The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
Il mio libro
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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martedì 31 gennaio 2012
LA MEMORIA, LA SCUOLA E LA POLITICA
Cari amici ed amiche.
Una riflessione fatta su Facebook dall'amica Irene Bertoglio mi ha dato l'idea di scrivere questo articolo.
Irene, infatti, ha riflettuto sul fatto che si parli tanto della Shoah mentre si parli poco di altri crimini non meno gravi.
Basta aprire un libro di testo di storia.
Sulla Shoah si legge di tutto e di più, anche il più piccolo dei particolari.
In realtà, la Shoah non fu (e non è) il solo ed unico crimine contro l'umanità.
Questo fu riconosciuto dallo stesso Simon Wiesenthal ha parlato di altri crimini, come ad esempio il Genocidio armeno.
Il problema, allora, è l'egemonia ideologica di una parte politica nel mondo della cultura.
Sappiamo tutti che la scuola pubblica, come un certo mondo intellettuale, è infeudata dalla sinistra.
Se qualcuno, ad esempio, critica la "Resistenza", parla delle foibe piuttosto che degli ebrei uccisi in Ucraina dai comunisti, ecco che si viene tacciati di dire delle falsità, di ignoranza o, peggio ancora, di filo-nazismo.
Ora, sappiamo tutti che la storia fu ben diversa da quella scritta sui libri.
Per esempio, non tutti i partigiani vollero liberare l'Italia.
Anzio, molti di loro vollero portare il comunismo nel nostro Paese.
Riguardo alle foibe, i soldati del dittatore comunista jugoslavo Tito non colpirono dei pericolosi nazisti ma dei civili inermi che ebbero la colpa di essere italiani.
Quanto agli ebrei uccisi in Ucraina, i nazisti non c'entrarono ma furono i comunisti.
Avete mai sentito parlare dell'Holodomor?
Parecchie persone furono fatte morire di fame!
Che differenza c'era tra i nazisti (che mettevano la gente nei lager) ed i sovietici che fecero l'Holodomor?
Rispondo io...nessuna!
Lo stesso discorso vale anche per Papa Pio XII, che è stato accusato di avere taciuto di fronte agli orrori della Shoah.
La realtà, dice che Papa Pio XII cercò di salvare tanti ebrei (e non solo), facendo in modo che essi venissero ospitati nei conventi e nelle chiese.
Eppure, se qualcuno dice qualcosa di diverso da quanto scritto nella storiografia "ufficiale", viene "massacrato" dagli altri.
Viene definito "ignorante" o tacciato di filo-nazismo.
Io penso che quando si falsa la memoria (in nome dell'ideologia politica) si faccia solo del male alle generazioni future.
Falsare la memoria significa ucciderla.
Uccidere la memoria rischia di fare sì che certi crimini si ripetano.
Cordiali saluti.
LAUREA AL PRESIDENTE NAPOLITANO? INOPPORTUNA!
Cari amici ed amiche.
Pur rispettando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, vorrei dire che la laurea "honoris causa" che ieri gli è stata conferita dall'Università di Bologna sia stata, quantomeno, inopprtuna, come credo che siano state inopportune altre lauree simili date a personaggi altrettanto famosi.
Io penso che le università, come tutti gli istituti di formazione, debbano premiare il merito negli studi.
Penso ai vari ragazzi e ragazze che studiano e che pagano delle rette pesantissime.
Infatti, in questo momento, la politica non gode di una buona reputazione.
Per questo, specialmente in questo momento, io credo che una laurea come quella data al presidente Napolitano sia inopportuna.
Cordiali saluti.
Pur rispettando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, vorrei dire che la laurea "honoris causa" che ieri gli è stata conferita dall'Università di Bologna sia stata, quantomeno, inopprtuna, come credo che siano state inopportune altre lauree simili date a personaggi altrettanto famosi.
Io penso che le università, come tutti gli istituti di formazione, debbano premiare il merito negli studi.
Penso ai vari ragazzi e ragazze che studiano e che pagano delle rette pesantissime.
Infatti, in questo momento, la politica non gode di una buona reputazione.
Per questo, specialmente in questo momento, io credo che una laurea come quella data al presidente Napolitano sia inopportuna.
Cordiali saluti.
lunedì 30 gennaio 2012
I GIOVANI E DIO
Cariici ed amiche.
Ieri, presso l'oratorio della Parrocchia di San Giovanni Battista di Roncoferraro (Mantova) si è tenuto l'incontro intitolato "Ti presento un Grande Amico".
Esso era parte di quel ciclo di incontri intitolato "La famiglia chiede aiuto" ed era stato organizzato dall'Unità pastorale di San Leone Magno e dal Consultorio di Mantova, con il patrocinio del comune di Roncoferraro.
Relatrice della dell'incontro è stata la professoressa Luisa Nattero Gabbi, un'insegnante di religione, che è collega della mia ex professoressa della stessa materia, la professoressa Maria Cerutti, che saluto con stima.
I moderatori sono stati don Giovanni Telò (parroco di Villa Garibaldi di Roncoferraro) e don Alberto Bertozzi, parroco di Roncoferraro, il padrone di casa.
Il tema dell'incontro è il rapporto tra giovani ed il sacro.
La professoressa Nattero Gabbi ha fatto un discorso molto esauriente sulla problematica inerente ai giovani.
Ha parlato del ruolo della famiglia nel rapporto tra i giovani ed il sacro, dall'insegnamento della preghiera alla frequenza della Messa.
Secondo la professoressa, non è giusto costringere i giovani ad andare a Messa.
Infatti, Dio ha creato l'uomo libero e la libertà è un rischio.
Infatti, sempre secondo la professoressa, la Messa non deve essere proposta come un obbligo dettato da un'istituzione ma come l'incontro tra l'uomo e Dio.
Quindi, con i giovani servono la pazienza e la costanza per fare capire che Dio ha un progetto per loro.
Di conseguenza, i cattolici (ed i familiari dei giovani in primis) devono farsi "seminatori della Parola di Dio".
La professoressa Nattero Gabbi ha preseguito affermando che aprirsi a Dio significa aprirsi al prossimo e stabilire con lui una relazione.
Ha spiegato ciò con una metafora interessante, quella della persona che viene messa in cima all'Empire State Building e coperta d'oro.
Una persona in quelle condizioni potrebbe avere il mondo intero ma, se rimanesse sola, sarebbe destinata a morire.
Nel parlare di questo argomento, la professoressa Nattero Gabbi ha parlato della crisi e di due pulsioni che essa sta portando, l'egoismo e l'altruismo.
La professoressa sostiene che l'uomo deve aprirsi agli altri.
Terminato il discorso della professoressa Nattero Gabbi, si è dato spazio agli interventi.
Il primo ad intervenire sono stato io.
Io ho parlato delle mie esperienze personali e ho citato quelle di altre persone con cui mi sono confrontato.
Ad esempio, ho citato l'esperienza del ben noto amico Angelo Fazio, quella dell'amico Samuele Maniscalco e del suo operato nell'ambito di "Tradizione, Famiglia e Proprietà", l'associazione di Plinio Correa de Oliveira, quelle degli amici Stefania Ragaglia e Filippo di Giorgianni, Vittorio Leo e di altri.
Spero che nessuno si offenda se li chiamo amici.
Ovviamente, non ho fatto i nomi.
Ho detto che i giovani cattolici devono farsi "seminatori della Parola di Dio", con qualsiasi mezzo.
Ad esempio, io ho parlato di questo blog.
Inoltre, ho anche detto che ogni uomo è come un equilibrista che cammina su una corda.
Egli si trova in bilico tra l'altruismo e l'egoismo.
Ogni giorno deve vedersela con queste due pulsioni.
Io stesso mi trovo a dovere lottare.
A volte, mi dico: "Ma chi te lo fa fare di dare consigli agli altri, di scrivere su questo blog (condividendo testimonianze e pensieri) o di fare del bene agli altri, che sono pronti a fregarti, come ti hanno fregato in passato? Chi te lo fa fare di impegnarti in politica?".
In realtà, questa domanda me la pongono anche altre persone.
Però, per essere veramente umani, non si deve fare così.
Bisogna andare contro certe pulsioni.
All'inizio si soffre un po' (dato che l'egoismo e la diffidenza duro da combattere, specie dopo avere avuto delle brutte esperienze) ma poi ci si sta bene.
Come ha detto la professoressa Nattero Gabbi, il volere di Dio è anche una croce e l'ha spiegato raccontando la storiella dell'uomo che tagliò la propria croce (per renderla meno pesante) e che poi si trovò al ciglio di un burrone insieme agli altri.
Questo ultimi avevano conservato le loro croci e ne avevano fatto ponti per passare il burrone.
L'uomo che aveva tagliato la priopria croce non poté e cadde nel burrone.
Ci sono stati altri interventi, tutti fondati su esperienze personali e considerazioni.
Questo incontro è stato molto interessante e forse ci ha fatto capire che il giovane va educato nella fede fin dall'inizio.
Cordiali saluti.
SCALFARO, L'OPINIONE DI MARCO INVERNIZZI, "LA MORALE PRIVATA ED I PUBBLICI COMPROMESSI"
Cari amici ed amiche.
Ho qui un articolo scritto da Marco Inverizzi. Ringrazio l'amica Alessandra Spanò che me l'ha fatto trovare su Facebook.
Esso recita:
"Nato nel 1918 da padre napoletano e madre piemontese, Oscar Luigi Scalfaro è morto il 29 gennaio all'età di 93 anni, dopo avere ricoperto le principali cariche istituzionali della Repubblca.
Studiò giurisprudenza e divenne magistrato giurando fedeltà allo Stato nel 1943, quando il fascismo stava uscendo di scena, ma ebbe ancora a che fare con i fascisti in quanto coinvolto come giudice in alcuni dei processi che portarono alla condanna a morte di molti, ritenuti ex fascisti; processi che lui stesso riterrà molti anni più tardi inquinati dal clima di odio ideologico nel quale si svolsero.
Tuttavia, giá nel 1946 lascia la Magistratura per approdare in Parlamento alle elezioni per la Assemblea Costituente nelle fila della Dc, dove approda da cattolico militante nell'Azione Cattolica, alla quale si era iscritto a soli dodici anni.
Nel partito occuperá sempre posizioni di destra, appartenendo alla corrente di Mario Scelba prima e poi opponendosi con molti altri democristiani alla politica di centro-sinistra e a quella del compromesso storico, rispettivamente negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Ciò lo portò a diventare ministro nell'epoca dei governi guidati da Bettino Craxi, nella stagione successiva al fallimento del compromesso storico, negli anni Ottanta.
Eletto Presidente della Camera nel 1992, vi rimase solo un mese per diventare Capo dello Stato, eletto al sedicesimo scrutinio, il 25 maggio. Si era alla fine della Prima Repubblica e iniziava il disfacimento dei principali partiti per via giudiziaria, ma propiziato dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989. Inizierà durante il suo settennato una nuova fase politica segnata dal cambio di sistema elettorale da proporzionale a parzialmente maggioritario e dalla vittoria elettorale della coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi nelle elezioni del 1994.
La sua Presidenza sarà segnata dal rifiuto opposto al Presidente del Consiglio Berlusconi di andare al voto anticipato dopo che alcune forze politiche alleate fecero cadere il governo pochi mesi dopo la vittoria elettorale. Scalfaro usò le prerogative costituzionali che gli permettevano di favorire la nascita di un nuovo governo, ma così inaugurò un lungo periodo di contrapposizione della Presidenza della Repubblica con le forze politiche di centro-destra che fece dire a molti che il Capo dello Stato parteggiava apertamente per una parte politica. E infatti, dopo la fine del suo mandato, Scalfaro entrò nel Partito Democratico e si impegnò pubblicamente nei vari comitati in difesa della Costituzione, sorti per opporsi ai progetti di revisione costituzionale proposti, anche se non attuati, nelle fila del centro-destra.
La sua parabola politica, iniziata e confermata a lungo nel centro-destra, seppure internamente alla Dc, e poi approdata nel centro-sinistra, è emblematica per spiegare una certa declinazione del cattolicesimo in politica. Scalfaro infatti si ritenne sempre un cattolico in politica, col suo distintivo dell'Aci sempre visibile, con il suo impegno religioso mai nascosto. Tuttavia, il cristianesimo non doveva, e non voleva, influenzare la cultura politica e possibilmente le stesse istituzioni. Lo disse chiaramente in una intervista dove confermò che una legge dello Stato doveva essere accettata non soltanto di fatto, ma anche promossa, sebbene contraria al diritto naturale.* La sua cultura politica spiega come mai tanti ministri Dc firmarono la legge 194 sull'aborto oppure il perché Romano Prodi andò a votare nel referendum sulla legge 40, probabilmente sentendosi coerenti con la loro cultura politica.
Emblematico l'episodio che verrà ricordato in questi giorni da molti, quando nel 1950 apostrofò pubblicamente in un ristorante una signora che aveva le spalle scoperte, accusandola di immoralità. Ne nacque un processo, e la sfida a duello da parte del marito della signora, che Scalfaro rifiutò. Ma quello che oggi a noi importa è il modello di cattolicesimo espresso dall'uomo pubblico, moralista nelle circostanze della vita privata, e acquiescente al volere della maggioranza, sempre e comunque, nella vita pubblica. Me lo disse una volta Luigi Gedda, parlandomi del tipo democristiano con cui ebbe spesso a scontrarsi: per lui, mi spiegava, la democrazia conta più della veritá.
Oggi Scalfaro è arrivato al traguardo della vita, e queste considerazioni sono importanti soltanto per noi che siamo ancora sulla terra. A lui, adesso, è giusto riservare soprattutto una preghiera.
* Intervistato da Vittorio Messori (Inchiesta sul cristianesimo, SEI, Torino, 1987, p. 218) a proposito dell'atteggiamento avuto dalla DC di fronte alla legge sull'aborto, Scalfaro rispose: «Era un atto dovuto. Il mio partito poteva solo opporsi nella discussione in parlamento e poi opporsi nella votazione. Il che è stato fatto. Poi, la maggioranza si è espressa, ed era quel che era. A quel punto, Presidente della repubblica, Presidente del consiglio, ministri competenti non potevano far altro che firmare: un atto dovuto...».".
Io penso che Oscar Luigi Scalfaro sia stato il prodotto di quel declino del cattolicesimo impegnato in politica.
In pratica, Scalfaro e tutti coloro che la pensavano (e la pensano) come hanno mantenuto solo i caratteri esteriori del cattolicesimo.
Essere cattolici, però, significa non cedere a certi compromessi.
Ad esempio, sull'aborto, Scalfaro ha ceduto ad un compromesso.
Lo stesso discorso può valere per l'eutanasia.
Prendiamo il caso di Eluana Englaro, la ragazza che è rimasta in coma per diciassette anni e che poi è stata fatta morire con eutanasia dal padre Beppino nel 2009.
Io mi ricordo che i cattolici di sinistra non hanno detto nulla contro quello che stava per fare il padre Beppino.
Un cattolico deve essere contro l'eutanasia.
I cattolici impegnati in politica devono portare i loro valori, ossia i valori cattolici.
Mi viene in mente San Tommaso Moro, che difese i suoi valori pagando con la vita.
Di sicuro, Scalfaro non può essere paragonato a San Tommaso Moro.
Mi viene in mente anche quanto accadde qui a Roncoferraro (Mantova) con il supermercato di fronte al cimitero.
I cattolici di sinistra non dissero nulla contro ciò.
Io penso che essere cattolici impegnati in politica significhi anche avere la responsabiltà di opporsi a certe cose che sono contrarie alla fede cattolica.
Di fronte a certe situazioni, il cattolico deve fare obiezione di coscienza.
Altrimenti, a che serve definirsi cattolici?
Cordiali saluti.
Ho qui un articolo scritto da Marco Inverizzi. Ringrazio l'amica Alessandra Spanò che me l'ha fatto trovare su Facebook.
Esso recita:
"Nato nel 1918 da padre napoletano e madre piemontese, Oscar Luigi Scalfaro è morto il 29 gennaio all'età di 93 anni, dopo avere ricoperto le principali cariche istituzionali della Repubblca.
Studiò giurisprudenza e divenne magistrato giurando fedeltà allo Stato nel 1943, quando il fascismo stava uscendo di scena, ma ebbe ancora a che fare con i fascisti in quanto coinvolto come giudice in alcuni dei processi che portarono alla condanna a morte di molti, ritenuti ex fascisti; processi che lui stesso riterrà molti anni più tardi inquinati dal clima di odio ideologico nel quale si svolsero.
Tuttavia, giá nel 1946 lascia la Magistratura per approdare in Parlamento alle elezioni per la Assemblea Costituente nelle fila della Dc, dove approda da cattolico militante nell'Azione Cattolica, alla quale si era iscritto a soli dodici anni.
Nel partito occuperá sempre posizioni di destra, appartenendo alla corrente di Mario Scelba prima e poi opponendosi con molti altri democristiani alla politica di centro-sinistra e a quella del compromesso storico, rispettivamente negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Ciò lo portò a diventare ministro nell'epoca dei governi guidati da Bettino Craxi, nella stagione successiva al fallimento del compromesso storico, negli anni Ottanta.
Eletto Presidente della Camera nel 1992, vi rimase solo un mese per diventare Capo dello Stato, eletto al sedicesimo scrutinio, il 25 maggio. Si era alla fine della Prima Repubblica e iniziava il disfacimento dei principali partiti per via giudiziaria, ma propiziato dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989. Inizierà durante il suo settennato una nuova fase politica segnata dal cambio di sistema elettorale da proporzionale a parzialmente maggioritario e dalla vittoria elettorale della coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi nelle elezioni del 1994.
La sua Presidenza sarà segnata dal rifiuto opposto al Presidente del Consiglio Berlusconi di andare al voto anticipato dopo che alcune forze politiche alleate fecero cadere il governo pochi mesi dopo la vittoria elettorale. Scalfaro usò le prerogative costituzionali che gli permettevano di favorire la nascita di un nuovo governo, ma così inaugurò un lungo periodo di contrapposizione della Presidenza della Repubblica con le forze politiche di centro-destra che fece dire a molti che il Capo dello Stato parteggiava apertamente per una parte politica. E infatti, dopo la fine del suo mandato, Scalfaro entrò nel Partito Democratico e si impegnò pubblicamente nei vari comitati in difesa della Costituzione, sorti per opporsi ai progetti di revisione costituzionale proposti, anche se non attuati, nelle fila del centro-destra.
La sua parabola politica, iniziata e confermata a lungo nel centro-destra, seppure internamente alla Dc, e poi approdata nel centro-sinistra, è emblematica per spiegare una certa declinazione del cattolicesimo in politica. Scalfaro infatti si ritenne sempre un cattolico in politica, col suo distintivo dell'Aci sempre visibile, con il suo impegno religioso mai nascosto. Tuttavia, il cristianesimo non doveva, e non voleva, influenzare la cultura politica e possibilmente le stesse istituzioni. Lo disse chiaramente in una intervista dove confermò che una legge dello Stato doveva essere accettata non soltanto di fatto, ma anche promossa, sebbene contraria al diritto naturale.* La sua cultura politica spiega come mai tanti ministri Dc firmarono la legge 194 sull'aborto oppure il perché Romano Prodi andò a votare nel referendum sulla legge 40, probabilmente sentendosi coerenti con la loro cultura politica.
Emblematico l'episodio che verrà ricordato in questi giorni da molti, quando nel 1950 apostrofò pubblicamente in un ristorante una signora che aveva le spalle scoperte, accusandola di immoralità. Ne nacque un processo, e la sfida a duello da parte del marito della signora, che Scalfaro rifiutò. Ma quello che oggi a noi importa è il modello di cattolicesimo espresso dall'uomo pubblico, moralista nelle circostanze della vita privata, e acquiescente al volere della maggioranza, sempre e comunque, nella vita pubblica. Me lo disse una volta Luigi Gedda, parlandomi del tipo democristiano con cui ebbe spesso a scontrarsi: per lui, mi spiegava, la democrazia conta più della veritá.
Oggi Scalfaro è arrivato al traguardo della vita, e queste considerazioni sono importanti soltanto per noi che siamo ancora sulla terra. A lui, adesso, è giusto riservare soprattutto una preghiera.
* Intervistato da Vittorio Messori (Inchiesta sul cristianesimo, SEI, Torino, 1987, p. 218) a proposito dell'atteggiamento avuto dalla DC di fronte alla legge sull'aborto, Scalfaro rispose: «Era un atto dovuto. Il mio partito poteva solo opporsi nella discussione in parlamento e poi opporsi nella votazione. Il che è stato fatto. Poi, la maggioranza si è espressa, ed era quel che era. A quel punto, Presidente della repubblica, Presidente del consiglio, ministri competenti non potevano far altro che firmare: un atto dovuto...».".
Io penso che Oscar Luigi Scalfaro sia stato il prodotto di quel declino del cattolicesimo impegnato in politica.
In pratica, Scalfaro e tutti coloro che la pensavano (e la pensano) come hanno mantenuto solo i caratteri esteriori del cattolicesimo.
Essere cattolici, però, significa non cedere a certi compromessi.
Ad esempio, sull'aborto, Scalfaro ha ceduto ad un compromesso.
Lo stesso discorso può valere per l'eutanasia.
Prendiamo il caso di Eluana Englaro, la ragazza che è rimasta in coma per diciassette anni e che poi è stata fatta morire con eutanasia dal padre Beppino nel 2009.
Io mi ricordo che i cattolici di sinistra non hanno detto nulla contro quello che stava per fare il padre Beppino.
Un cattolico deve essere contro l'eutanasia.
I cattolici impegnati in politica devono portare i loro valori, ossia i valori cattolici.
Mi viene in mente San Tommaso Moro, che difese i suoi valori pagando con la vita.
Di sicuro, Scalfaro non può essere paragonato a San Tommaso Moro.
Mi viene in mente anche quanto accadde qui a Roncoferraro (Mantova) con il supermercato di fronte al cimitero.
I cattolici di sinistra non dissero nulla contro ciò.
Io penso che essere cattolici impegnati in politica significhi anche avere la responsabiltà di opporsi a certe cose che sono contrarie alla fede cattolica.
Di fronte a certe situazioni, il cattolico deve fare obiezione di coscienza.
Altrimenti, a che serve definirsi cattolici?
Cordiali saluti.
CONCILIO VATICANO II, LA PAROLA AD IRENE BERTOGLIO
Cari amici ed amiche.
Da qualche tempo a questa parte, l'amica Irene Bertoglio condivide con me e con altri amici su Facebook alcune interessanti riflessioni.
Mi fa piacere essere coinvolto in queste discussioni perché sono interessanti e mi auguro che questa "collaborazione" vada avanti.
Fare "rete" con altri giovani con cui condivido parecchi ideali (come per l'appunto Irene, piuttosto che Filippo Giorgianni, Stefania Ragaglia, Vittorio Leo, Angelo Fazio, Samuele Maniscalco ed altri) è una bella cosa.
Anzi, propongo loro di fare una vera e propria "collaborazione" tra siti e blogs e a livello di Facebook.
I siti ed i blogs ci sono. Cito, ad esempio, il blog "Symposium: Somnium Scipionis" (di Stefania Ragaglia e di sua sorella Valentina), piuttosto che quello del "Circolo di Plinio Correa de Oliveira" o quello di Riccardo Di Giuseppe .
Oggi, Irene ha fatto una riflessione sul Concilio Vaticano II.
L'ha fatto citando Rino Cammilleri, la cui frase dice:
"Vedo che i preti, sempre in ritardo di un paio di rivoluzioni, come disse qualcuno, a volte si mostrano afflitti come da un bisogno di essere accettati dal mondo moderno. L'ultima spiaggia su cui li vedi ormai resistere è oramai l'aborto, e per alcuni verrebbe da dire quasi a malincuore, essendo un ostacolo al "dialogo". Per il resto posizioni sfumate, parlare involuto e non di rado ambiguo e una linea di pensiero che sembra mutuata dai Verdi, apertura indiscriminata all'immigrazione, ecologismo, terzomondismo, pauperismo, bacchettate al capitalismo, perdonismo a tutto campo. Non so voi ma io mi sento disorientato da chi dovrebbe orientarmi.".
Irene ha poi parlato della sua inquietudine di fronte a questa situazione.
Io comprendo l'inquietudine di Cammilleri come quella dell'amica Irene.
Anche io sono inquieto (per non dire sgomento) di fronte a certe situazioni che riguardano la Chiesa e che sono state causate da deviazioni di quella politica conciliare.
Ora, faccio una considerazione.
L'estate scorsa, quando ero in Sicilia, ho presenziato alla Messa celebrata dal parroco di Galati Mamertino, don Giuseppe.
Ho notato che l'approccio con cui le Messe erano state celebrate era ben diverso rispetto a quello con cui i parroci della mia zona celebrano le medesime funzioni.
In Sicilia, ho percepita una certa solennità nella funzione.
Sembrava che la funzione fosse veramente sentita.
Purtroppo, qui da noi, molte parrocchie non fanno altrettanto.
Anzi, ci sono anche preti che, ad esempio, parlano di "accoglienza indiscriminata degli immigrati" o di ecologismo e che, dal modo in cui parlano, sembrano certi politici, come Nichi Vendola, Paolo Cento, Alfonso Pecoraro Scanio, Massimo D'Alema o Gianfranco Fini.
Finché dicono certe cose in privato, può anche starci.
Il problema c'è quando dicono certe cose durante le Messe che celebrano.
Io penso che la Messa non debba essere un comizio politico e che la chiesa non sia una "Casa del Popolo".
Questo fenomeno è particolarmente forte qui al nord, dove c'è una secolarizzazione più forte e dove certe idee (come il marxismo) hanno permeato una certa parte di società.
Questo rischia di snaturare la dottrina cristiana.
Io, quando vado a Messa, voglio ricevere i Sacramenti ed ascoltare la Parola del Signore e non sentire un comizio politico.
La chiesa non è un centro sociale!
Noi giovani "contro-rivoluzionari" (mi si scusi il termine ma voglio fare capire che il cattolicesimo è una religione "contro-rivoluzionaria", ossia contro quel tipo di idee di cui ho parlato prima) dobbiamo fare "rete" e portare avanti una "battaglia culturale".
Ad esempio, quei cattolici che bacchettano il capitalismo dovrebbero leggere (ad esempio) il "Manuale di confessione" di Thomas di Cobham, un vescovo inglese del XII secolo, il cui brano recita:
"Vi sarebbe na grande mancanza in molti paesi se i mercanti non portassero ciò che abbonda in un luogo in altro dove queste stesse cose mancano. Perciò possono a buon diritto ricevere il prezzo del loro lavoro.".
Dovrebbero leggere anche questo brano scritto da San Tommaso d'Aquino che recita:
"Se ci si dedica al commercio per il bene comune, se si vuole che le cose necessarie alla vita non manchino al paese, il guadagno, invece di essere considerato come un fine , è solo richiesto come ricompensa del lavoro.".
Questa deve essere la nostra "battaglia".
Qui nessuno vuole fare la guerra al Concilio Vaticano II ma bisogna prendere atto del fatto che da esso fossero venute fuori anche delle situazioni che rischiano di fare male alla Chiesa.
Cordiali saluti.
domenica 29 gennaio 2012
CARLO I STUART ERA UN "CRIPTOCATTOLICO"?
Cari amici ed amiche.
Oggi si commemora San Carlo I Stuart, re d'Inghilterra e martire della Chiesa anglicana.
Egli, infatti, morì il 30 gennaio 1649, martirizzato dai populisti puritani di Oliver Cromwell.
Su San Carlo I Stuart ho detto e scritto e tanto.
Ora, però, sorge una domanda che è più che legittima:
San Carlo I Stuart potrebbe essere stato criptocattolico?
Suo figlio, Carlo II (che regnò dal 1660 al 1685) era criptocattolico.
Ufficialmente, egli era anglicano ma intimamente era legato al cattolicesimo, tanto da firmare un trattato segreto nel 1669.
Questo trattato era stato stipulato con il re di Francia Luigi XIV a Dover ed impegnava re Carlo II a sospendere ogni legge contraria ai dissenzienti religiosi e a farsi cattolico.
Il Parlamento impedì ciò.
Re Carlo II fu costretto a firmare il "Test Act" (1671) che impose l'anglicanesimo a tutti coloro che rivestivano cariche pubbliche.
Inoltre, dovette firmare atti di condanne a morte contro molti cattolici inglesi, come l'arcivescovo di Armagh (in Irlanda), Oliver Plunkett.
Queste condanne furono particolarmente forti dopo l'incendio che distrusse Londra nel 1666, poiché si ritenne che esso fosse stato causato da un "Popish plot", un "complotto papista".
Questa teoria assurda fu messa in piedi da Titus Oates (1649-1705), un ex gesuita passato all'anglicanesimo.
Tuttavia, re Carlo II abbracciò il cattolicesimo in punto di morte.
Meglio ancora, fece suo fratello, che regnò dal 1685 al 1688 con il nome di Giacomo II.
Egli si convertì al cattolicesimo quando era ancora Duca di York, tra il 1668 ed il 1669.
Quando salì al trono, egli si fece incoronare da vescovi anglicani ma rifiutò la Comunione anglicana.
Re Giacomo II Stuart regnò dal 1685 al 1688 e cercò di riportare l'Inghilterra al cattolicesimo.
Non vi riuscì e fu deposto nel 1688, con la "Gloriosa Rivoluzione".
Si racconta che egli avesse gettato il sigillo reale nel Tamigi, per non consegnarlo al re protestante (e genero, poiché aveva sposato sua figlia Maria) Guglielmo III d'Orange.
Chiarite le posizioni dei suoi due figli maggiori, resta da comprendere quella di re Carlo I, il loro padre.
Può essere di aiuto un fatto che riguarda re Carlo I da giovane, quando era principe ereditario.
Nel 1623, Carlo andò in Spagna con George Villiers, I Duca di Buckingham, il favorito del padre, re Giacomo I.
I due fecero quel viaggio per trattare il matrimonio tra Carlo e l'Infanta di Spagna Isabella.
In queste trattative intervenne anche il Conte Olivares che chiese la conversione al cattolicesimo di Carlo.
Ufficialmente la conversione non ci fu ma ci fu qualcosa di strano.
Il matrimonio con l'Infanta non ci fu ma Carlo sposò ugualmente una cattolica, la principessa Enrichetta Maria di Borbone, figlia di re Enrico IV di Francia.
Come mai il Papa non disapprovò l'unione tra Carlo ed Enrichetta Maria?
Le condizioni per farlo c'erano tutte, visto che era in corso la Guerra dei Trent'anni e che la famiglia del futuro re Carlo I era implicata.
Sua sorella, Elisabetta Stuart, era sposata con l'Elettore Palatino Federico V, uno dei capi protestanti.
La "Guerra dei Trent'anni" era anche una guerra di religione tra cattolici e protestanti.
Inoltre, almeno ufficialmente, i rapporti tra re Giacomo I ed il Papa non erano buoni.
Re Giacomo I era anche uno scrittore.
Nel 1599, quando era ancora re di Scozia (con il nome di Giacomo VI), egli redasse un'opera letteraria intitolata "Basilikon doron" , un'opera antipapista.
Eppure Papa non disapprovò questa unione tra Carlo ed Enrichetta Maria.
In Spagna, potrebbe essere successo qualcosa.
Carlo, infatti, rispettava la Chiesa cattolica ed entrava nelle chiese cattoliche e pregava in ginocchio.
Inoltre, egli amava discutere di teologia, tanto che il duca di Buckingham dovette scrivere al padre per fare sì che queste discussioni cessassero.
Inoltre, una Processione Eucaristica passava sotto le sue finestre, Carlo si affacciava.
Quindi, Carlo potrebbe avere fatto qualcosa di più di una semplice preghiera nelle chiese cattoliche spagnole.
Egli potrebbe anche essersi segretamente convertito.
Queste sono solo ipotesi ma anche solo il fatto che, quando fu re, Carlo avesse sempre cercato di contrastare le leggi anticattoliche potrebbe dare conferma a tutto ciò.
Comunque, egli morì anche per noi cattolici.
Termino, ora, con questa poesia-preghiera da me scritta.
LITANIA A SAN CARLU I STUART
Cù lu Patri nto cori chi ranni vi fici...Orate pro nobis.
Cù lu Figghiu chì comu voi ebbe suppliziu...Orate pro nobis.
Cù lu Spiritu Santu chì vostra spata fù...Orate pro nobis.
Pì lu puvireddu 'n suffriri chì staci...Orate pro nobis.
Pì onne malatu chì su lu Calvariu 'nchiana...Orate pro nobis.
Pì onne omu di travagghiu et pì chiddu chì faci...Orate pro nobis.
Pì tutti li piccatura et pì onne anima pia...Orate pro nobis.
Pì nuatri priati...o Carlu rè!
Amen...in Jesu et Maria!
Cordiali saluti.
SCALFARO, BASTA CON L'IPOCRISIA
Cari amici ed amiche.
E' morto l'ex-presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Per carità di Dio, umanamente, esprimo il mio cordoglio.
Tuttavia non si possono trascurare certe sue iniziative e certe sue espressioni alquanto controverse.
Pertanto, vi porto alcune riflessioni fatte da alcune persone che sono in contatto con me su Facebook.
Una di queste, ad esempio, riguarda Enrico Vezzalini (Prefetto di Novara) ed i militi Arturo Missiato, Domenico Ricci, Salvatore Santoro, Giovanni Zeno e Raffaele Infante, che furono fatti fucilare da lui, quando questi era un giovane magistrato.
Ringrazio l'amica Irene Bertoglio, che su Facebook ha portato alla mia attenzione la questione.
Un cattolico deve predicare la giustizia non la vendetta.
Scalfaro si dimenticò di ciò.
Si dimenticò di essere cattolico anche quando difese la legge che regolamenta l'aborto.
Inoltre, vi riporto una citazione fatta da Scalfaro, quando questi era ancora presidente della Repubblica, il 07 novembre 1997.
Scalfaro disse:
""L' ATTENTATO contro Israele è stata una cosa penosissima, una bomba alla speranza, ma la volontà d' incominciare a costruire case in Gerusalemme, anche se non è corso sangue, è stato un atto di guerra contro la pace.".
Ringrazio l'amico Morris Sonnino che ha portato alla mia attenzione questa espressione.
Io trovo che sia abominevole paragonare ad un atto di guerra la costruzione di qualche casa a Gerusalemme, tenendo conto del fatto che Israele abbia il diritto di esistere.
Inoltre, vi consiglio di rileggere quanto ho scritto nell'articolo intitolato "E' morto Scalfaro, una riflessione.".
Inoltre, faccio notare anche un'altra cosa che è gravissima.
Mentre si fanno peani su Scalfaro, viene fatta passare in secondo piano una notizia che è veramente scioccante.
L'INPS di Catania ha tolto la pensione di invalidità a Salvatore Crisafulli, un uomo uscito dal coma che è invalido.
Leggete questo articolo del sito "Siciliaweb" che è intitolato "INPS etnea. Ritirata la pensione a Salvatore Crisafulli.".
Va bene il cordoglio per Scalfaro (e la preghiera per lui, poiché il rispetto è cosa dovuta a tutti) ma smettiamola con l'ipocrisia.
Cordiali saluti.
E' morto l'ex-presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Per carità di Dio, umanamente, esprimo il mio cordoglio.
Tuttavia non si possono trascurare certe sue iniziative e certe sue espressioni alquanto controverse.
Pertanto, vi porto alcune riflessioni fatte da alcune persone che sono in contatto con me su Facebook.
Una di queste, ad esempio, riguarda Enrico Vezzalini (Prefetto di Novara) ed i militi Arturo Missiato, Domenico Ricci, Salvatore Santoro, Giovanni Zeno e Raffaele Infante, che furono fatti fucilare da lui, quando questi era un giovane magistrato.
Ringrazio l'amica Irene Bertoglio, che su Facebook ha portato alla mia attenzione la questione.
Un cattolico deve predicare la giustizia non la vendetta.
Scalfaro si dimenticò di ciò.
Si dimenticò di essere cattolico anche quando difese la legge che regolamenta l'aborto.
Inoltre, vi riporto una citazione fatta da Scalfaro, quando questi era ancora presidente della Repubblica, il 07 novembre 1997.
Scalfaro disse:
""L' ATTENTATO contro Israele è stata una cosa penosissima, una bomba alla speranza, ma la volontà d' incominciare a costruire case in Gerusalemme, anche se non è corso sangue, è stato un atto di guerra contro la pace.".
Ringrazio l'amico Morris Sonnino che ha portato alla mia attenzione questa espressione.
Io trovo che sia abominevole paragonare ad un atto di guerra la costruzione di qualche casa a Gerusalemme, tenendo conto del fatto che Israele abbia il diritto di esistere.
Inoltre, vi consiglio di rileggere quanto ho scritto nell'articolo intitolato "E' morto Scalfaro, una riflessione.".
Inoltre, faccio notare anche un'altra cosa che è gravissima.
Mentre si fanno peani su Scalfaro, viene fatta passare in secondo piano una notizia che è veramente scioccante.
L'INPS di Catania ha tolto la pensione di invalidità a Salvatore Crisafulli, un uomo uscito dal coma che è invalido.
Leggete questo articolo del sito "Siciliaweb" che è intitolato "INPS etnea. Ritirata la pensione a Salvatore Crisafulli.".
Va bene il cordoglio per Scalfaro (e la preghiera per lui, poiché il rispetto è cosa dovuta a tutti) ma smettiamola con l'ipocrisia.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.