed altri), con i coetanei e con gli anziani.
Il quarto consiglio che voglio dare è quello di toccare temi sensibili come il lavoro e le cose più vicine al sentire della gente.
Il quinto consiglio che voglio dare è quello di non chiudersi nel proprio "orticello" dando la priorità alla realtà locale ed escludendo quello che c'è al di fuori, anche le innovazioni.
Il sesto consiglio che do è quello di non usare toni offenssivi verso nesuno.
Magari, si può fare della goliardia su una foto satirica. Ad esempio si può fare un commento goliardico come "il soggetto può essere il modello per fare un "buriel"*" o quant'altro su una foto satirica su Facebook ma non si deve offendere nessuno.
Specialmente su internet, non devono esserci parole fuori posto.
Queste, infatti, rimangono nel tempo e possono essere usate contro chi le ha scritte.
Il settimo consiglio che voglio dare è quello di non tentare di buttare giù il sistema urlando o facendo cose peggiori.
Quindi, non bisogna ascoltare la voce di chi dice che si devono abolire i partiti, che bisogna operare contro di essi, che la politica è mafia o quant'altro.
Bisogna, invece, lavorare per migliorare il sistema e questo si può fare anche stando in esso e nei partiti.
Con questi "consigli" spero di potere dare un aiuto a quei miei coetanei che vogliono mettersi in gioco facendo politica.
La politica è una cosa molto seria e serve tanta responsabilità delle proprie azioni.
Cordiali saluti.
*Chi non è mantovano non sa che il 06 gennaio (giorno dell'Epifania di nostro Signore) noi abitanti dei paesi delle terre virgiliane facciamo le "Feste dei Buriel".
Il "buriel" è una pira di legna che ha sulla cima un fantoccio raffigurante una "vecia" (vecchia, una "Befana") che rappresenta l'anno passato.
A questa pira si dà fuoco.
Questa festa ha una funzione beneaugurante per l'anno nuovo che si apre poiché bruciando il fantoccio si eliminano le sofferenze dell'anno passato.
La festa è accompagnata da fiumi di "vin brulè", ceci bolliti e, in qualche caso, cotechino.
Particolarmente bella è la festa che si fa a Revere. Lì vi è una "Befana" che scende da una finestra dell'antica torre e vi sono molti giochi pirotecnici.
E' una festa paesana che affianca quella religiosa della venuta dei Re Magi da Gesù.
lunedì 3 gennaio 2011
COPTI, UN PATRIMONIO DA SALVARE
Cari amici ed amiche.
Quanto successo nel giorno di Capodanno ad Alessandria d'Egitto è stato gravissimo!
Come tutti voi già sapete, nella città egiziana vi è stato un gravissimo attentato contro una chiesa copto-ortodossa.
Questo è stato un atto molto grave sia dal punto di vista religioso, che da quello politico e culturale.
E' stato grave dal punto di vista religioso perché è stata attaccata una comunità inerme che, agli occhi dei terroristi, aveva la "colpa" di essere una religione diversa dalla loro.
E' stato un atto grave dal punto di vista politico perché chi ha fatto questo ha puntato a destabilizzare il Governo laico del presidente Hosni Mubarak e a portare l'Egitto sull'orlo di una guerra civile.
E' stato un atto molto grave anche sul piano culturale.
Infatti, i copti sono una comunità molto antica.
Essi sono la maggiore comunità cristiana d'Egitto. Tale comunità fu fondata nel I secolo AD.
Alessandria ne divenne il centro, anche perché vi riposavano le spoglie di San Marco.
Queste ultime vennero portate a Venezia nel 828 AD, dopo che in Egitto e ad Alessandria arrivarono gli Arabi (VII secolo AD) che islamizzarono ed arabizzarono la popolazione.
Quindi, oggi, quella copta è la più antica comunità etnica e religiosa d'Egitto.
Infatti, i copti discendono dalle popolazioni preesistenti all'invasione araba del VII secolo, quando l'Egitto era ancora una provincia dell'Impero Bizantino.
Essi discendono da Bizantini, Romani e da quegli antichi Egizi che videro come sovrani Cleopatra, i Tolomei, Alessandro Magno ed i Faraoni.
Sono andato a ritroso nel tempo per farvi capire meglio la situazione.
Quindi, i copti non sono discendenti di arabi musulmani che divennero cristiani ma sono una vera e propria comunità autoctona dell'Egitto.
Esistono copti-ortodossi e copti-cattolici.
I primi non sono in comunione con la Chiesa cattolica, in quanto si separarono da essa, in quanto
non approvarono il Concilio di Calcedonia (451 AD) che affermava che le due nature di Cristo (quella umana e quella divina) coesistevano.
Per i copti ortodossi, la natura di Cristo è una ed in essa si uniscono quella divina e quella umana.
Essi riconoscono l'autorità del Patriarca d'Alessandria (il "Papa copto") che è successore di San Marco.
L'attuale Patriarca è Shenouda III.
Accanto ai copti ortodossi, esistono i copti cattolici.
Questa Chiesa iniziò a formarsi nel XVII secolo, con l'arrivo in Egitto di Francescani e Gesuiti.
Nel 1741 il vescovo copto di Gerusalemme Amba Athanasios si fece cattolico e una parte della sua comunità passò alla Chiesa di Roma.
In seguito, il vescovo Athanasios tornò alla Chiesa copto-ortodossa ma rimase una linea di vescovi copti fedeli a Roma.
Oggi, vi è anche un Patriarcato copto-cattolico di Alessandria.
L'attuale Patriarca è il S.E. il Cardinale Antonios Naguib.
Le differenze tra copti cattolici e copti ortodossi stanno nel fatto che i primi riconoscano la teoria cristologica del Concilio di Calcedonia e l'autorità del Papa.
I rapporti tra cattolici e copti ortodossi sono migliorati molto con il Concilio Vaticano II e con l'opera del Servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, il quale, nel 1988, fece una nota congiunta con il Papa copto Shenouda III.
In questa nota vi è scritto:
"Crediamo che il nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, il Verbo Incarnato è perfetto nella sua Divinità e nella sua Umanità. Ha reso la sua Umanità una con la sua Divinità senza mescolanza, commistione o confusione. La sua Divinità non è stata separata dalla sua Umanità neanche per un momento o per un batter d'occhio. Al contempo pronunciamo anatema sulla dottrina di Nestorio e di Eutiche.".
Inoltre, i copti contribuirono molto a fare conoscere il patrimonio dell' Antico Egitto.
Pensiamo a Jean Francois Champollion (1790-1832) che usò anche dei testi copti per potere decifrare i geroglifici egizi.
Nella lingua copta, infatti, esistono elementi del vecchio idioma egizio.
Quindi, i copti sono un patrimonio importante.
Chi vuole cancellarli fa un danno a tutta l'umanità perché essi sono testimonianze viventi, "pietre vive", di tanta parte della nostra storia.
Da cristiano, condanno questa cosa anche sul piano religioso e concordo con le parole del Santo Padre Benedetto XVI.
Cordiali saluti.
Quanto successo nel giorno di Capodanno ad Alessandria d'Egitto è stato gravissimo!
Come tutti voi già sapete, nella città egiziana vi è stato un gravissimo attentato contro una chiesa copto-ortodossa.
Questo è stato un atto molto grave sia dal punto di vista religioso, che da quello politico e culturale.
E' stato grave dal punto di vista religioso perché è stata attaccata una comunità inerme che, agli occhi dei terroristi, aveva la "colpa" di essere una religione diversa dalla loro.
E' stato un atto grave dal punto di vista politico perché chi ha fatto questo ha puntato a destabilizzare il Governo laico del presidente Hosni Mubarak e a portare l'Egitto sull'orlo di una guerra civile.
E' stato un atto molto grave anche sul piano culturale.
Infatti, i copti sono una comunità molto antica.
Essi sono la maggiore comunità cristiana d'Egitto. Tale comunità fu fondata nel I secolo AD.
Alessandria ne divenne il centro, anche perché vi riposavano le spoglie di San Marco.
Queste ultime vennero portate a Venezia nel 828 AD, dopo che in Egitto e ad Alessandria arrivarono gli Arabi (VII secolo AD) che islamizzarono ed arabizzarono la popolazione.
Quindi, oggi, quella copta è la più antica comunità etnica e religiosa d'Egitto.
Infatti, i copti discendono dalle popolazioni preesistenti all'invasione araba del VII secolo, quando l'Egitto era ancora una provincia dell'Impero Bizantino.
Essi discendono da Bizantini, Romani e da quegli antichi Egizi che videro come sovrani Cleopatra, i Tolomei, Alessandro Magno ed i Faraoni.
Sono andato a ritroso nel tempo per farvi capire meglio la situazione.
Quindi, i copti non sono discendenti di arabi musulmani che divennero cristiani ma sono una vera e propria comunità autoctona dell'Egitto.
Esistono copti-ortodossi e copti-cattolici.
I primi non sono in comunione con la Chiesa cattolica, in quanto si separarono da essa, in quanto
non approvarono il Concilio di Calcedonia (451 AD) che affermava che le due nature di Cristo (quella umana e quella divina) coesistevano.
Per i copti ortodossi, la natura di Cristo è una ed in essa si uniscono quella divina e quella umana.
Essi riconoscono l'autorità del Patriarca d'Alessandria (il "Papa copto") che è successore di San Marco.
L'attuale Patriarca è Shenouda III.
Accanto ai copti ortodossi, esistono i copti cattolici.
Questa Chiesa iniziò a formarsi nel XVII secolo, con l'arrivo in Egitto di Francescani e Gesuiti.
Nel 1741 il vescovo copto di Gerusalemme Amba Athanasios si fece cattolico e una parte della sua comunità passò alla Chiesa di Roma.
In seguito, il vescovo Athanasios tornò alla Chiesa copto-ortodossa ma rimase una linea di vescovi copti fedeli a Roma.
Oggi, vi è anche un Patriarcato copto-cattolico di Alessandria.
L'attuale Patriarca è il S.E. il Cardinale Antonios Naguib.
Le differenze tra copti cattolici e copti ortodossi stanno nel fatto che i primi riconoscano la teoria cristologica del Concilio di Calcedonia e l'autorità del Papa.
I rapporti tra cattolici e copti ortodossi sono migliorati molto con il Concilio Vaticano II e con l'opera del Servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, il quale, nel 1988, fece una nota congiunta con il Papa copto Shenouda III.
In questa nota vi è scritto:
"Crediamo che il nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, il Verbo Incarnato è perfetto nella sua Divinità e nella sua Umanità. Ha reso la sua Umanità una con la sua Divinità senza mescolanza, commistione o confusione. La sua Divinità non è stata separata dalla sua Umanità neanche per un momento o per un batter d'occhio. Al contempo pronunciamo anatema sulla dottrina di Nestorio e di Eutiche.".
Inoltre, i copti contribuirono molto a fare conoscere il patrimonio dell' Antico Egitto.
Pensiamo a Jean Francois Champollion (1790-1832) che usò anche dei testi copti per potere decifrare i geroglifici egizi.
Nella lingua copta, infatti, esistono elementi del vecchio idioma egizio.
Quindi, i copti sono un patrimonio importante.
Chi vuole cancellarli fa un danno a tutta l'umanità perché essi sono testimonianze viventi, "pietre vive", di tanta parte della nostra storia.
Da cristiano, condanno questa cosa anche sul piano religioso e concordo con le parole del Santo Padre Benedetto XVI.
Cordiali saluti.
DIRITTI ACQUISITI E PRIVILEGI
Cari amici ed amiche.
Prendo spunto da una nota degli amici del "Minzolini Fan Club".
Colgo l'occasione per complimentarmi con loro. Seguo sempre il loro network e spero di farlo conoscere anche al di fuori di Facebook, anche citando le sue note.
Sveva Orlandini, Maria Teresa Bargelli, Anna Maria Mimma Raggi, Vito Schepisi, Ivana Pareschi ed altri stanno lavorando bene. Per me è un piacere averli come interlocutori.
Essi cercano di creare una "piattaforma" su cui confrontarsi.
Mi piace veramente. E' uno dei miei network preferiti, insieme al giornale "Italia chiama Italia".
In questa nota si parla dello Stato e di certi "diritti" che in realtà sono "privilegi".
Effettivamente, ci sono certe situazioni di "diritti" che in realtà sono "privilegi".
Ad esempio, i Comuni, specie quelli amministrati dalla sinistra, concedono con facilità servizi agli immigrati, non appena questi iniziano a battere i pugni sui tavoli e a protestare.
Purtroppo, per noi italiani questa cosa non vale e quei servizi elargiti con tanta solerzia all'immigrato, che magari si mette a battere i pugni e a strillare come un assatanato, vengono dati con maggiore parsimonia a chi è italiano ed è bisognoso Leggete questo mio vecchio articolo su "Italia chiama Italia", http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/11228/2008-10-07.html.
Non voglio sembrare razzista ma questa è, purtroppo, una verità nota a tutti.
Inoltre, anche sulle pensioni va detta una cosa.
Purtroppo, noi paghiamo certi errori fatti in passato, specie negli anni '60, in cui si andava in pensione anche a quant'anni, età in cui si può benissimo continuare a lavorare.
Gli anni '60 furono un disastro, leggete l'articolo intitolato "Il sessantotto ed i giovani d'oggi", http://italiaemondo.blogspot.com/2010/12/il-sessantotto-ed-i-giovani-doggi.html.
Quegli anni furono un disastro sia a livello culturale che economico.
Lo stesso discorso vale per la scuola e l'università.
Infatti, è molto difficile fare delle serie riforme sulla scuola e l'università (senza che vi siano becere manifestazioni con urla ed invettive) perché lì si crearono dei ceti privilegiati.
Si sa, togliere dei privilegi non è facile!
Infatti, chi li ha se li tiene e difficilmente sarebbe disposto a rinunziare ad essi, anche se dovesse andarne del bene del Paese.
E' logico che un diritto dato a pochi cessi di essere un diritto e diventi un privilegio.
Servono delle riforme che possano cambiare il quadro e migliorare il sistema che, altrimenti, potrebbe collassare.
Ringrazio chi su Facebook e in altre sedi mi ha fatto gli auguri di buon compleanno.
Non credevo di ricevere così tanti auguri e se qualcuno mi avesse detto che ci sarebbe stata una cosa del genere, gli avrei riso in faccia.
Non credevo di essere così seguito anche su questo blog.
Pertanto dico a tutti voi una parola:
GRAZIE!
Cordiali saluti.
domenica 2 gennaio 2011
COME MORI' RE ENRICO VIII?
Cari amici ed amiche.
Il 28 gennaio 1547 morì un sovrano.
Il sovrano di cui sto parlando non è niente poco di meno che Enrico VIII Tudor, re d'Inghilterra e d'Irlanda.
Nato e Greenwich il 28 giugno 1491 e divenuto re il 23 giugno 1509, questo monarca divenne a noi noto per tante questioni, positive e negative.
Con la sua multiforme vitalità, egli preparò le basi della potenza marittima inglese e garantì al suo Paese ordine e lavoro.
Fu amante della cultura. Infatti, conosceva il latino, il francese e lo spagnolo, era una scrittore ed amava l'arte e l'architettura.
Ad esempio, egli fece fare la chiesa di San Pietro ad Vincula a Londra, in perfetto stile Tudor, evoluzione del gotico con l'arco policentrico, detto anche "arco Tudor".
Questo fu molto lodevole.
Purtroppo, la sua immagine fu rovinata ai nostri occhi da azioni negative da egli stesso commesse.
Infatti, questo re non fu solo un uomo colto e vitale ma fu anche una persona incline alla crudeltà e spesso preda della sua ingordigia di potere.
Nel 1534, per il fatto che la Curia romana e l'allora Papa Clemente VII gli avessero negato il divorzio da Caterina d'Aragona (per potere sposare Anna Bolena), re Enrico VIII separò la Chiesa inglese da Roma (Atto di supremazia) ed eliminò tutti gli oppositori, tra i quali il vescovo di Rochester Giovanni Fisher ed l'umanista, politico e suo amico Tommaso Moro.
Ne parlai nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2011/01/combattere-il-buon-combattimento.html.
Il suo regno fu un regno di terrore.
Soppresse i monasteri e fece uccidere molti monaci. Di questo tema parlai nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2010/06/inghilterra-dissoluzione-dei-monasteri.html.
Si sposò per sei volte.
Dal 1509 al 1533 fu sposato con Caterina d'Aragona che gli diede una figlia che si chiamava Maria e che dal 1553 al 1558 regnò con il nome di Maria I Tudor o "Maria la Cattolica". Caterina morì per malattia nel 1536,
Dal 1533 al 1536 fu sposato con Anna Bolena che gli diede una figlia di nome Elisabetta che regnò dal 1558 al 1603, con il nome di Elisabetta I
Anna Bolena fu fatta decapitare dal marito perché accusata diu adulterio e di stregoneria.
Dal 1536 al 1537, Enrico VIII fu sposato con Jane Seymour che gli diede il figlio maschio che prima non ebbe e che tanto lo ossessionò, Edoardo VI.
Quest'ultimo regnò dal 1547 al 1553. Jane morì di parto.
Dal 06 gennaio 1540 al 09 luglio 1540, egli fu sposato con Anna di Cleves da cui divorziò per una sua repulsione verso la sposa.
Dal 28 luglio 1540 al 23 novembre 1541, Enrico fu sposato con Caterina Howard.
Questo matrimonio finì tragicamente perché la moglie accusata di adulterio e venne fatta decapitare.
Dal 12 luglio 1543 fino alla sua morte, Enrico VIII fu sposato con Caterina Parr.
Quest'ultima morì nel 1548.
Quindi, re Enrico VIII arrivò anche a fare uccidere alcune sue mogli.
Ora sorge una domanda.
Come morì il re?
Re Enrico VIII non rovinò solo la sua fama e la sua salute spirituale ma anche la sua salute fisica.
Nell'ultimo periodo, egli era diventato obeso.
Infatti, la sua alimentazione fu sregolata. Egli mangiava molti piatti di carne ed amava la cucina molto sostanziosa.
Inoltre, beveva molto. Amava i vini della Toscana.
Questo gli provocò, sicuramente, dei problemi cardio-circolatori e, vista la forte presenza di purine nella sua alimentazione, egli si ammalò di gotta, ossia di un accumulo di acido urico nei tessuti che porta alla formazione di noduli nelle articolazioni (detti tofi) che posso creare dolori.
Inoltre, egli fu anche molto promiscuo nei rapporti sessuali.
Infatti, si sposò per sei volte ma ebbe anche delle relazioni extra-coniugali, da cui nacquero dei figli illegittimi. Pensiamo ad Enrico FitzRoy, I duca di Richomond (1519-1536), che nacque da una relazione con Elizabeth Blount.
Da ciò si può presumere che egli avesse contratto la sifilide, una malattia che si trasmette per via sessuale ed il cui agente eziologico è un batterio, il Treponema pallidum.
Questa malattia genera ulcere e gli stadi gravi porta problemi al sistema nervoso centrale, all'apparato cardio-circolatorio e ad altre parti del corpo.
Essa può generare anche la demenza.
Forse, già incline alla paranoia di suo, re Enrico VIII potrebbe essere peggiorato a livello mentale proprio a causa della sifilide.
Inoltre, a causa di un incidente, egli si fece male ad una gamba.
Forse, perché venuta a contatto con un batterio, il Clostridium perfringens, la ferita andò in cancrena. Questo lo portò alla morte.
Su questo re si può dire molto.
Lui si rovinò con le sue stesse mani.
Il suo regno promise bene all'inizio.
Egli iniziò facendo delle buone politiche, promuovendo la cultura, schierandosi con la Chiesa cattolica e creando le basi per la potenza navale inglese.
La sua sete di potere lo portò alla rovina.
La sua ossessione del figlio maschio che non arrivava lo portò alla rottura con la Chiesa cattolica e creò incertezza religiosa nel regno.
Infatti, lo scisma causò inquietudini religiose in Inghilterra.
Se molti (come il ministro Thomas Cromwell, conte di Essex) abbracciarono le idee luterane, re Enrico VIII rimase cattolico, almeno nel dogma.
E così, i protestanti finivano al rogo (come eretici) mentre i cattolici che rimasero fedeli al Papa vennero decapitati, come traditori.
La Torre di Londra fu piena di prigionieri, molti dei quali vennero condannati a morte.
La morte di re Enrico VIII non accontentò né i cattolici e né i protestanti.
Questi ultimi, con il successore Edoardo VI, ebbero la meglio (perché in Inghilterra si diffuse la Riforma) ma la situazione si rovesciò con Maria I e ci furono guerre di religione, che vennero sopite dalla regina Elisabetta I che ristabilì l'anglicanesimo come "Via media" tra cattolicesimo e protestantesimo ma poi, con gli Stuart, ci fu lo scontro tra Parlamento e Corona che portò alla Guerra Civile (1642-1660), di cui cadde vittima re Carlo I Stuart nel 1649.
Certamente, tutto ciò fu causato dalla decisione di re Enrico VIII che, assumendo anche il governo della Chiesa, aumentò il proprio potere e creò problemi con il Parlamento, istituzione riconosciuta dalla Magna Charta Libertatum del 1215.
Quindi, se pur indirettamente, re Enrico VIII ebbe una responsabilità anche nella fine di re Carlo I Stuart.
Di certo, su re Enrico VIII si diffusero vari aneddoti, più o meno veritieri.
Uno di questi dice che durante il suo funerale ci fu un incidente.
La sua bara cadde e si incrinò.
Dalla fessura iniziò ad uscire un liquido scuro.
Arrivò un cane e lo leccò.
Secondo alcuni, una cosa del genere non sarebbe mai successa se il re fosse rimasto fedele al Papa.
Del resto, su di lui ci furono delle profezie.
Una di queste fu di una suora e mistica di nome Elisabetta Barton, detta "Vergine del Kent".
Ella fu fatta decapitare nel il 20 aprile 1534 perché disse di avere visto l'Inferno con il posto riservato a re Enrico VIII.
Alcuni mesi dopo, il 03 novembre dello stesso anno, re Enrico VIII fece votare al Parlamento l'Atto di Supremazia, con cui ruppe con Roma.
La storia ci parla di questo personaggio che oggi riposa nella Cappella di San Giorgio di Windsor che, nel bene e nel male, disse la sua sula storia di un Paese molto importante, il Regno Unito.
Cordiali saluti.
Il 28 gennaio 1547 morì un sovrano.
Il sovrano di cui sto parlando non è niente poco di meno che Enrico VIII Tudor, re d'Inghilterra e d'Irlanda.
Nato e Greenwich il 28 giugno 1491 e divenuto re il 23 giugno 1509, questo monarca divenne a noi noto per tante questioni, positive e negative.
Con la sua multiforme vitalità, egli preparò le basi della potenza marittima inglese e garantì al suo Paese ordine e lavoro.
Fu amante della cultura. Infatti, conosceva il latino, il francese e lo spagnolo, era una scrittore ed amava l'arte e l'architettura.
Ad esempio, egli fece fare la chiesa di San Pietro ad Vincula a Londra, in perfetto stile Tudor, evoluzione del gotico con l'arco policentrico, detto anche "arco Tudor".
Questo fu molto lodevole.
Purtroppo, la sua immagine fu rovinata ai nostri occhi da azioni negative da egli stesso commesse.
Infatti, questo re non fu solo un uomo colto e vitale ma fu anche una persona incline alla crudeltà e spesso preda della sua ingordigia di potere.
Nel 1534, per il fatto che la Curia romana e l'allora Papa Clemente VII gli avessero negato il divorzio da Caterina d'Aragona (per potere sposare Anna Bolena), re Enrico VIII separò la Chiesa inglese da Roma (Atto di supremazia) ed eliminò tutti gli oppositori, tra i quali il vescovo di Rochester Giovanni Fisher ed l'umanista, politico e suo amico Tommaso Moro.
Ne parlai nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2011/01/combattere-il-buon-combattimento.html.
Il suo regno fu un regno di terrore.
Soppresse i monasteri e fece uccidere molti monaci. Di questo tema parlai nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2010/06/inghilterra-dissoluzione-dei-monasteri.html.
Si sposò per sei volte.
Dal 1509 al 1533 fu sposato con Caterina d'Aragona che gli diede una figlia che si chiamava Maria e che dal 1553 al 1558 regnò con il nome di Maria I Tudor o "Maria la Cattolica". Caterina morì per malattia nel 1536,
Dal 1533 al 1536 fu sposato con Anna Bolena che gli diede una figlia di nome Elisabetta che regnò dal 1558 al 1603, con il nome di Elisabetta I
Anna Bolena fu fatta decapitare dal marito perché accusata diu adulterio e di stregoneria.
Dal 1536 al 1537, Enrico VIII fu sposato con Jane Seymour che gli diede il figlio maschio che prima non ebbe e che tanto lo ossessionò, Edoardo VI.
Quest'ultimo regnò dal 1547 al 1553. Jane morì di parto.
Dal 06 gennaio 1540 al 09 luglio 1540, egli fu sposato con Anna di Cleves da cui divorziò per una sua repulsione verso la sposa.
Dal 28 luglio 1540 al 23 novembre 1541, Enrico fu sposato con Caterina Howard.
Questo matrimonio finì tragicamente perché la moglie accusata di adulterio e venne fatta decapitare.
Dal 12 luglio 1543 fino alla sua morte, Enrico VIII fu sposato con Caterina Parr.
Quest'ultima morì nel 1548.
Quindi, re Enrico VIII arrivò anche a fare uccidere alcune sue mogli.
Ora sorge una domanda.
Come morì il re?
Re Enrico VIII non rovinò solo la sua fama e la sua salute spirituale ma anche la sua salute fisica.
Nell'ultimo periodo, egli era diventato obeso.
Infatti, la sua alimentazione fu sregolata. Egli mangiava molti piatti di carne ed amava la cucina molto sostanziosa.
Inoltre, beveva molto. Amava i vini della Toscana.
Questo gli provocò, sicuramente, dei problemi cardio-circolatori e, vista la forte presenza di purine nella sua alimentazione, egli si ammalò di gotta, ossia di un accumulo di acido urico nei tessuti che porta alla formazione di noduli nelle articolazioni (detti tofi) che posso creare dolori.
Inoltre, egli fu anche molto promiscuo nei rapporti sessuali.
Infatti, si sposò per sei volte ma ebbe anche delle relazioni extra-coniugali, da cui nacquero dei figli illegittimi. Pensiamo ad Enrico FitzRoy, I duca di Richomond (1519-1536), che nacque da una relazione con Elizabeth Blount.
Da ciò si può presumere che egli avesse contratto la sifilide, una malattia che si trasmette per via sessuale ed il cui agente eziologico è un batterio, il Treponema pallidum.
Questa malattia genera ulcere e gli stadi gravi porta problemi al sistema nervoso centrale, all'apparato cardio-circolatorio e ad altre parti del corpo.
Essa può generare anche la demenza.
Forse, già incline alla paranoia di suo, re Enrico VIII potrebbe essere peggiorato a livello mentale proprio a causa della sifilide.
Inoltre, a causa di un incidente, egli si fece male ad una gamba.
Forse, perché venuta a contatto con un batterio, il Clostridium perfringens, la ferita andò in cancrena. Questo lo portò alla morte.
Su questo re si può dire molto.
Lui si rovinò con le sue stesse mani.
Il suo regno promise bene all'inizio.
Egli iniziò facendo delle buone politiche, promuovendo la cultura, schierandosi con la Chiesa cattolica e creando le basi per la potenza navale inglese.
La sua sete di potere lo portò alla rovina.
La sua ossessione del figlio maschio che non arrivava lo portò alla rottura con la Chiesa cattolica e creò incertezza religiosa nel regno.
Infatti, lo scisma causò inquietudini religiose in Inghilterra.
Se molti (come il ministro Thomas Cromwell, conte di Essex) abbracciarono le idee luterane, re Enrico VIII rimase cattolico, almeno nel dogma.
E così, i protestanti finivano al rogo (come eretici) mentre i cattolici che rimasero fedeli al Papa vennero decapitati, come traditori.
La Torre di Londra fu piena di prigionieri, molti dei quali vennero condannati a morte.
La morte di re Enrico VIII non accontentò né i cattolici e né i protestanti.
Questi ultimi, con il successore Edoardo VI, ebbero la meglio (perché in Inghilterra si diffuse la Riforma) ma la situazione si rovesciò con Maria I e ci furono guerre di religione, che vennero sopite dalla regina Elisabetta I che ristabilì l'anglicanesimo come "Via media" tra cattolicesimo e protestantesimo ma poi, con gli Stuart, ci fu lo scontro tra Parlamento e Corona che portò alla Guerra Civile (1642-1660), di cui cadde vittima re Carlo I Stuart nel 1649.
Certamente, tutto ciò fu causato dalla decisione di re Enrico VIII che, assumendo anche il governo della Chiesa, aumentò il proprio potere e creò problemi con il Parlamento, istituzione riconosciuta dalla Magna Charta Libertatum del 1215.
Quindi, se pur indirettamente, re Enrico VIII ebbe una responsabilità anche nella fine di re Carlo I Stuart.
Di certo, su re Enrico VIII si diffusero vari aneddoti, più o meno veritieri.
Uno di questi dice che durante il suo funerale ci fu un incidente.
La sua bara cadde e si incrinò.
Dalla fessura iniziò ad uscire un liquido scuro.
Arrivò un cane e lo leccò.
Secondo alcuni, una cosa del genere non sarebbe mai successa se il re fosse rimasto fedele al Papa.
Del resto, su di lui ci furono delle profezie.
Una di queste fu di una suora e mistica di nome Elisabetta Barton, detta "Vergine del Kent".
Ella fu fatta decapitare nel il 20 aprile 1534 perché disse di avere visto l'Inferno con il posto riservato a re Enrico VIII.
Alcuni mesi dopo, il 03 novembre dello stesso anno, re Enrico VIII fece votare al Parlamento l'Atto di Supremazia, con cui ruppe con Roma.
La storia ci parla di questo personaggio che oggi riposa nella Cappella di San Giorgio di Windsor che, nel bene e nel male, disse la sua sula storia di un Paese molto importante, il Regno Unito.
Cordiali saluti.
CASO BATTISTI, DUE PAROLE
Cari amici ed amiche.
Come molti, non posso condividere la posizione presa dall'oramai ex-presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva che ha deciso di non estradare qui in Italia Cesare Battisti, lo scrittore che fece parte del gruppo terroristico ed eversivo dei "Proletari Armati per il Comunismo" (PAC) e che nel 1978 e nel 1979 uccise delle persone.
Le sue vittime furono Antonio Santoro, un maresciallo della Polizia penitenziaria di Udine che fu ucciso il 06 giugno 1978, Lino Sabbadin, un macellaio di Mestre (Venezia) che fu ucciso il 16 febbraio 1979 per avere resistito ad una rapina, Pierluigi Torregiani, un gioielliere milanese che fu ucciso sempre il 16 febbraio 1979, dopo che uccise un rapinatore il 22 gennaio, e Andrea Campagna, un agente della DIGOS che aveva partercipato ai primi arresti legati al caso Torregiani e che fu ucciso il 19 aprile 1979.
Tra le vittime va contato anche il figlio di Pierluigi Torregiani, Alberto, che oggi vive paralizzato su una sedia a rotelle, dopo essere stato coinvolto nella sparatoria che uccise il padre.
Campagna e Santoro sono stati insigniti della Medaglia d'oro al merito civile "alla memoria".
Vi invito a consultare il sito dell'Associazione Italiana Vittime del Terrorismo (AVITER).
Il suo link è http://www.vittimeterrorismo.it/. Ci sono importanti testimonianze di quegli anni duri. Io spero che i giovani leggano ciò. Certe cose non devono più ripetersi!
Perché certe cose non si ripetano, si deve mantenere la memoria degli eventi passati!
Per questo, il succitato link può essere trovato anche nela voce "Link preferiti" di questo blog.
Battisti fu condannato in contumacia all'ergastolo.
Infatti, proprio nel 1979, Battisti fu arrestato ma due anni dopo fuggì e andò in Messico.
Successivamente andò in Francia, dove divenne scrittore, e nel 2007 si trasferì in Brasile, ove venne arrestato. Il resto è storia recente. Il 18 novembre 2009, il Supremo Tribunal Federal di Brasilia sentenziò che Battisti non poteva avere un rifugiato politico e che quindi doveva essere estradato in Italia.
Egli fece parte di un pericoloso gruppo eversivo, i "Proletari Armati per il Comunismo" (PAC), che voleva fare cadere lo Stato di diritto, rapinando ed uccidendo barbaramente della gente innocente e che faceva il proprio dovere.
Spero che l'oramai ex-presidente brasiliano si renda conto che questa sua decisione non è condivisibile. Anzi, è molto infelice!
Lula temeva che, qui in Italia, Battisti potesse essere ucciso.
Per questo motivo non avrebbe concesso l'estradizione.
All'oramai ex-presidente, vorrei dire che l'Italia è un Paese civile e che nessuno avrebbe ucciso nessuno.
Battisti deve scontare la pena qui in Italia!
Uccise delle persone innocenti e tentò di fare cadere lo Stato di diritto.
Quindi, non può essere considerato un rifugiato politico!
Io spero che la nuova presidentessa brasiliana Dilma Rousseff ribalti questa decisione e che conceda l'estradizione.
C'è tanta gente che chiede giustizia ed è giusto che la ottenga.
Cordiali saluti.
COMBATTERE IL BUON COMBATTIMENTO!
Cari amici ed amiche.
Innanzitutto, vi auguro un buon 2011.
Voglio rivolgermi, in particolare, ai politici di estrazione cattolica e cristiana di altra confessione.
Lo voglio fare, citando un mio vecchio articolo scritto su "Italia chiama italia", che voi potrete leggere seguendo il link http://www.italiachiamaitalia.net/news/124/ARTICLE/11041/2008-09-27.html.
Questo articolo parla di San Tommaso Moro,un vero esempio di politico cattolico.
Oggi, più che mai, servono dei politici cristiani.
I cristiani devono impegnarsi di più nel mondo politico.
Il mondo in cui oggi viviamo è diviso in due parti.
In una parte (rappresentata dai Paesi in cui vi sono il fondamentalismo islamico, quello indù ed altri regimi dittatoriali) i cristiani vengono perseguitati. Ricordiamoci dei cristiani morti a Capodanno nella città di Alessandria d'Egitto.
Nell'altra, quella in cui viviamo noi (l'Occidente) il Cristianesimo è maggioritario ma, in nome del "politicamente corretto", per "garantire la pace" e per "non offendere chi non è cristiano", si tolgono i simboli cristiani dai luoghi pubblici, non si fanno cantare le canzoni di Natale ai bambini e né si fa fare il presepio nelle scuole.
Questo è un grave danno perché nega le nostre radici culturali legate alle tradizioni giudaico-cristiane.
I politici cristiani (e cattolici) devono essere attivi.
Anzi, devono svegliarsi!
Noi cristiani (uso il "noi" perché anch'io sono cristiano cattolico) non dobbiamo avere paura di dire la nostra per ciò che riguarda certi temi fondamentali come la famiglia, il diritto alla vita, le riforme, il lavoro, la cultura ed il rapporto tra fede e scienza.
Non possiamo lasciare tutto in mano a certe forze politiche laiciste e, magari, anticlericali, se non anticristiane.
Bisogna proporre un concetto di "laicità positiva", ossia il concetto di uno Stato che sia autonomo dalla Chiesa e dalle gerarchie religiose ma che non escluda la religione dalla vita pubblica, che non sia contro di essa e che con essa interloquisca.
Il termine "laicità" deriva da "laos", ossia "popolo".
La religione fa parte della realtà del popolo. Anzi, è una parte importante (per non dire fondamentale) del popolo stesso.
Toglierla o renderla possibile solo nel privato significa mortificare il popolo stesso.
Solo così si può creare uno Stato serio e noi cristiani dobbiamo contribuire a fare ciò.
Se noi taciamo o non ci impegnamo in politica tradiremmo la nostra fede.
Anche la politica (come il lavoro, il volontariato o il sacerdozio) è un servizio verso gli altri.
In fondo essere cristiani, vuole dire anche mettersi al servizio del prossimo ed agire per il bene.
Oggi si sta cercando di togliere la religione dalla vita pubblica.
Per esempio, a me vengono dette frasi come "Voi cattolici avete ucciso tante persone la Santa Inquisizione", "Fatti prete" o quant'altro.
A questi "signori" vorrei ricordare che la religione più perseguitata al mondo è quella cristiana e che ogni errore commesso in passato dalla Chiesa fu pagato, anche a caro prezzo.
Quindi, i "signori laicisti" non diano lezioni di moralità!
Non hanno il titolo per farlo!
Basti ricordarsi di quanto successe nella Francia rivoluzionaria, nei Paesi comunisti o nel Messico di Plutarco Elias Calles, che, addirittura, chiamò i suoi tre figli con i nomi Lenin, Satana e Lucifero.
Quanti uomini innocenti morirono in questi Stati in cui si voleva levare Dio.
La loro unica "colpa" fu quella di credere in questo Dio.
Pensiamo anche alla Germania nazista, in cui morirono preti come il pastore protestante Dietrich Bonhoeffer o al gesuita padre Giuseppe Girotti oppure i giovani cristiani antinazisti della "Rosa Bianca".
Pensiamo anche alla martire cristiana anglicana del Sudafrica Manche Masemola o a monsignor Luigi Padovese.
Certa gente dovrebbe riflettere, invece di tentare di rinchiudere noi cristiani nelle sagrestie.
A questa gente, vorrei dire di andare, ad esempio, a Butovo, distretto residenziale a sud di Mosca (in Russia) ove Stalin fece uccidere molti cristiani.
Citando San Paolo, noi cristiani dobbiamo "combattere il buon combattimento" impegnandoci anche nella vita politica e portando quei valori che ci furono inculcati.
Non dobbiamo fare politica per "cercare la gloria" ma per contribuire a migliorare la società in cui viviamo.
Del resto, Gesù Cristo stesso ci insegnò questo.
Lui, Dio, si fece umano ed assunse la condizione umana in tutto e per tutto, anche nella debolezza e nella paura. L'unica eccezione fu il peccato.
Infatti, Dio non ha il peccato.
Questo fu un grande servizio per l'umanità.
Se Egli fece un servizio così grande, facendosi piccolo e debole, cosa impedisce a noi di fare il nostro servizio, anche "sporcandosi le mani" nella politica?
Certo, anche noi cattolici (e cristiani in generale) dobbiamo essere d'esempio.
Per esempio, non fanno onore atteggiamenti in cui quando una persona critica un errore palese, questa viene isolata, le si "spara alla schiena" (in senso figurato, ovviamente, e non in quello letterale), la si esclude (o la si cerca di escludere) da tutti gli avvenimenti e, in qualche caso, fa in modo che le venga tolto anche il saluto, quasi come se fosse una "damnatio memoriae".
Nemmeno un bambino si comporterebbe così!
A perderci sono la persona che si comporta così (che si fa solo dei nemici) e la politica stessa.
Questo è un atteggiamento che non nobilita la politica.
Come nella vita normale, anche in politica, i rapporti umani hanno il loro peso.
Una persona che fa politica deve parlare con la gente ed ascoltarne i bisogni così come deve parlare con coloro che sono in "squadra" con ella per operare insieme.
E quando una persona che è in "squadra" con ella fa una critica (perché vede un problema reale) deve essere ascoltata e non isolata!
Come ho già detto, in politica i rapporti umani contano!
Non nobilita la politica nemmeno l'atteggiamento di chi, pur di avere un po' di visibilità, provoca scissioni nel proprio partito e mette in crisi i governi.
Noi cristiani dobbiamo essere d'esempio per creare rapporti umani veri e sinceri in cui anche una critica, purché costruttiva, venga vista come uno stimolo per migliorare.
Del resto, il ognuno è il "compagno ed il fratello con cui Dio opera attraverso Cristo".
Ho sentito questa frase molto bella durante l'omelia della Messa che è stata celebrata oggi alla Casa di Riposo "Antonio Nuvolari" di Roncoferraro, in Provincia di Mantova, liturgia a cui ho presenziato con molto piacere.
Noi cristiani dobbiamo essere il sale della politica.
Termino, esprimendo il mio più sentito cordoglio per Matteo Miotto, il giovane soldato caduto in Afghanistan.
Sono umanamente vicino alla sua famiglia e a tutti i suoi cari.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.