Cari amici ed amiche.
Voglio esprimere un parere in merito alla questione della Juventus che avrebbe chiesto la terza Sstella, qualora dovesse vincere il Campionato.
Da milanista, e quindi, da tifoso della squadra che è la diretta rivale della Juventus, mi auguro che perda qualche partita.
Sportivamente, però, riconosco che la Juventus sta facendo un Campionato sopra le righe e può vincerlo.
Ora, voglio parlare della questione, prendendo spunto da un articolo scritto da Simona Aiuti su "Italia chiama Italia".
L'articolo in questione è intitolato "Calciopoli, brutta uscita di Albertini su terza stella Juventus".
In questo articolo, si parla di alcune frasi del vice-presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, Demetrio Albertini.
Io ritengo che la Juventus abbia le carte in regola per vincere il Campionato, esattamente come le ha il Milan.
Quindi, se essa dovesse vincere il Campionato, chapeau.
Tuttavia, a mio giudizio, gli juventini non possono chiedere la terza stella, in caso di vittoria.
Sarebbe una cosa inopportuna.
Come noi milanisti, gli juventini ebbero molto da dire sul fatto che all'Inter fosse stato assegnato lo scudetto del 2006, dopo lo scandalo di Calciopoli che fece andare la Juventus in Serie B.
Mi ricordo degli juventini che dicevano: "Gli scudetti si vincono sul campo".
Ora, credo che lo stesso discorso debba valere anche per la terza stella che la Juventus vorrebbe.
Gli juventini devono accettare il fatto che gli scudetti del 2005 e del 2006 le siano stati revocati.
Per questo motivo, sarebbe inopportuno dare la terza stella alla Juventus.
Tra l'altro, c'è anche un'altra cosa.
Il Milan è stato penalizzato da alcune scelte arbitrali.
In alcune partite, sono stati annullati dei goal regolari.
Le partite in questione sono:
Fiorentina-Milan (20 novembre 2011, 0-0)
Milan-Juventus (26 febbraio 2012, 1-1)
Catania-Milan (01 aprile 2012, 1-1)
Milan-Bologna (22 aprile 2012, 1-1)
I goal in questione erano regolari e sarebbero potuti essere determinanti.
Per degli errori arbitrali, il Milan potrebbe avere perso ben otto punti.
Quindi, il Milan non avrebbe diritto di lamentarsi come ce l'ha la Juventus?
Tra l'altro, il nostro calcio non gode di grande reputazione.
Io penso che se la richiesta della Juventus dovesse essere accolta, il nostro calcio diventerebbe oggetto di ludibrio per tutta l'Europa.
Il nostro calcio è già oggetto di scherno.
Tra veri scandali, Calciopoli e scommesse, errori arbitrali, violenza negli stadi, antisemitismo dalle curve, clubs indebitati e poco competitivi e discussioni che sanno più di politica che di sport, il nostro calcio non sta bene.
Se dessero la terza stella alla Juventus, all'estero saremmo irrisi.
La Juventus vuole la terza stella?
Vinca trenta scudetti e l'avrà.
Siamo sportivi, almeno per una volta!
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
Il mio libro
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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domenica 29 aprile 2012
Don Giorgio, vergognati e lascia i pace Israele!
Cari Amici ed amiche.
Guardate il video qui sopra.
Il prete di Rovagnate, don Giorgio De Capitani, ha deciso di attaccare Israele.
Dopo avere detto delle cose belle sugli ebrei (forse per sua convenienza), il presule ribelle (che sarebbe da scomunicare) ha iniziato a gettare fango su Israele.
Secondo me, don Giorgio dovrebbe finirla.
Israele è la casa degli ebrei, i nostri fratelli maggiori.
Gli ebrei formarono lo Stato di Israele dopo quello che successe qui in Europa.
In fondo, la Terra Santa è casa loro.
Ora, lui dice che non è giusto che gli ebrei attacchino gli Arabi.
Tuttavia, voglio ricordare che gli Arabi uccidono gli Israeliani con i loro attentati suicidi.
Forse, per don Giorgio i morti non sono eguali, visto che piange per quelli arabi e non dice nulla per gli israeliani che vengono uccisi dagli attentati.
Dovrebbe solo vergognarsi!
In altri video, egli inneggia a Vittorio Arrigoni, una persona che odiava lo Stato di Israele ed inneggiava ai terroristi.
Questo prete non rappresenta noi cattolici!
Cordiali saluti.
Cristo, buon pastore. Dalle «Omelie sui Vangeli» di san Gregorio Magno, papa
Cari amici ed amiche.
Leggete questa nota di Giovanni Covino (SEFT) che ha preso un brano dalle "Omelie sui Vangeli" di San Gregorio Magno:
"«Io sono il buon Pastore; conosco le mie pecore», cioè le amo, «e le mie pecore conoscono me» (Gv 10, 14). Come a dire apertamente: corrispondono all'amore di chi le ama. La conoscenza precede sempre l'amore della verità.
Domandatevi, fratelli carissimi, se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. Parlo non solo della conoscenza della fede, ma anche di quella dell'amore; non del solo credere, ma anche dell'operare. L'evangelista Giovanni, infatti, spiega: «Chi dice: Conosco Dio, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo» (1 Gv 2, 4).
Perciò in questo stesso passo il Signore subito soggiunge: «Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la vita per le pecore«(Gv 10, 15). Come se dicesse esplicitamente: da questo risulta che io conosco il Padre e sono conosciuto dal Padre, perché offro la mia vita per le mie pecore; cioè io dimostro in quale misura amo il Padre dall'amore con cui muoio per le pecore.
Di queste pecore di nuovo dice: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna (cfr. Gv 10, 14-16). Di esse aveva detto poco prima: «Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10, 9). Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall'atto di credere alla contemplazione, e troverà i pascoli nel banchetto eterno.
Le sue pecore troveranno i pascoli, perché chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco. Quali sono i pascoli di queste pecore, se non gli intimi gaudi del paradiso, ch'è eterna primavera? Infatti pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, e mentre lo si contempla senza paura di perderlo, l'anima si sazia senza fine del cibo della vita.
Cerchiamo, quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, nei quali possiamo gioire in compagnia di tanti concittadini. La stessa gioia di coloro che sono felici ci attiri. Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito. S'infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s'infiammino per i beni superni. In tal modo amare sarà già un camminare.
Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore, perché se qualcuno desidera raggiungere la mèta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare.".
Nella Messe che si sono celebrate ieri e che si celebrano oggi, si e parlato (e si parla) di Gesù che annunciò di essere il buon pastore.
Essere pastore significa guidare le pecore verso il cibo e tutto ciò che ad esse serve e proteggerle.
Come il pastore nutre e proteggere il proprio gregge, così Cristo protesse dal male il suo popolo, lo condusse alla salvezza e riunì intorno a lui.
Cristo fece ciò e la Chiesa fu fatta secondo il suo modello.
Il Papa, i vescovi, i sacerdoti, i presbiteri ed i diaconi debbono operare come operò Gesù Cristo.
Io penso che fare il sacerdote sia difficile.
Non sono un prete ma, vedendo l'andazzo attuale, ritengo che quello del sacerdote sia un mestiere molto difficile.
La gente è sempre meno incline alla carità e a quei valori che sono tipici del Cristianesimo.
In più, c'è anche l'anticlericalismo.
Vi invito a guardare questa vergognosa foto qui sotto.
E' facile "sparare" contro il Papa e contro la Chiesa ed accusarli di nefandezze di ogni tipo.
Che contro il Papa e la Chiesa vi sia una certa ostilità è cosa nota.
Però, questa ostilità è pura demagogia.
La Chiesa fa opere di bene e ci sono sacerdoti che rischiano anche la vita, pur di fare del bene per la propria comunità.Eppure, di questi eroi non si parla. Si parla bene solo di quei preti graditi da una certa opinione pubblica, preti come don Andrea Gallo, don Farinella o don Giorgio De Capitani (nelle foto) che tra l'altro dicono delle cose che sono difformi dalla dottrina cattolica.
Io trovo che oggi la Chiesa sia come una barca nella tempesta.
Preghiamo il buon Dio perché ci siano nuovi buoni pastori.
Cordiali saluti.
Leggete questa nota di Giovanni Covino (SEFT) che ha preso un brano dalle "Omelie sui Vangeli" di San Gregorio Magno:
"«Io sono il buon Pastore; conosco le mie pecore», cioè le amo, «e le mie pecore conoscono me» (Gv 10, 14). Come a dire apertamente: corrispondono all'amore di chi le ama. La conoscenza precede sempre l'amore della verità.
Domandatevi, fratelli carissimi, se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. Parlo non solo della conoscenza della fede, ma anche di quella dell'amore; non del solo credere, ma anche dell'operare. L'evangelista Giovanni, infatti, spiega: «Chi dice: Conosco Dio, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo» (1 Gv 2, 4).
Perciò in questo stesso passo il Signore subito soggiunge: «Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la vita per le pecore«(Gv 10, 15). Come se dicesse esplicitamente: da questo risulta che io conosco il Padre e sono conosciuto dal Padre, perché offro la mia vita per le mie pecore; cioè io dimostro in quale misura amo il Padre dall'amore con cui muoio per le pecore.
Di queste pecore di nuovo dice: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna (cfr. Gv 10, 14-16). Di esse aveva detto poco prima: «Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10, 9). Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall'atto di credere alla contemplazione, e troverà i pascoli nel banchetto eterno.
Le sue pecore troveranno i pascoli, perché chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco. Quali sono i pascoli di queste pecore, se non gli intimi gaudi del paradiso, ch'è eterna primavera? Infatti pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, e mentre lo si contempla senza paura di perderlo, l'anima si sazia senza fine del cibo della vita.
Cerchiamo, quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, nei quali possiamo gioire in compagnia di tanti concittadini. La stessa gioia di coloro che sono felici ci attiri. Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito. S'infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s'infiammino per i beni superni. In tal modo amare sarà già un camminare.
Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore, perché se qualcuno desidera raggiungere la mèta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare.".
Nella Messe che si sono celebrate ieri e che si celebrano oggi, si e parlato (e si parla) di Gesù che annunciò di essere il buon pastore.
Essere pastore significa guidare le pecore verso il cibo e tutto ciò che ad esse serve e proteggerle.
Come il pastore nutre e proteggere il proprio gregge, così Cristo protesse dal male il suo popolo, lo condusse alla salvezza e riunì intorno a lui.
Cristo fece ciò e la Chiesa fu fatta secondo il suo modello.
Il Papa, i vescovi, i sacerdoti, i presbiteri ed i diaconi debbono operare come operò Gesù Cristo.
Io penso che fare il sacerdote sia difficile.
Non sono un prete ma, vedendo l'andazzo attuale, ritengo che quello del sacerdote sia un mestiere molto difficile.
La gente è sempre meno incline alla carità e a quei valori che sono tipici del Cristianesimo.
In più, c'è anche l'anticlericalismo.
Vi invito a guardare questa vergognosa foto qui sotto.
E' facile "sparare" contro il Papa e contro la Chiesa ed accusarli di nefandezze di ogni tipo.
Che contro il Papa e la Chiesa vi sia una certa ostilità è cosa nota.
Però, questa ostilità è pura demagogia.
La Chiesa fa opere di bene e ci sono sacerdoti che rischiano anche la vita, pur di fare del bene per la propria comunità.Eppure, di questi eroi non si parla. Si parla bene solo di quei preti graditi da una certa opinione pubblica, preti come don Andrea Gallo, don Farinella o don Giorgio De Capitani (nelle foto) che tra l'altro dicono delle cose che sono difformi dalla dottrina cattolica.
Io trovo che oggi la Chiesa sia come una barca nella tempesta.
Preghiamo il buon Dio perché ci siano nuovi buoni pastori.
Cordiali saluti.
Storia della Madonna di Tindari
Cari amici ed amiche.
Vi voglio parlare di un santuario che ho sempre avuto occasione di vedere dall'Autostrada A20 Messina-Palermo ma che non ho mai avuto la fortuna di visitare.
Il santuario in questione è quello della Madonna di Tindari, un importante luogo di culto che si trova non lontano da Patti, in Provincia di Messina, su un promontorio che si affaccia sul mare e che oggi è attraversato dal tunnel dell'Autostrada A20.
Il santuario che oggi noi vediamo è relativamente recente.
Esso risale al secolo scorso.
La sua costruzione iniziò nel 1953.
La devozione verso la Madonna, però, è molto antica, antica come la statua della Vergine che tiene in braccio Gesù.
Molto probabilmente, l'origine di questa statua è orientale, bizantina.
Intorno ad essa c'è un mistero.
Infatti, l'abate Spitaleri (1751) parlò di un'"Immagine miracolosissima di Maria Santissima con stupendo portento venuta dall'Africa".
Che la statua sia di origine bizantina è dimostrato dal fatto che il Bambin Gesù sia raffigurato da adulto e e benedicente.
Secondo alcuni, la statua venne in Sicilia durante il periodo in cui a Costantinopoli regnava l'imperatore Leone III Isaurico (675-18 giugno 741).
Nel 726, quest'ultimo emise un editto che proibiva il culto delle immagini sacre, l'Editto dell'iconoclastia.
Questo editto vietava il culto delle immagini sacre.
Secondo altri, la statua fu portata dai Crociati nel tra il XII ed il XIII secolo.
Qui, potrebbe esserci stato il contributo dei Cavalieri Templari che erano molto legati alle "Madonne nere".
Questo cavalieri, ad esempio, erano legati al Santuario della Madonna di Loreto come a quello di Montserrat, in Spagna.
Anche questi santuari hanno delle "Madonne nere", com'è nera quella di Tindari.
Proprio questa è la particolarità di questa statua.
Ad essa è legata una leggenda.
Una donna pregò la Madonna di Tindari per chiedere la guarigione della sua figlioletta ammalata.
La bambina guarì e la signora decise di andare a Tindari a ringrazia la Madonna.
Arrivata sul posto, la donna vide la statua ma vistala bruna in faccia disse: "Sono partita da lontano per vedere una più brutta di me".
Delusa, ella ripartì in cerca della Madonna miracolosa.
Nel frattempo, la bambina venne lasciata incustodita e cadde dal dirupo.
La madre, pentita di quello che disse, chiese alla Madonna di salvare la propria figlia.
La bambina fu trovata viva e vegeta su un arenile che si formò sotto di lei.
Quello della Madonna di Tindari è un santuario molto importante.
Esso è un luogo di culto in cui la fede è vissuta in modo autentico, come il Santuario della Madonna di Grazie (che si trova a Curtatone, in Provincia di Mantova) o quello di Polsi, che si trova a Reggio Calabria.
Sono tutti luoghi molto importanti.
Da persona che ama collezionare monete e cartoline dei vari posti, se dovessi andare a Tindari, farei una cosa.
Dopo avere pregato nel santuario, comprerei delle cartoline e terrei una di queste per me.
La visita di luoghi come questo va condivisa con i propri parenti ed amici e va portata nel cuore.
Allora, ricordiamoci delle parole che si trovano alla base della statua e che recitano:
"NIGRA SUM SED FORMOSA".
Ringrazio l'amica Alessandra Spanò che ha messo la foto su Facebook.
Cordiali saluti.
Vi voglio parlare di un santuario che ho sempre avuto occasione di vedere dall'Autostrada A20 Messina-Palermo ma che non ho mai avuto la fortuna di visitare.
Il santuario in questione è quello della Madonna di Tindari, un importante luogo di culto che si trova non lontano da Patti, in Provincia di Messina, su un promontorio che si affaccia sul mare e che oggi è attraversato dal tunnel dell'Autostrada A20.
Il santuario che oggi noi vediamo è relativamente recente.
Esso risale al secolo scorso.
La sua costruzione iniziò nel 1953.
La devozione verso la Madonna, però, è molto antica, antica come la statua della Vergine che tiene in braccio Gesù.
Molto probabilmente, l'origine di questa statua è orientale, bizantina.
Intorno ad essa c'è un mistero.
Infatti, l'abate Spitaleri (1751) parlò di un'"Immagine miracolosissima di Maria Santissima con stupendo portento venuta dall'Africa".
Che la statua sia di origine bizantina è dimostrato dal fatto che il Bambin Gesù sia raffigurato da adulto e e benedicente.
Secondo alcuni, la statua venne in Sicilia durante il periodo in cui a Costantinopoli regnava l'imperatore Leone III Isaurico (675-18 giugno 741).
Nel 726, quest'ultimo emise un editto che proibiva il culto delle immagini sacre, l'Editto dell'iconoclastia.
Questo editto vietava il culto delle immagini sacre.
Secondo altri, la statua fu portata dai Crociati nel tra il XII ed il XIII secolo.
Qui, potrebbe esserci stato il contributo dei Cavalieri Templari che erano molto legati alle "Madonne nere".
Questo cavalieri, ad esempio, erano legati al Santuario della Madonna di Loreto come a quello di Montserrat, in Spagna.
Anche questi santuari hanno delle "Madonne nere", com'è nera quella di Tindari.
Proprio questa è la particolarità di questa statua.
Ad essa è legata una leggenda.
Una donna pregò la Madonna di Tindari per chiedere la guarigione della sua figlioletta ammalata.
La bambina guarì e la signora decise di andare a Tindari a ringrazia la Madonna.
Arrivata sul posto, la donna vide la statua ma vistala bruna in faccia disse: "Sono partita da lontano per vedere una più brutta di me".
Delusa, ella ripartì in cerca della Madonna miracolosa.
Nel frattempo, la bambina venne lasciata incustodita e cadde dal dirupo.
La madre, pentita di quello che disse, chiese alla Madonna di salvare la propria figlia.
La bambina fu trovata viva e vegeta su un arenile che si formò sotto di lei.
Quello della Madonna di Tindari è un santuario molto importante.
Esso è un luogo di culto in cui la fede è vissuta in modo autentico, come il Santuario della Madonna di Grazie (che si trova a Curtatone, in Provincia di Mantova) o quello di Polsi, che si trova a Reggio Calabria.
Sono tutti luoghi molto importanti.
Da persona che ama collezionare monete e cartoline dei vari posti, se dovessi andare a Tindari, farei una cosa.
Dopo avere pregato nel santuario, comprerei delle cartoline e terrei una di queste per me.
La visita di luoghi come questo va condivisa con i propri parenti ed amici e va portata nel cuore.
Allora, ricordiamoci delle parole che si trovano alla base della statua e che recitano:
"NIGRA SUM SED FORMOSA".
Ringrazio l'amica Alessandra Spanò che ha messo la foto su Facebook.
Cordiali saluti.
sabato 28 aprile 2012
Antisemitismo, alcuni dati allarmanti
Cari amici ed amiche.
Su Facebook, ho trovato questo articolo:
"Oggi in Europa:
Su Facebook, ho trovato questo articolo:
"Oggi in Europa:
•Circa un terzo degli europei mostra significativi livelli di anti semitismo
•Più della metà degli europei vede Israele come "la più grande minaccia alla pace nel mondo"
• Il tradizionale stereotipo anti semita dell'ebreo affamato di soldi, resta forte
•Il "nuovo antisemitismo" che usa "l'anti sionismo" come copertura per l'odio contro gli ebrei, compresa la negazione della Shoah e le teorie complottiste è in netto incremento
•I crimini contro gli ebrei, dall'aggressione verbale, al vandalismo, agli incendi dolosi, alla violenza sono diventati fatti quotidiani in tutta la "nuova Europa"
•le leggi contro la negazione della Shoah non prevengono l'emergenza dei gruppi esteremisti di destra e di sinistra che promuovono ideologie anti semite, anti Israele, miranti a completare il lavoro di Hitler
•I programmi di educazione alla tolleranza non riescono a raggiungere gli europei dell'ultima generazione, nemmeno in paesi "illiminati" come la Svezia, nel quale un terzo dei giovani dubita che la Shoah sia veramente accaduta
•Le minoranze musulmane europee non sono ben assimilate nel sistema socio economico, e costituiscono un terreno di reclutamento per il fondamentalismo anti ebraico e anti israeliano.".
•Più della metà degli europei vede Israele come "la più grande minaccia alla pace nel mondo"
• Il tradizionale stereotipo anti semita dell'ebreo affamato di soldi, resta forte
•Il "nuovo antisemitismo" che usa "l'anti sionismo" come copertura per l'odio contro gli ebrei, compresa la negazione della Shoah e le teorie complottiste è in netto incremento
•I crimini contro gli ebrei, dall'aggressione verbale, al vandalismo, agli incendi dolosi, alla violenza sono diventati fatti quotidiani in tutta la "nuova Europa"
•le leggi contro la negazione della Shoah non prevengono l'emergenza dei gruppi esteremisti di destra e di sinistra che promuovono ideologie anti semite, anti Israele, miranti a completare il lavoro di Hitler
•I programmi di educazione alla tolleranza non riescono a raggiungere gli europei dell'ultima generazione, nemmeno in paesi "illiminati" come la Svezia, nel quale un terzo dei giovani dubita che la Shoah sia veramente accaduta
•Le minoranze musulmane europee non sono ben assimilate nel sistema socio economico, e costituiscono un terreno di reclutamento per il fondamentalismo anti ebraico e anti israeliano.".
Effettivamente, questa tendenza è sempre più forte.
Io stesso, ho sentito persone (anche vicine a me) che dubitano che la Shoah ci sia stata o che dicono che gli Israeliani ammazzino gli Arabi come cani.
Io prendo le distanze da queste persone.
Più volte, io ho cercato (e cerco tuttora) di fare capire che molte cose dette su Israele non sono vere e che lo Stato ebraico si sta solo difendendo.
Vorrei vedere tutti voi, come vi comportereste, se foste attaccati ogni giorno come gli Israeliani.
Vorrei vedere tutti voi, come vi comportereste, se foste attaccati ogni giorno come gli Israeliani.
Inoltre, gli ebrei non hanno mai creato problemi a nessuno.
Anzi, hanno contribuito (come tutti gli altri) allo sviluppo della società.
Ci sono ebrei impegnati nel sociale, proprio come noi cristiani.
Ci sono ebrei che lavorano, proprio come noi cristiani.
E poi, ricordo che nostro Signore Gesù Cristo era un ebreo e che il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, che noi cristiani veneriamo, fu conosciuto per la prima volta dagli ebrei.
Vi invito a leggere questo le lettere di San Paolo che parla degli ebrei che, come noi, sono chiamati alla Salvezza.
Quindi, un cristiano non può essere antisemita.
Cordiali saluti.
Egualitarismo, perché no?
Cari amici ed amiche.
Vi voglio parlare dell'egualitarismo e vi voglio spiegare il perché della mia avversione ad esso, attraverso le parole del libro di Plinio Correa de Oliveira, "Rivoluzione e Contro-rivoluzione":
"Orgoglio e ugualitarismo
La persona orgogliosa, soggetta all'autorità di un'altra, odia in primo luogo il giogo che in concreto pesa su di lei.
In secondo luogo, l'orgoglioso odia genericamente tutte le autorità e tutti i gioghi, e più ancora lo stesso principio di autorità, considerato in astratto.
E poiché odia ogni autorità, odia anche ogni superiorità, di qualsiasi ordine sia.
E in tutto questo si manifesta un vero odio a Dio (vedi punto "m" di questo paragrafo).
Questo odio per ogni disuguaglianza si è spinto tanto oltre che, mosse da esso, persone di alta
posizione l'hanno messa a repentaglio e perfino compromessa, soltanto per non accettare la
superiorità di chi sta più in alto di loro.
Ma c'è di più. In un eccesso di virulenza, l'orgoglio può portare qualcuno a lottare per l'anarchia, e a rifiutare il potere supremo che gli fosse offerto. E ciò perché la semplice esistenza di questo potere
supremo contiene implicitamente l'affermazione del principio di autorità, a cui ogni uomo in quanto tale -- e anche l'orgoglioso -- può essere soggetto.
L'orgoglio può così condurre all'ugualitarismo più completo e radicale.
Gli aspetti di questo ugualitarismo radicale e metafisico sono diversi:
a) Uguaglianza tra gli uomini e Dio: da ciò il panteismo, l'immanentismo e tutte le forme esoteriche
di religione, che mirano a stabilire un rapporto da uguale a uguale tra Dio e gli uomini, e hanno per
scopo di attribuire a questi ultimi prerogative divine. L'ateo è un ugualitario che, volendo evitare
l'assurdità dell'affermazione che l'uomo è Dio, cade in un altro assurdo, affermando che Dio non
esiste. Il laicismo è una forma di ateismo, e quindi di ugualitarismo. Esso afferma l'impossibilità di
giungere alla certezza dell'esistenza di Dio. Quindi, nella sfera temporale, l'uomo deve agire come
se Dio non esistesse, ossia, come qualcuno che ha detronizzato Dio.
b) Uguaglianza nella sfera ecclesiastica: soppressione del sacerdozio dotato dei poteri di ordine,
magistero e governo, o almeno di un sacerdozio con gradi gerarchici.
c) Uguaglianza tra le diverse religioni: tutte le discriminazioni religiose sono odiose perché
offendono la fondamentale uguaglianza tra gli uomini. Perciò, le diverse religioni devono essere
trattate in modo rigorosamente uguale. La pretesa di una religione di essere quella vera, a esclusione
delle altre, comporta l'affermazione di una superiorità, è contro la mansuetudine evangelica, ed è
pure impolitica, perché le preclude l'accesso ai cuori.
d) Uguaglianza nella sfera politica: soppressione, o almeno attenuazione, della disuguaglianza tra
governanti e governati. Il potere non viene da Dio, ma dalla massa, che comanda e alla quale il
governo deve ubbidire. Proscrizione della monarchia e della aristocrazia come regimi
intrinsecamente cattivi, in quanto antiugualitari. Soltanto la democrazia è legittima, giusta ed
evangelica (19).
e) Uguaglianza nella struttura della società: soppressione delle classi, soprattutto di quelle che si
perpetuano per via ereditaria. Abolizione di ogni influenza aristocratica nella direzione della società
e sul tono generale della cultura e dei costumi. La gerarchia naturale costituita dalla superiorità del
lavoro intellettuale sul lavoro manuale scomparirà con il superamento della distinzione tra l'uno e
l'altro.
f) Abolizione dei corpi intermedi tra l'individuo e lo Stato, come pure dei privilegi specificamente
inerenti a ciascun corpo sociale. Per quanto grande sia l'odio della Rivoluzione contro l'assolutismo
regio, è ancora più grande il suo odio contro i corpi intermedi e la monarchia organica medioevale.
Questo avviene perché l'assolutismo monarchico tende a mettere i sudditi, anche quelli più
altolocati, a un livello di reciproca uguaglianza, in una situazione menomata che preannuncia già quell'annullamento dell'individuo e quell'anonimato, che raggiungono la massima espressione nelle
grandi concentrazioni urbane della società socialista. Fra i corpi intermedi che devono essere
aboliti, occupa il primo posto la famiglia. Nella misura in cui non riesce a estinguerla, la
Rivoluzione cerca di sminuirla, mutilarla e vilipenderla in tutti i modi.
g) Uguaglianza economica: niente appartiene a qualcuno, tutto appartiene alla collettività.
Soppressione della proprietà privata, del diritto di ciascuno al frutto integrale del proprio lavoro
personale e alla scelta della sua professione.
h) Uguaglianza negli aspetti esteriori dell'esistenza: dalla varietà scaturisce facilmente una
disuguaglianza di livello. Perciò, diminuzione per quanto possibile della varietà negli abiti, nelle
abitazioni, nei mobili, nelle abitudini, ecc.
i) Uguaglianza nelle anime: la propaganda, in un certo senso, modella in modo uniforme tutte le
anime, togliendo loro tutte le peculiarità, e quasi la vita stessa. Perfino le differenze di psicologia e di atteggiamento fra i sessi tendono a diminuire il più possibile. Per tutte queste ragioni, scompare il
popolo, che è essenzialmente una grande famiglia di anime diverse ma armoniche, riunite attorno a ciò che è a loro comune. E sorge la massa, con la sua grande anima vuota, collettiva, schiava (20).
j) Uguaglianza in tutti i rapporti sociali: tra anziani e giovani, tra padroni e dipendenti, tra
insegnanti e studenti, tra marito e moglie, tra genitori e figli, ecc.
k) Uguaglianza nell'ordine internazionale lo Stato è costituito da un popolo indipendente che
esercita pieno dominio su un territorio. La sovranità è, dunque, il corrispettivo della proprietà nel
diritto pubblico. Ammessa l'idea di popolo, con caratteristiche che lo differenziano dagli altri, e
l'idea di sovranità, ci troviamo necessariamente di fronte a disuguaglianze: di capacità, di virtù, di
numero, ecc. Ammessa l'idea di territorialità, abbiamo la disuguaglianza quantitativa e qualitativa
delle diverse zone territoriali. Si capisce, perciò, come la Rivoluzione, fondamentalmente
ugualitaria, sogni di fondere tutte le razze, tutti i popoli e tutti gli Stati, in una sola razza, in un solo
popolo e in un solo Stato (vedi parte I, cap. XI, 3).
l) Uguaglianza tra le diverse parti del paese: per le stesse ragioni, e per un meccanismo analogo, la
Rivoluzione tende ad abolire all'interno delle patrie oggi esistenti tutto il sano regionalismo politico,
culturale, ecc.
m) Ugualitarismo e odio a Dio: san Tommaso insegna che la diversità delle creature e la loro
disposizione gerarchica sono un bene in sé, poiché così risplendono meglio nella creazione le
perfezioni del Creatore (21). E dice che, tanto tra gli angeli (22) quanto tra gli uomini, nel paradiso
terrestre come in questa terra d'esilio (23), la Provvidenza ha stabilito la disuguaglianza. Per questo,
un universo di creature uguali sarebbe un mondo in cui sarebbe cancellata, in tutta la misura
possibile, la somiglianza tra le creature e il Creatore. Quindi odiare, per principio, ogni e qualsiasi
disuguaglianza equivale a porsi metafisicamente contro gli elementi per la migliore somiglianza tra il Creatore e la creazione, significa odiare Dio.
n) I limiti della disuguaglianza: è chiaro che da tutta questa esposizione dottrinale non si può
concludere che la disuguaglianza sia sempre e necessariamente un bene.
Gli uomini sono tutti uguali per natura, e diversi soltanto nei loro elementi accidentali. I diritti che a loro provengono dal semplice fatto di essere uomini, sono uguali per tutti: diritto alla vita, all'onore, a condizioni di esistenza sufficienti, dunque, al lavoro e alla proprietà, alla costituzione di una famiglia, e soprattutto alla conoscenza e alla pratica della vera religione. E le disuguaglianze che attentano a questi diritti sono contrarie all'ordine della Provvidenza. Però, entro questi limiti, le disuguaglianze derivanti da elementi accidentali come la virtù, il talento, la bellezza, la forza, la amiglia, la tradizione, ecc., sono giuste e conformi all'ordine dell'universo (24).".
Queste parole spiegano pienamente la mia posizione.
Che gli uomini debbano avere gli stessi diritti fondamentali (come il diritto alla vita, il diritto di possedere beni, la libertà di parola e di espressione e la dignità della persona) è cosa nota.
Tuttavia, va detto che gli uomini non sono uguali tra loro.
Ogni uomo ha la propria libertà e può usarla come vuole.
Ogni uomo ha il proprio talento e può usarlo come vuole.
Ogni uomo ha le sue ambizioni e può seguirle o meno.
Dio volle così, come volle che l'uomo sia responsabile verso Dio, verso gli altri e verso sé medesimo.
Se Dio volle questo, come può l'uomo mettersi contro ciò, imponendo l'uguaglianza anche in tutti quegli aspetti che non sono i diritti fondamentali?
Il principio dell'egualitarismo (o "imposizione dell'eguaglianza" ) mira a distruggere i diritti fondamentali dell'uomo, impedendogli di esprimersi, togliendogli la dignità e, di fatto, negandogli di vivere.
L'egualitarismo annulla la persona, rendendo la sua vita non degna di essere vissuta, né definita tale.
Nell'egualitarismo vi è, quindi, la "cultura della morte".
Non ci si deve sorprendere se in tutti quei regimi (come nazismo e comunismo) che volevano imporre (e che vogliono imporre) l'uguaglianza con la forza ci sia stata (e ci sia tuttora) la morte.
Un'altra forma di egualitarismo pernicioso è anche quello che nega la famiglia, ad esempio, svilendo il valore del matrimonio, come quello che nega la proprietà privata.
La negazione del diritto di proprietà è frutto dell'invidia sociale e quindi dell'odio.
Gli egualitaristi dicono: "Dietro ad una grande ricchezza vi è un grande delitto".
Una frase del genere è una sciocchezza.
Un uomo ricco non è necessariamente un mascalzone.
Egli, infatti, potrebbe essere diventato ricco in funzione del proprio talento.
Anche lo svilimento del valore del matrimonio è frutto dell'odio.
Non voglio sembrare omofobo o retrogrado (poiché anche gli omosessuali hanno diritto di vivere, di possedere beni, di esprimere le proprie opinioni e di non vedere la propria dignità svilita) ma il fondamento della società è il rapporto familiare e la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio, l'unione tra uomo e donna.
La radice del termine "matrimonio"è "madre" è ciò implica un rapporto uomo-donna, la base del progresso della società.
Il volere scardinare il concetto di matrimonio per "dare diritti ad altre forme di convivenza" implica la distruzione della stessa società.
Le generazioni che verranno dopo non avrebbero più un vero punto di riferimento, se ciò dovesse concretarsi.
Svilire il matrimonio significa detestare l'ordine naturale delle cose.
Anche questa è una forma di odio, una forma di odio verso Dio.
Per questo motivo, l'egualitarismo è distruttivo.
Cordiali saluti.
Vi voglio parlare dell'egualitarismo e vi voglio spiegare il perché della mia avversione ad esso, attraverso le parole del libro di Plinio Correa de Oliveira, "Rivoluzione e Contro-rivoluzione":
"Orgoglio e ugualitarismo
La persona orgogliosa, soggetta all'autorità di un'altra, odia in primo luogo il giogo che in concreto pesa su di lei.
In secondo luogo, l'orgoglioso odia genericamente tutte le autorità e tutti i gioghi, e più ancora lo stesso principio di autorità, considerato in astratto.
E poiché odia ogni autorità, odia anche ogni superiorità, di qualsiasi ordine sia.
E in tutto questo si manifesta un vero odio a Dio (vedi punto "m" di questo paragrafo).
Questo odio per ogni disuguaglianza si è spinto tanto oltre che, mosse da esso, persone di alta
posizione l'hanno messa a repentaglio e perfino compromessa, soltanto per non accettare la
superiorità di chi sta più in alto di loro.
Ma c'è di più. In un eccesso di virulenza, l'orgoglio può portare qualcuno a lottare per l'anarchia, e a rifiutare il potere supremo che gli fosse offerto. E ciò perché la semplice esistenza di questo potere
supremo contiene implicitamente l'affermazione del principio di autorità, a cui ogni uomo in quanto tale -- e anche l'orgoglioso -- può essere soggetto.
L'orgoglio può così condurre all'ugualitarismo più completo e radicale.
Gli aspetti di questo ugualitarismo radicale e metafisico sono diversi:
a) Uguaglianza tra gli uomini e Dio: da ciò il panteismo, l'immanentismo e tutte le forme esoteriche
di religione, che mirano a stabilire un rapporto da uguale a uguale tra Dio e gli uomini, e hanno per
scopo di attribuire a questi ultimi prerogative divine. L'ateo è un ugualitario che, volendo evitare
l'assurdità dell'affermazione che l'uomo è Dio, cade in un altro assurdo, affermando che Dio non
esiste. Il laicismo è una forma di ateismo, e quindi di ugualitarismo. Esso afferma l'impossibilità di
giungere alla certezza dell'esistenza di Dio. Quindi, nella sfera temporale, l'uomo deve agire come
se Dio non esistesse, ossia, come qualcuno che ha detronizzato Dio.
b) Uguaglianza nella sfera ecclesiastica: soppressione del sacerdozio dotato dei poteri di ordine,
magistero e governo, o almeno di un sacerdozio con gradi gerarchici.
c) Uguaglianza tra le diverse religioni: tutte le discriminazioni religiose sono odiose perché
offendono la fondamentale uguaglianza tra gli uomini. Perciò, le diverse religioni devono essere
trattate in modo rigorosamente uguale. La pretesa di una religione di essere quella vera, a esclusione
delle altre, comporta l'affermazione di una superiorità, è contro la mansuetudine evangelica, ed è
pure impolitica, perché le preclude l'accesso ai cuori.
d) Uguaglianza nella sfera politica: soppressione, o almeno attenuazione, della disuguaglianza tra
governanti e governati. Il potere non viene da Dio, ma dalla massa, che comanda e alla quale il
governo deve ubbidire. Proscrizione della monarchia e della aristocrazia come regimi
intrinsecamente cattivi, in quanto antiugualitari. Soltanto la democrazia è legittima, giusta ed
evangelica (19).
e) Uguaglianza nella struttura della società: soppressione delle classi, soprattutto di quelle che si
perpetuano per via ereditaria. Abolizione di ogni influenza aristocratica nella direzione della società
e sul tono generale della cultura e dei costumi. La gerarchia naturale costituita dalla superiorità del
lavoro intellettuale sul lavoro manuale scomparirà con il superamento della distinzione tra l'uno e
l'altro.
f) Abolizione dei corpi intermedi tra l'individuo e lo Stato, come pure dei privilegi specificamente
inerenti a ciascun corpo sociale. Per quanto grande sia l'odio della Rivoluzione contro l'assolutismo
regio, è ancora più grande il suo odio contro i corpi intermedi e la monarchia organica medioevale.
Questo avviene perché l'assolutismo monarchico tende a mettere i sudditi, anche quelli più
altolocati, a un livello di reciproca uguaglianza, in una situazione menomata che preannuncia già quell'annullamento dell'individuo e quell'anonimato, che raggiungono la massima espressione nelle
grandi concentrazioni urbane della società socialista. Fra i corpi intermedi che devono essere
aboliti, occupa il primo posto la famiglia. Nella misura in cui non riesce a estinguerla, la
Rivoluzione cerca di sminuirla, mutilarla e vilipenderla in tutti i modi.
g) Uguaglianza economica: niente appartiene a qualcuno, tutto appartiene alla collettività.
Soppressione della proprietà privata, del diritto di ciascuno al frutto integrale del proprio lavoro
personale e alla scelta della sua professione.
h) Uguaglianza negli aspetti esteriori dell'esistenza: dalla varietà scaturisce facilmente una
disuguaglianza di livello. Perciò, diminuzione per quanto possibile della varietà negli abiti, nelle
abitazioni, nei mobili, nelle abitudini, ecc.
i) Uguaglianza nelle anime: la propaganda, in un certo senso, modella in modo uniforme tutte le
anime, togliendo loro tutte le peculiarità, e quasi la vita stessa. Perfino le differenze di psicologia e di atteggiamento fra i sessi tendono a diminuire il più possibile. Per tutte queste ragioni, scompare il
popolo, che è essenzialmente una grande famiglia di anime diverse ma armoniche, riunite attorno a ciò che è a loro comune. E sorge la massa, con la sua grande anima vuota, collettiva, schiava (20).
j) Uguaglianza in tutti i rapporti sociali: tra anziani e giovani, tra padroni e dipendenti, tra
insegnanti e studenti, tra marito e moglie, tra genitori e figli, ecc.
k) Uguaglianza nell'ordine internazionale lo Stato è costituito da un popolo indipendente che
esercita pieno dominio su un territorio. La sovranità è, dunque, il corrispettivo della proprietà nel
diritto pubblico. Ammessa l'idea di popolo, con caratteristiche che lo differenziano dagli altri, e
l'idea di sovranità, ci troviamo necessariamente di fronte a disuguaglianze: di capacità, di virtù, di
numero, ecc. Ammessa l'idea di territorialità, abbiamo la disuguaglianza quantitativa e qualitativa
delle diverse zone territoriali. Si capisce, perciò, come la Rivoluzione, fondamentalmente
ugualitaria, sogni di fondere tutte le razze, tutti i popoli e tutti gli Stati, in una sola razza, in un solo
popolo e in un solo Stato (vedi parte I, cap. XI, 3).
l) Uguaglianza tra le diverse parti del paese: per le stesse ragioni, e per un meccanismo analogo, la
Rivoluzione tende ad abolire all'interno delle patrie oggi esistenti tutto il sano regionalismo politico,
culturale, ecc.
m) Ugualitarismo e odio a Dio: san Tommaso insegna che la diversità delle creature e la loro
disposizione gerarchica sono un bene in sé, poiché così risplendono meglio nella creazione le
perfezioni del Creatore (21). E dice che, tanto tra gli angeli (22) quanto tra gli uomini, nel paradiso
terrestre come in questa terra d'esilio (23), la Provvidenza ha stabilito la disuguaglianza. Per questo,
un universo di creature uguali sarebbe un mondo in cui sarebbe cancellata, in tutta la misura
possibile, la somiglianza tra le creature e il Creatore. Quindi odiare, per principio, ogni e qualsiasi
disuguaglianza equivale a porsi metafisicamente contro gli elementi per la migliore somiglianza tra il Creatore e la creazione, significa odiare Dio.
n) I limiti della disuguaglianza: è chiaro che da tutta questa esposizione dottrinale non si può
concludere che la disuguaglianza sia sempre e necessariamente un bene.
Gli uomini sono tutti uguali per natura, e diversi soltanto nei loro elementi accidentali. I diritti che a loro provengono dal semplice fatto di essere uomini, sono uguali per tutti: diritto alla vita, all'onore, a condizioni di esistenza sufficienti, dunque, al lavoro e alla proprietà, alla costituzione di una famiglia, e soprattutto alla conoscenza e alla pratica della vera religione. E le disuguaglianze che attentano a questi diritti sono contrarie all'ordine della Provvidenza. Però, entro questi limiti, le disuguaglianze derivanti da elementi accidentali come la virtù, il talento, la bellezza, la forza, la amiglia, la tradizione, ecc., sono giuste e conformi all'ordine dell'universo (24).".
Queste parole spiegano pienamente la mia posizione.
Che gli uomini debbano avere gli stessi diritti fondamentali (come il diritto alla vita, il diritto di possedere beni, la libertà di parola e di espressione e la dignità della persona) è cosa nota.
Tuttavia, va detto che gli uomini non sono uguali tra loro.
Ogni uomo ha la propria libertà e può usarla come vuole.
Ogni uomo ha il proprio talento e può usarlo come vuole.
Ogni uomo ha le sue ambizioni e può seguirle o meno.
Dio volle così, come volle che l'uomo sia responsabile verso Dio, verso gli altri e verso sé medesimo.
Se Dio volle questo, come può l'uomo mettersi contro ciò, imponendo l'uguaglianza anche in tutti quegli aspetti che non sono i diritti fondamentali?
Il principio dell'egualitarismo (o "imposizione dell'eguaglianza" ) mira a distruggere i diritti fondamentali dell'uomo, impedendogli di esprimersi, togliendogli la dignità e, di fatto, negandogli di vivere.
L'egualitarismo annulla la persona, rendendo la sua vita non degna di essere vissuta, né definita tale.
Nell'egualitarismo vi è, quindi, la "cultura della morte".
Non ci si deve sorprendere se in tutti quei regimi (come nazismo e comunismo) che volevano imporre (e che vogliono imporre) l'uguaglianza con la forza ci sia stata (e ci sia tuttora) la morte.
Un'altra forma di egualitarismo pernicioso è anche quello che nega la famiglia, ad esempio, svilendo il valore del matrimonio, come quello che nega la proprietà privata.
La negazione del diritto di proprietà è frutto dell'invidia sociale e quindi dell'odio.
Gli egualitaristi dicono: "Dietro ad una grande ricchezza vi è un grande delitto".
Una frase del genere è una sciocchezza.
Un uomo ricco non è necessariamente un mascalzone.
Egli, infatti, potrebbe essere diventato ricco in funzione del proprio talento.
Anche lo svilimento del valore del matrimonio è frutto dell'odio.
Non voglio sembrare omofobo o retrogrado (poiché anche gli omosessuali hanno diritto di vivere, di possedere beni, di esprimere le proprie opinioni e di non vedere la propria dignità svilita) ma il fondamento della società è il rapporto familiare e la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio, l'unione tra uomo e donna.
La radice del termine "matrimonio"è "madre" è ciò implica un rapporto uomo-donna, la base del progresso della società.
Il volere scardinare il concetto di matrimonio per "dare diritti ad altre forme di convivenza" implica la distruzione della stessa società.
Le generazioni che verranno dopo non avrebbero più un vero punto di riferimento, se ciò dovesse concretarsi.
Svilire il matrimonio significa detestare l'ordine naturale delle cose.
Anche questa è una forma di odio, una forma di odio verso Dio.
Per questo motivo, l'egualitarismo è distruttivo.
Cordiali saluti.
venerdì 27 aprile 2012
IV Domenica di Pasqua, la pietra scartata dai costruttori
Cari amici ed amiche.
Nelle Sante Messe di questa sera e di domani saranno letti i seguenti brani:
Gesù si fece riconoscere come pastore di tutti perché fu (ed è) sacerdote di tutti.
Egli testimoniò la fedeltà di Dio Padre, offrendo la sua vita in sacrificio.
Infatti, egli fece il paragone con un pastore che possiede un gregge.
Il pastore, infatti, sa che il suo gregge è la cosa più preziosa che ha.
Pur di difenderlo, egli sarebbe disposto anche a morire.
Al contrario, una persona che gestisce il gregge di un altro (dietro pagamento) fa solo il suo compitino ma non si farebbe uccidere per ciò che non è suo.
Da qui si può capire quella che fu (ed è) la natura di Gesù.
Gesù, però, disse anche un'altra cosa.
Egli disse: " E ho altre pecore con sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.".
Chi sono le "altre pecore" in questione?
Le "altre pecore" siamo noi, che non proveniamo direttamente dalla religione ebraica.
Questa sarà la Chiesa di Cristo, l'unione tra il vecchio Israele, il popolo eletto, e gli altri popoli, uniti sotto l'unico Signore.
Da qui, possiamo capire molte cose.
Cordiali saluti.
Nelle Sante Messe di questa sera e di domani saranno letti i seguenti brani:
- Dagli Atti degli Apostoli (capitolo 4, versetti 8-12): "[8] Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani,
[9] visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute,
[10] la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo.
[11] Questo Gesù è
la pietra che, scartata da voi, costruttori,
è diventata testata d'angolo.
[12] In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati". ". - Dal Salmo 117 (118): "[1] Alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.
[2] Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.
[3] Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la sua misericordia.
[4] Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia.
[5] Nell'angoscia ho gridato al Signore,
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
[6] Il Signore è con me, non ho timore;
che cosa può farmi l'uomo?
[7] Il Signore è con me, è mio aiuto,
sfiderò i miei nemici.
[8] È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.
[9] È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.
[10] Tutti i popoli mi hanno circondato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
[11] Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
[12] Mi hanno circondato come api,
come fuoco che divampa tra le spine,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
[13] Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato mio aiuto.
[14] Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
[15] Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto meraviglie,
[16] la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
[17] Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.
[18] Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
[19] Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.
[20] È questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.
[21] Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza.
[22] La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;
[23] ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
[24] Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.
[25] Dona, Signore, la tua salvezza,
dona, Signore, la vittoria!
[26] Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore;
[27] Dio, il Signore è nostra luce.
Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell'altare.
[28] Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
[29] Celebrate il Signore, perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia. ". - Dalla I lettera di Giovanni (capitolo 3, versetti 1-2): "[1] Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di
Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è
perché non ha conosciuto lui.
[2] Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. ". - Dal Vangelo secondo Giovanni (capitolo 10, versetti 11-18): "[10] Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io
sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
[11] Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.
[12] Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;
[13] egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
[14] Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,
[15] come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
[16] E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.
[17] Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.
[18] Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".".
Gesù si fece riconoscere come pastore di tutti perché fu (ed è) sacerdote di tutti.
Egli testimoniò la fedeltà di Dio Padre, offrendo la sua vita in sacrificio.
Infatti, egli fece il paragone con un pastore che possiede un gregge.
Il pastore, infatti, sa che il suo gregge è la cosa più preziosa che ha.
Pur di difenderlo, egli sarebbe disposto anche a morire.
Al contrario, una persona che gestisce il gregge di un altro (dietro pagamento) fa solo il suo compitino ma non si farebbe uccidere per ciò che non è suo.
Da qui si può capire quella che fu (ed è) la natura di Gesù.
Gesù, però, disse anche un'altra cosa.
Egli disse: " E ho altre pecore con sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.".
Chi sono le "altre pecore" in questione?
Le "altre pecore" siamo noi, che non proveniamo direttamente dalla religione ebraica.
Questa sarà la Chiesa di Cristo, l'unione tra il vecchio Israele, il popolo eletto, e gli altri popoli, uniti sotto l'unico Signore.
Da qui, possiamo capire molte cose.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.