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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 31 agosto 2011

IL MISTERO DELLA MORTE

Cari amici ed amiche.

Oggi ho assistito ad un funerale di un parente di una mia vicina di casa. Il discorso del prete mi ha fatto venire in mente questa riflessione sulla morte, la "Grande Apolide".
Infatti, viene chiamata così perché tutti la conoscono e tutti (prima o poi) dovranno avere a che fare con essa ma nessuno vuole nominarla e né darle cittadinanza in quella che è la vita umana.
Per la scienza, la morte di un uomo è semplicemente la cessazione delle tre funzioni vitali, quella respiratoria, quella cardio-circolatoria e quella nervosa, il "Tripode di Bichat".
Essa, però, fa paura perché rappresenta anche un'incognita. Anzi, la morte stessa è la "Grande Incognita". Per molti, essa non rappresenta la fine ma il passaggio ad un'altra vita.
A differenza degli altri animali, noi uomini siamo gli unici a riservare ai defunti della nostra specie cerimonie complesse per "accompagnerli" verso l'altra vita.
Anche ciò distingue noi uomini dagli altri animali.
Noi uomini abbiamo una "pietas" e una "caritas" verso i nostri defunti perché abbiamo imparato che può esserci qualcosa oltre quel sonno da cui non ci si sveglia.
Noi cristiani siamo i primi a credere in ciò.
Il Vangelo secondo Giovanni, capitolo 12 (versetti 24-30), recita così:

"[24] In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

[25] Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.

[26] Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.

[27] Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!

[28] Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!".

[29] La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato".

[30] Rispose Gesù: "Questa voce non è venuta per me, ma per voi. "".

Qui si capisce tutto il mistero della vita. Questa vita ha certamente una dignità di essere vissuta ma ve ne sarà un'altra che varrà almeno cento volte tanto. Del resto, anche la tradizione antecedente a Gesù Cristo, quella ebraica, tocca questo tema.
Leggete questo versetto del libro dell'Esodo, il versetto n°6 del capitolo 3, che recita:

"[6] E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio. ""

Gesù riprese questo versetto durante la sua disputa con i sadducei. Allora, possiamo capire che Dio non è il Dio dei morti ma dei vivi. Forse, noi oggi cerchiamo l'immortalità agli occhi di questo mondo, con le opere e con la scienza. Per capire la vita, però, bisogna capire anche la morte.
Forse, noi abbiamo ancora paura di affrontare la questione. L'uomo del Medio Evo e del Rinascimento raffigurava chiamava la morte come fosse una persona (con il nome "Morte") e la raffigurava come scheletro a cavallo che uccideva le persone. Forse, cercava di capire cosa fosse, per comprendere la vita.Noi, invece, la ignoriamo ma ignorandola, forse, ignoriamo il senso della vita e a capire il valore di quest'ultima.
Cordiali saluti.





martedì 30 agosto 2011

ITALIANI NEL MONDO E LAVORO, COMMENTO ALL' ARTICOLO SU "ITALIA CHIAMA ITALIA"



Cari amici ed amiche.

Su "Italia chiama Italia", leggete questo articolo intitolato "Italiani all'estero, Berlusconi non dimentica la Giornata del Sacrificio del lavoro italiano nel mondo". In questo articolo vi è una lettera del senatore Raffaele Fantetti (Popolo della Libertà) che riporta anche una lettera del Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, che si rende partecipe della Giornata del lavoro italiano nel mondo, una giornata dedicata, in particolare, a quegli italiani che emigrarono per trovare un lavoro ed una nuova vita e che, invece, trovarono la morte in quel lavoro. Fu il caso degli italiani che morirono a Marcinelle (Belgio), l'08 agosto 1956. Quella fu una tragedia immane in cui morirono 262 persone. Con la loro creatività e capacità di lavorare bene, molti italiani all'estero portarono il buon nome del nostro Paese nel mondo, anche pagando con la vita. L'Italia deve rendere loro omaggio perché grazie ad essi il nostro Paese acquistò dignità agli occhi del mondo.
Cordiali saluti.

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