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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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martedì 8 marzo 2011

MERCOLEDI' DELLE CENERI, IL PERIODO CHE CI AVVICINA ALLA PASQUA




Cari amici ed amiche.
Oggi, è il "Mercoledì delle Ceneri", il giorno che segna la fine del Carnevale e l'inizio della Quaresima.
Si apre, quindi, il periodo di quaranta giorni (da qui deriva il nome "Quaresima") in cui Gesù viene tentato dal demonio.
Del resto, il numero 40 ricorre in altre occasioni della tradizione giudaico-cristiana.
Infatti, quaranta giorni durò il diluvio universale e lo stesso avvenne per la traversata nel deserto che fecero gli ebrei al seguito di Mosè.
Ora, anche Gesù ebbe un periodo di quaranta giorni. Egli, mosso dallo Spirito Santo, andò nel deserto, ove venne tentto dal diavolo.
I tre Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) parlano di ciò.
Spiego le tentazioni di Gesù, usando le parole del Vangelo scondo Maeo, capitolo 4, versetti 1-11.
Dapprima, il diavolo lo tentò con i piaceri carnali.
Infatti, Gesù ebbe fame ed il tentatore lo tentò, invitandolo a trasformare le pietre in pane.
Ma Gesù gli rispose dicendo: "Non di solo pane vive l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.".
Allora, Satana si fece più subdolo, portò Gesù in cima ad un pinnacolo alto alto del Tempio di Gerusalemme e gli disse:
"Darà ordini per te ai suoi angeli che sorreggano sulle braccia, perché non urti qualche sasso il tuo piede.".
Qui si dimostrò la pericolosità della Bibbia, quando essa viene usata da mani sbagliate.
Ma Gesù, non si fece incantare né ingannare e rispose:
"Sta anche scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo".
Il diavolo, allora, continuò a tentarlo. Questa volta, lo portò su un monte, gli fece vedere i regni della terra e lo invitò a prostrarsi di fronte a lui, per avere così questi regni.
Gesù non cadde nella trappola e non si fece tentare e rispose al Maligno dicendo:" Vattene Satana! Sta scritto: Adorerai il Signore tuo Dio e a Lui solo presterai culto.".
I pratica, il diavolo non fece altro che fare leva sulle debolezze umane, come la gola, la volontà di avere piaceri carnali e la volontà di avere i poteri mondani e l'autonomia da Dio.
Questo periodo inizia con il "Mercoledì delle Ceneri".
Questo è un giorno di penitenza e nelle Messe verranno letti i brani del libro di Gioele (capitolo 2, versetti 12-18), del Salmo 51, della II lettera di San Paolo ai Corinzi e del Vangelo secondo Matteo (capitolo 6, versetti 1-6 e 16-18).
Esso segna la fine del Carnevale.
Termine "Carnevale" deriva dal latino "carnem levare" ed indica quel periodo in cui nei secoli passati finiva l'inverno e in cui si dovevano terminare le scorte di carne, che non potevano essere conservate.
Infatti, non c'erano frigoriferi e le tecnologie attuali.
Allora, da lì nacque la festa folcloristica, in cui ci si poteva mascherare e vi era una "mondo alla rovescia".
Gli straccioni si vestivano da vescovi e i preti da donne. I bambini facevano scherzi ed i padroni si vestivano da servi ed i servi da padroni.
Inoltre, vi erano carri allegorici in cui il Carnevale, rappresentato da un uomo pingue e pieno di cibi, si scontrarva con la Quaresima, una donna magra ed emaciata.
Il quadro qui rappresentato di Pieter Bruegel il Vecchio (1530, 1564) ne dà un esempio.
Alla fine, il Carnevale viene processato, accusato di nefandezze e distrutto.
Il "Mercoledì delle Ceneri" rappresenta il periodo di penitenza ma, come dice il brano del Vangelo, non deve essere una pentenza ostentata ma fatta anche da piccoli gesti.
Ancora oggi, infatti, vi è chi spesso e volentieri ostenta un certo pauperismo o mostra una ritualità esteriore molto accentuata ma vuota di ogni signficato perché in cuor suo quella persona non fa una vera penitenza ma si vuole solo mettere in mostra.
La realtà è diversa.
Fare penitenza significa riconciliarsi con Dio, cominciando dal cuore.
Non basta, quindi, imporsi una severità esteriore ma bisogna guardarsi dentro ed operare il bene, senza esibizionismo.
Mi viene in mente una citazione del poeta inglese e cattolico Alexander Pope (1688-1744) che dice:
"Fai del bene di nascosto e arrossisci nel vederlo divulgato".
Infatti, il vero bene è quello che non si nota subito ma che mostra la sua efficacia nel tempo.
Lo stesso si può dire della preghiera.
Lo stesso Vangelo Gesù dice:
"Quando pregate non siate come gli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per farsi notare dagli uomini.
In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Ma tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera e, serratone l'uscio, prega il Padre tuo che sta nel segreto e il Padre tuo che sta nel segreto te ne darà la ricompensa.".
Qualcuno ha inteso queste parole come un modo per svalorizzare la Messa o come un pretesto per disertarla.
Non è questo il significato.
La Messa è il segno vivo della comunità cristiana. Infatti, Gesù è presente ove vi sono più persone riunite nel Suo nome. Quindi, almeno alla domenica e alle feste di precetto, andate a Messa, confessatevi e comunicatevi!
Ovviaente, mi rivolgo ai miei correligionari.
Gesù, in realtà, voleva dire che la preghiera deve essere sentita dentro e quindi, per pregare, non è necessario entrare in una chiesa e fare dei gesti di ostentazione ma lo si può fare nel segreto, pregando nella propria casa.
Una preghiera autentica è sentita da Dio e questi, sicuramente, agirà.
Il "Mercoledì delle Ceneri" è quindi il modo per capire meglio che spesso nella fede serve essenzialità. La cenere benedetta che il sacerdote mette sulle teste dei fedeli ha questo significato.
Il poeta e drammaturgo anglo-americano Thomas Stearn Eliot (1888-1965) dedicò una poesia molto bella a questo giorno, dopo la sua conversione all'anglocattolicesimo.
Vi cito alcuni versi della poesia:
"Prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte
Prega per noi adesso e nell'ora della nostra morte.".
Eliot si rifece al Purgatorio di Dante Alighieri.
In fondo, il cammino quaresimale è un vero e proprio "Purgatorio sulla Terra", un Purgatorio che culmina con la Passione, la Morte e la Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.
Il Purgatorio dantesco è, di fatto, una "Quaresima narrata".
A Mantova, questa cosa è molto sentita, perché qui vi è il Preziosissimo Sangue di Cristo, la cui ostensione e visibile sul video scaricato da Youtube.
Termino con una mia poesia.
LA CINNIRI
Purviri eni l'omu et purviri avi a turnari...
ché comu Luciferu ùn sii 'n superbia et tintu...
et questu avi la cinniri ad arricurdari...
pè lu Vancelu...et pè lu Verbu Santu!
Cordiali saluti.

PORTATEMI UN DENARO, PERCHE' LO VEDA...
















































Cari amici ed amiche.


Un popolo ed un Paese hanno dei simboli.
Guardando le monete della ma piccola collezione e leggendo il brano del Vangelo secondo Marco che fa parte del capitolo 12 (versetti-13-17), ho avuto l'idea di fare questo articolo.
In quel brano del Vangelo, i farisei vollero cogliere in fallo Gesù e gl chiesero se fosse giusto o meno pagare i tributi a Cesare. Infatti, la Terra Santa era sotto la dominazione romana.
Lui chiese loro una moneta (da qui deriva il titolo di questo articolo) e domandò loro chi fosse colui che era raffigurato sulla moneta.
Da qui ho avuto l'idea.
Ogni moneta ha i simboli della propria nazione.
Ad esempio, il Rublo russo (che si trova in alto) ha raffigurata un'aquila bicipite, reminscenza del periodo zarista e della memoria di una Mosca legata a Costantinopoli, la "Terza Roma", la Corona danese (che si trova sotto il Rublo) ha tre corone, simbolo della monarchia danese e forse del motto "l'aiuto di Dio, l'amore del popolo, la forza della Danimarca" o il Marco tedesco (per il quale ringrazio i miei parenti che stavano in Germania), con l'aquila che è un simbolo antico, sia delle tribù germaniche, sia della dominazione romana e sia del Sacro Romano Impero.
Prendiamo come esempio anche la moneta da 1/2 dollaro americano che si trova a sinistra, (nella seconda fila da due) e che ha raffigurata l'aquila che con una zampa regge un ramoscello di ulivo e con l'altra le tredici frecce, che simboleggiano rispettivamente la pace e le tredici colonie che si staccarono dal Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda, e la scritta "E pluribus unum", che simboleggia l'unità degli Stati Uniti d'America (pur nella loro complessità), le 50 Lire italiane del 1940, che sulla facciata qui rappresentata ha l'aquila con il "fascio littorio" (simbolo del fascismo) e sull'altra (che non è qui rappresentata) quella di re Vittorio Emanuele III, quasi a simboleggiare la diarchia di quegli anni, il dirham marocchino (che mi fu dato da amici, i cui parenti andarono in Marocco, e che è la quinta, partendo dall'alto) ha raffigurati il pentagono (sigillo di re Salomone) e la data, sia secondo il calendario islamico e sia secondo quello gregoriano, o la moneta israeliana da 10 agorot (la quarta, partendo dall'alto), con la menorah, simbolo della comune appartenenza al popolo di Israele.
Ogni moneta porta su di sé i simboli della storia e della cultura di un Paese.
Quindi su ogni moneta, c'è il simbolo dell'appartenenza culturale del popolo del Paese che l'ha adottata.
Per cultura non si intende solo la lingua ma anche la tradizione storica e la religione.
Quindi, la moneta non ha solo un valore economico ma anche culturale.
Lo stesso discorso valeva anche per le nostra Lira, prima dell'arrivo dell'Euro.
Sicuramente, un discorso analogo lo fanno anche i tedeschi, il cui Marco è stato sostituito dall'Euro, come gli Estoni, i Finlandesi, gli Slovacchi, gli Sloveni, i Francesi, i Lussemburghesi, i Belgi, gli Olandesi, gli Spagnoli, i Portoghesi, i Maltesi, i Ciprioti ed i Greci.
Certo, le monete da 1, 2, 5, 10 e 50 centesimi e da 1 e 2 Euro recano anche simboli nazionali ma non è la stessa cosa.
Oggi che la Lira non c'è più (e che è sostituita dall'Euro), noi italiani dovremo impegnarci di più a mantenere i nostri simboli culturali perché essi rappresentano la nostra identità.
Essere aperti al mondo, non significa dovere abiurare le nostre tradizioni.
Anzi, esse sono un ricchezza. Solo chi mantiene le proprie tradizioni e la propria identità culturale può essere realmente in grado di dialogare con gli altri.
Cordiali saluti.








lunedì 7 marzo 2011

LA LAICITA', LA POLITICA E LE DONNE




Cari amici ed amiche.


Prima di tutto, faccio i miei auguri a tutte le donne.
Vi invito a leggere la seguente nota che è stata redatta dalla mia interlocutrice di Facebook Irene Bertoglio.
Questa nota parla della condizione della donna nella storia passata e nel presente.
E' molto interessante e vale la pena di leggerla.
Ora, faccio una riflessione. Oggi, si parla i "laicità", di "emancipazione della donna" e di "maggiori libertà".
Oggi, vi è una secolarizzazione della società e della politica.
Però, la donna è realmente libera?
Senza dubbio, rispetto ai secoli passati, vi è stato un progresso dei diritti civili.
Però, oggi, vi è una caduta dei valori e si è inteso con il termine "libertà" il fare ciò che si vuole sempre e comunque.
Questo pensiero è figlio di quell'ideologia che si diffuse con l'Illuminismo e la Rivoluzione francese, che si esasperò e che oggi è comune al pensiero di Aleister Crowley, l'occultista inglese che fondò il satanismo moderno, il comunismo ed il pensiero del '68.
In realtà, questa è una falsa libertà.
Infatti, questa concezione non rende l'uomo (inteso come genere umano) libero ma schiavo dei suoi istinti.
Non a caso, ho citato Crowley perché il diavolo opera così.
Prigioniero del suo istinto, l'uomo non ha più una propria volontà.
La donna venne strumentalizzata da questa ideologia. E così, con espressioni come "emancipazione" e "diritti civili", in realtà, si distrussero i valori fondanti della società.
Questa opera di distruzione incominciò proprio con l'attacco contro la Chiesa ed il Cristianesimo.
Si cercò di presentare questa religione come "maschilista" e "misogina".
La realtà è ben diversa.
La tradizione giudaico-cristiana ha sempre dato molta importanza alla donna.
Giusto questa mattina, ho letto un brano biblico del libro di Tobia che parlava della cecità di Tobi e e di sua moglie Anna che mandava avanti la casa.
Inoltre, pensate a Giuditta che uccise Oloferne e salvò il popolo di Israele.
Questi sono solo alcuni esempi di grandi donne della tradizione giudaico-cristiana che decisero tanta parte della storia.
Centrale, fu il ruolo della Vergine Maria che, dicendo sì a Dio per il concepimento del Suo Figlio Gesù, fu determinante nella salvezza del genere umano.
E allora, noi capiamo che la tradizione giudaico-cristiana portò valori e che, in realtà, valorizzava la donna.
Anche la storia lo dice.
Prendiamo, come esempi, Galla Placidia (392-450), che fu una fervente cristiana e (come reggente) seppe reggere le sorti di un Impero Romano oramai allo sfascio, l'imperatrice bizantina Teodora (497-548), che, quando ci fu la "sommossa di Nika", impedì la caduta di suo marito, l'imperatore Giustiniano, la grancontessa Matilde di Canossa (1046-1115), che si fece valere contro l'imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV e a difesa del Papa, la regina d'Inghilterra Elisabetta I (1533-1603), che governò da sola un regno e lo fece diventare una potenza, la regina consorte d'Inghilterra Enrichetta Maria di Borbone (1609-1669), che cercò di aiutare il marito re Carlo I, durante la Guerra Civile e la regina di Svezia Cristina (1626-1689) che, quando lasciò il suo trono perché convertita al cattolicesimo, diede un grande impulso alla cultura a Roma.
Questi sono solo alcuni esempi che possono fare capire che la donna fu molto importante per la tradizione giudaico-cristiana.
Del resto, anche le Sante, come, ad esempio, Santa Maria Maddalena, Sant'Agata, Santa Lucia, Santa Caterina d'Alessandria, Santa Chiara d'Assisi, Santa Caterina da Siena, la Beata Margareth Pole, Santa Teresa d'Avila, Santa Teresa di Lisieux, Santa Bernadette e Santa Teresa Benedetta della Croce, dimostrano che la donna fu fondamentale nel Cristianesimo.
Quindi, la religione cristiana non può essere contro la donna.
L'esperienza '68 non ha nulla da insegnare a nessuno.
Anzi, essa è strumento di prostituzione, una prostituzione intellettuale, che è peggiore di quella del corpo.
Infatti, essa pone l'idea del "fare ciò che si vuole".
Quindi, questa visione fa sì che vi siano la disgregazione della famiglia (perché svalorizza il matrimonio) e la cultura dell'altro visto come un peso per sé stessi e che si traduce nella "cultura dell'aborto" e nella "cultura dell'eutanasia".
E' logico che così la società vada in crisi.
La donna viene ridotta a "mezzo" con cui queste idee si diffondono.
La donna è, quindi, strumentalizzata.
Del resto, anche la manifestazione contro il presidente Berlusconi del 13 febbraio scorso fu un esempio di questa "prostituzione intellettuale".
Essa fu una manifestazione atta ad attaccare una figura politica, qual è il presidente Berlusconi, e non un evento portatore di idee costruttive.
L'espressione "prostituzione intellettuale" è forte (e mi scuso se l'ho usata) ma voglio fare capire che manifestazioni simili degradano la donna e non la valorizzano.
In manifestazioni simili, la donna è uno strumento e mi dispiace che coloro che manifestarono non si fossero resi conto di ciò.
E allora, facciamo tutti un esame di coscienza e riflettiamo.
Cordiali saluti.



ED ORA...CHE DICONO I LAICISTI?


Cari amici ed amiche.
Guardate questa fotografia che mi è stata inoltrata da un'interlocutrice su Facebook.
Essa mostra un gruppo di persone (africane) che portano un gatto crocifisso.
Questa foto è orribile, sia perché è un esempio di crudeltà verso gli animali e sia perché è blasfema ed offensiva verso la religione cristiana.
Ed ora...cosa dicono quei beceri laicisti che, sulla mia pagina di Facebook "Page of Antonio Gabriele Fucilone", mi hanno attaccato?
A questi "signori", voglio ricordare che oggi sono i cristiani a subire il maggiore numero di persecuzioni.
Essi sono "laici"...solo quando c'è da attaccare la Chiesa.
Invece, di fronte ad orrori simili a quello mostrato sulla foto...gli stessi "signori" stanno zitti.
Questo è inaccettabile.
Purtroppo, noi corriamo un grande rischio.
Con l'attuale situzione del Maghreb, noi rischiamo di essere invasi da persone che potrebbero comportarsi come quelle raffigurate nella foto. A ciò, si aggiunge un maggiore rischio di terrorismo.
Noi italiani ed occidentali dobbiamo riaffermare i nostri valori cristiani.
Non vogliamo creare uno Stato teocratico 0 negare ogni libertà religiosa ma dobbiamo rivalutare i simboli della nostra cultura (come il crocifisso) ed i nostri valori.
Se noi non facciamo così, la nostra società sarà destinata a morire.
Anche la politica dovrà abbandonare questo relativismo.
Cordiali saluti.

domenica 6 marzo 2011

VIII EDIZIONE DEL "PRANZO DEI POETI MANTOVANI", UN'ESPERIENZA BUONA











Cari amici ed amiche.


Oggi, domenica 06 marzo 2011, vi è stata l'VIII edizione del "Pranzo dei Poeti Mantovani",presso il ristorante "Il Nespolo", a San Biagio, in Provincia di Mantova.
Esso è organizzato dal cenacolo dei poeti dialettali mantovani "Al Fogolèr", il cui presidente è il signor Sergio Aldrighi. L'evento culturale è cominciato alle ore 10:00.
Oltre il cenacolo "Al Fogolèr", hanno partecipato anche altri gruppi come "El Zàc", ossia il gruppo di poesia dialettale cremonese, il gruppo del sempre stimato amico Italo Bonassi, che è il "Gruppo Poesia '83" di Rovereto, in Provincia di Trento, il "Cenacolo trentino di cultura dialettale" dello scrittore e giornalista Elio Fox, i cenacoli veronesi, un poeta bolognese, il signor Stefano Rovinetti Brazzi, un altro poeta di Imola, il signor Umberto Antonioli, ed una poetessa ferrarese.
Oltre al sottoscritto, hanno partecipato anche altri due poeti di Roncoferraro, il geometra Giordano Dugoni ed il professor Franco Bissoni.
Del "Fogolèr", vi erano "big, il presidente Sergio Aldrighi, Claudio Quarenghi, Wainer Mazza, Luciana Ballardini e Luciano Azzoni. A causa di problemi di salute, non hanno partecipato la segretaria del "Fogolèr"Daniela Saccani ed un eminente consigliere di tale associazione, Gino Costa.
Per conoscere meglio il cenacolo, visitate il sito http://www.inventarti.it/FOGOLER%20serate.htm.
Vi erano i giornalisti della "Gazzetta di Mantova", della "Voce di Mantova" e di "Telemantova".
L'evento è stato caratterizzato dal convegno che trattava il tema del "Festivaletturatura", che si tiene a a Mantova, e del "Festival degli scrittori della bassa" (che si terrà a Pegognaga domenica 04 settembre 2011) e dello spazio dedicato alla poesia in questi due ambiti.
Il titolo del tema è "Due festival a confronto. Festivaletteratura di Mantova e Festival degli scrittori della bassa. Che spazio ha la poesia?".
In pratica, il qui si è messo a confronto il "Festivaletteratura" che quest'anno si terrà dal 07 all'11 settembre, ed il"Festival degli scrittori della bassa", per il quale è dedicata una pagina di Facebook.
Riguardo tali eventi, vi sono i rispettivi siti, che sono http://informagiovani.mn.it/index.phtml?=10798 e http://www.festivaletteratura.it/.
Questi due eventi vanno messi a confronto.
Il "Festivaletteratura" è un evento di portata internazionale e si tiene annualmente nel capoluogo della Provincia, a Mantova, tra i suoi chiostri (come quello della chiesa di San Barnaba) e le sue piazze (come Piazza delle Erbe) e le sue chiese (come la Basilica di Sant'Andrea) ed i suoi palazzi (come il Palazzo Ducale).
Il Festival degli scrittori della bassa, è una festival legato alla realtà padana, alla sua storia e alla sua cultura.
Quindi, vi è il "festival cosmopolita" (il "Festivaletteratura") ed il "festival della provincia" (il "Festival degli scrittori della bassa"). Con il termine "bassa" non si intende citare solo la zona del Mantovano a sud del Po ma tutto il comprensorio che gravita intorno a quel grande fiume.
In questo convegno si è trattato il tema della poesia, che in passato non ebbe spazio in questi due ambiti ma che oggi sta tornando in auge.
Oggi, c'è bisogno di poesia. Essa è il "sangue della nostra tradizione letteraria".
Pensate anche alla Bibbia, con il Cantico dei Cantici, come alle opere di poeti come Virgilio, le "Edde" della tradizione norrena, le opere dei Trovatori provenzali, il "Cantico delle creature" di San Francesco d'Assisi, la Scuola Siciliana, la "Divina Commedia" di Dante Alighieri, le poesie di Jon Arason, quelle di John Donne o quelle di Alessandro Manzoni . Sono esempi che faccio ora ma voglio farvi capire tutti gli aspetti della poesia, anche quelli più profondi. Nella poesia vi sono idee e valori che vengono trasmessi.
Questi due eventi importanti possono diventare due "piazze" per diffondere la poesia, sia quella in lingua madre (italiano), sia quella in dialetto e sia quella in lingua straniera.
Certamente, la problematica che è stata sollevata e che ha creato un po' di discussione è stata quella sulle case editrici.
Infatti, si sa, il "Festivaletteratura" è una "vetrina" per opere letterarie fatte anche da scrittori in erba ma che spesso e volentieri sono sorretti da grosse case editrici che le pubblicano. Questo vuole dire che questi scrittori hanno sponsor o possibilità economiche di pubblicare i loro testi.
Ora, la poesia non è un genere largamente seguito (anche se oggi è in ripresa) e, di conseguenza, è più difficile che si possa trovare chi possa fare da "sponsor" a un poeta e se questi non ha le risorse finanziarie (e parlo per cognizione di causa) rischia di non vedere la sua produzione in una "vetrina" importante qual è il "Festivaletteratura", anche perché non avrebbe l'interesse di una grossa casa editrice.
Certamente, i due event culturali sopra descritti possono essere occasione per fare conoscere la poesia.
Nel complesso, il dibattito è stato positivo, se si tiene conto di un aspetto importante, ossia che non esistono la poesia in lingua madre e la poesia dialettale ma esiste la poesia.
Ad animare la discussione è stato un intervento di un poeta di Verona che ha proposto l'abolizione della poesia in lingua italiana in eventi come questo che è stato organizzato dal "Fogolèr".
C'è stata una piccola discussione ma la maggioranza del pubblico (me compreso) non ha appoggiato la sua proposta ed anche il presidente Aldrighi ha ribadito che eventi simili sono aperti a tutti i poeti mantovani.
Bonassi è intervenuto dicendo che anche in incontri di poesia dialettale, la lingua madre è sempre presente e che non si può fare una distinzione così netta. Infatti, i dialetti sono afferenti all'italiano.
Poi è stata la volta dell declamazioni delle poesie.
A "rompere il ghiaccio", sono stato io.
Infatti, la prima declamazione è stata la mia. Ho declamato la poesia intitolata "L'arvulu di mènnuli nsanguinatu", che potete trovare anche su questo blog, seguendo il link http://italiaemondo.blogspot.com/2011/02/i-simboli-dellitalia-unita.html.
Tale declamazione è stata ripresa ed è visibile nel video qui sotto. Mi scuso con voi se il video è sfocato. Ci sono stati problemi tecnici.
La voce è, comunque, la mia. Ve l'assicuro.
Dedico il video a tutti voi che mi seguite, sia dall'Italia che dall'estero, una dedica particolare va agli italiani nel mondo e, in special modo, ai nostri connazionali che risiedono in Uruguay, in Argentina, negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito, in Francia, in Germania, oltre al direttore di "Italia chiama Italia" (http://www.italiachiamaitalia.net/), Ricky Filosa e agli italiani residenti in Repubblica Domenicana.
Alle ore 13:00, vi è stato il pranzo. Il menù è stato molto buono.
Si è iniziato con un antipasto a base di salumi, cicciole e polenta e cozze in zuppa ed il pranzo è andato avanti con la trippa, il "sorbir d'agnoli", le lasagne "alla campagnola", lo "spallotto" cotto nel vino, gli spinaci al burro, le patate al forno, la scaglia di formaggio "Parmigiano", la torta "Saint Honorè" ed il caffè.
Vi sono stati piatti della tradizione culinaria mantovana, in ossequio alla cultura mantovana, come il "sorbir d'agnoli" o lo "spallotto".
Il pranzo è stato allietato dalle canzoni del cantastorie Wainer Mazza, dalle "cante mantovane" di Luciano Azzoni e da altre poesie.
Questo evento mi è piaciuto (come sempre, del resto) e qualcuno mi ha chiesto il perché io non entri nel "Fogolèr".
Io gli ho risposto che non posso entrare nel cenacolo. Io non scrivo in dialetto mantovano.
Sono disponibile, però, a collaborare con il "Fogolèr". Tra l'altro, Roncoferraro è Comune risorgimentale.
Penso che una collaborazione tra me ed il "Fogolèr" sia possibile.
Se gli amici del "Fogolèr" volessero collaborare con me, ne sarei onorato.
Tra l'altro, nei bigliettini messi sui tavolidel ristorante vi è una citazione di una mia poesia del 2005.
Essa è intitolata "Omaggio a Mario Luzi" ed è visibile tra le foto su questo articolo.
Anche di questo, ringrazio gli amici del "Fogolèr".
Cordiali saluti.















venerdì 4 marzo 2011

SANTUARIO DI GRAZIE, POTERONO ESSERCI STATE MAESTRANZE INGLESI?





Cari amici ed amiche.


Vi voglio parlare di un enigma che riguarda il Santuario della Beata Vergine Maria di Grazie, che si trova a Curtatone, in Provincia di Mantova.
Di questo luogo di culto, scrissi molto.
Vi invito a rileggere l'articolo intitolato "Santuario della Beata Vergine di Grazie, un patrimonio da salvare", http://italiaemondo.blogspot.com/2010/08/santuario-della-beata-vergine-di-grazie.html.
Ora, qui vi può essere un enigma.
Come dice anche la voce nel video che ho scaricato da Youtube e messo qui sopra, l'interno della chiesa è sorprendente.
Essa ha una decorazione fastosa, caratterizzata dalla presenza di un'impalcata lignea a due piani.
Questa impalcata è decorata con simboli che sono veri e propri ex-voto.
Tali ex-voto hanno forme di seni, di mani in preghiera e di cuori.
Nelle nicchie dell'impalcata vi sono cinquantatre statue polimateriche, che nel 1999 vennero restaturate.
Esse sono costituite di legno di pioppo, cartapesta e colla animale. Sono fatte di materiale povero e, in effetti, esse rappresentano il popolo. Qualcuna di queste statue è anche nota. Prendiamo, ad esempio, Giovanni della Mazza, il boia con la mazza che è visibile alla destra di chi entra nella chiesa e che è noto con l'appellativo dialettale Giuanin d'la Masoeula.
Ora, tutto ciò risale al XVI secolo.
Prima del XVI secolo, infatti, le pareti della chiesa erano decorate con affreschi, come la Basilica di San Francesco ad Assisi.
Ora, mentre guardate il video, vi invito a focalizzare l'attenzione sulla loggia superiore dell'impalcata, per intenderci, anche le statue di Papa Pio II, dell'imperatore Carlo V e del re di Spagna Filippo II, che sono raffigurate nella foto qui sopra. Potete trovare la foto anche nell'ultimo sito che si trova nella voce "Link preferiti".
Ora, sopra le statue, si vedono dei tondi.
Nel lato opposto a quello in cui si trovano le succitate statue, i tondi hanno degli affreschi molto particolari.
Essi raffigurano dei cardinali, presumibilmente francescani.
Infatti, fino alle soppressioni napoleoniche, la chiesa era gestita da frati francescani, che avevano il convento lì vicino.
La particolarità di questi affreschi sta nella loro origine.
Essi non sono simili a quelli Giotto o di Cimabue, di una scuola italiana, ma sono più simili ad opere di scuola nordica.
Ora, qui sorge una domanda.
Coloro che lavorarono in quel santuario, furono stranieri, e in particolare, furono inglesi?
Infatti, i ritratti di quei cardinali sono simili alle raffigurazioni pittoriche dell'Inghilterra medioevale, che non a quelle di una scuola italiana.
La mano che fece quei ritratti fu molto dura e ben diversa dalla morbidezza delle linee che si vedono negli affreschi italiani.
Ora, ad avallare questa ipotesi, c'è il fatto che i frati francescani si fossero avvalsi di maestranze straniere (inglesi e francesi) anche per la nota Basilica di San Francesco ad Assisi.
Inoltre, i frati francescani avevano molti conventi in Inghilterra.
Questo link mostra uno spaccato dell'Inghilterra e del Galles e le loro realtà monastiche prima dell'epoca di re Enrico VIII (1491-1547).
Pensiamo ad un uomo illuminato come Ruggero Bacone (1214-1294) che fu un frate francescano.
Quindi, in Inghilterra i frati francescani erano attivi.
Ora, è possibile che, per aiutare Francesco I Gonzaga (il committente della chiesa, 1366-1407), i frati francescani avessero chiesto aiuto ai loro confratelli d'Oltremanica.
Se così fosse, noi potremmo avere delle opere d'arte dell'Inghilterra medioevale, opere che in patria andarono distrutte con la "Dissoluzione dei monasteri", sotto il regno di re Enrico VIII e di cui scrissi nel link http://italiaemondo.blogspot.com/2010/09/inghilterra-dissoluzione-dei-monasteri.html, e la Riforma, sotto il regno di re Edoardo VI (1537-1553).
Oggi, questi affreschi sono coperti da pannelli.
Sono testimonianze importanti della nostra storia e vanno protetti.
Essi dimostrano che la Chiesa si impegnò molto a costruire l'identità europea, unificando popoli di origine diversa, come i latini, i germani, gli slavi ed i greci.
Chi, oggi, vuole zittire la Chiesa e la attacca, in nome della "laicità", fa solo un'opera di ignoranza perché ignora la storia ed ignorando la storia si uccide la nostra civiltà.
Cordiali saluti.

GIUSTIZIA, SERVE UNA RIFORMA!


Cari amici ed amiche.
E' inutile nasconderlo, la giustizia va riformata!
Oggi, la nostra giustizia non funziona. Vi sono troppi processi fermi e, spesso, i giudici che sbagliano non si prendono nessuna responsabilità.
Inoltre, vi è la questione della presenza di Pubblici Ministeri politicizzati che spesso tendono a fare processi contro varie personalità politiche che spesso sono di colore politico opposto.
Anzi, molto spesso vi è una vera e propria "persecuzione giudiziaria".
Inoltre, vi è un vero e proprio abuso delle intercettazioni che spesso vengono pubblicate su certi giornali.
La vita privata delle persone è così alla mercé di tutti.
Io penso che serva una sostanziosa riforma.
In primo luogo, vanno separate le carriere dei giudici (coloro che giudicano) da quelle dei Pubblici Ministeri, coloro che fanno parte dell'accusa.
In secondo luogo, va regolamentato l'uso delle intercettazioni telefoniche.
Oggi, i giornali le pubblicano senza alcuna regola, esponendo sia la persona intercettata che quelle ad ella vicine a processi mediatici, ancora prima di quello che si celebra in tribunale e senza prove autentiche di colpevolezza della persona intercettata, o a pericolo fisico. Si tenga conto anche del fatto che le intercettazioni possono essere manipolate.
Inoltre, serve una riforma che preveda sanzioni per quei giudici che commettono gravi errori.
Inoltre, andrebbe fatta anche una legge che preveda che un giudice possa essere ricusato, qualora l'imputato scorga un pregiudizio di natura ideologica verso di lui.
La democrazia funziona se c'è una buona giustizia.
Cordiali saluti.

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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.