The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza.
Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
Presentazione
Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.
Il mio libro sul Covid
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
"Da diverse parti, ormai con regolarità quasi britannica, giungono pesanti critiche al fasto e, in modo generale, al tonus altamente aristocratico della monarchia inglese. Queste critiche sostengono che il cerimoniale che circonda la Casa di Windsor è obsoleto e necessita di una "modernizzazione". E per modernizzazione intendono chiaramente una "plebeizzazione", cioè una rinuncia ai suoi aspetti più autenticamente aristocratici, per conformarlo allo spirito essenzialmente ugualitario del nostro secolo. Cosa dobbiamo pensare di queste critiche? Più profondamente, il fasto monarchico costituisce una mera reliquia del passato, un anacronismo senza valore che va, quindi, rimpiazzato? Il quesito è mal posto. Noi dobbiamo agire non secondo i capricci di questo o quel secolo, ma secondo l'ordine stabilito da Dio nella creazione. La Provvidenza ha voluto che ci fossero nella natura i materiali belli e preziosi con i quali l'ingegno umano, rettamente animato da un desiderio di bellezza e di perfezione, producesse i gioielli, i velluti, le sete, vale a dire tutto quanto serve per l'ornamento dell'uomo e della società. Immaginare un ordine sociale - qualunque sia la forma di governo - in cui tutte queste cose fossero proscritte come intrinsecamente cattive, implicherebbe il rigetto dei doni preziosi concessi dalla Provvidenza per la perfezione morale dell'umanità.
D'altronde, Dio ha dato all'uomo la possibilità di esprimere, attraverso gesti, riti e forme protocollari l'alto concetto che egli ha della sua propria dignità, come figlio di Dio. E, ancor di più, di manifestare la sublimità delle funzioni di governo, spirituale o temporale, che a volte è chiamato ad esercitare. Questo perché l'autorità ha origine non nell'uomo ma in Dio stesso. La dignità intrinseca a quella funzione va manifestata in modo tangibile. Perciò il lusso e la pompa costituiscono elementi naturali nella vita di un popolo civile. Queste risorse decorative hanno quindi una funzione sociale. Esse furono fatte per adornare la tradizione, il potere legittimo, gli autentici valori sociali, e non per diventare il privilegio di arrampicatori, di nouveaux riches che ostentano la loro opulenza — alla quale niente li ha preparati — in locali notturni, casinò e alberghi di lusso. E tanto meno per rimanere chiusi in musei come incompatibili con la funzionalità e con il lugubre pragmatismo di una certa modernità. Intese in questo modo, le risorse decorative hanno un'ammirevole funzione culturale, didattica e pratica della più alta importanza per il bene comune della società.
Nel balcone del palazzo di Buckingham la Regina, il Duca di Edimburgo e due loro figli si offrono al tripudio della folla. Secoli di gusto, raffinatezza, potere e ricchezza hanno pazientemente prodotto questi magnifici gioielli, questi meravigliosi indumenti, questa perfezione di portamento e di espressioni fisionomiche.
Considerato appena il comfort del corpo, possiamo immaginare che la Regina forse avrebbe preferito starsene in vestaglia e ciabatte, comodamente seduta davanti al caminetto a fare la maglia. E che il Duca forse avrebbe preferito rilassarsi in una piscina, lasciando i bambini a giocare in giardino. Ma loro sanno che, vista la carica che ricoprono, certe cose si possono fare solo in privato. Questi atteggiamenti forse si addicono a un pastore alle prese col suo gregge composto di esseri irrazionali, ma non a un capo di governo che sollecita il rispetto di un popolo intelligente. Gli animali si possono condurre col bastone e con la carota. Ma gli uomini esigono convinzioni, princìpi e, dunque, simboli che li esprimano. Quando la Famiglia Reale si mostra al balcone di Buckingham, simboleggia la dottrina dell'origine divina dell'autorità, simboleggia la grandezza della nazione, il valore dell'intelligenza e del buongusto della cultura inglese. E la folla applaude. Da tutto il mondo giungono persone desiderose di contemplare questa manifestazione della grandezza britannica. E, alla fine della cerimonia, se ne tornano a casa commentando: "Che grande istituzione! Che grande cultura! Che grande paese!"
La seconda fotografia mostra invece la Regina Elisabetta in abbigliamento quotidiano, durante una trasmissione radiofonica alla BBC. Spesso le esigenze della vita moderna richiedono abiti più semplici e pratici. Niente di male. Cosa succederebbe, però, se si mostrasse sempre in questi abiti davanti al suo popolo? Cosa succederebbe se rinunciassi definitivamente agli abiti da cerimonia e ai gioielli della Corona? Se rinunciasse a utilizzare nelle occasioni solenni la magnifica carrozza dorata trainata da cavalli bianchi? Quanti accorrerebbero a vederla? E, nel vederla, quanti penserebbero alle glorie dell'Inghilterra? Più probabilmente, le poche persone accorse esclamerebbero: "Che signora simpatica!" La raffinatezza e la distinzione della Regina sarebbero oscurate in gran parte dalla banalità dell'abbigliamento. E, giacché ci sono tante signore simpatiche nelle nostre città, tutto sommato non attirerebbe tanto l'attenzione. O ammirevole, legittimo e profondo potere dei simboli! Li nega soltanto chi non li comprende. Oppure chi vuole distruggere le superiori realtà che questi simboli raffigurano. Guai al paese in cui, indipendentemente dalla forma di governo, l'opinione pubblica si lascia fuorviare da volgari demagoghi che divinizzano la banalità e simpatizzano appena con ciò che è comune, inespressivo, triviale...".
Quando sento parlare certi fautori del pauperismo e dell'egualitarismo mi metto a ridere.
Ora, è logico che ad un'istituzione antica, qual è la corona britannica, abbia intorno a sé un cerimoniale ed una pompa importanti.
Del resto, il re (o la regina) del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord è re d'Inghilterra, di Scozia e d'Irlanda, Imperatore del Commonwealth e Fidei Defensor.
Quindi, il re e la sua famiglia rappresentano la storia del Regno Unito.
Ora, provo a portare il discorso sul Papa.
Molti attaccano il Santo Padre per il fatto che indossi un anello d'oro ed abbia abiti preziosi.
Addirittura, sull'attuale Papa, Benedetto XVI, è stato montato un vergognoso teorema che lo vede come un membro di chissà quale oscura e misteriosa aristocrazia o di chissà quale massoneria o (addirittura) degli Illuminati, come mostra il video qui sotto.
Io, onestamente, non ho parole.
Io credo che sia arrivato il momento di fare chiarezza.
Intorno alla figura del Santo Padre c'è un importante cerimoniale per il semplice fatto che egli sia il Vicario di Cristo sulla Terra.
Il Papa è il Capo visibile della Chiesa pellegrina.
Quindi, è giusto che ci sia un certo cerimoniale intorno a lui.
Inoltre, ricordo che Gesù non condannò mai i ricchi in quanto tali.
Egli condannò l'uso che i ricchi suo tempo facevano della ricchezza.
Una persona che mette la ricchezza al centro della sua vita e non fa del bene agli altri commette peccato.
Invece, una persona che aiuta il suo prossimo e che si comporta non pecca, a prescindere dal fatto ella sia ricca io povera.
La bontà di una persona non è inversamente proporzionale al suo portafogli.
Purtroppo, ci sono altre brutte notizie dalla crisi.
Pare che gli speculatori abbiano messo gli occhi sulla Danimarca.
Leggete l'articolo del giornale "Geopolitica.info" che è intitolato "La crisi tocca la Danimarca".
Ringrazio l'amico Angelo Fazio che ha messo l'articolo su Facebook.
Ora, pare proprio che la crisi abbia colpito la Danimarca, un Paese che, guarda caso, non fa parte dell'area dell'Euro e che è legato all'asse anglo-scandinavo dell'Europa.
La disoccupazione è aumentata di 2.600 unità da aprile a maggio.
Questo dato è preoccupante e conferma il fatto che in Europa vi sia una vera e propria guerra monetaria tra l'asse franco-tedesco, quello mediterraneo e quello anglo-scandinavo.
Se l'asse mediterraneo è stato annientato dall'Euro, che ha tolto ogni concorrenza alla Germania, non è così per l'asse anglo-scandinavo.
Può essere questo un attacco nei confronti della Corona (Krone) danese (il cui esemplare raffigurato qui sopra fa parte della mia personale collezione) per danneggiare l'asse anglo-scandinavo?
A questo punto, ogni cosa è possibile.
La Danimarca è un Paese che non fa parte dell'Eurozona, che è integrato nell'asse anglo-scandinavo e che esporta anche nei Paesi dell'area Euro, Italia compresa.
Basti pensare alla carne in scatola della "Tulip".
Ora, sembra che qualcuno stia pensando di mettere in crisi la Danimarca per fare un danno al Regno Unito, un Paese da sempre ostile all'Euro.
Cordiali saluti.
Che nel Mantovano il terremoto abbia fatto danni è noto.
Leggete l'articolo scritto da Matteo Cazzulani sul portale dei "Lombardi nel Mondo" .
Esso è intitolato "Moglia, Pegognaga e Bondeno Gonzaga: il terremoto è anche in Lombardia".
Giusto ieri, io ho fatto un breve viaggio nelle zone terremotate del mio Comune, Roncoferraro.
In sella sulla mia mountain bike (cosa di cui sono appassionato) sono partito alla volta della frazione di Barbassolo.
Qui, una vecchia cascina è crollata.
Essa era già pericolante (poiché era abbandonata) ed il terremoto l'ha sventrata.
Sembra che una bomba sia esplosa in essa.
Poi, mi sono recato nella frazione di Villa Garibaldi.
Qui, la chiesa parrocchiale dei Santissimi Giacomo e Mariano è inagibile.
Nel Comune di Roncoferraro, infatti, sono solo tre le chiese agibili e sono quella di Roncoferraro, quella della frazione di Casale e quella della frazione di Cadé.
Tra l'altro, anche la chiesa di Roncoferraro è stata danneggiata.
La chiesa di Villa Garibaldi presenta danni piuttosto seri.
L'intonaco è caduto e ci sono delle brutte crepe sul campanile.
La chiesa è transennata.
L'asfalto della strada che porta a Barbasso presenta crepe ed avvallamenti che si sono formati con il terremoto.
Arrivato a Barbasso, sono andato verso la chiesa di San Pietro.
Ci sono altre foto, sul sito "Panoramio".
Anche questa chiesa è transennata.
Si teme per la sua stabilità.
Sono partito poi alla volta di Barbassolo.
Arrivato lì, ho visto la pieve dei Santi Cosma e Damiano.
Anche questa chiesa è transennata.
Il suo campanile si è inclinato.
Il terremoto ha fatto danni seri in ogni dove.
Eppure, nessuno parla di ciò.
Cordiali saluti.
Guardate i due video.
Uno (quello sotto) mostra uno spezzone del discutibile film del 2001 "Dagon la mutazione del male".
L'altro, quello sopra, mostra una scena delle violenze operate a Roma dagli "Indignados" il 15 ottobre 2011.
Ci sono delle analogie nei gesti e nella cultura.
Ad esempio, sapete che pare che gli "Indignados" siano appoggiati da certa massoneria?
Leggete l'articolo sul blog "L'Alternativa" che è intitolato "UFFICIALE: La massoneria è con gli indignados!".
Guardate anche lo spezzone del film ed i simboli che compaiono.
Ora, tanto per restare in tema, vi faccio leggere questo articolo che è stato scritto su "L'Occidentale" da Filippo Giorgianni e che è intitolato "Volti gnostici del post-moderno: l'antipolitica secondo Voegelin" che recita:
"Per comprendere il fenomeno montante della cosiddetta antipolitica sarebbe utile riprendere l’immensa lezione di uno scienziato della politica e filosofo politico tedesco, naturalizzato statunitense, oggi quasi del tutto dimenticato: Eric Voegelin, la cui prospettiva è stata ricuperata solo da uno sparuto numero di commentatori – tracce voegeliane in Italia si rinvengono principalmente nei testi del compianto don Gianni Baget Bozzo, nell’approfondimento prezioso di Giovanni Cantoni e del suo seguito associativo, nella poderosa opera composta in una vita da don Ennio Innocenti, nella produzione copiosa di Piero Vassallo, inLa speranza nella rivoluzione di Vittorio Mathieu, nel prematuramente scomparso Emanuele Samek Lodovici e nei lontani scritti di Augusto Del Noce nonché in quelli dei suoi (non molti) allievi.
Perché tale lezione sarebbe così importante? Innanzitutto, perché fornisce una solida, argomentata e comprovata chiave di lettura della Modernità nel suo complesso (e, indirettamente, della Post-Modernità), tale da poter rilevare le caratteristiche tipiche di quei movimenti che, pur diversi, ne sono stati componenti. L’analisi di Voegelin muove da una premessa di cui si è già parzialmente detto (in Il ruolo della politica di fronte al declino “coriandolare” del moderno): prima della Modernità la politica si muove all’interno di una cornice di principi trascendenti, dati per presupposti e non discutibili, lasciandone la discussione solo all’ambito dell’approfondimento filosofico e teologico. In tale contesto, la comunità politica si trova con l’abbracciare una meta religiosa, ma ovviamente posta nell’aldilà: la perfezione terrestre naturalmente non è ricercata come raggiungibile in terra perché la perfezione non è di questo mondo, limitandosi così a porre la perfezione come stimolo per l’azione umana, ma pur sempre come stimolo umanamente irraggiungibile (l’agostiniana «Città sul monte», la Gerusalemme Celeste che è solo una Civitas Dei).
La politica, dunque, non essendo divisione sui principi – ma solo incontro/scontro tra interessi concreti –, non punta al perfezionamento della realtà sulla base di un’ideologia utopica. Ma, una volta che con la secolarizzazione venga contestato il collante religioso della comunità politica e della società intrise di religiosità, il vuoto di principi che ne risulta viene riempito da mete ideologiche, vale a dire da disegni immanenti, o terreni, che trasportano la perfezione dall’aldilà (trascendente) all’aldiquà (immanente), facendo della politica uno scontro tra diversi modelli ideologici. In altri termini, perdendo la consapevolezza della propria condizione di creatura – vale a dire la consapevolezza di essere imperfetto e dipendente da un Essere superiore che è Dio –, l’uomo, messo da parte Dio, tratta se stesso come una divinità: l’uomo, eliminato il Creatore, si spoglia del suo ruolo di mero cooperatore alla creazione – il professor Tolkien avrebbe parlato di «sub-creatore» – e prova l’ebbrezza di farsi creatore egli stesso, dominatore della realtà, assecondando la propria «libido dominandi», così come individuata da Voegelin.
Partendo da un’analisi di questo tipo, il tedesco ha il merito di individuare l’essenza di tale immanentizzazione della perfezione celeste: la trasposizione della perfezione dal cielo alla terra – sottolinea Voegelin – non è altro che un recupero (immanente, temporale) dell’antica prospettiva del pensiero gnostico. Scriveva, infatti, Nicolás Gómez Dávila nel primo volume dei suoi Nuevos escolios a un texto implícito: «la Gnosi è la teologia satanica dell’esperienza mistica. Nell’interpretazione gnostica dell’esperienza mistica si genera la divinizzazione dell’uomo». Insomma, ove l’uomo non si apra all’Altro (e, quindi, agli altri), si chiuderà egoisticamente in se stesso, trattandosi come degno degli onori divini, idolatrandosi e, non pensandosi più limitato dall’esistenza di Dio, si crederà essere illimitato che – secondo il celebre adagio di Dostoevskij ne I fratelli Karamazov – tutto può permettersi di fare.
Se questo è ciò che è avvenuto nella Modernità sotto varie forme – ma con medesima sostanza –, per poter rinvenire tracce gnostiche nel fenomeno “antipolitico” è necessario individuare velocemente le caratteristiche di tale gnosticismo di ritorno, talvolta evidentissimo – è il caso del marxismo e del nazionalsocialismo che, come evidenziato da Alain Besançon (in Novecento. Il secolo del male), lungi da essere dottrine realmente “nuove”, hanno recuperato in modo pedissequo (e, per lo più, inconsapevole) le antichissime eresie gnostiche: l’una riprendendo il nocciolo di moltissimi tipi di gnosticismi, l’altra riproducendo quello della gnosi specificamente marcionita. Ci si può limitare a soffermarsi su tre delle caratteristiche fondamentali dello gnosticismo antico (e moderno):
a) la pretesa di conoscere (da cui la «gnosi», la “conoscenza”), o la pretesa di possedere, le categorie complete e definitive di comprensione della realtà e la conseguente pretesa di potere risolvere i problemi del reale, eliminandone le storture, distruggendo la realtà esistente e costruendone una nuova priva dei difetti della vecchia;
b) la pretesa dei suoi portatori di essere “eletti”, “puri”, di non essere contaminati dalle storture del reale – e non essere (così come lo sono gli altri) in qualche modo causa delle medesime – che si pretende di poter eliminare e che, di conseguenza, sono frutto dell’esclusiva azione scorretta di altri;
c) la logicamente successiva individuazione di qualcuno quale causa dei problemi, causa del male, la quale va eliminata, in un modo od in un altro, per risolvere i problemi stessi.
Sebbene, per confusione concettuale-spirituale, possa non esserne immune anche il credente cristiano, tale prospettiva è esattamente l’opposto di quella cristiana che, sulla base dell’insegnamento evangelico, chiede al singolo di vedersi per quel che è realmente: un peccatore, un imperfetto che non può pretendere di essere privo di difetti e non deve guardare alle colpe altrui, bensì alle proprie, riformando ad ogni momento se stesso e non la società e gli altri che gli sono intorno. Ma ciò che più conta è che tale prospettiva è tipica delle ideologie moderne ed è stata sfruttata ampiamente dall’attività propagandistica dei partiti moderni e anche post-moderni.
Osservando la storia politica – e, prima ancora, religiosa – moderna, si rinviene facilmente l’individuazione di categorie di eletti portatori della palingenesi della storia, o della salvezza temporale – dalla razza ariana con i suoi sogni pangermanisti di ritorno ad una immaginaria età aurea, fino alla classe proletaria con il suo ritorno all’ipotetico e inesistente stato anarchico attraverso il comunismo, passando per le élites borghesi, portatrici dei “Lumi” in mezzo alla presunta oscurità precedente –, così come si rinviene la demonizzazione di altre categorie viste quali origine dei mali del tempo – dall’aristocratico e dal chierico nella Rivoluzione francese, alla generica figura del borghese e ai kulakirussi nella puntiforme Rivoluzione socialcomunista, passando per gli ebrei nel nazionalsocialismo –, senza dimenticare, anche in epoca più recente (e ormai post-moderna), il purismo progressista – la cosiddetta e mai esistita «superiorità morale» –, nonché la raffigurazione della persona dell’avversario politico come criminale ed immorale, dotata, da sola, della capacità di ammorbare i comportamenti della società.
Sebbene si rinvengano anche “a destra” movimenti dotati di tali caratteri, ciò avviene a causa della formazione di “destre” falsate, mere ibridazioni con i progressismi, ma, come rilevato benissimo dal politologo ungherese-statunitense Thomas Molnar (in La Sinistra e ne Il vicolo cieco della sinistra), è solo presso questi ultimi che la tendenza gnostica si “reincarna” pienamente, perché è la sinistra che si fa prima e convinta promotrice di visuali di tal fatta, tramite un insaziabile «messianismo temporale» che le è proprio, come scriverebbe Jean Madiran in La destra e la sinistra. Questa tendenza non è altro che la proposizione, perenne e sempre rinnovata, di uno schema che divide tra (presunti) “buoni” e (presunti) “cattivi”, uno schema che astrae dalla concretarealtà – in cui ogni uomo, anche il peggiore, ha i suoi pregi accanto ai suoi difetti – e che pretende di individuare il “nemico” malvagio (variamente inteso e connotato); è una tendenza che, per ciò stesso, è intrinsecamente corrosiva – perché corrode la realtà –, aggressiva e necessariamente violenta – a prescindere come tale violenza si sfoghi –; è, in ultima analisi, una tendenza terribilmente settaria (in senso stretto), in quanto, dimenticando l’ineliminabile imperfezione umana, tende a raffigurare il proprio gruppo politico come privo di macchia e, una volta che le inevitabili macchie umane vengono allo scoperto in tale gruppo, costringe il suo portatore più ideologizzato a chiudersi ulteriormente in se stesso, rigettando dal proprio gruppo il vecchio alleato (divenuto reprobo), in nome della propria presunta superiorità.
Così si spiegano le non infrequenti lotte intestine nei partiti e nelle coalizioni della sinistra, dove nuovi soggetti si presentano come i volti puliti e come i portatori della integrità ideologica, contro la vecchia dirigenza ormai “corrottasi” nel tempo. Eppure, nonostante il meccanismo diabolico – in senso tanto trascendente quanto letterale (diabolico in greco significa letteralmente “divisivo”) – che ne è alla base, tale tendenza è egemone da qualche secolo a questa parte nella società e nella politica. Ed è egemone anche nei fenomeni più recenti – tecnocrazia, ambientalismo, vegetarianismo, salutismo, animalismo, professionismo dell’antimafia, fino a giungere al nuovo fenomeno del cosiddetto «trans-umanismo» –, non risparmiando appunto nemmeno l’antipolitica.
Una volta individuate le caratteristiche gnostiche, si può, infatti, facilmente vedere come esse siano esattamente quelle che caratterizzano il fenomeno “antipolitico” che, a ben guardare, non è altro che una nuova faccia della medesima medaglia gnostica costituita dalla politica successiva all’instaurarsi della Modernità: se si osserva il fenomeno “antipolitico”, si vedrà come le sue direttive si muovano sulla base del convincimento (e dell’entusiasmo/risentimento), conscio o inconscio, di poter ribaltare la realtà decadente odierna. Inoltre, in tal modo, i suoi aderenti si vedono come i salvatori di tale realtà, individuandosi come la “cura” di tale realtà e individuando come causa unica del suo degrado non la complessiva azione delle persone in seno alla società, bensì l’azione di una categoria specifica: quella dei governanti, della classe politica attuale. Non è niente di diverso dalla prospettiva – teoreticamente inconsistente – degli «indignados» e di quei movimenti simili che, non a caso, vengono spronati da autori provenienti dalla sinistra – come Stéphane Hessel (autore del libercolo Indignatevi!).
L’indignato, come l’antipolitico, presuppongono sempre, come ogni gnostico, di non essere capaci di fare il male che gli altri hanno fatto, dando per presupposto di non poter mai cadere nell’errore altrui: sicché, se si parla di questioni sessuali, presuppone che lui, grande accusatore, non si possa sentire minimamente toccato da tali questioni, come se, alla prima occasione utile, non potesse cadere anch’egli come ogni altro/a uomo/donna e come se non potesse essere scoperto, se posto sotto i riflettori come la propria classe dirigente è posta; se si discute di corruzione, dà per scontato che lui mai sarebbe corruttibile e disonesto; se si ragiona di cattiva amministrazione, ritiene che lui non potrebbe che fare meglio, perché portatore del disegno efficace per risollevare il Paese. Quand’anche si raffiguri come scettico e agnostico, si può ben notare come – almeno a livello pubblico – questo soggetto non sia mai minimamente sfiorato da un dubbio sulla propria condotta: è quel vizio ideologico che Voegelin chiama «divieto di fare domande». Ciò che pretende lo gnostico di ieri, di oggi e di domani è che, senza alcun dubbio o domanda, siano abbattuti gli “imperfetti”, che vengano epurati i “difettosi”, così che tutto possa andare per il verso giusto: il metodo muta contingentemente – purghe staliniane, manganellate fasciste, lager, GULag, laogai, o anche soltanto insulto, violenza verbale, pregiudizio, rimozione, vessazioni e ghettizzazione –, ma il contenuto è sempre il medesimo.
Ciò che, nello specifico, non comprendono gli “antipolitici”, nella loro furia neognostica, è che i problemi finanziari, economici e politici italiani non sono esclusivo frutto della politica e della cattiva gestione della cosa pubblica da parte dei governanti, ma anche del clientelismo e dell’elefantiasi statale di cui la gran parte degli italiani ha per decenni beneficiato all’ombra della politica e/o della pubblica amministrazione, nonostante oggi molti di tali italiani – magari gli stessi – si trovino a protestare dentro di sé o nei dibattiti pubblici o a reclamare in piazza contro il nuovo capro espiatorio per gli effetti di una politica di cui pure hanno beneficiato. Ma soprattutto, ciò che non comprendono è che, nonostante si ritengano diversi – e nonostante la loro ondata venga considerata di “antipolitica” –, essi sono un movimento pienamente politico, perché eguali a tutti i movimenti gnostici di massa moderni e post-moderni e perché le loro premesse concettuali non possono che avere gli stessi drammatici effetti mostrati sinora da secoli di gnosi politica. Le radici dell’antipolitica, dunque, non sono altro che radici profondamente politiche, di una politica – quella moderna – pericolosa e violenta, così come pericoloso è il messianismo temporale, la gnosi, che segretamente la ispira.".
Faccio i miei complimenti a Filippo, che è sempre molto acuto.
Ora, vi invito a leggere anche questo mio articolo che ieri ho scritto su "Italia chiama Italia" e che è intitolato "Movimento 5 Stelle, partito contro" e che recita:
"Vorrei esprimere un commento sul Movimento 5 Stelle, il movimento formato da Beppe Grillo. Il noto comico genovese dice che non è un partito politico ma un'associazione di liberi cittadini che hanno deciso di prestarsi alla politica. La realtà è ben diversa. Infatti, il titolare del simbolo è Beppe Grillo e se a lui non piace una lista organizzata per le elezioni in un Comune può anche non autorizzare gli autori di quest'ultima ad usarlo. Lo dimostra anche la vicenda di Parma, in cui il nuovo sindaco Federico Pizzarotti sta avendo delle difficoltà a fare la Giunta comunale perché a Grillo non vanno a genio alcune personalità che invece piacciono al sindaco. Quindi, il Movimento 5 Stelle è a tutti gli effetti un partito. Un partito "contro". Ad esempio, Beppe Grillo dice: "No ai termovalorizzatori per i rifiuti!". Però, egli non propone nulla di alternativo. Un altro esempio riguarda la TAV, la ferrovia ad Alta Velocità che collegherà Lione a Torino. Beppe Grillo dice: "No alla TAV Lione-Torino!". Ma anche qui non propone nulla di alternativo. Lo stesso discorso può valere per le autostrade o per le centrali elettriche. E' facile protestare, specialmente nei momenti di crisi. E' meno facile governare. Fondamentalmente, Grillo ed i suoi hanno ricevuto molti voti perché vi è una protesta contro la politica che si è distanziata dai cittadini e perché c'è una crisi profonda. Per certi versi, il tono di Beppe Grillo è anche inquietante. In molti suoi comizi, Beppe Grillo dice: "Non ci saranno più i partiti!". Frasi simili si sentivano in un altro contesto, nella Germania degli anni '30 del secolo scorso, ed erano pronunciate da un signore con i baffetti alla Charlie Chaplin che si chiamava Adolf Hitler. Sappiamo tutti come andarono le cose. Quindi, agli italiani vorrei dire: "State attenti!".
Ai partiti, invece, voglio dire: "Svegliatevi!". Mi rivolgo, in particolare, al Popolo della Libertà, che, a mio giudizio, farebbe bene a dare un segnale forte, convocando, per esempio, i congressi comunali. Sarebbe già un buon segnale per i cittadini.".
Quello che sta succedendo non è un processo solo politico ma anche culturale.
Se fosse solo un processo politico, lo si sarebbe già contrastato.
Invece, qui vi è in atto anche uno sconvolgimento culturale.
Anzi, prima di tutto vi è uno sconvolgimento culturale.
La politica (quella vera) è stata annientata dall'antipolitica.
Quest'ultima si sta manifestando nelle due forme, la tecnocrazia ed il populismo.
Le due cose sembrano antitetiche ma non è così.
La tecnocrazia ha bisogno del populismo e viceversa.
Infatti, il populismo scredita la politica, permettendo alla tecnocrazia di fare ciò che vuole.
La tecnocrazia permette, quindi, ai populisti di continuare a screditare la politica.
In un certo senso, Mario Monti ha bisogno di Beppe Grillo e viceversa.
Tuttavia, questo attacco "tecno-populista" è ben più profondo.
Esso non punta solo a distruggere i partiti ma la società in tutti i suoi aspetti, compresa, per esempio, la religione.
Leggete l'articolo del giornale "Tempi" che è intitolato "«Partiti e religioni spariranno». Il mondo secondo il guru di Grillo".
Esso parla di una "previsione" di Gianroberto Casaleggio, colui che ha lanciato Beppe Grillo.
Qui, dobbiamo ragionare secondo i concetti espressi dal professor Plinio Correa de Oliveira.
Nel suo libro "Rivoluzione e Controrivoluzione", egli scrisse che esistono due velocità per la Rivoluzione, la "marcia veloce" e la "marcia lenta".
Il populismo è la "marcia veloce" e la tecnocrazia è la "marcia lenta".
Quindi, la Rivoluzione si presenta con le "due velocità".
La Rivoluzione non punta solo a distruggere la politica ma anche la cultura e la religione.
Pensiamo, ad esempio, alla Francia del periodo giacobino (1793-1794), in cui si cercò di proporre una religione rivoluzionaria, il culto della Dea Ragione, al posto del Cristianesimo.
Ora, si vuole riproporre la stessa cosa.
Proprio nella Francia rivoluzionaria, prima si tentò di creare una "Chiesa cristiana rivoluzionaria" (attraverso la Costituzione civile del clero del 1791) e poi ci fu il tentativo di scristianizzazione, nel periodo giacobino.
Ora sta succedendo la stessa cosa.
Infatti, ora si cercando di creare un "Cristianesimo amabile", attraverso una certa "pubblicità" fatta a quei preti che hanno idee diverse e che, per esempio, parlano di egualitarismo e che hanno pareri favorevoli al divorzio e (magari) all'eutanasia ed ai matrimoni gay.
Ciò serve a dividere il mondo cattolico.
Inoltre, viene anche fatta una vera e propria pubblicità anticristiana.
Gli artefici di questo ricorrono al principio di Giulio Cesare del "Divide et impera".
Solo così, essi potranno stravolgere la società.
I cittadini stiano bene attenti.
Qui si vuole uccidere la società.
Cordiali saluti.
Sul giornale "Papalepapale" ho letto un articolo scritto da Antonio Margheriti Mastino ed intitolato "Cattolici Facebookisti. Sembravano cazzari, invece erano apostoli".
L'articolo è interessante e parla dei cattolici che ogni giorno espongono su Facebook i loro pensieri e le loro idee.
Io sono in contatto con alcuni di loro e, tra l'altro, sono ragazzi della mia età o più giovani di me.
Posso citare alcuni di loro, come esempi.
Cito, per esempio, Angelo Fazio, un ragazzo ventiseienne di Palermo, che porta su Facebook articoli molto interessanti sulla Chiesa, sulla storia e sulla geopolitica.
Cito anche Giovanni Covino e Mario Padovano, due ragazzi campani di di ventisette e ventinove anni che lavorano presso il SEFT e che su Facebook trattano temi di teologia.
Cito anche, Riccardo Di Giuseppe, un ventinovenne di Roseto degli Abruzzi (Teramo) che gestisce un suo blog e che porta articoli che trattano la questione del rapporto tra scienza e fede.
Non posso non citare Filippo Giorgianni, Stefania Ragaglia, Vittorio Leo, Francesca Padovese ed Irene Bertoglio, dei ragazzi che hanno un'età compresa tra i venti ed i ventisette anni che ogni giorno portano articoli molto interessati su Facebook.
Stefania Ragaglia gestisce il blog "Symposium: "Somnium Scipionis" .
Filippo Giorgianni, ogni tanto fa articoli su giornali cattolici.
Vittorio Leo fa parte dei gruppi giovanili della destra e, tra l'altro, è stato tra i promotori di eventi importanti nella giornata dedicata ai martiri delle foibe nella sua città, Catania.
Francesca Padovese gestisce il suo blog "Stand up and fight" e tratta i temi come la difesa della vita.
Irene Bertoglio è una scrittrice e grafologa di Magenta, in Provincia di Milano.
Ha pubblicato un libro intitolato "Alla ricerca di veri maestri. Contro il vangelo del progressista" ed è impegnata nel Movimento per la vita.
Sul sito "Libertà e persona", Irene ha scritto un articolo molto interessante che è intitolato "L'eutanasia silenziosa".
Non posso dimenticarmi di Marco Piazza, Ivan Vassallo ed Emanuele Bignardi.
Marco è un ragazzo ventottenne di Vicenza che con dei suoi coetanei gestisce il bellissimo blog "Campari e De Maistre".
Anche Emanuele Bignardi, un ventiduenne di Mirandola (Modena), gestisce un bel blog, "La Croce e la Spada".
Colgo l'occasione per confermare la mia vicinanza ad Emanuele e ai suoi concittadini mirandolesi che sono stati colpiti dal sisma.
Ivan Vassallo è un ragazzo classe '86 di Malta che collabora con il giornale "Papalepapale" e che gestisce un blog, "Fior del mondo" .
Posso citare anche Samuele Maniscalco, un ragazzo ventisettenne di Palermo che fa parte dell'associazione "Tradizione, Famiglia e Proprietà" .
Cito anche Antonio Giglio, un trentunenne che gestisce il blog "Amicizie spirituali".
Parlo anche di Alessandra Boga, una ragazza di trentadue anni che risiede a Meda e che gestisce il blog "Mille e una donna".
Questi sono solo alcuni esempi di cattolici che usano Facebook non per fare le solite sciocchezze, come giocare a "Farmville" o scrivere due o tre pensierini stupidi.
Essi portano articoli che trattano di religione, di politica, di cultura, di storia e di geopolitica.
Spesso, sono essi stessi gli autori degli articoli.
Essi parlano di vangelo, di fede, di massoneria e di comunismo.
Di questi ultimi, ovviamente, non parlano con toni positivi.
Bisogna valorizzare questi giovani.
Certo, parlare di questi temi espone a critiche (da parte dei laicisti, degli assertori del "politicamente corretto" e dei comunisti) ma vedo che i giovani che si interessano a questi temi sono sempre più presenti su Facebook.
Questo è apprezzabile.
Mi piace confrontarmi con loro, come mi piace confrontarmi con Morris Sonnino.
Questo è un ragazzo di ventisette anni di Roma.
Non è cattolico ( professa religione ebraica) ma è un assertore dei valori come la difesa della vita, della famiglia e della dignità della persona, valori della nostra tradizione cattolica.
Facebook può essere utile per fare sì che le persone che si riconoscono in certi valori possano "fare rete" e portare avanti gli stessi...insieme.
Cordiali saluti.
Ieri, nel mio testo intitolato "Ecco un articolo demagogico" , avevo commentato un articolo del sito "Il cambiamento.it" che è intitolato "Terremoto in Emilia: “io il Parmigiano Reggiano non lo compro”.
Io confermo il mio giudizio.
Io trovo che l'articolo in questione sia demagogico ed inopportuno.
Questo articolo è demagogico, poiché, in nome di certe idee pseudo-scientifiche, si crea allarmismo intorno ad un prodotto antico e sano, qual è il Parmigiano-Reggiano.
Pensate ai sapienti monaci che, per conservare il latte, idearono questo prodotto.
Il progresso dell'uomo sta proprio nel fatto che egli possa mangiare di tutto, dalla verdura alla carne e dal pesce ai latticini.
Ora, se uno vuole essere vegetariano o vegano sono cavoli suoi.
Dico ciò chiaramente e senza peli sulla lingua.
Però, non faccia del terrorismo psicologico, per fare sì che gli altri divengano vegetariani o vegani e non rompano a loro l'anima.
Inoltre, mi fanno ridere quelli che dicono che l'uomo sia uguale agli altri animali.
Anche la Bibbia li smentisce.
Certo, io non farei mai del male ad un cane o a un gatto ma sono sempre dell'avviso che un animale vada trattato da animale e non da persona.
Entro certi limiti, sono anche favorevole alla caccia.
Per esempio, qui nel Mantovano c'è il problema delle nutrie.
L'unico modo per contenere questo problema è la caccia.
Inoltre, il vegetariano o vegano non è più virtuoso di altri.
La storia parla di un uomo che era vegetariano.
Quest'uomo viveva in Germania, si chiamava Adolf Hitler ed uccise più di 6.000.000 di persone solo nei campi di sterminio.
Ricordo, tra l'altro, che il corpo umano non può sintetizzare alcuni amminoacidi (come la fenilalanina ed i triptofano) e, quindi, deve prenderli dagli alimenti.
La carne ha questi amminoacidi, come li ha formaggio.
Oltre ad essere demagogico, questo articolo è inopportuno.
Pensate a coloro che lavorano nei caseifici e ai loro datori di lavoro, a cui il terremoto ha sconvolto le vite, e alle perdite che rischiano di avere.
Sono solidale con loro.
Immaginatevi i posti di lavoro che andrebbero in fumo, se i caseifici dovessero fallire.
Quindi, smettiamola.
Termino con l'articolo da me scritto su "Italia chiama Italia" ed intitolato "Terremoto, Mantovano ignorato!".
Cordiali saluti.