Cari amici ed amiche.
Anno nuovo, speaker nuovo!
E' proprio così! L'esponente del Partito Repubblicano John Boenher è il nuovo speaker della Camera dei Rappresentanti del Congresso USA.
Questo ruolo equivale a quello di Presidente della Camera dei Deputati del nostro Parlamento.
Sostituisce l'esponente del Partito Democratico Nancy Pelosi.
Cattolico praticante di sessantun'anni, Boenher è il 61° speaker della Camera dei Rappresentanti.
Dal 1991, rappresenta alla Camera dei Rappresentanti l'8° distretto dell'Ohio che include varie aree agricole e sub-urbane di Cincinnati e parte della città di Dayton.
Da sempre, Boenher è contrario alla riforma della Sanità voluta dal presidente Barack Hussein Obama.
Non ha torto perché, effettivamente, questa riforma potrebbe pesare sulle casse dello Stato americano.
Infatti, come scrissi nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2010/11/gli-errori-di-obama.html, gli effetti benefici di questa riforma ci saranno solo nel 2014.
Quindi, per quattro anni, questa riforma non darebbe alcun beneficio e ci potrebbe essere un aumento della spesa pubblica, che in questo periodo di crisi non va bene.
In questi periodi, la spesa pubblica va ridotta e non aumentata.
La gente degli USA lo sa e per questo motivo votò il Partito Repubblicano alle elezioni di Medio Termine.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
venerdì 7 gennaio 2011
giovedì 6 gennaio 2011
150 ANNI DELL'UNITA' D'ITALIA, VALE LA PENA DI FESTEGGIARE?
Cari amici ed amiche.
Quest'anno, ricorre il 150° anno dell'Unità d'Italia.
Vale la pena festaggiare?
Io vorrei esprimere un'opinione, riguardo tale questione.
L'unificazione del nostro Paese (che avvenne nel 1861) non fu un fatto negativo in sé.
L'Italia divisa in vari Stati era un'Italia debole.
Il problema vero fu il modo in cui l'unificazione d'Italia avvenne.
Questo deve essere l'oggetto della discussione e per avere una discussione seria non si può solo "ascoltare la campana del vincitore" ma anche "quella del vinto".
E' evidente il fatto che il processo di unificazione del nostro Paese fosse stato pieno di lato oscuri e di aspetti controversi.
Infatti, l'unificazione del nostro Paese avvenne coon un processo forzoso in cui uno Stato italiano, il Regno di Sardegna, decise di fare un vero e proprio attacco contro gli altri Stati italiani che vennero così annessi.
Quando Garibaldi sbarcò a Marsala (11 maggio 1860) fece un vero e proprio atto di conquista.
Quindi, il processo di unificazione fu un'annessione da parte del regno piemontese ai danni degli altri Stati italiani.
La dimostrazione fu lampante.
Infatti, la Costituzione adottata dal nuovo Regno d'Italia fu lo Statuto Albertino.
Non ci fu, quindi, una costituzione unica del nuovo Regno d'Italia.
Inoltre, a comandare il nuovo Stato furono per lo più elementi piemontesi.
Anche il fatto che re Vittorio Emanuele II (1820-1878) avesse conservato la denominazione precedente dimostra che l'unificazione fu, di fatto, un'annessione.
Il Sud Italia venne, di fatto, depredato e fu visto come una terra di conquista che non come una parte del nuovo Regno d'Italia.
La dimostrazione, fu il fatto che prima del 1861, nel Regno delle Due Sicilie c'erano cinque tasse.
Dopo l'unificazione, esse divennero 25.
Fu, quindi, un processo innaturale che scontentò molti, specie al Sud, ove ci furono i fenomeni di disobbedienza come il brigantaggio (di origine popolare) e la mafia (di origine aristocratica) .
Inoltre, anche i "plebisciti", con cui veniva sancito l'ingresso di un territorio nel nuovo Regno d'Italia, erano evidentemente "taroccati".
A Venezia vi è un resoconto di tale "plebiscito" che dice che la stragrande maggioranza del popolo fosse stata favorevole all'annessione al Regno d'Italia.
Ora, nessuno può credere che tutti fossero stati male sotto l'Impero Austro-Ungarico, così come nessuno può credere che tutti fossero stati male sotto il Regno delle Due Sicilie, il Granducato di Toscana e quant'altro.
Fu evidente che vi fosse stata una necessità di fare della propaganda.
Un processo naturale di unificazione di uno Stato fu, ad esempio, quello che avvenne in Germania nel 1834, con lo Zollverein, un'unione doganale.
Si iniziò con questa unione doganale, che servì a ridurre la competizione interna tra gli Stati tedeschi, e si arrivò all'unificazione della Germania.
Questo fu un processo naturale di unficazione di un Paese.
Anche qui in Italia ci sarebbe dovuto essere un processo simile.
Con un processo simile, anche se il re fosse stato Vittorio Emanuele II di Savoia (che si sarebbe dovuto chiamare Vittorio Emanuele I, http://italiaemondo.blogspot.com/2010/09/vittorio-emanuele-ii-non-poteva-essere.html) non ci sarebbero stati problemi.
Invece, ci fu questa vera e propria annessione dei vari Stati italiani da parte del Regno di Sardegna, con una guerra non dichiarata, e tutto quello che avvenne dopo fu il figlio di questo "peccato originale".
Inoltre, ci fu anche un'altra questione, quella della Chiesa.
Il processo di unificazione dell'Italia fu il primo ed unico caso di uno Stato che si creò contro la sua Chiesa.
Quando cadde lo Stato Pontificio e Roma diventò capitale del Regno d'Italia, in Piazza Campo dei Fiori venne eretta una statua di Giordano Bruno e ci furono processioni anticristiane in cui inneggiava a Satana!
Ne parlai nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2010/11/magna-charta-libertatum-anche-noi.html.
Nella storia, i grandi Stati si formarono intorno alle Chiese.
Pensiamo all'Impero Romano d'Oriente (Impero Bizantino, 395-1453) che fece della Chiesa una colonna portante.
Pensiamo al Sacro Romano Impero di Carlo Magno (742-814) che ebbe nella Chiesa il suo elemento cardine.
Pensiamo al Regno d'Inghilterra che si unificò intorno alla Chiesa sotto re Alfredo il Grande (849-899) e che fece la sua Costituzione, la "Magna Charta Libertaum", senza prescindere dalla Chiesa.
Pensiamo al Regno di Svezia, in cui il re Gustavo Eriksson Vasa (1496-1560) che costruì il suo Stato intorno alla Chiesa luterana.
Il Regno d'Italia si formò contro la Chiesa ed il cittadino italiano era così diviso tra due poteri contrapposti, il re ed il Papa.
Concludo, dicendo che forse più che festeggiare noi dovremmo riflettere.
Come scrisse anche l'amico Antonio Gomes, nel suo libretto "Sentimenti politici di un ragazzo", forse ci sarebbe da fare un esame di coscienza sulle vicende del XIX secolo.
Certamente, certi errori attuali sono figli di quanto accadde in quegli anni.
Oggi, noi abbiamo un sistema che ha danneggiato il Nord e non aiuta il Sud.
Forse, noi dovremmo rivedere il "concetto di unità", magari con il federalismo che fu proposto anche nel XIX secolo da Carlo Cattaneo (1801-1869).
Forse, le vicende non vanno viste ed analizzate solo con "gli occhi dei vincitori" ma anche con "quelli dei vinti".
Il centralismo è, oramai, fallito e credo che ai cittadini servano nuove risposte.
Spero di contribuire a creare una discussione, un brainstorming utile, per creare una coscienza della nostra realtà, una realtà complessa che è frutto anche di errori passati, a cui oggi siamo chiamati a porre rimedio.
Cordiali saluti.
Quest'anno, ricorre il 150° anno dell'Unità d'Italia.
Vale la pena festaggiare?
Io vorrei esprimere un'opinione, riguardo tale questione.
L'unificazione del nostro Paese (che avvenne nel 1861) non fu un fatto negativo in sé.
L'Italia divisa in vari Stati era un'Italia debole.
Il problema vero fu il modo in cui l'unificazione d'Italia avvenne.
Questo deve essere l'oggetto della discussione e per avere una discussione seria non si può solo "ascoltare la campana del vincitore" ma anche "quella del vinto".
E' evidente il fatto che il processo di unificazione del nostro Paese fosse stato pieno di lato oscuri e di aspetti controversi.
Infatti, l'unificazione del nostro Paese avvenne coon un processo forzoso in cui uno Stato italiano, il Regno di Sardegna, decise di fare un vero e proprio attacco contro gli altri Stati italiani che vennero così annessi.
Quando Garibaldi sbarcò a Marsala (11 maggio 1860) fece un vero e proprio atto di conquista.
Quindi, il processo di unificazione fu un'annessione da parte del regno piemontese ai danni degli altri Stati italiani.
La dimostrazione fu lampante.
Infatti, la Costituzione adottata dal nuovo Regno d'Italia fu lo Statuto Albertino.
Non ci fu, quindi, una costituzione unica del nuovo Regno d'Italia.
Inoltre, a comandare il nuovo Stato furono per lo più elementi piemontesi.
Anche il fatto che re Vittorio Emanuele II (1820-1878) avesse conservato la denominazione precedente dimostra che l'unificazione fu, di fatto, un'annessione.
Il Sud Italia venne, di fatto, depredato e fu visto come una terra di conquista che non come una parte del nuovo Regno d'Italia.
La dimostrazione, fu il fatto che prima del 1861, nel Regno delle Due Sicilie c'erano cinque tasse.
Dopo l'unificazione, esse divennero 25.
Fu, quindi, un processo innaturale che scontentò molti, specie al Sud, ove ci furono i fenomeni di disobbedienza come il brigantaggio (di origine popolare) e la mafia (di origine aristocratica) .
Inoltre, anche i "plebisciti", con cui veniva sancito l'ingresso di un territorio nel nuovo Regno d'Italia, erano evidentemente "taroccati".
A Venezia vi è un resoconto di tale "plebiscito" che dice che la stragrande maggioranza del popolo fosse stata favorevole all'annessione al Regno d'Italia.
Ora, nessuno può credere che tutti fossero stati male sotto l'Impero Austro-Ungarico, così come nessuno può credere che tutti fossero stati male sotto il Regno delle Due Sicilie, il Granducato di Toscana e quant'altro.
Fu evidente che vi fosse stata una necessità di fare della propaganda.
Un processo naturale di unificazione di uno Stato fu, ad esempio, quello che avvenne in Germania nel 1834, con lo Zollverein, un'unione doganale.
Si iniziò con questa unione doganale, che servì a ridurre la competizione interna tra gli Stati tedeschi, e si arrivò all'unificazione della Germania.
Questo fu un processo naturale di unficazione di un Paese.
Anche qui in Italia ci sarebbe dovuto essere un processo simile.
Con un processo simile, anche se il re fosse stato Vittorio Emanuele II di Savoia (che si sarebbe dovuto chiamare Vittorio Emanuele I, http://italiaemondo.blogspot.com/2010/09/vittorio-emanuele-ii-non-poteva-essere.html) non ci sarebbero stati problemi.
Invece, ci fu questa vera e propria annessione dei vari Stati italiani da parte del Regno di Sardegna, con una guerra non dichiarata, e tutto quello che avvenne dopo fu il figlio di questo "peccato originale".
Inoltre, ci fu anche un'altra questione, quella della Chiesa.
Il processo di unificazione dell'Italia fu il primo ed unico caso di uno Stato che si creò contro la sua Chiesa.
Quando cadde lo Stato Pontificio e Roma diventò capitale del Regno d'Italia, in Piazza Campo dei Fiori venne eretta una statua di Giordano Bruno e ci furono processioni anticristiane in cui inneggiava a Satana!
Ne parlai nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2010/11/magna-charta-libertatum-anche-noi.html.
Nella storia, i grandi Stati si formarono intorno alle Chiese.
Pensiamo all'Impero Romano d'Oriente (Impero Bizantino, 395-1453) che fece della Chiesa una colonna portante.
Pensiamo al Sacro Romano Impero di Carlo Magno (742-814) che ebbe nella Chiesa il suo elemento cardine.
Pensiamo al Regno d'Inghilterra che si unificò intorno alla Chiesa sotto re Alfredo il Grande (849-899) e che fece la sua Costituzione, la "Magna Charta Libertaum", senza prescindere dalla Chiesa.
Pensiamo al Regno di Svezia, in cui il re Gustavo Eriksson Vasa (1496-1560) che costruì il suo Stato intorno alla Chiesa luterana.
Il Regno d'Italia si formò contro la Chiesa ed il cittadino italiano era così diviso tra due poteri contrapposti, il re ed il Papa.
Concludo, dicendo che forse più che festeggiare noi dovremmo riflettere.
Come scrisse anche l'amico Antonio Gomes, nel suo libretto "Sentimenti politici di un ragazzo", forse ci sarebbe da fare un esame di coscienza sulle vicende del XIX secolo.
Certamente, certi errori attuali sono figli di quanto accadde in quegli anni.
Oggi, noi abbiamo un sistema che ha danneggiato il Nord e non aiuta il Sud.
Forse, noi dovremmo rivedere il "concetto di unità", magari con il federalismo che fu proposto anche nel XIX secolo da Carlo Cattaneo (1801-1869).
Forse, le vicende non vanno viste ed analizzate solo con "gli occhi dei vincitori" ma anche con "quelli dei vinti".
Il centralismo è, oramai, fallito e credo che ai cittadini servano nuove risposte.
Spero di contribuire a creare una discussione, un brainstorming utile, per creare una coscienza della nostra realtà, una realtà complessa che è frutto anche di errori passati, a cui oggi siamo chiamati a porre rimedio.
Cordiali saluti.
DA BUENOS AIRES ALLA SICILIA,L'ARTE E LA DEVOZIONE
Cari amici ed amiche.
Prima di incominciare, faccio gli auguri di un Santo Natale sereno ai nostri fratelli ortodossi.
Che la loro devozione, unita alla nostra, possa essere di aiuto per tutti.
La devozione si esprime con le opere, la fede, i gesti e l'arte.
E' proprio così, la devozione si esprime anche tramite l'arte.
In fondo, Dio sta anche in tutte le belle cose.
Molto spesso, l'arte ha la funzione di educare l'uomo anche alla fede ed essa non si trova solo nel fasto delle belle chiese o dei musei ma anche in eventi culturali e nei parchi a tema.
Un esempio mi è stata segnalato dall'amica Silvia Beatriz Quadranti di San Nicolas (Argentina) che mi ha inviato delle foto di un parco a tema realizzato a Buenos Aires che mostra le vicende di Cristo in Terra Santa. Una di quelle foto è qui illustrata.
Esso è un revival di opere molto più antiche, come il Sacro Monte di Varallo Sesia (in Provincia di Vercelli).
Quest'opera fu fatta dal frate francescano Padre Bernardino Caimi (1425-1500) e tratta le vicende della Passione e della Crocifissione di Cristo, fino alla Pasqua.
Essa è raccontata da statue lignee e di terracotta ed è divisa in 45 cappelle sistemate in un percorso che porta alla Chiesa della Madonna del Cuore.
Vi sono raccontate le vicende di Cristo, come anche quelle di San Francesco d'Assisi. Tra angeli, demoni e genti varie, quel frate vissuto tra il XV ed il XVI secolo volle portare la Terra Santa in Piemonte.
Lo stesso si può dire degli autori del parco a tema in Buenos Aires.
Un altro esempio di arte pedagogica e devozionale è il Santuario della Beata Vergine Maria di Grazie che si trova nel Comune di Curtatone, in Provincia di Mantova.
Ne parlai nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2010/08/santuario-della-beata-vergine-di-grazie.html.
Le sue statue (che sono ex voto) incutono timore e rispetto, per la sacralità del luogo. Di fronte a questa sacralità, tutti sono eguali e tutti possono aspirare alla Salvezza.
Infatti, in quel luogo coesistono le statue di persone che uccisero altre persone come dei soldati e perfino quella di un boia che popolarmente è ricordato con il nome in dialetto mantovano "Giuanin d'la Masoeula" , che significa "Giovanni della Mazza".
Vi sono statue di persone umili e quella di potenti, tra i quali cito l'imperatore Carlo V d'Asburgo.
Di fronte alla sacralità del luogo tutti possono aspirare alla Salvezza, il giusto come il peccatore, l'umile come il potente.
Anche in Sicilia, vi sono esempi di arte devozionale, che spesso sfociano in leggende.
Una di queste tratta la statua di San Giacomo Maggiore Apostolo che si trova nella Chiesa parrocchiale dell'Assunta di Galati Mamertino, in Provincia di Messina.
Per la cronaca, in quella chiesa si sposarono i miei genitori.
Intorno a quella statua vi è una leggenda che dice che essa fu voluta dai contadini.
Il principe, che secoli fa governava la zona, la concesse ma pose delle condizioni.
La prima fu quella di essere devoti al Santo.
La seconda fu quella di esporre la statua in occasione di calamità naturali.
La terza fu quella di portare il santo per tre volte l'anno in processione per tutto il paese.
All'inizio, la devozione fu grande e le processioni furono partecipate.
Poi, però, la devozione si affievolì e ci fu chi rifiutò di portare la statua in processione, adducendo al suo peso.
Io, che nel 2000 fui a Galati Mamertino e presenziai alla processione, posso confermare.
La statua doveva essere portata da ventiquattro uomini. sei per ogni braccio della portantina.
Tenete conto del fatto che il paese si trova su un colle ed è pieno di viuzze con sali e scendi.
Quindi, servono quasi una cinquantina di uomini per portare quella statua.
Tornando alla storia, un giorno, il sacrestano aprì la chiesa e non trovò la statua.
Chiamò il prete e cominciò a chiedere se fosse stata rubata.
A un certo punto, arrivò una signora che disse di avere visto la statua che aveva vita propria e che camminava. Si stava allontando da Galati Mamertino.
Era arrabbiato con i galatesi che l'avevano abbandonato.
La gente lo implorava e gli chiedeva di fermarsi. Lui andava avanti.
Ad un certo punto arrivò il prete che gli urlò:
"Fermati Giacomo, in nome del Signore Gesù!".
Il Santo si fermò e rimase a Galati Mamertino, ove potrete ammirarlo.
L'arte può essere una testimonianza di fede e può avere una funzione pedagogica.
Ho portato all'attenzione solo alcune delle bellezze di questo tipo ma ve ne sono altre.
Guarda caso, queste testimonianze sono molto presenti in Italia e ove sono gli italiani.
Sarà un caso?
Cordiali saluti.
Prima di incominciare, faccio gli auguri di un Santo Natale sereno ai nostri fratelli ortodossi.
Che la loro devozione, unita alla nostra, possa essere di aiuto per tutti.
La devozione si esprime con le opere, la fede, i gesti e l'arte.
E' proprio così, la devozione si esprime anche tramite l'arte.
In fondo, Dio sta anche in tutte le belle cose.
Molto spesso, l'arte ha la funzione di educare l'uomo anche alla fede ed essa non si trova solo nel fasto delle belle chiese o dei musei ma anche in eventi culturali e nei parchi a tema.
Un esempio mi è stata segnalato dall'amica Silvia Beatriz Quadranti di San Nicolas (Argentina) che mi ha inviato delle foto di un parco a tema realizzato a Buenos Aires che mostra le vicende di Cristo in Terra Santa. Una di quelle foto è qui illustrata.
Esso è un revival di opere molto più antiche, come il Sacro Monte di Varallo Sesia (in Provincia di Vercelli).
Quest'opera fu fatta dal frate francescano Padre Bernardino Caimi (1425-1500) e tratta le vicende della Passione e della Crocifissione di Cristo, fino alla Pasqua.
Essa è raccontata da statue lignee e di terracotta ed è divisa in 45 cappelle sistemate in un percorso che porta alla Chiesa della Madonna del Cuore.
Vi sono raccontate le vicende di Cristo, come anche quelle di San Francesco d'Assisi. Tra angeli, demoni e genti varie, quel frate vissuto tra il XV ed il XVI secolo volle portare la Terra Santa in Piemonte.
Lo stesso si può dire degli autori del parco a tema in Buenos Aires.
Un altro esempio di arte pedagogica e devozionale è il Santuario della Beata Vergine Maria di Grazie che si trova nel Comune di Curtatone, in Provincia di Mantova.
Ne parlai nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2010/08/santuario-della-beata-vergine-di-grazie.html.
Le sue statue (che sono ex voto) incutono timore e rispetto, per la sacralità del luogo. Di fronte a questa sacralità, tutti sono eguali e tutti possono aspirare alla Salvezza.
Infatti, in quel luogo coesistono le statue di persone che uccisero altre persone come dei soldati e perfino quella di un boia che popolarmente è ricordato con il nome in dialetto mantovano "Giuanin d'la Masoeula" , che significa "Giovanni della Mazza".
Vi sono statue di persone umili e quella di potenti, tra i quali cito l'imperatore Carlo V d'Asburgo.
Di fronte alla sacralità del luogo tutti possono aspirare alla Salvezza, il giusto come il peccatore, l'umile come il potente.
Anche in Sicilia, vi sono esempi di arte devozionale, che spesso sfociano in leggende.
Una di queste tratta la statua di San Giacomo Maggiore Apostolo che si trova nella Chiesa parrocchiale dell'Assunta di Galati Mamertino, in Provincia di Messina.
Per la cronaca, in quella chiesa si sposarono i miei genitori.
Intorno a quella statua vi è una leggenda che dice che essa fu voluta dai contadini.
Il principe, che secoli fa governava la zona, la concesse ma pose delle condizioni.
La prima fu quella di essere devoti al Santo.
La seconda fu quella di esporre la statua in occasione di calamità naturali.
La terza fu quella di portare il santo per tre volte l'anno in processione per tutto il paese.
All'inizio, la devozione fu grande e le processioni furono partecipate.
Poi, però, la devozione si affievolì e ci fu chi rifiutò di portare la statua in processione, adducendo al suo peso.
Io, che nel 2000 fui a Galati Mamertino e presenziai alla processione, posso confermare.
La statua doveva essere portata da ventiquattro uomini. sei per ogni braccio della portantina.
Tenete conto del fatto che il paese si trova su un colle ed è pieno di viuzze con sali e scendi.
Quindi, servono quasi una cinquantina di uomini per portare quella statua.
Tornando alla storia, un giorno, il sacrestano aprì la chiesa e non trovò la statua.
Chiamò il prete e cominciò a chiedere se fosse stata rubata.
A un certo punto, arrivò una signora che disse di avere visto la statua che aveva vita propria e che camminava. Si stava allontando da Galati Mamertino.
Era arrabbiato con i galatesi che l'avevano abbandonato.
La gente lo implorava e gli chiedeva di fermarsi. Lui andava avanti.
Ad un certo punto arrivò il prete che gli urlò:
"Fermati Giacomo, in nome del Signore Gesù!".
Il Santo si fermò e rimase a Galati Mamertino, ove potrete ammirarlo.
L'arte può essere una testimonianza di fede e può avere una funzione pedagogica.
Ho portato all'attenzione solo alcune delle bellezze di questo tipo ma ve ne sono altre.
Guarda caso, queste testimonianze sono molto presenti in Italia e ove sono gli italiani.
Sarà un caso?
Cordiali saluti.
martedì 4 gennaio 2011
ANGLICANORUM COETIBUS? UNA SFIDA!
Cari amici ed amiche.
La recente Costituzione apostolica "Anglicanorum coetibus" deve essere commentata in modo approfondito.
Di certo, questa apertura del Sua Santità, Papa Benedetto XVI, è molto importante sia per il mondo anglicano che per noi cattolici romani.
Essa è la migliore testimonianza dell'inclusività della Chiesa cattolica, una Chiesa che vuole essere "un coro fatto da tante voci diverse che cantano un unico canto".
Vi invito a leggere il link http://www.cantualeantonianum.com/2009/11/la-celebrazione-cattolica-secondo-luso.html.
Questo sito illustra proprio la liturgia della nuova "Chiesa cattolica di rito anglicano".
Ora qui voglio toccare un punto importante.
Com'è noto, la liturgia anglicana si serve del "Book of Common Prayer" , il testo liturgico redatto nel 1549 dall'arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer (nella foto, 1489-1556).
Ora, va detto che, quando era in vita, Cranmer fu visto come un eretico.
Fu scomunicato da Papa Clemente VII, insieme a re Enrico VIII, e fu quello che diede l'impulso alla Riforma in Inghilterra, sotto re Edoardo VI (1537-1553).
La regina Maria I Tudor (1516-1558) odiava Cranmer, sia per ragioni religiose che personali, visto che fu colui che annullò il matrimonio tra sua madre, la regina Caterina d'Aragona, e suo padre, re Enrico VIII.
La regina lo fece finire al rogo nel 1556.
Ora, con la nuova Costituzione apostolica l'operato di Cranmer viene, di fatto, riabilitato.
Infatti, questi ex-anglicani passati al cattolicesimo possono continuare ad utilizzare il "Book of Common Prayer".
Mi rifiuto di credere che il Santo Padre accetti l'adozione di un libro nella Chiesa, senza averne prima verificato la bontà.
Se il libro scritto da Cranmer può essere usato nell'ambito della Chiesa cattolica, magari con i dovuti accorgimenti, vuole dire che esso è valido.
Di conseguenza, qui vi è una vera e propria riabilitazione di un personaggio che era, ai suoi tempi, visto come un eresiarca.
Questo è un passaggio storico molto importante e mi spiace che sia passato inosservato.
Io penso che, riabiltando l'opera di Cranmer, si aprano nuovi spazi nel dialogo tra noi cattolici e gli anglicani ed il mondo riformato in generale.
Certo, qualche mio correligionario ultratradizionalista potrebbe storcere il naso.
Io, sinceramente, non ho paura degli anglicani che, anzi, possono arricchire la nostra Chiesa. La tradizione anglicana è molto antica. Pensate al rito di Sarum. Io avrei più paura dei catto-comunisti, quei miei correligionari che si sono appiattiti di fronte a certe ideologie politiche che spesso si sono poste in contrasto con i valori cattolici.
Esteriormente, essi sono con Cristo. In cuor loro, invece, sono con Karl Marx, un uomo che si pose contro Dio. Basti pensare alle posizioni dei comunisti, riguardo la famiglia e la vita.
Forse, qualche mio correligionario ultratradizionalista farebbe bene a tenere conto di questo fatto.
Inveire contro chi realmente crede in Dio, nel Crocifisso e nella Trinità (per dirla come la disse San Carlo I Stuart) e vuole vivere con noi da fratello e, magari, stare zitti di fronte a chi esteriormente si dice cattolico e partecipa a tutte le Sante Messe ma poi, di fatto, aderisce ad un pensiero che di cristiano non ha nulla è pura ipocrisia.
Termino, dicendo che questa nuova Costituzione apostolica è un riconoscimento del fatto che, pur essendo una, la Chiesa cattolica vuole tante voci al suo interno.
Del resto, il termine "cattolico" significa universale.
Un esempio di ciò ci fu dato dai Re Magi, che domani festeggeremo con la festa dell'Epifania.
Essi non erano ebrei (forse, erano zoroastriani) e né conoscevano quel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, che, grazie a Cristo, divenne il Dio di tutti.
Eppure, essi ebbero fede, portarono i doni a Gesù e diventarono parte della nostra tradizione cristiana.
Sono venerati come Santi e le loro spoglie si trovano nella cattedrale di Colonia, in Germania.
Se loro oggi fanno parte della nostra tradizione e, quindi, sono parte della Chiesa, a maggiore ragione devono essere riaccolti quegli anglicani che vogliono tornare i piena comunione con Roma.
Essi non sono nostri fratelli in Cristo?
La vera sfida per la Chiesa è quella di dovere fare capire che al suo interno possono coesistere tante voci che, però, pronunciano le stesse parole.
Cordiali saluti.
La recente Costituzione apostolica "Anglicanorum coetibus" deve essere commentata in modo approfondito.
Di certo, questa apertura del Sua Santità, Papa Benedetto XVI, è molto importante sia per il mondo anglicano che per noi cattolici romani.
Essa è la migliore testimonianza dell'inclusività della Chiesa cattolica, una Chiesa che vuole essere "un coro fatto da tante voci diverse che cantano un unico canto".
Vi invito a leggere il link http://www.cantualeantonianum.com/2009/11/la-celebrazione-cattolica-secondo-luso.html.
Questo sito illustra proprio la liturgia della nuova "Chiesa cattolica di rito anglicano".
Ora qui voglio toccare un punto importante.
Com'è noto, la liturgia anglicana si serve del "Book of Common Prayer" , il testo liturgico redatto nel 1549 dall'arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer (nella foto, 1489-1556).
Ora, va detto che, quando era in vita, Cranmer fu visto come un eretico.
Fu scomunicato da Papa Clemente VII, insieme a re Enrico VIII, e fu quello che diede l'impulso alla Riforma in Inghilterra, sotto re Edoardo VI (1537-1553).
La regina Maria I Tudor (1516-1558) odiava Cranmer, sia per ragioni religiose che personali, visto che fu colui che annullò il matrimonio tra sua madre, la regina Caterina d'Aragona, e suo padre, re Enrico VIII.
La regina lo fece finire al rogo nel 1556.
Ora, con la nuova Costituzione apostolica l'operato di Cranmer viene, di fatto, riabilitato.
Infatti, questi ex-anglicani passati al cattolicesimo possono continuare ad utilizzare il "Book of Common Prayer".
Mi rifiuto di credere che il Santo Padre accetti l'adozione di un libro nella Chiesa, senza averne prima verificato la bontà.
Se il libro scritto da Cranmer può essere usato nell'ambito della Chiesa cattolica, magari con i dovuti accorgimenti, vuole dire che esso è valido.
Di conseguenza, qui vi è una vera e propria riabilitazione di un personaggio che era, ai suoi tempi, visto come un eresiarca.
Questo è un passaggio storico molto importante e mi spiace che sia passato inosservato.
Io penso che, riabiltando l'opera di Cranmer, si aprano nuovi spazi nel dialogo tra noi cattolici e gli anglicani ed il mondo riformato in generale.
Certo, qualche mio correligionario ultratradizionalista potrebbe storcere il naso.
Io, sinceramente, non ho paura degli anglicani che, anzi, possono arricchire la nostra Chiesa. La tradizione anglicana è molto antica. Pensate al rito di Sarum. Io avrei più paura dei catto-comunisti, quei miei correligionari che si sono appiattiti di fronte a certe ideologie politiche che spesso si sono poste in contrasto con i valori cattolici.
Esteriormente, essi sono con Cristo. In cuor loro, invece, sono con Karl Marx, un uomo che si pose contro Dio. Basti pensare alle posizioni dei comunisti, riguardo la famiglia e la vita.
Forse, qualche mio correligionario ultratradizionalista farebbe bene a tenere conto di questo fatto.
Inveire contro chi realmente crede in Dio, nel Crocifisso e nella Trinità (per dirla come la disse San Carlo I Stuart) e vuole vivere con noi da fratello e, magari, stare zitti di fronte a chi esteriormente si dice cattolico e partecipa a tutte le Sante Messe ma poi, di fatto, aderisce ad un pensiero che di cristiano non ha nulla è pura ipocrisia.
Termino, dicendo che questa nuova Costituzione apostolica è un riconoscimento del fatto che, pur essendo una, la Chiesa cattolica vuole tante voci al suo interno.
Del resto, il termine "cattolico" significa universale.
Un esempio di ciò ci fu dato dai Re Magi, che domani festeggeremo con la festa dell'Epifania.
Essi non erano ebrei (forse, erano zoroastriani) e né conoscevano quel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, che, grazie a Cristo, divenne il Dio di tutti.
Eppure, essi ebbero fede, portarono i doni a Gesù e diventarono parte della nostra tradizione cristiana.
Sono venerati come Santi e le loro spoglie si trovano nella cattedrale di Colonia, in Germania.
Se loro oggi fanno parte della nostra tradizione e, quindi, sono parte della Chiesa, a maggiore ragione devono essere riaccolti quegli anglicani che vogliono tornare i piena comunione con Roma.
Essi non sono nostri fratelli in Cristo?
La vera sfida per la Chiesa è quella di dovere fare capire che al suo interno possono coesistere tante voci che, però, pronunciano le stesse parole.
Cordiali saluti.
GIOVANI, FATE POLITICA...MA CON CERVELLO!
Cari amici ed amiche.
Mi voglio rivolgere, soprattutto, a quei miei coetanei che vogliono cimentarsi in politica.
A loro voglio dire che fanno bene a volere fare politica e spero di potere essere utile, dando loro qualche consiglio.
La politica è una cosa seria perché essa serve a garantire la giusta convivenza civile tra persone e l'amministrazione.
Senza di essa, vi sarebbe l'anarchia.
Ciò comporta parecchie responsabilità.
Il primo consiglio che do è quello di non cadere nelle provocazioni fatte da chi non è dello stesso pensiero.
Molto spesso, chi provoca la fa perché non ha idee.
Il secondo consiglio che voglio dare è quello di essere sempre corretti nei rapporti umani, sia con gli alleati che con gli avversari.
In politica I RAPPORTI UMANI CONTANO!
In politica devono esserci alleati ed avversari ma non nemici.
Soprattutto tra alleati bisogna essere leali e corretti.
Mi raccomando!
Il terzo consiglio che voglio dare è quello di parlare con la gente.
Faccio mie le parole del Servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, che disse "Non abbiate paura".
Bisogna parlare con le categorie (commercianti, industriali ed altri), con i coetanei e con gli anziani.
Il quarto consiglio che voglio dare è quello di toccare temi sensibili come il lavoro e le cose più vicine al sentire della gente.
Il quinto consiglio che voglio dare è quello di non chiudersi nel proprio "orticello" dando la priorità alla realtà locale ed escludendo quello che c'è al di fuori, anche le innovazioni.
Il sesto consiglio che do è quello di non usare toni offenssivi verso nesuno.
Magari, si può fare della goliardia su una foto satirica. Ad esempio si può fare un commento goliardico come "il soggetto può essere il modello per fare un "buriel"*" o quant'altro su una foto satirica su Facebook ma non si deve offendere nessuno.
Specialmente su internet, non devono esserci parole fuori posto.
Queste, infatti, rimangono nel tempo e possono essere usate contro chi le ha scritte.
Il settimo consiglio che voglio dare è quello di non tentare di buttare giù il sistema urlando o facendo cose peggiori.
Quindi, non bisogna ascoltare la voce di chi dice che si devono abolire i partiti, che bisogna operare contro di essi, che la politica è mafia o quant'altro.
Bisogna, invece, lavorare per migliorare il sistema e questo si può fare anche stando in esso e nei partiti.
Con questi "consigli" spero di potere dare un aiuto a quei miei coetanei che vogliono mettersi in gioco facendo politica.
La politica è una cosa molto seria e serve tanta responsabilità delle proprie azioni.
Cordiali saluti.
*Chi non è mantovano non sa che il 06 gennaio (giorno dell'Epifania di nostro Signore) noi abitanti dei paesi delle terre virgiliane facciamo le "Feste dei Buriel".
Il "buriel" è una pira di legna che ha sulla cima un fantoccio raffigurante una "vecia" (vecchia, una "Befana") che rappresenta l'anno passato.
A questa pira si dà fuoco.
Questa festa ha una funzione beneaugurante per l'anno nuovo che si apre poiché bruciando il fantoccio si eliminano le sofferenze dell'anno passato.
La festa è accompagnata da fiumi di "vin brulè", ceci bolliti e, in qualche caso, cotechino.
Particolarmente bella è la festa che si fa a Revere. Lì vi è una "Befana" che scende da una finestra dell'antica torre e vi sono molti giochi pirotecnici.
E' una festa paesana che affianca quella religiosa della venuta dei Re Magi da Gesù.
lunedì 3 gennaio 2011
COPTI, UN PATRIMONIO DA SALVARE
Cari amici ed amiche.
Quanto successo nel giorno di Capodanno ad Alessandria d'Egitto è stato gravissimo!
Come tutti voi già sapete, nella città egiziana vi è stato un gravissimo attentato contro una chiesa copto-ortodossa.
Questo è stato un atto molto grave sia dal punto di vista religioso, che da quello politico e culturale.
E' stato grave dal punto di vista religioso perché è stata attaccata una comunità inerme che, agli occhi dei terroristi, aveva la "colpa" di essere una religione diversa dalla loro.
E' stato un atto grave dal punto di vista politico perché chi ha fatto questo ha puntato a destabilizzare il Governo laico del presidente Hosni Mubarak e a portare l'Egitto sull'orlo di una guerra civile.
E' stato un atto molto grave anche sul piano culturale.
Infatti, i copti sono una comunità molto antica.
Essi sono la maggiore comunità cristiana d'Egitto. Tale comunità fu fondata nel I secolo AD.
Alessandria ne divenne il centro, anche perché vi riposavano le spoglie di San Marco.
Queste ultime vennero portate a Venezia nel 828 AD, dopo che in Egitto e ad Alessandria arrivarono gli Arabi (VII secolo AD) che islamizzarono ed arabizzarono la popolazione.
Quindi, oggi, quella copta è la più antica comunità etnica e religiosa d'Egitto.
Infatti, i copti discendono dalle popolazioni preesistenti all'invasione araba del VII secolo, quando l'Egitto era ancora una provincia dell'Impero Bizantino.
Essi discendono da Bizantini, Romani e da quegli antichi Egizi che videro come sovrani Cleopatra, i Tolomei, Alessandro Magno ed i Faraoni.
Sono andato a ritroso nel tempo per farvi capire meglio la situazione.
Quindi, i copti non sono discendenti di arabi musulmani che divennero cristiani ma sono una vera e propria comunità autoctona dell'Egitto.
Esistono copti-ortodossi e copti-cattolici.
I primi non sono in comunione con la Chiesa cattolica, in quanto si separarono da essa, in quanto
non approvarono il Concilio di Calcedonia (451 AD) che affermava che le due nature di Cristo (quella umana e quella divina) coesistevano.
Per i copti ortodossi, la natura di Cristo è una ed in essa si uniscono quella divina e quella umana.
Essi riconoscono l'autorità del Patriarca d'Alessandria (il "Papa copto") che è successore di San Marco.
L'attuale Patriarca è Shenouda III.
Accanto ai copti ortodossi, esistono i copti cattolici.
Questa Chiesa iniziò a formarsi nel XVII secolo, con l'arrivo in Egitto di Francescani e Gesuiti.
Nel 1741 il vescovo copto di Gerusalemme Amba Athanasios si fece cattolico e una parte della sua comunità passò alla Chiesa di Roma.
In seguito, il vescovo Athanasios tornò alla Chiesa copto-ortodossa ma rimase una linea di vescovi copti fedeli a Roma.
Oggi, vi è anche un Patriarcato copto-cattolico di Alessandria.
L'attuale Patriarca è il S.E. il Cardinale Antonios Naguib.
Le differenze tra copti cattolici e copti ortodossi stanno nel fatto che i primi riconoscano la teoria cristologica del Concilio di Calcedonia e l'autorità del Papa.
I rapporti tra cattolici e copti ortodossi sono migliorati molto con il Concilio Vaticano II e con l'opera del Servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, il quale, nel 1988, fece una nota congiunta con il Papa copto Shenouda III.
In questa nota vi è scritto:
"Crediamo che il nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, il Verbo Incarnato è perfetto nella sua Divinità e nella sua Umanità. Ha reso la sua Umanità una con la sua Divinità senza mescolanza, commistione o confusione. La sua Divinità non è stata separata dalla sua Umanità neanche per un momento o per un batter d'occhio. Al contempo pronunciamo anatema sulla dottrina di Nestorio e di Eutiche.".
Inoltre, i copti contribuirono molto a fare conoscere il patrimonio dell' Antico Egitto.
Pensiamo a Jean Francois Champollion (1790-1832) che usò anche dei testi copti per potere decifrare i geroglifici egizi.
Nella lingua copta, infatti, esistono elementi del vecchio idioma egizio.
Quindi, i copti sono un patrimonio importante.
Chi vuole cancellarli fa un danno a tutta l'umanità perché essi sono testimonianze viventi, "pietre vive", di tanta parte della nostra storia.
Da cristiano, condanno questa cosa anche sul piano religioso e concordo con le parole del Santo Padre Benedetto XVI.
Cordiali saluti.
Quanto successo nel giorno di Capodanno ad Alessandria d'Egitto è stato gravissimo!
Come tutti voi già sapete, nella città egiziana vi è stato un gravissimo attentato contro una chiesa copto-ortodossa.
Questo è stato un atto molto grave sia dal punto di vista religioso, che da quello politico e culturale.
E' stato grave dal punto di vista religioso perché è stata attaccata una comunità inerme che, agli occhi dei terroristi, aveva la "colpa" di essere una religione diversa dalla loro.
E' stato un atto grave dal punto di vista politico perché chi ha fatto questo ha puntato a destabilizzare il Governo laico del presidente Hosni Mubarak e a portare l'Egitto sull'orlo di una guerra civile.
E' stato un atto molto grave anche sul piano culturale.
Infatti, i copti sono una comunità molto antica.
Essi sono la maggiore comunità cristiana d'Egitto. Tale comunità fu fondata nel I secolo AD.
Alessandria ne divenne il centro, anche perché vi riposavano le spoglie di San Marco.
Queste ultime vennero portate a Venezia nel 828 AD, dopo che in Egitto e ad Alessandria arrivarono gli Arabi (VII secolo AD) che islamizzarono ed arabizzarono la popolazione.
Quindi, oggi, quella copta è la più antica comunità etnica e religiosa d'Egitto.
Infatti, i copti discendono dalle popolazioni preesistenti all'invasione araba del VII secolo, quando l'Egitto era ancora una provincia dell'Impero Bizantino.
Essi discendono da Bizantini, Romani e da quegli antichi Egizi che videro come sovrani Cleopatra, i Tolomei, Alessandro Magno ed i Faraoni.
Sono andato a ritroso nel tempo per farvi capire meglio la situazione.
Quindi, i copti non sono discendenti di arabi musulmani che divennero cristiani ma sono una vera e propria comunità autoctona dell'Egitto.
Esistono copti-ortodossi e copti-cattolici.
I primi non sono in comunione con la Chiesa cattolica, in quanto si separarono da essa, in quanto
non approvarono il Concilio di Calcedonia (451 AD) che affermava che le due nature di Cristo (quella umana e quella divina) coesistevano.
Per i copti ortodossi, la natura di Cristo è una ed in essa si uniscono quella divina e quella umana.
Essi riconoscono l'autorità del Patriarca d'Alessandria (il "Papa copto") che è successore di San Marco.
L'attuale Patriarca è Shenouda III.
Accanto ai copti ortodossi, esistono i copti cattolici.
Questa Chiesa iniziò a formarsi nel XVII secolo, con l'arrivo in Egitto di Francescani e Gesuiti.
Nel 1741 il vescovo copto di Gerusalemme Amba Athanasios si fece cattolico e una parte della sua comunità passò alla Chiesa di Roma.
In seguito, il vescovo Athanasios tornò alla Chiesa copto-ortodossa ma rimase una linea di vescovi copti fedeli a Roma.
Oggi, vi è anche un Patriarcato copto-cattolico di Alessandria.
L'attuale Patriarca è il S.E. il Cardinale Antonios Naguib.
Le differenze tra copti cattolici e copti ortodossi stanno nel fatto che i primi riconoscano la teoria cristologica del Concilio di Calcedonia e l'autorità del Papa.
I rapporti tra cattolici e copti ortodossi sono migliorati molto con il Concilio Vaticano II e con l'opera del Servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, il quale, nel 1988, fece una nota congiunta con il Papa copto Shenouda III.
In questa nota vi è scritto:
"Crediamo che il nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, il Verbo Incarnato è perfetto nella sua Divinità e nella sua Umanità. Ha reso la sua Umanità una con la sua Divinità senza mescolanza, commistione o confusione. La sua Divinità non è stata separata dalla sua Umanità neanche per un momento o per un batter d'occhio. Al contempo pronunciamo anatema sulla dottrina di Nestorio e di Eutiche.".
Inoltre, i copti contribuirono molto a fare conoscere il patrimonio dell' Antico Egitto.
Pensiamo a Jean Francois Champollion (1790-1832) che usò anche dei testi copti per potere decifrare i geroglifici egizi.
Nella lingua copta, infatti, esistono elementi del vecchio idioma egizio.
Quindi, i copti sono un patrimonio importante.
Chi vuole cancellarli fa un danno a tutta l'umanità perché essi sono testimonianze viventi, "pietre vive", di tanta parte della nostra storia.
Da cristiano, condanno questa cosa anche sul piano religioso e concordo con le parole del Santo Padre Benedetto XVI.
Cordiali saluti.
DIRITTI ACQUISITI E PRIVILEGI
Cari amici ed amiche.
Prendo spunto da una nota degli amici del "Minzolini Fan Club".
Colgo l'occasione per complimentarmi con loro. Seguo sempre il loro network e spero di farlo conoscere anche al di fuori di Facebook, anche citando le sue note.
Sveva Orlandini, Maria Teresa Bargelli, Anna Maria Mimma Raggi, Vito Schepisi, Ivana Pareschi ed altri stanno lavorando bene. Per me è un piacere averli come interlocutori.
Essi cercano di creare una "piattaforma" su cui confrontarsi.
Mi piace veramente. E' uno dei miei network preferiti, insieme al giornale "Italia chiama Italia".
In questa nota si parla dello Stato e di certi "diritti" che in realtà sono "privilegi".
Effettivamente, ci sono certe situazioni di "diritti" che in realtà sono "privilegi".
Ad esempio, i Comuni, specie quelli amministrati dalla sinistra, concedono con facilità servizi agli immigrati, non appena questi iniziano a battere i pugni sui tavoli e a protestare.
Purtroppo, per noi italiani questa cosa non vale e quei servizi elargiti con tanta solerzia all'immigrato, che magari si mette a battere i pugni e a strillare come un assatanato, vengono dati con maggiore parsimonia a chi è italiano ed è bisognoso Leggete questo mio vecchio articolo su "Italia chiama Italia", http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/11228/2008-10-07.html.
Non voglio sembrare razzista ma questa è, purtroppo, una verità nota a tutti.
Inoltre, anche sulle pensioni va detta una cosa.
Purtroppo, noi paghiamo certi errori fatti in passato, specie negli anni '60, in cui si andava in pensione anche a quant'anni, età in cui si può benissimo continuare a lavorare.
Gli anni '60 furono un disastro, leggete l'articolo intitolato "Il sessantotto ed i giovani d'oggi", http://italiaemondo.blogspot.com/2010/12/il-sessantotto-ed-i-giovani-doggi.html.
Quegli anni furono un disastro sia a livello culturale che economico.
Lo stesso discorso vale per la scuola e l'università.
Infatti, è molto difficile fare delle serie riforme sulla scuola e l'università (senza che vi siano becere manifestazioni con urla ed invettive) perché lì si crearono dei ceti privilegiati.
Si sa, togliere dei privilegi non è facile!
Infatti, chi li ha se li tiene e difficilmente sarebbe disposto a rinunziare ad essi, anche se dovesse andarne del bene del Paese.
E' logico che un diritto dato a pochi cessi di essere un diritto e diventi un privilegio.
Servono delle riforme che possano cambiare il quadro e migliorare il sistema che, altrimenti, potrebbe collassare.
Ringrazio chi su Facebook e in altre sedi mi ha fatto gli auguri di buon compleanno.
Non credevo di ricevere così tanti auguri e se qualcuno mi avesse detto che ci sarebbe stata una cosa del genere, gli avrei riso in faccia.
Non credevo di essere così seguito anche su questo blog.
Pertanto dico a tutti voi una parola:
GRAZIE!
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.