Cari amici ed amiche.
Leggete l'articolo che ho scritto su "Italia chiama Italia" e che è intitolato "Crisi, guerra monetaria in Europa".
Ora, è noto che l'Euro sia una moneta anomala!
Non ha un'istituzione politica dietro ma ha solo delle banche che fanno quello che vogliono e che si appoggiano allo Stato più forte, la Germania.
Ora, dal vertice di ieri tra i leader dell'Unione Europea (a cui hanno partecipato il premier Mario Monti, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier spagnolo Mariano Rajoy) l'Euro è uscito teoricamente rafforzato.
Infatti, gli Stati virtuosi potranno accedere al fondo salva-Stati ed adottare misure anti-Spread.
Tuttavia, queste misure rischiano di essere un palliativo, se non cambia il meccanismo di controllo della moneta.
L'Italia dovrà valutare ogni cosa, anche l'abbandono dell'Euro, qualora vi sia una crisi irreversibile.
Queste misure mi sembrano un'aspirina data ad un malato di cancro.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
Il mio libro
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
Il mio libro
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venerdì 29 giugno 2012
Questi martiri hanno visto ciò che hanno predicato. Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
Cari amici ed amiche.
L'amico Giovanni Covino (SEFT) ha messo questo testo di Sant'Agostino su Facebook:
"Il martirio dei santi apostoli Pietro e Paolo ha reso sacro per noi questo giorno. Noi non parliamo di martiri poco conosciuti; infatti «per tutta la terra si diffonde la loro voce ai confini del mondo la loro parola» (Sal 18, 5). Questi martiri hanno visto ciò che hanno predicato. Hanno seguito la giustizia. Hanno testimoniato la verità e sono morti per essa.
Il beato Pietro, il primo degli apostoli, dotato di un ardente amore verso Cristo, ha avuto la grazia di sentirsi dire da lui: «E io ti dico: Tu sei Pietro» (Mt 16, 18). E precedentemente Pietro si era rivolto a Gesù dicendo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16). E Gesù aveva affermato come risposta: «E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16, 18). Su questa pietra stabilirò la fede che tu professi. Fonderò la mia chiesa sulla tua affermazione: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Tu infatti sei Pietro. Pietro deriva da pietra e non pietra da Pietro. Pietro deriva da pietra, come cristiano da Cristo.
Il Signore Gesù, come già sapete, scelse prima della passione i suoi discepoli, che chiamò apostoli. Tra costoro solamente Pietro ricevette l'incarico di impersonare quasi in tutti i luoghi l'intera Chiesa. Ed è stato in forza di questa personificazione di tutta la Chiesa che ha meritato di sentirsi dire da Cristo: «A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16, 19). Ma queste chiavi le ha ricevute non un uomo solo, ma l'intera Chiesa. Da questo fatto deriva la grandezza di Pietro, perché egli è la personificazione dell'universalità e dell'unità della Chiesa. «A te darò» quello che è stato affidato a tutti. E` ciò che intende dire Cristo. E perché sappiate che è stata la Chiesa a ricevere le chiavi del regno dei cieli, ponete attenzione a quello che il Signore dice in un'altra circostanza: «Ricevete lo Spirito Santo» e subito aggiunge: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 22-23).
Giustamente anche dopo la risurrezione il Signore affidò allo stesso Pietro l'incombenza di pascere il suo gregge. E questo non perché meritò egli solo, tra i discepoli, un tale compito, ma perché quando Cristo si rivolge ad uno vuole esprimere l'unità. Si rivolge da principio a Pietro, perché Pietro è il primo degli apostoli.
Non rattristarti, o apostolo. Rispondi una prima, una seconda, una terza volta. Vinca tre volte nell'amore la testimonianza, come la presunzione è stata vinta tre volte dal timore. Deve essere sciolto tre volte ciò che hai legato tre volte. Sciogli per mezzo dell'amore ciò che avevi legato per timore.
E così il Signore una prima, una seconda, una terza volta affidò le sue pecorelle a Pietro.
Un solo giorno è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch'essi erano una cosa sola. Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro precedette, Paolo seguì. Celebriamo perciò questo giorno di festa, consacrato per noi dal sangue degli apostoli.
Amiamone la fede, la vita, le fatiche, le sofferenze, le testimonianze e la predicazione.
Martirologio Romano: Solennità dei santi Pietro e Paolo Apostoli. Simone, figlio di Giona e fratello di Andrea, primo tra i discepoli professò che Gesù era il Cristo, Figlio del Dio vivente, dal quale fu chiamato Pietro. Paolo, Apostolo delle genti, predicò ai Giudei e ai Greci Cristo crocifisso. Entrambi nella fede e nell’amore di Gesù Cristo annunciarono il Vangelo nella città di Roma e morirono martiri sotto l’imperatore Nerone: il primo, come dice la tradizione, crocifisso a testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via Trionfale, il secondo trafitto con la spada e sepolto sulla via Ostiense. In questo giorno tutto il mondo con uguale onore e venerazione celebra il loro trionfo.".
Oggi è la solennità del martirio dei Santi Pietro e Paolo.
Essi furono due autentici testimoni della fede e della giustizia.
Essi furono uomini a tutti gli effetti.
San Pietro rinnegò Cristo quando questi venne crocifisso, per poi essere stato perdonato e ricostituito capo della Chiesa.
San Paolo, prima dei fatti della via di Damasco (quando ancora si chiamava Saulo) perseguitò i cristiani.
Quindi, San Pietro e San Paolo furono uomini normali.
Tuttavia, Dio (attraverso il suo unico Figlio Gesù Cristo) volle costituirli come suoi testimoni.
Essi accettarono senza riserve il piano di Dio e misero Dio al primo posto, anche sopra le proprie vite.
Essi avrebbero potuto dire di no e rifiutarsi.
Sarebbe stato un loro diritto, anche perché sapevano a cosa sarebbero andati incontro.
Invece, accettarono.
La loro morte avvenne perché testimoniarono Cristo.
Questo fu il vero martirio.
Cordiali saluti.
L'amico Giovanni Covino (SEFT) ha messo questo testo di Sant'Agostino su Facebook:
"Il martirio dei santi apostoli Pietro e Paolo ha reso sacro per noi questo giorno. Noi non parliamo di martiri poco conosciuti; infatti «per tutta la terra si diffonde la loro voce ai confini del mondo la loro parola» (Sal 18, 5). Questi martiri hanno visto ciò che hanno predicato. Hanno seguito la giustizia. Hanno testimoniato la verità e sono morti per essa.
Il beato Pietro, il primo degli apostoli, dotato di un ardente amore verso Cristo, ha avuto la grazia di sentirsi dire da lui: «E io ti dico: Tu sei Pietro» (Mt 16, 18). E precedentemente Pietro si era rivolto a Gesù dicendo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16). E Gesù aveva affermato come risposta: «E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16, 18). Su questa pietra stabilirò la fede che tu professi. Fonderò la mia chiesa sulla tua affermazione: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Tu infatti sei Pietro. Pietro deriva da pietra e non pietra da Pietro. Pietro deriva da pietra, come cristiano da Cristo.
Il Signore Gesù, come già sapete, scelse prima della passione i suoi discepoli, che chiamò apostoli. Tra costoro solamente Pietro ricevette l'incarico di impersonare quasi in tutti i luoghi l'intera Chiesa. Ed è stato in forza di questa personificazione di tutta la Chiesa che ha meritato di sentirsi dire da Cristo: «A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16, 19). Ma queste chiavi le ha ricevute non un uomo solo, ma l'intera Chiesa. Da questo fatto deriva la grandezza di Pietro, perché egli è la personificazione dell'universalità e dell'unità della Chiesa. «A te darò» quello che è stato affidato a tutti. E` ciò che intende dire Cristo. E perché sappiate che è stata la Chiesa a ricevere le chiavi del regno dei cieli, ponete attenzione a quello che il Signore dice in un'altra circostanza: «Ricevete lo Spirito Santo» e subito aggiunge: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 22-23).
Giustamente anche dopo la risurrezione il Signore affidò allo stesso Pietro l'incombenza di pascere il suo gregge. E questo non perché meritò egli solo, tra i discepoli, un tale compito, ma perché quando Cristo si rivolge ad uno vuole esprimere l'unità. Si rivolge da principio a Pietro, perché Pietro è il primo degli apostoli.
Non rattristarti, o apostolo. Rispondi una prima, una seconda, una terza volta. Vinca tre volte nell'amore la testimonianza, come la presunzione è stata vinta tre volte dal timore. Deve essere sciolto tre volte ciò che hai legato tre volte. Sciogli per mezzo dell'amore ciò che avevi legato per timore.
E così il Signore una prima, una seconda, una terza volta affidò le sue pecorelle a Pietro.
Un solo giorno è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch'essi erano una cosa sola. Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro precedette, Paolo seguì. Celebriamo perciò questo giorno di festa, consacrato per noi dal sangue degli apostoli.
Amiamone la fede, la vita, le fatiche, le sofferenze, le testimonianze e la predicazione.
Martirologio Romano: Solennità dei santi Pietro e Paolo Apostoli. Simone, figlio di Giona e fratello di Andrea, primo tra i discepoli professò che Gesù era il Cristo, Figlio del Dio vivente, dal quale fu chiamato Pietro. Paolo, Apostolo delle genti, predicò ai Giudei e ai Greci Cristo crocifisso. Entrambi nella fede e nell’amore di Gesù Cristo annunciarono il Vangelo nella città di Roma e morirono martiri sotto l’imperatore Nerone: il primo, come dice la tradizione, crocifisso a testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via Trionfale, il secondo trafitto con la spada e sepolto sulla via Ostiense. In questo giorno tutto il mondo con uguale onore e venerazione celebra il loro trionfo.".
Oggi è la solennità del martirio dei Santi Pietro e Paolo.
Essi furono due autentici testimoni della fede e della giustizia.
Essi furono uomini a tutti gli effetti.
San Pietro rinnegò Cristo quando questi venne crocifisso, per poi essere stato perdonato e ricostituito capo della Chiesa.
San Paolo, prima dei fatti della via di Damasco (quando ancora si chiamava Saulo) perseguitò i cristiani.
Quindi, San Pietro e San Paolo furono uomini normali.
Tuttavia, Dio (attraverso il suo unico Figlio Gesù Cristo) volle costituirli come suoi testimoni.
Essi accettarono senza riserve il piano di Dio e misero Dio al primo posto, anche sopra le proprie vite.
Essi avrebbero potuto dire di no e rifiutarsi.
Sarebbe stato un loro diritto, anche perché sapevano a cosa sarebbero andati incontro.
Invece, accettarono.
La loro morte avvenne perché testimoniarono Cristo.
Questo fu il vero martirio.
Cordiali saluti.
A San Michele Arcangelo
Glorioso San Michele,
principe delle milizie celesti,
protettore della Chiesa Universale.
Voi che avete vinto Lucifero,
e l'avete precipitato nel fondo dell'inferno,
difendeteci da tutti i nostri nemici visibili ed invisibili,
e non permettete,
che giammai cadiamo sotto la loro crudele tirannia.
Otteneteci, o glorioso nostro speciale Protettore,
dal Signore la grazia,
che noi possiamo sempre più amarlo in questo mondo,
per avere poi la felice sorte
di amarlo con Voi eternamente in Paradiso.
Amen
giovedì 28 giugno 2012
Deutschland, zwei kartoffeln!
L'Italia ha battuto la Germania, con una doppietta di Mario Balotelli e domenica affronterà la finale degli Europei di calcio contro la Spagna.
La partita è stata superba.
Dopo due occasioni da goal della Germania, l'Italia ha iniziato a giocare.
Il suo gioco è stato avvolgente ed i tedeschi non sono riusciti a trovare il bandolo della matassa.
Al 18' del primo tempo, il neo-milanista Riccardo Montolivo ha effettuato il primo tiro in porta che ha scaldato le mani al portiere tedesco Manuel Neuer.
Due minuti dopo, il rossonero Antonio Cassano ha effettuato un passaggio illuminante a Mario Balotelli che non ha avuto problemi a segnare il goal.
La Germania è rimasta stordita e l'Italia ha continuato a martellare.
il regista della Juventus Andrea Pirlo ha fatto il bello ed il cattivo tempo.
Sedici minuti dopo il primo goal, Montolivo ha passato la palla a Balotelli che ha tirato.
Neuer ha dovuto raccogliere ancora la palla in fondo al sacco.
Il risultato è ora di 2-0 per l'Italia e con questo risultato è finito il primo tempo.
Nel secondo tempo la Germania ha ripreso vigore.
Il commissario tecnico tedesco Joachim Loew ha sostituito gli evanescenti Lucas Podolski e Mario Gomez con Marco Reus e Miroslaw Klose.
I cambi hanno fatto l'effetto di aumentare la pressione tedesca.
Reus ha scaldato le mani al nostro portiere Gianluigi Buffon.
Tuttavia, l'Italia ha mancato più volte il 3-0.
Il commissario tecnico Cesare Prandelli ha sostituito Cassano, Montolivo e Balotelli con Alessandro Diamanti, Thiago Motta e Antonio Di Natale.
La musica non cambia.
La Germania preme ma raramente crea pericoli.
L'Italia si difende con ordine e si rende pericolosa in contropiede.
Solo negli ultimi minuti le cose avrebbero potuto volgersi al peggio.
Al 91' Federico Balzaretti tocca la palla con un braccio in area di rigore.
L'arbitro assegna il calcio di rigore alla Germania.
Il centrocampista tedesco di origine turca Mesut Ozil ha segnato.
Ora il risultato è 2-1 per l'Italia.
Un brivido ci ha presi ma il risultato non è cambiato e al 94' l'arbitro ha fischiato tre volte.
L'Italia ha battuto la Germania ed è volata in finale.
Questa è anche una vittoria morale.
Chi è capace di intendere...intenda.
Cordiali saluti.
I love Israel
Cari amici ed amiche.
Beppe Grillo mi ha fatto veramente schifo, quando ha parlato di Israele!
Leggete l'articolo del sito "Focus on Israel" che intitolato "Beppe Grillo e le “verità” su Mossad, Israele e Iran".
Le parole di Grillo erano intrise di odio e di ignoranza!
In primo luogo, in Israele le minoranze sono rispettate.
Non mi risulta che gli Israeliani abbiano mai impiccato degli oppositori politici.
Non mi risulta che gli Israeliani abbiano mai fatto violenza contro i cristiani o altre minoranze religiose.
Semmai, le hanno aiutate.
Vedi il caso del Cenacolo di Gerusalemme, in cui i cristiani sono tornati pregare, grazie agli Israeliani.
Gli arabi hanno una rappresentanza nella Knesset, il Parlamento.
In Israele vanno ragazzi di varie parti del mondo a studiare medicina ed agronomia e tutti sono rispettati.
In Israele, il valore della famiglia è realmente rispettato.
Grillo dovrebbe solo vergognarsi!
I love Israel!
Cordiali saluti.
Beppe Grillo mi ha fatto veramente schifo, quando ha parlato di Israele!
Leggete l'articolo del sito "Focus on Israel" che intitolato "Beppe Grillo e le “verità” su Mossad, Israele e Iran".
Le parole di Grillo erano intrise di odio e di ignoranza!
In primo luogo, in Israele le minoranze sono rispettate.
Non mi risulta che gli Israeliani abbiano mai impiccato degli oppositori politici.
Non mi risulta che gli Israeliani abbiano mai fatto violenza contro i cristiani o altre minoranze religiose.
Semmai, le hanno aiutate.
Vedi il caso del Cenacolo di Gerusalemme, in cui i cristiani sono tornati pregare, grazie agli Israeliani.
Gli arabi hanno una rappresentanza nella Knesset, il Parlamento.
In Israele vanno ragazzi di varie parti del mondo a studiare medicina ed agronomia e tutti sono rispettati.
In Israele, il valore della famiglia è realmente rispettato.
Grillo dovrebbe solo vergognarsi!
I love Israel!
Cordiali saluti.
Un prof della New York University: "il Vesuvio esploderà con una forza mai vista"
Cari amici ed amiche.
Su Facebook mi è arrivata questa foto, con questa didascalia:
"Il Vesuvio all'improvviso esploderà con una potenza mai vista". Una previsione sconvolgente quella del prof. Flavio Dobran della New York University, che non può passare inosservata e sotto silenzio. Viene la pelle d'oca a leggere l'ipotetico scenario che potrebbe venirsi a creare, e visto che nei secoli scorsi si sono verificate potenti eruzioni, capaci di fare migliaia di morti in uno scenario in cui la densità demografica era nettamente inferiore, c'è davvero poco da scherzare.
Abbiamo cercato ulteriori notizie sul professore autore di questa apocalittica previsione, Flavio Dorban, descritto ovunque con un bravo professionista: aspetto che rende ancora più preoccupante la questione. Dobran ha redatto persino 2 libri sul Vesuvio. Delle sue previsioni ne parlano anche Silvestro Giannantonio e Aniello Sammarco in un lungo e articolato "Speciale Vesuvio" di cui consigliamo la lettura a coloro che vogliono approfondire la questione.
Sarebbe opportuno - vista la gravità dello scenario ipotizzato dal prof. Dorban - che le istituzioni italiane - sia l'INVG che il governo - si esprimano sulla questione, riferendo ai cittadini: non possiamo credere che previsioni di questa gravità, provenienti da uno stimato docente universitario, siano passate inosservate, e sarebbe doveroso da parte delle istituzioni fornire delucidazioni ai cittadini, ma questo comporterebbe un'assunzione di responsabilità che sicuramente - visto la posta in gioco - eviteranno accuratamente. Molto strano anche il fatto che i mass media abbiano rinunciato in massa ad interessarsi di una questione con la quale i nostri "cacciatori di sensazionalismo" sempre a caccia di scoop sarebbero potuti andare a nozze, visto che il tema sicuramente suscita grande interesse nell'opinione pubblica, ed in particolare ai milioni di cittadini che vivono nell'area napoletana. Se ci fosse un parlamentare con le PALLE, sarebbe opportuno presentare un'interrogazione e chiedere spiegazioni in merito al premier e al ministro, costringendoli a prendere posizione.
Alessandro Raffa per nocensura.com
- - -
di seguito l'articolo di Gianni Lannes per sulatestagiannilannes.blogspot.it
Per l’Etna parlano da sole le immagini rabbiose diffuse dalle televisioni di mezzo mondo ad ogni eruzione. Nella vicina base Usa di Sigonella sono state accumulati ordigni atomici, in violazione del Trattato internazionale di non proliferazione nucleare. Che succederà? Altrettanto inquietanti, ma sottovalutate, sono le proiezioni riferite all’apparentemente tranquillo collega napoletano. Gli esperti si confrontano sull’eventualità di un’ora X per l’eruzione. Rischierebbero la vita almeno un milione e mezzo di persone nell’area napoletana. Ma è meglio non farlo sapere all’opinione pubblica. Vero presidente Monti?
Previsione scientifica - Su di lui, però, ha le idee chiare il professor Flavio Dobran docente della New York University. Qual è la previsione dell’esperto americano? "All’improvviso il Vesuvio che sonnecchia dal 1944, esploderà con una potenza mai vista. Una colonna di gas, cenere e lapilli si innalzerà per duemila metri sopra il cratere. Valanghe di fuoco rotoleranno sui fianchi del vulcano alla velocità di 100 metri al secondo e una temperatura di 1000 gradi centigradi, distruggendo l’intero paesaggio in un raggio di sette chilometri, spazzando via strade e case, bruciando alberi, asfissiando animali, uccidendo forse un milione di esseri umani". Il tutto in appena 15 minuti.Uno scenario catastrofico? Semplicemente un’ipotesi documentata, frutto di accurati studi, da non sottovalutare.
Con una sola incognita: il giorno in cui scatterà la terribile esplosione. "Questa purtroppo non possiamo prevederla - precisa il professor Dobran - Certo non sarà tra due settimane, però sappiamo con certezza che il momento del grande botto sia per l’Etna che però il Vesuvio, anche se è su quest’ultimo che i nostri test si sono soffermati con particolare attenzione. La conferma viene dalla storia: le eruzioni su larga scala arrivano una volta ogni millennio. Quelle su media scala una volta ogni 4-5 secoli. Quelle su piccola scala ogni 30 anni. Ebbene, l’ultima gigantesca eruzione su larga scala è quella descritta da Plinio il Vecchio: quella che il 24 agosto del 79 dopo Cristo distrusse Ercolano e Pompei uccidendo più di duemila persone. La più recente eruzione su media scala è quella del 1631, che rase al suolo Torre del Greco e Torre Annunziata, facendo 4 mila morti in poche ore".
Il magma che alimenta il Vesuvio se ne sta tranquillo nel suo serbatoio profondo o sta risalendo? "E’ il magma che spinge e vuole salire a far tremare il suolo della Campania". La tesi è di un vulcanologo napoletano, il professor Giuseppe Luongo , ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, che non condivide la diagnosi rassicurante fatta da un suo collega, Paolo Gasparini che descrive il vulcano come "un cono edificato dai prodotti eterogenei delle eruzioni, poggiato su un basamento di calcare che inizia a 2-3 chilometri di profondità". Molto al di sotto, a circa 10 km, la tomografia sismica a tre dimensioni individua materiali fluidi, interpretati come il bacino magmatico che alimenta il vulcano. Nei limiti della tomografia, che non distingue masse inferiori a circa 300 metri di diametro, Gasparini precisa che "non si vedono altre sacche magmatiche sopra il bacino, cioè sopra i 10 km". Luongo contesta queste interpretazioni e avanza l’ipotesi, rilevante per le implicazioni di protezione civile, che potrebbero esistere canali di risalita già colmi di magma, senza interruzione, dal bacino profondo 10 km, fino alle parti più superficiali, con dimensioni al di sotto del potere risolutivo della tomografia. "Il magma, per risalire in superficie, non dovrà vincere la resistenza di rocce rigide che lo sovrastano per uno spessore di 10 km, al contrario potrebbe trovare una facile via di risalita lungo i percorsi già occupati da masse a temperature elevata". Questo scenario, aggiunge Luongo, "sarebbe compatibile con un quadro fenomenologico dei precursori meno appariscente di quello atteso". Analizzare il passato può servire allora a immaginare il futuro.
Ed è proprio ciò che ha fatto il vulcanologo statunitense, Dobran, progettando il simulatore vulcanico globale. Si tratta di un modello informatico in grado di ricostruire le passate eruzioni del Vesuvio, per descrivere quelle future. Oltre ai dati storici nel computer vengono inseriti anche quelli sullo stato attuale del vulcano: l’attività sismica più recente, le emissioni di gas, i cambiamenti dei campi magnetici. "Abbiamo cercato di riprodurre al computer l’eruzione del 79 - dice Dobran - E il simulatore vulcanico globale, dopo aver analizzato i dati, ha disegnato uno scenario infernale: appena 20 secondi dopo l’esplosione il fungo di gas e ceneri incandescenti ha già raggiunto i 3 mila metri di altezza, da dove collassa lungo i fianchi del cono. Un minuto dopo, la valanga ardente si trova già a due chilometri dal cratere. In tre minuti ha già raggiunto Ottaviano, Somma Vesuviana e Boscoreale. In quattro minuti sono spacciate Torre del Greco ed Ercolano. Sessanta secondi dopo è la volta di Torre Annunziata". E’ successo in passato, potrebbe accadere in futuro. Gli esperti ne sono sicuri, anche se il giorno esatto non lo conosce nessuno.
Trivellazioni - Scavare una galleria sotterranea per spingere delle sonde fino alla caldera flegrea sotto il mare di Pozzuoli è considerato da molti altamente pericoloso. Il “Campi Flegrei Deep Drilling Project”, coordinato dall’ingegnere Giuseppe De Natale, costa 15 milioni di dollari e servirebbe a monitorare il rischio di terremoti ed eruzioni oltre che a studiare il bradisismo e a sfruttare l’energia del sottosuolo. Ma numerosi esperti mettono in guardia sugli effetti disastrosi che le trivellazioni potrebbero avere sul territorio. Gli ultimi avvertimenti in ordine di tempo provengono da due media americani, il “Popular Science” e la rivista scientifica “Nature”. Secondo entrambi le trivelle potrebbero incontrare sulla propria strada del magma sotto pressione, causando delle eruzioni e dei terremoti in tutta la zona intorno al Vesuvio. Clay Dillow, dalle pagine del Popular Science, si chiede se “il tentativo di difendere i Campi Flegrei, che nel mondo sono uno dei luoghi più a rischio di eruzioni vulcaniche, non possa addirittura peggiorare la situazione”.
Sulla questione si è espresso anche Benedetto De Vivo, ordinario di Geochimica ambientale alla Federico II di Napoli e consulente della procura sull’area dei Campi Flegrei. De Vivo ha inviato una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in cui ha sottolineato il rischio di effettuare le rilevazioni in prossimità di centri abitati come Bagnoli, allegando pubblicazioni su altri incidenti «clamorosi» avvenuti in Nuova Zelanda e Islanda. Il professor De Vivo ha sottolineato che degli esami nel territorio «sono possibili, si fanno, ma in zone disabitate e in questo caso sono inutili, perché sappiamo già tutto della caldera flegrea». I precedenti del Vesuvio non sono in effetti confortanti.".
L'anno scorso, mentre andavo in Sicilia, ho visto il Vesuvio, dall'area di servizio "Tre Ponti" dell'Autostrada A30 Caserta-Salerno.
Ho visto la sua minacciosa maestà.
Il Vesuvio è un vulcano esplosivo.
La storia dice ciò.
Nel 79 AD, esso esplose distruggendo le città di Pompei, Ercolano e Stabia e seminando morte.
Molte persone morirono prima di essere sepolti dalla lava.
Il monte vulcanico, che era molto più alto rispetto a quello attuale, si squarciò ed emise una nube ardente di ceneri, bombe e lapilli.
Questa nube si proiettò in cielo, producendo fulmini, e poi collassò sui fianchi della montagna travolgendo persone e cose.
Le persone morirono bruciate dentro.
Le ceneri ardenti soffocarono le persone e bruciarono loro i polmoni.
Inoltre, anche i cervelli scoppiarono.
Se guardate i crani delle persone morte in quell'eruzione, noterete che molti di essi sono deformati.
La cosa potrebbe ripetersi.
Perché avviene questo?
Le lave del Vesuvio sono viscose perché ricche di silice (SiO2).
Se guardate il monte vulcanico noterete ciò.
Queste lave fanno fatica ad uscire e perciò ostruiscono il camino vulcanico.
Si crea un aumento di pressione che genera l'esplosione.
Però, il pericolo maggio potrebbe venire da una zona vicina, i Campi Flegrei, il supervulcano di cui ho parlato nell'articolo intitolato "Campi Flegrei, una bomba ad orologeria?".
Il Vesuvio dà dei segnali prima di eruttare.
Ad esempio, vi sono terremoti, bradisismi e fonti inaridite.
Se dovessero esserci queste cose, l'eruzione sarebbe imminente.
Stando ai calcoli, il vulcano darebbe circa 10 ore di tempo per fare evacuare la zona.
Dopo, esso inizierebbe ad eruttare, emettendo una nuvola di ceneri, lapilli e bombe.
Allora sì che molti sarebbero in pericolo!
Cordiali saluti.
Su Facebook mi è arrivata questa foto, con questa didascalia:
"Il Vesuvio all'improvviso esploderà con una potenza mai vista". Una previsione sconvolgente quella del prof. Flavio Dobran della New York University, che non può passare inosservata e sotto silenzio. Viene la pelle d'oca a leggere l'ipotetico scenario che potrebbe venirsi a creare, e visto che nei secoli scorsi si sono verificate potenti eruzioni, capaci di fare migliaia di morti in uno scenario in cui la densità demografica era nettamente inferiore, c'è davvero poco da scherzare.
Abbiamo cercato ulteriori notizie sul professore autore di questa apocalittica previsione, Flavio Dorban, descritto ovunque con un bravo professionista: aspetto che rende ancora più preoccupante la questione. Dobran ha redatto persino 2 libri sul Vesuvio. Delle sue previsioni ne parlano anche Silvestro Giannantonio e Aniello Sammarco in un lungo e articolato "Speciale Vesuvio" di cui consigliamo la lettura a coloro che vogliono approfondire la questione.
Sarebbe opportuno - vista la gravità dello scenario ipotizzato dal prof. Dorban - che le istituzioni italiane - sia l'INVG che il governo - si esprimano sulla questione, riferendo ai cittadini: non possiamo credere che previsioni di questa gravità, provenienti da uno stimato docente universitario, siano passate inosservate, e sarebbe doveroso da parte delle istituzioni fornire delucidazioni ai cittadini, ma questo comporterebbe un'assunzione di responsabilità che sicuramente - visto la posta in gioco - eviteranno accuratamente. Molto strano anche il fatto che i mass media abbiano rinunciato in massa ad interessarsi di una questione con la quale i nostri "cacciatori di sensazionalismo" sempre a caccia di scoop sarebbero potuti andare a nozze, visto che il tema sicuramente suscita grande interesse nell'opinione pubblica, ed in particolare ai milioni di cittadini che vivono nell'area napoletana. Se ci fosse un parlamentare con le PALLE, sarebbe opportuno presentare un'interrogazione e chiedere spiegazioni in merito al premier e al ministro, costringendoli a prendere posizione.
Alessandro Raffa per nocensura.com
- - -
di seguito l'articolo di Gianni Lannes per sulatestagiannilannes.blogspot.it
Per l’Etna parlano da sole le immagini rabbiose diffuse dalle televisioni di mezzo mondo ad ogni eruzione. Nella vicina base Usa di Sigonella sono state accumulati ordigni atomici, in violazione del Trattato internazionale di non proliferazione nucleare. Che succederà? Altrettanto inquietanti, ma sottovalutate, sono le proiezioni riferite all’apparentemente tranquillo collega napoletano. Gli esperti si confrontano sull’eventualità di un’ora X per l’eruzione. Rischierebbero la vita almeno un milione e mezzo di persone nell’area napoletana. Ma è meglio non farlo sapere all’opinione pubblica. Vero presidente Monti?
Previsione scientifica - Su di lui, però, ha le idee chiare il professor Flavio Dobran docente della New York University. Qual è la previsione dell’esperto americano? "All’improvviso il Vesuvio che sonnecchia dal 1944, esploderà con una potenza mai vista. Una colonna di gas, cenere e lapilli si innalzerà per duemila metri sopra il cratere. Valanghe di fuoco rotoleranno sui fianchi del vulcano alla velocità di 100 metri al secondo e una temperatura di 1000 gradi centigradi, distruggendo l’intero paesaggio in un raggio di sette chilometri, spazzando via strade e case, bruciando alberi, asfissiando animali, uccidendo forse un milione di esseri umani". Il tutto in appena 15 minuti.Uno scenario catastrofico? Semplicemente un’ipotesi documentata, frutto di accurati studi, da non sottovalutare.
Con una sola incognita: il giorno in cui scatterà la terribile esplosione. "Questa purtroppo non possiamo prevederla - precisa il professor Dobran - Certo non sarà tra due settimane, però sappiamo con certezza che il momento del grande botto sia per l’Etna che però il Vesuvio, anche se è su quest’ultimo che i nostri test si sono soffermati con particolare attenzione. La conferma viene dalla storia: le eruzioni su larga scala arrivano una volta ogni millennio. Quelle su media scala una volta ogni 4-5 secoli. Quelle su piccola scala ogni 30 anni. Ebbene, l’ultima gigantesca eruzione su larga scala è quella descritta da Plinio il Vecchio: quella che il 24 agosto del 79 dopo Cristo distrusse Ercolano e Pompei uccidendo più di duemila persone. La più recente eruzione su media scala è quella del 1631, che rase al suolo Torre del Greco e Torre Annunziata, facendo 4 mila morti in poche ore".
Il magma che alimenta il Vesuvio se ne sta tranquillo nel suo serbatoio profondo o sta risalendo? "E’ il magma che spinge e vuole salire a far tremare il suolo della Campania". La tesi è di un vulcanologo napoletano, il professor Giuseppe Luongo , ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, che non condivide la diagnosi rassicurante fatta da un suo collega, Paolo Gasparini che descrive il vulcano come "un cono edificato dai prodotti eterogenei delle eruzioni, poggiato su un basamento di calcare che inizia a 2-3 chilometri di profondità". Molto al di sotto, a circa 10 km, la tomografia sismica a tre dimensioni individua materiali fluidi, interpretati come il bacino magmatico che alimenta il vulcano. Nei limiti della tomografia, che non distingue masse inferiori a circa 300 metri di diametro, Gasparini precisa che "non si vedono altre sacche magmatiche sopra il bacino, cioè sopra i 10 km". Luongo contesta queste interpretazioni e avanza l’ipotesi, rilevante per le implicazioni di protezione civile, che potrebbero esistere canali di risalita già colmi di magma, senza interruzione, dal bacino profondo 10 km, fino alle parti più superficiali, con dimensioni al di sotto del potere risolutivo della tomografia. "Il magma, per risalire in superficie, non dovrà vincere la resistenza di rocce rigide che lo sovrastano per uno spessore di 10 km, al contrario potrebbe trovare una facile via di risalita lungo i percorsi già occupati da masse a temperature elevata". Questo scenario, aggiunge Luongo, "sarebbe compatibile con un quadro fenomenologico dei precursori meno appariscente di quello atteso". Analizzare il passato può servire allora a immaginare il futuro.
Ed è proprio ciò che ha fatto il vulcanologo statunitense, Dobran, progettando il simulatore vulcanico globale. Si tratta di un modello informatico in grado di ricostruire le passate eruzioni del Vesuvio, per descrivere quelle future. Oltre ai dati storici nel computer vengono inseriti anche quelli sullo stato attuale del vulcano: l’attività sismica più recente, le emissioni di gas, i cambiamenti dei campi magnetici. "Abbiamo cercato di riprodurre al computer l’eruzione del 79 - dice Dobran - E il simulatore vulcanico globale, dopo aver analizzato i dati, ha disegnato uno scenario infernale: appena 20 secondi dopo l’esplosione il fungo di gas e ceneri incandescenti ha già raggiunto i 3 mila metri di altezza, da dove collassa lungo i fianchi del cono. Un minuto dopo, la valanga ardente si trova già a due chilometri dal cratere. In tre minuti ha già raggiunto Ottaviano, Somma Vesuviana e Boscoreale. In quattro minuti sono spacciate Torre del Greco ed Ercolano. Sessanta secondi dopo è la volta di Torre Annunziata". E’ successo in passato, potrebbe accadere in futuro. Gli esperti ne sono sicuri, anche se il giorno esatto non lo conosce nessuno.
Trivellazioni - Scavare una galleria sotterranea per spingere delle sonde fino alla caldera flegrea sotto il mare di Pozzuoli è considerato da molti altamente pericoloso. Il “Campi Flegrei Deep Drilling Project”, coordinato dall’ingegnere Giuseppe De Natale, costa 15 milioni di dollari e servirebbe a monitorare il rischio di terremoti ed eruzioni oltre che a studiare il bradisismo e a sfruttare l’energia del sottosuolo. Ma numerosi esperti mettono in guardia sugli effetti disastrosi che le trivellazioni potrebbero avere sul territorio. Gli ultimi avvertimenti in ordine di tempo provengono da due media americani, il “Popular Science” e la rivista scientifica “Nature”. Secondo entrambi le trivelle potrebbero incontrare sulla propria strada del magma sotto pressione, causando delle eruzioni e dei terremoti in tutta la zona intorno al Vesuvio. Clay Dillow, dalle pagine del Popular Science, si chiede se “il tentativo di difendere i Campi Flegrei, che nel mondo sono uno dei luoghi più a rischio di eruzioni vulcaniche, non possa addirittura peggiorare la situazione”.
Sulla questione si è espresso anche Benedetto De Vivo, ordinario di Geochimica ambientale alla Federico II di Napoli e consulente della procura sull’area dei Campi Flegrei. De Vivo ha inviato una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in cui ha sottolineato il rischio di effettuare le rilevazioni in prossimità di centri abitati come Bagnoli, allegando pubblicazioni su altri incidenti «clamorosi» avvenuti in Nuova Zelanda e Islanda. Il professor De Vivo ha sottolineato che degli esami nel territorio «sono possibili, si fanno, ma in zone disabitate e in questo caso sono inutili, perché sappiamo già tutto della caldera flegrea». I precedenti del Vesuvio non sono in effetti confortanti.".
L'anno scorso, mentre andavo in Sicilia, ho visto il Vesuvio, dall'area di servizio "Tre Ponti" dell'Autostrada A30 Caserta-Salerno.
Ho visto la sua minacciosa maestà.
Il Vesuvio è un vulcano esplosivo.
La storia dice ciò.
Nel 79 AD, esso esplose distruggendo le città di Pompei, Ercolano e Stabia e seminando morte.
Molte persone morirono prima di essere sepolti dalla lava.
Il monte vulcanico, che era molto più alto rispetto a quello attuale, si squarciò ed emise una nube ardente di ceneri, bombe e lapilli.
Questa nube si proiettò in cielo, producendo fulmini, e poi collassò sui fianchi della montagna travolgendo persone e cose.
Le persone morirono bruciate dentro.
Le ceneri ardenti soffocarono le persone e bruciarono loro i polmoni.
Inoltre, anche i cervelli scoppiarono.
Se guardate i crani delle persone morte in quell'eruzione, noterete che molti di essi sono deformati.
La cosa potrebbe ripetersi.
Perché avviene questo?
Le lave del Vesuvio sono viscose perché ricche di silice (SiO2).
Se guardate il monte vulcanico noterete ciò.
Queste lave fanno fatica ad uscire e perciò ostruiscono il camino vulcanico.
Si crea un aumento di pressione che genera l'esplosione.
Però, il pericolo maggio potrebbe venire da una zona vicina, i Campi Flegrei, il supervulcano di cui ho parlato nell'articolo intitolato "Campi Flegrei, una bomba ad orologeria?".
Il Vesuvio dà dei segnali prima di eruttare.
Ad esempio, vi sono terremoti, bradisismi e fonti inaridite.
Se dovessero esserci queste cose, l'eruzione sarebbe imminente.
Stando ai calcoli, il vulcano darebbe circa 10 ore di tempo per fare evacuare la zona.
Dopo, esso inizierebbe ad eruttare, emettendo una nuvola di ceneri, lapilli e bombe.
Allora sì che molti sarebbero in pericolo!
Cordiali saluti.
Identità e diversità secondo Kuehnelt-Leddihn-traduzione di Filippo Giorgianni
Cari amici ed amiche.
Sul sito di Ludwig von Mises Italia c'è questo brano scritto da Erik von Kuhenelt-Leddihin (1909-1999):
"Visti da una certa angolazione, siamo tutti soggetti a due spinte basilari: identità e diversità. Né nella vita delle persone né nella storia delle nazioni queste due spinte hanno sempre la medesima intensità e il medesimo equilibrio. Esse come si manifestano? Tutti noi sperimentiamo uno stato d’animo durante il quale sentiamo il desiderio di essere in compagnia delle persone della nostra stessa età o della stessa classe, sesso, convinzioni, religione o gusto.
Molto probabilmente, condividiamo con il mondo animale questa spinta verso la conformità, per una forte sensazione di identità che è come un istinto di branco, un comune e forte sentimento di comunità che guarda ogni altro gruppo con ostilità. Nelle rivolte razziali e nelle manifestazioni etniche, questo sentimento collettivo può mostrare una grande forza: l’istinto conformista del branco è stato, per esempio, il motore guida dietro le organizzazioni ginniche nazionaliste dei tedeschi e degli slavi, così potente nella prima parte di questo secolo. Guardando cinque o diecimila uomini e donne, vestiti identicamente, compiere i medesimi movimenti, si è assaliti da un’impressione irresistibile di omogeneità, sincronizzazione, simmetria, uniformità. L’identità e la sua spinta tendono all’autocancellazione, tendono a un «nostrismo» in cui l’ego viene eliminato.
Certamente, il «nostrismo» (termine creato dal nazionalsocialista austriaco Walther Pembaur) può essere, e di solito è, un’intelligente moltiplicazione degli egoismi. Chiunque esalti un’unità collettiva a cui partecipi (una nazione, una razza, una classe, un partito) esalta anche sé stesso. E dunque tutte le spinte verso la conformità non solo prendono posizione per l’uniformazione e si oppongono all’alterità, ma sono anche autoreferenziali. L’omosessualità possiede un aspetto di uniformazione a sé insieme a un rifiuto di stabilire un ponte – intellettuale, spirituale e psicologico –, a volte difficile, con l’altro sesso. Sotto questo aspetto, l’omosessualità è una forma di narcisismo, di immaturità e denota dei limiti da “sempliciotto”[2]. Fortunatamente, l’uomo nella sua maturità e nel pieno delle sue capacità non possiede solo spinte verso l’identità, ma anche verso la diversità, non solo un istinto del branco, ma anche un sentimento romantico. Più spesso che non, noi aneliamo ad incontrare persone del sesso opposto, un altro gruppo d’età, di mentalità, classe, persino di un’altra fede e convinzione politica.
Tutti i tipi di curiosità per il nuovo – il desiderio di viaggiare, di mangiare altri cibi, di sentire musica differente, di tenersi in contatto con varie culture e civiltà – derivano dalla tendenza alla diversificazione. Un cane non ha desiderio di viaggiare, né si oppone molto al cibarsi dello stesso cibo. Lo stadio della formica o della termite può rimanere inalterato attraverso i secoli. Ma il desiderio dell’uomo di cambiare produce risultati nella storia, come sappiamo. C’è qualcosa in noi che non sopporta la ripetizione. Questa brama per il nuovo può essere micidiale, certamente, se non viene fusa con un elemento di permanenza – e con la prudenza. In altri termini, condividiamo con le bestie l’istinto di cercare l’identità con l’altro; ma diventiamo completamente umani solo attraverso la nostra spinta e il nostro entusiasmo per la diversità.
Nonostante il pericolo, tutte le maggiori religioni teiste poggiano appieno su questo anelito, su questo amore per l’alterità. Anche se non sottoscriverei la formula di Karl Barth del Gott als der ganz andere(Dio come il totalmente altro), nessun teista può negare l’alterità di Dio. Noi siamo creati a Sua immagine, per quanto non siamo un facsimile di Dio. Questa è una ragione del perché l’Incarnazione smuova gli uomini così profondamente, del perché il primo Concilio Ecumenico si sia infuriato con asprezza con riguardo all’esatta natura dell’Incarnazione, del perché essa abbia dato origine a tragiche eresie e scismi.
Osservando queste due spinte, identità e diversità (entrambe hanno fondamenta psicologiche, ma solo la seconda possiede un carattere intellettuale), dobbiamo concludere che i tempi moderni sono molto più favorevoli all’istinto di branco che alla diversità. Questo potrebbe non essere di immediata evidenza, perché in qualche modo l’opposto sembra essere la regola: la brama di viaggiare può essere ora molto facilmente soddisfatta e nelle arti esiste una grande varietà di gusti e di scuole. Ma in altri più importanti reami, l’identità è stata favorita in ogni modo, in parte dalle passioni (per lo più di ordine animale) e in parte dalla moderna tecnologia e dalle procedure che formano la civiltà moderna. Sebbene sia di moda parlare del pluralismo dei nostri giorni, infatti, tutte le tendenze moderne puntano verso lo spettro di una terrificante, più grande e più spietata, conformità. A tal proposito, l’identità è una cugina dell’eguaglianza. Ogni cosa che sia identica è automaticamente uguale. Due monete da cinquanta centesimi della stessa provenienza non sono solo identiche, ma anche eguali. Due quarti sono uguali a una moneta di cinquanta centesimi, ma essi non le sono identici.
L’identità è uguaglianza: essa è eguaglianza a prima vista, un’eguaglianza che non necessita di alcun lungo ragionamento o accurata indagine per essere ritrovata. Di conseguenza, tutte le forme politiche o sociali che sono ispirate dall’idea di uguaglianza punteranno quasi inevitabilmente al concetto di identità e favoriranno l’istinto del branco, con il susseguente sospetto, se non avversione, per coloro i quali osino essere differenti o per coloro i quali reclamino una superiorità. C’è un’ottusa inclinazione animalistica verso la conformità sociale (l’identità) così come un programmatico e fanatico impulso in quella direzione. Nietzsche[3] ne era consapevole, così come lo era Jacob Burckhardt[4]. Il suo motore portante è la paura, proveniente da un complesso d’inferiorità che genera l’odio, e l’invidia come sua sorella di sangue. Questa paura deriva dal sentirsi inferiori a un’altra persona (o ad una situazione); l’odio è possibile solo attraverso il sentirsi impotenti davanti a una persona più forte. Uno schiavo debole e imbelle può temere e odiare il suo padrone; il padrone, d’altro canto, non odierà ma piuttosto proverà disprezzo per il suo schiavo. Chi odia in tutto il corso della storia ha commesso orribili atti di crudeltà (la vendetta dell’inferiore)[5], mentre il disprezzo – spesso accoppiato a un senso di superiorità – ha prodotto crudeltà solo raramente.
La domanda di eguaglianza ed identità nasce precisamente al fine di evitare quella paura, quel senso di inferiorità. Nessuno è migliore, nessuno è superiore, nessuno si sente toccato, tutti sono “tranquilli”. Inoltre, se l’identità, se l’uniformità viene raggiunta, le azioni e le reazioni delle persone possono essere previste. Senza (sgradevoli) sorprese, emerge una calda sensazione collettiva di fratellanza. Questi sentimenti – questo rigetto della qualità (che ineluttabilmente differisce da persona a persona) – spiegano molte cose a proposito dello spirito dei movimenti di massa degli ultimi duecento anni. Simone Weil ci ha insegnato che l’“io” viene dall’uomo, ma il “noi” proviene dal Diavolo. L’altro fattore dell’identità è l’invidia. L’invidia possiede diverse e complesse radici psicologiche. C’è, prima di tutto, la strana sensazione secondo cui, qualunque situazione viva una persona, ciò dipenderebbe in qualche modo da qualcun altro: “Sono povero perché lui è ricco”. Questo sentimento intimo e spesso taciuto riposa sull’assunto che tutte le cose buone in questo mondo sono limitate. Nel caso del denaro, o più ancora nel caso della proprietà fondiaria, potrebbe avere qualche fondamento (da qui l’invidia enorme dei contadini per i beni immobili di qualcun altro). Questa contesa, tuttavia, è spesso inconsciamente estesa ai valori che non sono limitati. Isabella è bellissima; Luisa è brutta. Eppure la bellezza di Isabella non è il risultato della bruttezza di Luisa, né l’intelligenza di Roberto dipende dalla stupidità di Timoteo. L’invidia a volte usa inconsciamente un argomento statistico: “Non tutte le nostre sorelle possono essere belle, né tutti i nostri fratelli intelligenti. Il destino mi ha discriminato!”. Il secondo aspetto dell’invidia risiede nella superiorità di un’altra persona in un diverso ambito. Un’invidia bruciante può essere creata dal mero sospetto che un’altra persona si senta superiore a causa dello sguardo, dell’intelligenza, dei muscoli, dei soldi o quant’altro. Il solo modo per compensare è trovare qualità inferiori nella persona oggetto dell’invidia: “Lui è ricco, ma è cattivo”, “Ha successo, ma la sua vita familiare è miserabile”. Le carenze della persona invidiata servono quali consolazioni: a volte esse servono come accusa per attaccarla, specialmente se le sue carenze sono morali.
Negli ultimi duecento anni lo sfruttamento dell’invidia – la sua mobilitazione presso le masse – accoppiata alla denigrazione degli individui, ma molto frequentemente anche di classi, di razze, di nazioni, di comunità religiose, sono state la chiave del successo politico[6]. La storia del mondo occidentale dalla fine del diciottesimo secolo non può esser scritta senza tenere questo fatto sempre a mente. Tutti gli “ismi” sinistrorsi suonano intorno a questo tema: vale a dire, sul privilegio dei gruppi che sono oggetto dell’invidia e, al medesimo tempo, che vengono considerati inferiori in qualche aspetto intellettuale o morale. Essi non hanno diritto alla loro posizione di rilievo, bando alle ipocrisie. Essi dovrebbero adeguarsi, divenire identici al “popolo”, rinunciare ai loro privilegi, conformarsi. Se parlano un altro linguaggio, dovrebbero astenersi dal farlo in favore dell’idioma comune. Se sono benestanti, le loro ricchezze dovrebbero essere tassate maggiormente o confiscate. Se aderiscono ad una ideologia impopolare, dovrebbero rinunciarvi[7]. Ogni cosa speciale, ogni cosa astrusa, ogni cosa non facilmente comprensibile dai più, diventa sospetta e malvagia (come, per esempio, le sempre più “antidemocratiche” arte e poesia moderne[8]). Un tipo di minoranza impopolare che non può conformarsi e quindi è sempre in pericolo di essere esiliata, oppressa o massacrata, è la minoranza razziale.
Poiché – come sempre – l’ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù, il cattivo incitamento all’invidia non verrà mai pubblicamente invocato. La persona o il gruppo non conformisti, peccando contro il sacro principio dell’uniformità, saranno invece trattati come traditori e, se non sono traditori, la maggioranza invidiosa li spingerà in quella direzione (ancora nel 1934 alcuni ebrei tedeschi provarono a formare un proprio gruppo Nazista; essi consideravano ingenuamente l’antisemitismo una “fase passeggera”. Ma si può immaginare un ebreo tedesco nel 1943 non pregare per una vittoria Alleata? Essi sono stati spinti in quella direzione). Di conseguenza, essere diversi significa essere trattati da (o diventare un) traditore.
Persino laddove lo schema “nonconformista = traditore” non sia apertamente utilizzato, frequentemente esso si nasconde dietro la mentalità dell’uomo moderno, che si abbracci o meno direttamente il totalitarismo. Quante, tra le molte persone che rigettano sinceramente tutte le dottrine totalitarie, oggi sottoscriverebbero la famosa massima di Santo Stefano, Re d’Ungheria, che scrisse nel suo testamento al proprio presunto erede, Sant’Emerico: «Un regno con una sola lingua e un solo costume è una cosa stupida»[9]?
Unicità e conformità sono mischiati nelle nostre menti. La moderna fascinazione dell’uniformità è stata incrementata non solo dalla tecnologia che produce oggetti identici (un tipo d’auto di proprietà “comune” a mezzo milione di persone), ma anche dalla percezione subcosciente che l’uniformità sia legata alla compera a buon mercato e al fatto che essa rende più intelligibili le cose per le menti semplici. Leggi identiche, dimensioni identiche, lingua identica, identica valuta, potere politico identico (“una testa – un voto”), abiti identici o quasi identici (i blue-jeans maoisti): tutto questo sembra altamente desiderabile. Semplifica le cose. È più economico. Evita di far pensare. A certe menti pare addirittura “più giusto”. Ma queste tendenze identiche si imbattono in due ostacoli: la natura e l’uomo (che è parte della natura). Tra le due, la natura può più facilmente essere compressa dallo sforzo umano in modelli identici, come testimoniano certi tipi di giardinaggio o le colline che vengono livellate.
Ma inserire l’uomo in uno stampo identico è un’impresa più difficile, per quanto non priva di speranza per lo stolto che dichiari allegramente: “Tutti gli uomini sono uguali” e “Tutte le persone sono tra loro più simili che dissimili”. Ciò evoca Procuste, il leggendario predone sadico che stendeva le sue vittime su di un letto: coloro che erano troppo corti venivano stirati e martellati sino a giungere alla loro forma, coloro che erano troppo lunghi venivano tagliati alla giusta misura. Procuste è il precursore della tirannia moderna. Ma inevitabilmente il livellatore si scontra con il mistero della personalità. Gli esseri umani sono diversi. Sono diversi per età, per sesso; variano nella forza fisica, nell’intelletto, nell’educazione, nell’ambizione. Hanno differenti caratteristiche, diverse disposizioni e diversi tipi di memoria; essi reagiscono differentemente allo stesso trattamento (tutte cose che resistono all’egualitarista). Mentre il calzolaio dà per scontata la diversità, il grattacapo sorge per il calzaturiere. Se essa è naturale per la governante e non è un mistero per il genitore, può divenire un problema insolubile per l’insegnante di una classe di grandi dimensioni.
In effetti, i gruppi di rilevanti dimensioni tendono a rinunciare almeno in parte alla personalità. L’uomo-massa ha la tendenza a pensare, agire e reagire in modo sincronizzato con la folla (un fenomeno che può avere una spiegazione scientifica). Più precisamente, poiché l’identità umana è difficile da raggiungere, deve essere frequentemente approntato un mediocre succedaneo. Questo succedaneo è l’uguaglianza: ed essa è ugualmente inattuabile.
Di Erik von Kuehnelt Leddihn
Traduzione di Filippo Giorgianni
[1] Herman Borchardt, The Conspiracy of the Carpenters,Simon&Shuster,New York 1943.
[2] Il dottor Marcel Eck scrive in un suo saggio che l’«inferno dell’omosessualità» sta proprio nel fatto che essa evita il vero dialogo; l’amore omosessuale non è la ricerca di un altro, ma semplicemente una ricerca di se stessi. Cfr. Marcel Eck, Propos de la sexualité, in Idem, Qu’est-ce-que l’homme, Pierre Horay, Parigi 1955, p. 110.
[3] José Ortega y Gasset scrive: «Probabilmente l’origine della furia anti-individuale risiede nel fatto che nei loro cuori più intimi le masse si sentono deboli e indifese di fronte al loro destino. In una pagina amara e terribile Nietzsche nota come, nelle società primitive che erano deboli allorquando si confrontavano con le difficoltà dell’esistenza, ogni atto individuale e originale fosse un crimine e come l’uomo che provava a condurre una vita solitaria fosse un malfattore. Egli doveva comportarsi in ogni cosa al modo della tribù». Cfr. José Ortega y Gasset, Invertebrate Spain, traduzione di Mildred Adams, Norton, New York 1937, pp. 170-171. Sull’antagonismo tra libertà ed eguaglianza, liberalismo e democrazia, si veda anche Roger John Williams, Free and Unequal: The Biological Basis of Individual Liberty, University of Texas Press, Austin 1953; Alexander Dunlop Lindsay, The Modern Democratic State, Oxford University Press, Londra 1945, vol. I, pp. 46 e 79; Franz Schnabel, Deutsche Geschichte im Neunzehnten Jahrhundert, Herder, Friburgo in Brisgovia 1933, vol. II, pp. 97-98; Heinz Otto Ziegler, Autoritärer oder totaler Staat, J. C. B. Mohr, Tubinga 1932, p. 10; Wilhelm Stählin, Freiheit und Ordnung, in Der Mensch un die Freiheit, Neues Abendland, Monaco 1954, p. 17. Werner Jaeger pone l’accento sul fatto che Atene fosse democratica, che essa insistesse sull’ison (eguaglianza), ma non sulla libertà personale: cfr. Werner Jaeger, Paideia, Walter de Gruyter, Berlino 1954, vol. II, p. 104. Il professor Goetz Briefs ricorda che tutti i democraticismi (che egli distingue dalla democrazia) devono concludersi in un dispotismo dal momento che essi si oppongono alla realtà dell’uomo e della società: cfr. Goetz Briefs, Zwischen Kapitalismus und Syndakalismus, A. Francke, Berna 1952, p. 75. Herbert Marcuse, riferendosi a Hegel, giunge a conclusioni simili: cfr. Herbert Marcuse, Reason and Revolution, Boston Press, Boston 1960, pp. 242-243.
[4] Jacob Burckhardt nella sua lettera a Friedrich von Preen, datata 1 gennaio 1879 scrive: «Sei perfettamente nel giusto: si vuol educare la gente agli incontri. Alla fine, le persone inizieranno a gridare ove non formino folle di almeno un centinaio di componenti». cfr. Jakob Burckhardt, Briefe an seinen Freud Friedrich von Preen 1864-1893, Deutsche Verlaganstalt, Stoccarda 1922, p. 130.
[5] Friedrich Nietzsche, Werke, Kröner, Lipsia 1917, vol. XII, p. 140.
[6] Sull’invidia, si vedano i magistrali lavori di Gonzalo Fernández de la Mora, La invidia igualitaria, Planeta, Barcellona 1984; Helmut Schoeck, Der Neid, Karl Alber, Friburgo in Brisgovia 1966 e Idem,Recht auf Ungleichheit, Herbig, Monaco 1979.
La candida dichiarazione del Presidente Wilson poco prima dell’entrata dell’America nella Prima Guerra Mondiale fu: «La conformità sarà la sola virtù. E ogni uomo che rifiuti di conformarsi sarà sanzionato». Cfr. Harold U. Faulkner, From Versailles to the New Deal, Yale University Press, New Haven 1950, p. 141.
[7] La candida dichiarazione del Presidente Wilson poco prima dell’entrata dell’America nella Prima Guerra Mondiale fu: «La conformità sarà la sola virtù. E ogni uomo che rifiuti di conformarsi sarà sanzionato». Cfr. Harold U. Faulkner, From Versailles to the New Deal, Yale University Press, New Haven 1950, p. 141.
[8] Gran parte dell’arte moderna è simultaneamente: 1) una reazione contro la democrazia e il “populismo”, 2) una bufala enorme a spese degli ingenui, che sfrutta la loro ammirazione snobistica per i «Vestiti Nuovi dell’Imperatore» e 3) (a volte) un pizzico di Satanismo, una protesta contro la creazione di Dio. Ma ricordiamo che il superfuturista d’Italia, Marinetti, era un devoto fascista e che il nazionalsocialismo e il comunismo russo (dopo un periodo di accettazione) si sono rivoltati violentemente contro l’arte moderna (Khruschev pensava che tutti gli artisti moderni fossero omosessuali e quindi li faceva incarcerare). C’è, comunque, un’arte moderna legittima.
[9] «Monita quibus Stephanus filium Emericum instruxit, ut regnum recte pieque administraret», cap. VI, in Jacques Paul Migne, Patrologiae Cursus Completus, Series Latina, vol. CLI, pp. 124 e ss.".
Lo devo proprio dire, sono onorato di avere una persona come Filippo tra i miei interlocutori.
Per me è un piacere interloquire con una persona come lui.
E' intelligente, colto e disponibile a dialogare.
E' una brava persona.
Ora, quello che c'è scritto è pienamente condivisibile.
L'uguaglianza non esiste.
Ogni uomo è diverso dl suo simile.
Questo non fu deciso dall'uomo ma da Dio.
Basti pensare ai doni dello Spirito.
Lo Spirito dà i carismo ad ogni uomo ed ogni uomo riceve doni diversi.
Leggete questo brano della lettera di San Paolo agli Efesini (capitolo 4, versetti 6-11):
"[6] Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
[7] A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.
[8] Per questo sta scritto:
Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini.
[9] Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?
[10] Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.
[11] È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri,
[12] per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo,
[13] finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.".
Se Dio stabilì ciò, come può pretendere l'uomo di fare il contrario.
Sul sito di Ludwig von Mises Italia c'è questo brano scritto da Erik von Kuhenelt-Leddihin (1909-1999):
"Visti da una certa angolazione, siamo tutti soggetti a due spinte basilari: identità e diversità. Né nella vita delle persone né nella storia delle nazioni queste due spinte hanno sempre la medesima intensità e il medesimo equilibrio. Esse come si manifestano? Tutti noi sperimentiamo uno stato d’animo durante il quale sentiamo il desiderio di essere in compagnia delle persone della nostra stessa età o della stessa classe, sesso, convinzioni, religione o gusto.
Molto probabilmente, condividiamo con il mondo animale questa spinta verso la conformità, per una forte sensazione di identità che è come un istinto di branco, un comune e forte sentimento di comunità che guarda ogni altro gruppo con ostilità. Nelle rivolte razziali e nelle manifestazioni etniche, questo sentimento collettivo può mostrare una grande forza: l’istinto conformista del branco è stato, per esempio, il motore guida dietro le organizzazioni ginniche nazionaliste dei tedeschi e degli slavi, così potente nella prima parte di questo secolo. Guardando cinque o diecimila uomini e donne, vestiti identicamente, compiere i medesimi movimenti, si è assaliti da un’impressione irresistibile di omogeneità, sincronizzazione, simmetria, uniformità. L’identità e la sua spinta tendono all’autocancellazione, tendono a un «nostrismo» in cui l’ego viene eliminato.
Certamente, il «nostrismo» (termine creato dal nazionalsocialista austriaco Walther Pembaur) può essere, e di solito è, un’intelligente moltiplicazione degli egoismi. Chiunque esalti un’unità collettiva a cui partecipi (una nazione, una razza, una classe, un partito) esalta anche sé stesso. E dunque tutte le spinte verso la conformità non solo prendono posizione per l’uniformazione e si oppongono all’alterità, ma sono anche autoreferenziali. L’omosessualità possiede un aspetto di uniformazione a sé insieme a un rifiuto di stabilire un ponte – intellettuale, spirituale e psicologico –, a volte difficile, con l’altro sesso. Sotto questo aspetto, l’omosessualità è una forma di narcisismo, di immaturità e denota dei limiti da “sempliciotto”[2]. Fortunatamente, l’uomo nella sua maturità e nel pieno delle sue capacità non possiede solo spinte verso l’identità, ma anche verso la diversità, non solo un istinto del branco, ma anche un sentimento romantico. Più spesso che non, noi aneliamo ad incontrare persone del sesso opposto, un altro gruppo d’età, di mentalità, classe, persino di un’altra fede e convinzione politica.
Tutti i tipi di curiosità per il nuovo – il desiderio di viaggiare, di mangiare altri cibi, di sentire musica differente, di tenersi in contatto con varie culture e civiltà – derivano dalla tendenza alla diversificazione. Un cane non ha desiderio di viaggiare, né si oppone molto al cibarsi dello stesso cibo. Lo stadio della formica o della termite può rimanere inalterato attraverso i secoli. Ma il desiderio dell’uomo di cambiare produce risultati nella storia, come sappiamo. C’è qualcosa in noi che non sopporta la ripetizione. Questa brama per il nuovo può essere micidiale, certamente, se non viene fusa con un elemento di permanenza – e con la prudenza. In altri termini, condividiamo con le bestie l’istinto di cercare l’identità con l’altro; ma diventiamo completamente umani solo attraverso la nostra spinta e il nostro entusiasmo per la diversità.
Nonostante il pericolo, tutte le maggiori religioni teiste poggiano appieno su questo anelito, su questo amore per l’alterità. Anche se non sottoscriverei la formula di Karl Barth del Gott als der ganz andere(Dio come il totalmente altro), nessun teista può negare l’alterità di Dio. Noi siamo creati a Sua immagine, per quanto non siamo un facsimile di Dio. Questa è una ragione del perché l’Incarnazione smuova gli uomini così profondamente, del perché il primo Concilio Ecumenico si sia infuriato con asprezza con riguardo all’esatta natura dell’Incarnazione, del perché essa abbia dato origine a tragiche eresie e scismi.
Osservando queste due spinte, identità e diversità (entrambe hanno fondamenta psicologiche, ma solo la seconda possiede un carattere intellettuale), dobbiamo concludere che i tempi moderni sono molto più favorevoli all’istinto di branco che alla diversità. Questo potrebbe non essere di immediata evidenza, perché in qualche modo l’opposto sembra essere la regola: la brama di viaggiare può essere ora molto facilmente soddisfatta e nelle arti esiste una grande varietà di gusti e di scuole. Ma in altri più importanti reami, l’identità è stata favorita in ogni modo, in parte dalle passioni (per lo più di ordine animale) e in parte dalla moderna tecnologia e dalle procedure che formano la civiltà moderna. Sebbene sia di moda parlare del pluralismo dei nostri giorni, infatti, tutte le tendenze moderne puntano verso lo spettro di una terrificante, più grande e più spietata, conformità. A tal proposito, l’identità è una cugina dell’eguaglianza. Ogni cosa che sia identica è automaticamente uguale. Due monete da cinquanta centesimi della stessa provenienza non sono solo identiche, ma anche eguali. Due quarti sono uguali a una moneta di cinquanta centesimi, ma essi non le sono identici.
L’identità è uguaglianza: essa è eguaglianza a prima vista, un’eguaglianza che non necessita di alcun lungo ragionamento o accurata indagine per essere ritrovata. Di conseguenza, tutte le forme politiche o sociali che sono ispirate dall’idea di uguaglianza punteranno quasi inevitabilmente al concetto di identità e favoriranno l’istinto del branco, con il susseguente sospetto, se non avversione, per coloro i quali osino essere differenti o per coloro i quali reclamino una superiorità. C’è un’ottusa inclinazione animalistica verso la conformità sociale (l’identità) così come un programmatico e fanatico impulso in quella direzione. Nietzsche[3] ne era consapevole, così come lo era Jacob Burckhardt[4]. Il suo motore portante è la paura, proveniente da un complesso d’inferiorità che genera l’odio, e l’invidia come sua sorella di sangue. Questa paura deriva dal sentirsi inferiori a un’altra persona (o ad una situazione); l’odio è possibile solo attraverso il sentirsi impotenti davanti a una persona più forte. Uno schiavo debole e imbelle può temere e odiare il suo padrone; il padrone, d’altro canto, non odierà ma piuttosto proverà disprezzo per il suo schiavo. Chi odia in tutto il corso della storia ha commesso orribili atti di crudeltà (la vendetta dell’inferiore)[5], mentre il disprezzo – spesso accoppiato a un senso di superiorità – ha prodotto crudeltà solo raramente.
La domanda di eguaglianza ed identità nasce precisamente al fine di evitare quella paura, quel senso di inferiorità. Nessuno è migliore, nessuno è superiore, nessuno si sente toccato, tutti sono “tranquilli”. Inoltre, se l’identità, se l’uniformità viene raggiunta, le azioni e le reazioni delle persone possono essere previste. Senza (sgradevoli) sorprese, emerge una calda sensazione collettiva di fratellanza. Questi sentimenti – questo rigetto della qualità (che ineluttabilmente differisce da persona a persona) – spiegano molte cose a proposito dello spirito dei movimenti di massa degli ultimi duecento anni. Simone Weil ci ha insegnato che l’“io” viene dall’uomo, ma il “noi” proviene dal Diavolo. L’altro fattore dell’identità è l’invidia. L’invidia possiede diverse e complesse radici psicologiche. C’è, prima di tutto, la strana sensazione secondo cui, qualunque situazione viva una persona, ciò dipenderebbe in qualche modo da qualcun altro: “Sono povero perché lui è ricco”. Questo sentimento intimo e spesso taciuto riposa sull’assunto che tutte le cose buone in questo mondo sono limitate. Nel caso del denaro, o più ancora nel caso della proprietà fondiaria, potrebbe avere qualche fondamento (da qui l’invidia enorme dei contadini per i beni immobili di qualcun altro). Questa contesa, tuttavia, è spesso inconsciamente estesa ai valori che non sono limitati. Isabella è bellissima; Luisa è brutta. Eppure la bellezza di Isabella non è il risultato della bruttezza di Luisa, né l’intelligenza di Roberto dipende dalla stupidità di Timoteo. L’invidia a volte usa inconsciamente un argomento statistico: “Non tutte le nostre sorelle possono essere belle, né tutti i nostri fratelli intelligenti. Il destino mi ha discriminato!”. Il secondo aspetto dell’invidia risiede nella superiorità di un’altra persona in un diverso ambito. Un’invidia bruciante può essere creata dal mero sospetto che un’altra persona si senta superiore a causa dello sguardo, dell’intelligenza, dei muscoli, dei soldi o quant’altro. Il solo modo per compensare è trovare qualità inferiori nella persona oggetto dell’invidia: “Lui è ricco, ma è cattivo”, “Ha successo, ma la sua vita familiare è miserabile”. Le carenze della persona invidiata servono quali consolazioni: a volte esse servono come accusa per attaccarla, specialmente se le sue carenze sono morali.
Negli ultimi duecento anni lo sfruttamento dell’invidia – la sua mobilitazione presso le masse – accoppiata alla denigrazione degli individui, ma molto frequentemente anche di classi, di razze, di nazioni, di comunità religiose, sono state la chiave del successo politico[6]. La storia del mondo occidentale dalla fine del diciottesimo secolo non può esser scritta senza tenere questo fatto sempre a mente. Tutti gli “ismi” sinistrorsi suonano intorno a questo tema: vale a dire, sul privilegio dei gruppi che sono oggetto dell’invidia e, al medesimo tempo, che vengono considerati inferiori in qualche aspetto intellettuale o morale. Essi non hanno diritto alla loro posizione di rilievo, bando alle ipocrisie. Essi dovrebbero adeguarsi, divenire identici al “popolo”, rinunciare ai loro privilegi, conformarsi. Se parlano un altro linguaggio, dovrebbero astenersi dal farlo in favore dell’idioma comune. Se sono benestanti, le loro ricchezze dovrebbero essere tassate maggiormente o confiscate. Se aderiscono ad una ideologia impopolare, dovrebbero rinunciarvi[7]. Ogni cosa speciale, ogni cosa astrusa, ogni cosa non facilmente comprensibile dai più, diventa sospetta e malvagia (come, per esempio, le sempre più “antidemocratiche” arte e poesia moderne[8]). Un tipo di minoranza impopolare che non può conformarsi e quindi è sempre in pericolo di essere esiliata, oppressa o massacrata, è la minoranza razziale.
Poiché – come sempre – l’ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù, il cattivo incitamento all’invidia non verrà mai pubblicamente invocato. La persona o il gruppo non conformisti, peccando contro il sacro principio dell’uniformità, saranno invece trattati come traditori e, se non sono traditori, la maggioranza invidiosa li spingerà in quella direzione (ancora nel 1934 alcuni ebrei tedeschi provarono a formare un proprio gruppo Nazista; essi consideravano ingenuamente l’antisemitismo una “fase passeggera”. Ma si può immaginare un ebreo tedesco nel 1943 non pregare per una vittoria Alleata? Essi sono stati spinti in quella direzione). Di conseguenza, essere diversi significa essere trattati da (o diventare un) traditore.
Persino laddove lo schema “nonconformista = traditore” non sia apertamente utilizzato, frequentemente esso si nasconde dietro la mentalità dell’uomo moderno, che si abbracci o meno direttamente il totalitarismo. Quante, tra le molte persone che rigettano sinceramente tutte le dottrine totalitarie, oggi sottoscriverebbero la famosa massima di Santo Stefano, Re d’Ungheria, che scrisse nel suo testamento al proprio presunto erede, Sant’Emerico: «Un regno con una sola lingua e un solo costume è una cosa stupida»[9]?
Unicità e conformità sono mischiati nelle nostre menti. La moderna fascinazione dell’uniformità è stata incrementata non solo dalla tecnologia che produce oggetti identici (un tipo d’auto di proprietà “comune” a mezzo milione di persone), ma anche dalla percezione subcosciente che l’uniformità sia legata alla compera a buon mercato e al fatto che essa rende più intelligibili le cose per le menti semplici. Leggi identiche, dimensioni identiche, lingua identica, identica valuta, potere politico identico (“una testa – un voto”), abiti identici o quasi identici (i blue-jeans maoisti): tutto questo sembra altamente desiderabile. Semplifica le cose. È più economico. Evita di far pensare. A certe menti pare addirittura “più giusto”. Ma queste tendenze identiche si imbattono in due ostacoli: la natura e l’uomo (che è parte della natura). Tra le due, la natura può più facilmente essere compressa dallo sforzo umano in modelli identici, come testimoniano certi tipi di giardinaggio o le colline che vengono livellate.
Ma inserire l’uomo in uno stampo identico è un’impresa più difficile, per quanto non priva di speranza per lo stolto che dichiari allegramente: “Tutti gli uomini sono uguali” e “Tutte le persone sono tra loro più simili che dissimili”. Ciò evoca Procuste, il leggendario predone sadico che stendeva le sue vittime su di un letto: coloro che erano troppo corti venivano stirati e martellati sino a giungere alla loro forma, coloro che erano troppo lunghi venivano tagliati alla giusta misura. Procuste è il precursore della tirannia moderna. Ma inevitabilmente il livellatore si scontra con il mistero della personalità. Gli esseri umani sono diversi. Sono diversi per età, per sesso; variano nella forza fisica, nell’intelletto, nell’educazione, nell’ambizione. Hanno differenti caratteristiche, diverse disposizioni e diversi tipi di memoria; essi reagiscono differentemente allo stesso trattamento (tutte cose che resistono all’egualitarista). Mentre il calzolaio dà per scontata la diversità, il grattacapo sorge per il calzaturiere. Se essa è naturale per la governante e non è un mistero per il genitore, può divenire un problema insolubile per l’insegnante di una classe di grandi dimensioni.
In effetti, i gruppi di rilevanti dimensioni tendono a rinunciare almeno in parte alla personalità. L’uomo-massa ha la tendenza a pensare, agire e reagire in modo sincronizzato con la folla (un fenomeno che può avere una spiegazione scientifica). Più precisamente, poiché l’identità umana è difficile da raggiungere, deve essere frequentemente approntato un mediocre succedaneo. Questo succedaneo è l’uguaglianza: ed essa è ugualmente inattuabile.
Di Erik von Kuehnelt Leddihn
Traduzione di Filippo Giorgianni
[1] Herman Borchardt, The Conspiracy of the Carpenters,Simon&Shuster,New York 1943.
[2] Il dottor Marcel Eck scrive in un suo saggio che l’«inferno dell’omosessualità» sta proprio nel fatto che essa evita il vero dialogo; l’amore omosessuale non è la ricerca di un altro, ma semplicemente una ricerca di se stessi. Cfr. Marcel Eck, Propos de la sexualité, in Idem, Qu’est-ce-que l’homme, Pierre Horay, Parigi 1955, p. 110.
[3] José Ortega y Gasset scrive: «Probabilmente l’origine della furia anti-individuale risiede nel fatto che nei loro cuori più intimi le masse si sentono deboli e indifese di fronte al loro destino. In una pagina amara e terribile Nietzsche nota come, nelle società primitive che erano deboli allorquando si confrontavano con le difficoltà dell’esistenza, ogni atto individuale e originale fosse un crimine e come l’uomo che provava a condurre una vita solitaria fosse un malfattore. Egli doveva comportarsi in ogni cosa al modo della tribù». Cfr. José Ortega y Gasset, Invertebrate Spain, traduzione di Mildred Adams, Norton, New York 1937, pp. 170-171. Sull’antagonismo tra libertà ed eguaglianza, liberalismo e democrazia, si veda anche Roger John Williams, Free and Unequal: The Biological Basis of Individual Liberty, University of Texas Press, Austin 1953; Alexander Dunlop Lindsay, The Modern Democratic State, Oxford University Press, Londra 1945, vol. I, pp. 46 e 79; Franz Schnabel, Deutsche Geschichte im Neunzehnten Jahrhundert, Herder, Friburgo in Brisgovia 1933, vol. II, pp. 97-98; Heinz Otto Ziegler, Autoritärer oder totaler Staat, J. C. B. Mohr, Tubinga 1932, p. 10; Wilhelm Stählin, Freiheit und Ordnung, in Der Mensch un die Freiheit, Neues Abendland, Monaco 1954, p. 17. Werner Jaeger pone l’accento sul fatto che Atene fosse democratica, che essa insistesse sull’ison (eguaglianza), ma non sulla libertà personale: cfr. Werner Jaeger, Paideia, Walter de Gruyter, Berlino 1954, vol. II, p. 104. Il professor Goetz Briefs ricorda che tutti i democraticismi (che egli distingue dalla democrazia) devono concludersi in un dispotismo dal momento che essi si oppongono alla realtà dell’uomo e della società: cfr. Goetz Briefs, Zwischen Kapitalismus und Syndakalismus, A. Francke, Berna 1952, p. 75. Herbert Marcuse, riferendosi a Hegel, giunge a conclusioni simili: cfr. Herbert Marcuse, Reason and Revolution, Boston Press, Boston 1960, pp. 242-243.
[4] Jacob Burckhardt nella sua lettera a Friedrich von Preen, datata 1 gennaio 1879 scrive: «Sei perfettamente nel giusto: si vuol educare la gente agli incontri. Alla fine, le persone inizieranno a gridare ove non formino folle di almeno un centinaio di componenti». cfr. Jakob Burckhardt, Briefe an seinen Freud Friedrich von Preen 1864-1893, Deutsche Verlaganstalt, Stoccarda 1922, p. 130.
[5] Friedrich Nietzsche, Werke, Kröner, Lipsia 1917, vol. XII, p. 140.
[6] Sull’invidia, si vedano i magistrali lavori di Gonzalo Fernández de la Mora, La invidia igualitaria, Planeta, Barcellona 1984; Helmut Schoeck, Der Neid, Karl Alber, Friburgo in Brisgovia 1966 e Idem,Recht auf Ungleichheit, Herbig, Monaco 1979.
La candida dichiarazione del Presidente Wilson poco prima dell’entrata dell’America nella Prima Guerra Mondiale fu: «La conformità sarà la sola virtù. E ogni uomo che rifiuti di conformarsi sarà sanzionato». Cfr. Harold U. Faulkner, From Versailles to the New Deal, Yale University Press, New Haven 1950, p. 141.
[7] La candida dichiarazione del Presidente Wilson poco prima dell’entrata dell’America nella Prima Guerra Mondiale fu: «La conformità sarà la sola virtù. E ogni uomo che rifiuti di conformarsi sarà sanzionato». Cfr. Harold U. Faulkner, From Versailles to the New Deal, Yale University Press, New Haven 1950, p. 141.
[8] Gran parte dell’arte moderna è simultaneamente: 1) una reazione contro la democrazia e il “populismo”, 2) una bufala enorme a spese degli ingenui, che sfrutta la loro ammirazione snobistica per i «Vestiti Nuovi dell’Imperatore» e 3) (a volte) un pizzico di Satanismo, una protesta contro la creazione di Dio. Ma ricordiamo che il superfuturista d’Italia, Marinetti, era un devoto fascista e che il nazionalsocialismo e il comunismo russo (dopo un periodo di accettazione) si sono rivoltati violentemente contro l’arte moderna (Khruschev pensava che tutti gli artisti moderni fossero omosessuali e quindi li faceva incarcerare). C’è, comunque, un’arte moderna legittima.
[9] «Monita quibus Stephanus filium Emericum instruxit, ut regnum recte pieque administraret», cap. VI, in Jacques Paul Migne, Patrologiae Cursus Completus, Series Latina, vol. CLI, pp. 124 e ss.".
Lo devo proprio dire, sono onorato di avere una persona come Filippo tra i miei interlocutori.
Per me è un piacere interloquire con una persona come lui.
E' intelligente, colto e disponibile a dialogare.
E' una brava persona.
Ora, quello che c'è scritto è pienamente condivisibile.
L'uguaglianza non esiste.
Ogni uomo è diverso dl suo simile.
Questo non fu deciso dall'uomo ma da Dio.
Basti pensare ai doni dello Spirito.
Lo Spirito dà i carismo ad ogni uomo ed ogni uomo riceve doni diversi.
Leggete questo brano della lettera di San Paolo agli Efesini (capitolo 4, versetti 6-11):
"[6] Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
[7] A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.
[8] Per questo sta scritto:
Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini.
[9] Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?
[10] Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.
[11] È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri,
[12] per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo,
[13] finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.".
Se Dio stabilì ciò, come può pretendere l'uomo di fare il contrario.
La diseguaglianza non è un crimine.
Ogni uomo ha una sa funzione nella società.
E' un po' come nel corpo umano.
L'occhio è diverso dal cuore ed il fegato è diverso dalle ossa.
Eppure, ogni organo serve.
Lo stesso discorso vale per la società.
Ci sono i politici, gli imprenditori, gli operai, i preti, i contadini, gli insegnanti ed altri.
Ogni categoria ha la sua funzione.
Certo, ognuno deve rispettare l'altro ma la diseguaglianza in sé non è negativa.
Immaginate una società composta da soli politici, da soli operai, da soli preti, da soli contadini, da soli insegnanti o solo da qualsiasi altra categoria, escludendo le altre.
Una società del genere sarebbe destinata allo sfascio.
Invece, la presenza di più categorie garantisce la sopravvivenza di una società.
Certo, non è escluso che un operaio possa diventare un politico o che un contadino possa diventare un imprenditore ma la presenza di più categorie è la situazione più naturale di una società umana.
Per questo, idee come il comunismo sono sbagliate.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.