Cari amici ed amiche.
Vi parlo del tema che mi spinse in modo decisivo verso verso l'impegno politico, la questione degli italiani all'estero
E' una questione che mi è spesso interessata, avendo anch'io parenti all'estero.
In particolare, nel febbraio 2008, iniziai una sorta di "campagna di sensibilizzazione" a favore di una comunità italiana che viveva in difficoltà.
Proprio nel febbrario 2008, sul sito dell'Associazione dei Mantovani nel Mondo (http://www.mantovaninelmondo.org/), lessi una denuncia fatta dalla signora Marta Rosa Martinez Ambrosini, segretaria del Circolo italiano di Tacuarembò, Uruguay.
La signora Martinez Ambrosini, denunciò delle carenze strutturali che creavano difficoltà alla comunità italiana residente in quella cittadina uruguaiana.
Denunciò ma carenza di una struttura consolare vicina a luogo e ciò rendeva scomodo e problematico l'accesso ai documenti e ai servizi.
Infatti, le uniche strutture consolari (il Consolato di Montevideo ed il Vice-Consolato di Melo) erano fuori mano.
E così iniziai una campagna di sensibilizzazione, contattando politici e giornali (come "Italia chiama Italia" http://www.italiachiamaitalia.net/) specie in rete.
Debbo dire che da tutto ciò ho imparato molte cose.
Infatti, la presenza italiana in Uruguay ha lasciato molti segni.
Pensiamo, ad esempio, ai cognomi di personaggi noti, come i calciatori Edinson Cavani e Fabian Carini, come lo scrittore Mario Benedetti o come gli storici Presidenti Alfredo Baldomir Ferrari, Gabriel Terra e Julio Maria Sanguinetti.
Si calcola che quasi il 40% degli uruguaiani sia di origini italiane.
Questo lega i due Paesi.
I primi italiani approdarono in Uruguay nel XVI secolo.
In quel periodo il Paese era una colonia spagnola.
Poi nel secolo XIX l'immigrazione crebbe.
Tanti furono i lombardi, i liguri, gli emiliani, i trentini, i piemontesi, i veneti, gli abruzzesi, i campani, i pugliesi, i calabresi ed i siciliani che emigrarono dall'Italia e andarono a Montevideo, a Salto, a Tacuarembò o a Paysandù.
Mi permetto di fare una nota "personale".
Molti siciliani della provincia di Messina partirono per il Sud America.
Tra questi, potrebbero esservi stati molti galatesi, di Galati Mamertino, comune della provincia di Messina che è la terra d'origine di mia madre.
Quindi, chissà, se ho parenti in Germania e negli USA, potrei averne anche in Sud America, magari proprio a Montevideo o in qualsiasi altra parte dell'Uruguay.
Detto questo.
La presenza italiana lasciò un segno nella storia e nella cultura del Paese.
Anche quel Giuseppe Garibaldi, che qualcuno ha ribattezzato "L'eroe dei due mondi", costituì un tassello fondamentale nella storia di quel Paese incuneato tra Brasile ed Argentina.
Inoltre, vi sono anche idiomi come il sicignolu, una lingua mista tra spagnolo e siciliano.
Quindi, trovo giuste iniziative, come quella promossa dal Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli di rendere le patenti italiane ultilizzabili anche in Uruguay.
Sono lodevoli anche le iniziative promosse da associazioni italiane ed istituzioni come le regioni che sono atte a creare maggiori sinergie tra l'Italia e gli italiani residenti in Uruguay, come in altre parti del mondo.
La Lombardia è un esempio di ciò e vi è molto impegno.
Tra l'altro, io stesso avevo promosso un interscambio il comune di Roncoferraro ( Mantova) e Tacuarembò.
Gli italiani nel mondo sono i nostri "veri ambasciatori" e noi che stiamo qui in Italia dobbiamo farli sentire vicini ad un Paese che è anche il loro.
Cordiali saluti.
Vi parlo del tema che mi spinse in modo decisivo verso verso l'impegno politico, la questione degli italiani all'estero
E' una questione che mi è spesso interessata, avendo anch'io parenti all'estero.
In particolare, nel febbraio 2008, iniziai una sorta di "campagna di sensibilizzazione" a favore di una comunità italiana che viveva in difficoltà.
Proprio nel febbrario 2008, sul sito dell'Associazione dei Mantovani nel Mondo (http://www.mantovaninelmondo.org/), lessi una denuncia fatta dalla signora Marta Rosa Martinez Ambrosini, segretaria del Circolo italiano di Tacuarembò, Uruguay.
La signora Martinez Ambrosini, denunciò delle carenze strutturali che creavano difficoltà alla comunità italiana residente in quella cittadina uruguaiana.
Denunciò ma carenza di una struttura consolare vicina a luogo e ciò rendeva scomodo e problematico l'accesso ai documenti e ai servizi.
Infatti, le uniche strutture consolari (il Consolato di Montevideo ed il Vice-Consolato di Melo) erano fuori mano.
E così iniziai una campagna di sensibilizzazione, contattando politici e giornali (come "Italia chiama Italia" http://www.italiachiamaitalia.net/) specie in rete.
Debbo dire che da tutto ciò ho imparato molte cose.
Infatti, la presenza italiana in Uruguay ha lasciato molti segni.
Pensiamo, ad esempio, ai cognomi di personaggi noti, come i calciatori Edinson Cavani e Fabian Carini, come lo scrittore Mario Benedetti o come gli storici Presidenti Alfredo Baldomir Ferrari, Gabriel Terra e Julio Maria Sanguinetti.
Si calcola che quasi il 40% degli uruguaiani sia di origini italiane.
Questo lega i due Paesi.
I primi italiani approdarono in Uruguay nel XVI secolo.
In quel periodo il Paese era una colonia spagnola.
Poi nel secolo XIX l'immigrazione crebbe.
Tanti furono i lombardi, i liguri, gli emiliani, i trentini, i piemontesi, i veneti, gli abruzzesi, i campani, i pugliesi, i calabresi ed i siciliani che emigrarono dall'Italia e andarono a Montevideo, a Salto, a Tacuarembò o a Paysandù.
Mi permetto di fare una nota "personale".
Molti siciliani della provincia di Messina partirono per il Sud America.
Tra questi, potrebbero esservi stati molti galatesi, di Galati Mamertino, comune della provincia di Messina che è la terra d'origine di mia madre.
Quindi, chissà, se ho parenti in Germania e negli USA, potrei averne anche in Sud America, magari proprio a Montevideo o in qualsiasi altra parte dell'Uruguay.
Detto questo.
La presenza italiana lasciò un segno nella storia e nella cultura del Paese.
Anche quel Giuseppe Garibaldi, che qualcuno ha ribattezzato "L'eroe dei due mondi", costituì un tassello fondamentale nella storia di quel Paese incuneato tra Brasile ed Argentina.
Inoltre, vi sono anche idiomi come il sicignolu, una lingua mista tra spagnolo e siciliano.
Quindi, trovo giuste iniziative, come quella promossa dal Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli di rendere le patenti italiane ultilizzabili anche in Uruguay.
Sono lodevoli anche le iniziative promosse da associazioni italiane ed istituzioni come le regioni che sono atte a creare maggiori sinergie tra l'Italia e gli italiani residenti in Uruguay, come in altre parti del mondo.
La Lombardia è un esempio di ciò e vi è molto impegno.
Tra l'altro, io stesso avevo promosso un interscambio il comune di Roncoferraro ( Mantova) e Tacuarembò.
Gli italiani nel mondo sono i nostri "veri ambasciatori" e noi che stiamo qui in Italia dobbiamo farli sentire vicini ad un Paese che è anche il loro.
Cordiali saluti.