The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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venerdì 13 gennaio 2012
2000 anni di storia dell’ebraismo in Italia. Convegno in Israele dal titolo “Dentro e fuori: gli ebrei in Italia nel corso dei secoli”
Sul sito della Comunità ebraica romana (il cui link sarà nella voce "Link preferiti" vdi questo blog) è comparso questo articolo molto interessante che è intitolato "2000 anni di storia dell’ebraismo in Italia. Convegno in Israele dal titolo “Dentro e fuori: gli ebrei in Italia nel corso dei secoli”".
Esso parla di un convegno che si è tenuto in Israele, presso l'università Ben Gurion di Beer Sheva, in Neghev.
In questo articolo si parla della storia dell'Ebraismo in Italia e dell'influenza che diede alla cultura italiana.
In realtà, l'articolo si è soffermato molto sul Risorgimento.
Personalmente, ho un'opinione critica verso quel periodo storico.
Tuttavia, va riconosciuto il fatto che l'Ebraismo avesse dato un forte contributo all'Italia e alla sua cultura.
Voglio incominciare a fare ciò citando un pezzo della relazione che mi è stata inviata dall'amico Morris Sonnino:
"L'ente rappresentativo dell'ebraismo italiano è l'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, alla quale, fra l'altro, è affidato il compito di coordinare e integrare l'attività
di ventuno comunità. Di queste, la più rilevante dal punto di vista statistico è quella di
Roma - con circa quindicimila iscritti -, che è peraltro antecedente alla nascita del
cristianesimo nonché la più antica in Occidente. Seguono, per consistenza di numero
dei fedeli, le comunità di Milano (circa diecimila iscritti), Firenze, Livorno, Torino,
Trieste, Venezia, Genova, con un numero di iscritti fra i cinquecento e le poche
migliaia. Altre comunità italiane, pur se di dimensioni ridotte, hanno grande rilievo
dal punto di vista storico e culturale: fra di esse Ancona, Casale Monferrato, Ferrara e
Mantova. Complessivamente, la popolazione ebraica in Italia si aggira attorno alle
29.000 unità. Sotto il profilo religioso, nell'ebraismo italiano coesistono, accanto
all'antica tradizione autoctona (“rito italiano”, considerato il più vicino a quello
praticato in terra d’Israele prima della diaspora e tuttora in uso in diverse comunità
italiane, fra le quali Roma, Milano, Torino, Ferrara), quella sefardita e ashkenazita,
7
frutto delle varie correnti migratorie via via stabilitesi in Italia. Le comunità ebraiche
italiane, pur definendosi ortodosse - all'interno della tripartizione di origine
statunitense, che distingue fra ebraismo ortodosso, conservative e riformato -, lo sono
in realtà dal punto di vista delle opinioni dei membri solo in minima parte, pur
delineandosi un generale ritorno verso il recupero della piena ortodossia religiosa.".
Ringrazio Morris, che è una bravissima persona, per il materiale che mi ha dato.
L'Ebraismo diede un forte contributo alla cultura italiana.
A Mantova, che è la mia città, gli ebrei lasciarono una profonda impronta.
Pensate, nel periodo della signoria dei Gonzaga, circa l'8% di tutta la produzione culturale proveniva dagli ebrei.
Nella città esistevano cinque sinagoghe, di cui una di rito tedesco.
Quindi, gli ebrei erano preziosi anche per mettere in contatto per mettere in contatto la cultura latina con quella germanica e slava.
Possiamo dire che nella Mantova del XV e del XVI secolo si fosse fatta l'Europa, con le radici giudaico-cristiane propriamente dette, esssendo esistita questa importante comunità ebraica ed essendoci anche una reliquia importante per il Cristianesimo (che è la mia religione).
Infatti, a Mantova vi era e vi è il Preziosissimo Sangue di Cristo.
Già nel Medio Evo, il Mantovano era una terra d'incontro tra ebrei e cristiani.
Ne parlai negli articoli dedicati a Roncoferraro (il mio Comune), gli ebrei ed i catari.
Certamente, gli ebrei lasciarono molto in vari campi.
Pensate alla cucina.
Nella tradizione romana si presenti piatti come i carciofi alla giudia o il baccalà fritto.
La tecnica di cottura di questi piatti, una frittura con l'olio fondo, fu portata a Roma dagli ebrei.
Lo stesso discorso vale per la sfogliata di Finale Emilia.
La ricetta di questa pietanza era della comunità ebraica di Finale Emilia, un Comune della Provincia di Modena, ed intorno ad essa vi è una storia d'amore tra un fornaio ebreo ed una donna cattolica.
I due si sposarono. Si disse che lui fu poi ripudiato dalla sua comunità. Si convertì al cattolicesimo e decise di "sdoganare" questo piatto alla comunità cristiana di Finale Emilia.
Gli ebrei portarono anche conoscenze scientifiche importanti.
Forse, anche importanti uomini di cultura (come Leonardo da Vinci) potrebbero avere attinto dal bagaglio culturale ebraico.
Pare che a Mantova il corpo di Sant'Anselmo (il Santo Patrono della città) fosse stato mummificato da scienziati ebrei che pare avessero imparato la tecnica in Egitto.
Anche la stessa religione cristiana deve molto all'Ebraismo, se non altro per il fatto che gli ebrei fossero stati i primi a cui Dio si rivelò e che il popolo ebraico fosse stato la culla del Salvatore, Gesù Cristo.
Per questo, vanno condannati atti come lo sfregio contro le pietre poste in Memoria della Shoah o il negazionismo della stessa.
Papa Pio XI diceva che l'antisemitismo è incompatibile con la tradizione cattolica perché ognuno di noi (cristiani) è per certi versi semita.
Qualcuno impari!
Cordiali saluti.
giovedì 12 gennaio 2012
LEGA NORD DIVISA? IO NON CREDO!
Molti parlano di una Lega Nord spaccata sul caso Cosentino.
Com'è noto, l'onorevole Umberto Bossi ha lasciato libertà di voto ai deputati del suo partito.
Una parte di essi ha votato a favore dell'arresto ed una parte ha votato contro.
Io non credo che la Lega Nord sia diviso.
Se l'onorevole Bossi ha deciso di lasciare libertà di coscienza, ogni deputato leghista ha votato secondo la propria coscienza.
Oggi, la Lega Nord ed il Popolo della Libertà sono divisi in Parlamento.
Bisogna ricordarsi, però, del fatto che la Lega Nord abbia potuto portare avanti il suo progetto federalista grazie all'alleanza con il Popolo della Libertà.
Alleandosi con il Popolo della Libertà, la Lega Nord è diventata un partito istituzionale, un partito che può finalmente portare all'ordine del giorno di un governo dei progetti utili come il federalismo o la lotta all'immigrazione clandestina piuttosto che quella alla mafia.
Se la Lega Nord dà ascolto a quella parte di elettori che vogliono la totale rottura con il Popolo della Libertà, rischia di ritrasformarsi in una forza politica di protesta e di gettare alle ortiche tutto ciò che di buono ha fatto.
L'onorevole Bossi sa molto bene ciò.
Inoltre, se la decisione di dare libertà di coscienza ai deputati è stata presa dal vertice del partito e dalla sua maggioranza, chi si è opposto a ciò doveva adueguarsi.
In democrazia vince la maggioranza.
Quindi, nella Lega Nord vi è la democrazia.
Cordiali saluti.
REFERENDUM E CASO COSENTINO, DUE PAROLE
Cari amici ed amiche.
Ieri, ci sono stati due avvenimenti importanti.
Il primo è stato il no da parte della Consulta al referendum con cui si voleva abolire l'attuale legge elettore, il cosiddetto "Porcellum".
La Corte costituzionale (Consulta) si è espressa sui questiti referendari e ha detto no.
Io condivido la scelta della Consulta.
Infatti, con il referendum sarebbe stata abolita l'attuale legge elettorale e sarebbe stata ripristinata quella precedente, il "Mattarellum".
Quest'ultima era una legge mista.
Infatti, il 75% dei parlamentari era eletto con il sistema maggioritario a turno unico ed il restante 25% era eletto con quello proporzionale.
Al Senato, i senatori erano eletti attraverso il meccanismo dello " scorporo ".
Alla Camera, i deputati erano eletti con un sistema proporzionale a liste bloccate e con sbarramento al 4%.
Il "Mattarellum" era una legge che aveva il limite di non favorire il bipolarismo e non risolveva il problema della frammentazione e quello del trasformismo.
Quindi, il referendum avrebbe creato una soluzione peggiore del male.
Certo, l'attuale legge elettorale va modificata.
Basterebbe solo aggiungere le preferenze e credo che per fare ciò non serva un referendum.
Ora, però, mi pongo una domanda che potrebbe essere un po' maliziosa.
Se al governo ci fosse stato il presidente Berlusconi, la Consulta avrebbe bocciato i quesiti referendari?
L'altro argomento in questione è il caso dell'onorevole Nicola Cosentino.
Di lui ho parlato ieri, nell'articolo intitolato "Caso Cosentino, è stata evitata un'ingiustizia!".
Com'è noto, la Camera dei Deputati ha negato la richiesta di arresto del coordinatore del Popolo della Libertà in Campania.
Io ribadisco quanto ho scritto ieri.
Non è giusto chiedere l'arresto di una persona, quando non esistono prove certe del reato di cui è accusata.
Cosentino affronterà il processo.
Infatti, il no all'arresto non implica la fine del processo.
Lì si dimostrerà la sua colpevolezza o la sua innocenza.
Se ci saranno le prove certe della sua colpevolezza, l'onorevole Cosentino dovrà pagare.
Se non ci saranno le prove della sua colpevolezza, l'onorevole Cosentino dovrà essere lasciato in pace, altrimenti ci sarebbe il "fumus persecutionis" e ciò sarebbe gravissimo.
Non risultano esserci le prove certe della colpevolezza dell'onorevole Cosentino.
Quindi, la decisione della Camera è stata giusta.
Ora, è noto che io abbia una certa ammirazione per l'Inghilterra e per la sua scuola politica.
La Magna Charta Libertatum del 1215 parlò già di situazioni simili.
Per farvi capire meglio le cose, voglio citarvi un pezzo della Magna Charta Libertatum che risale al tempo di re Giovanni Senza Terra e che recita:
"39. Nullus liber homo capiatur, vel imprisonetur, aut disseisiatur, aut utlagetur, aut exuletur, aut aliquo modo destruatur, nec super eum ibimus, nec super eum mittemus, nisi per legale judicium parium suorum vel per legem terre.
40. Nulli vendemus, nulli negabimus, aut differemus rectum aut justiciam.".
Questo principio fece dell'Inghilterra il primo Paese civile e moderno.Noi dobbiamo essere più simili agli Inglesi (e vista la nostra grande cultura, ciò è possibile), invece di copiare i rivoluzionari giacobini francesi, che tagliavano le teste ai loro avversari politici.
Chi è capace di intendere...intenda.
Cordiali saluti.
CASO COSENTINO, E' STATA EVITATA UN'INGIUSTIZIA!
Cari amici ed amiche.
Con 309 voti contrari e 298 favorevoli, la Camera dei Deputati ha detto no all'arresto dell'onorevole Nicola Cosentino, coordinatore del Popolo della Libertà in Campania che è indagato dalla magistratura di Napoli con l'accusa di mafia.
Io penso che la Camera abbia fatto bene a negare l'arresto del deputato.
Purtroppo, una certa parte della giustizia ha assunto tutte le connotazioni di un vero e proprio partito politico, perdendo quello che è il suo naturale ruolo.
Oggi c'è una vera e propria "giustizia ad orologeria" che fa processi sulle piazze contro determinati partiti ed esponenti politici e in determinati politici.
Guarda caso, la votazione della richiesta di arresto dell'onorevole Cosentino è avvenuta nel momento in cui il Popolo della Libertà ha messo in atto il "Piano anti potentati".
Inoltre, quando era al governo, il presidente Berlusconi era bersagliato da provvedimenti giudiziari, prima che ci fosse stato quello che certa stampa britannica ha definito il "colpo di Stato gentile", le dimissioni dello stesso presidente che sono avvenute il 16 novembre 2011.
Il voto contro l'arresto dell'onorevole Cosentino è stato un segno di civiltà.
In un Paese civile, un processo si fa con la presunzione di innocenza dell'imputato.
Nel caso di Cosentino e non solo, vi è stato un atteggiamento contrario a ciò, un atteggiamento bel lontano da quello dei Paesi civili.
Dicendo no al suo arresto, la Camera ha evitato un'ingiustizia.
Cordiali saluti.
HELL FIRE CAVES, COSA ACCADDE?
Cari amici ed amiche.
Tempo fa, ho visto una puntata della trasmissione "Ghost Hunters" (su AXN SCI-FI) in cui membri della TAPS (The Atlantic Paranormal Society) hanno fatto un tour in Gran Bretagna.
Il video qui sopra, che ho preso da Youtube, mostra la puntata della trasmissione.
I ragazzi della succitata associazione si sono recati in luogo chiamato Hell Fire Caves (o West Wycombe Caves).
Questo luogo si trova nel villaggio di West Wycombe, nel Buckinghamshire (una contea del sud est dell'Inghilterra) e si dice che sia infestato da fantasmi.
Esso ha una storia molto particolare, una storia realmente oscura che gravita intorno al succitato villaggio.
Qui, tra il 1748 ed il 1752, un nobiluomo di nome Francis Dashwood, XV Barone le Despencer, fece fare un luogo per il suo club segreto, l'Hell Fire Club.
Questo club fu fondato da Dashwood in quel periodo e prese il nome da un gruppo precedente che fu fondato nel 1719 da Philip, Duca di Wharton ed era un'associazione per lo più costituita da nobili e da membri di grossa borghesia.
Ben presto, Dashwood fece fare delle costruzioni particolari a West Wycombe.
Fece costruire una chiesa, la Saint Lawrence Church.
Questa chiesa è tuttora visibile ed ha di particolare una sfera dorata sul campanile.
Si dice che questa sfera sia legata all'Hellfire Club.
Questo club era noto per delle bizzarre riunioni in cui si facevano riti occulti.
Pare, addirittura, che si facessero anche riti satanici ed orge.
Anzi, ci sono prove che confermano ciò.
Secondo le storie che si raccontano, la cerchia di Dashwood faceva le sue riunioni dentro la sfera.
Certamente legate all'Hellfire Club furono le Hell Fire Caves, un sistema di grotte artificiali che furono scavate sotto la chiesa.
In pratica, secondo le intenzioni di chi le volle, le grotte avrebbero dovuto rappresentare l'Inferno mentre la chiesa avrebbe dovuto rappresentare il Paradiso.
Le grotte furono fatte fare da Dashwood per dare un lavoro alla gente del posto.
Ora, proviamo a fare un'analisi storica.
L'Hell Fire Club nacque nel pieno dell'Illuminismo.
Si sa che l'Illuminismo partì proprio da quell'Inghilterra che nel 1688 depose re Giacomo II Stuart e che con l'Act of Settlement del del 1689 escluse i cattolici dalla successione al trono.
Ci fu un'ondata di protestantesimo.
Essa generò due correnti.
Da una parte, ci fu il puritanesimo.
Dall'altra, ci fu una secolarizzazione.
Quest'ultima fu dovuta proprio alla predominanza del pensiero protestante che permetteva l'interpretazione intellettuale della Bibbia.
Da qui nacque il deismo illuminista.
Alcuni pensatori dell'epoca, come John Locke e John Toland, presentarono una dottrina in cui il Cristianesimo fu trasformato in una sorta di "religione naturale" senza alcuna tensione verso la Salvezza.
Da lì nacquero il deismo ed il panteismo.
Questo generò una secolarizzazione molto forte che andò in contrasto sia con la dottrina cattolica e sia con la stessa Chiesa anglicana.
Il fatto che ci fosse una secolarizzazione non implicò un rifiuto del soprannaturale.
Al contrario, si fecero strada le dottrine esoteriche.
Con ogni probabilità, anche Dashwood ed i suoi accoliti potrebbero avere fatto questo.
Potrebbero avere fatto anche delle messe nere in quel luogo.
Del resto, come disse anche Gilbert Keith Chesterton, quando non si crede più in Dio si inizia a credere in tutto, ovviamente ciò che non è Dio.
Quindi, può darsi che i fantasmi che oggi infestano le Hell Fire Caves non siano solo anime di defunti ma anche demoni.
Quindi, la cosa non va presa sotto gamba.
Tra l'altro, pare che quel luogo fosse stato visitato anche da Karl Marx.
Se ciò dovesse essere confermato, vi sarebbe la dimostrazione del fatto che il fondatore del comunismo fosse stato satanico e che satanica sia la sua dottrina.
Ho trovato questo sito molto interessante che ha un brano intitolato "Karl Marx -- Atheist or Satanist?".
Questo potrebbe confermare il mio articolo intitolato "Karl Marx era ateo? No, era un satanista!".
Permettetemi dire che ringrazio Dio di non essere comunista.
Ora, termino dicendo che nei luoghi in cui ci furono cose strane il rischio è quello di trovare situazioni che possono essere anche pericolose.
Il caso delle Hell Fire Caves è un esempio ma anche qui Italia ci sono luoghi che hanno una fama simile, come la città di Torino o Villa Montedomini, che si trova in Provincia di Ancona.
Comunque, oggi molta gente è attratta da un certo tipo di soprannaturale.
Io dico che bisogna stare molto attenti perché, nella migliore delle ipotesi, certe esperienze possono portare male fisico.
Nella peggiore, si rischia di perdere l'anima.
Bisogna ritrovare il giusto rapporto con il sacro.
Cordiali saluti.
Cordiali saluti.
mercoledì 11 gennaio 2012
RIFORMA DELLA CITTADINANZA? NON E' URGENTE
Cari amici ed amiche.
Sul sito del Popolo della Libertà è comparsa questa dichiarazione del presidente dei senatori del partito, il senatore Maurizio Gasparri, che recita:
"Non è assolutamente urgente discutere di nuove norme sulla cittadinanza. E non è certamente poi compito di questo governo introdurre elementi che possano creare confusione e conflittualità. Su questi temi il Pdl si è già più volte espresso con chiarezza.".
Io trovo che la dichiarazione del senatore Gasparri sia più che condivisibile.
In primo luogo, qui in Italia ci sono problemi più urgenti.
Basti citare la situazione di varie aziende che chiudono, dei molti giovani disoccupati (tra i quali vi sono io) e di numerose famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, anche perché sono oberate dal fisco.
In secondo luogo, una legge che regolamenta il diritto di cittadinanza c'è già e va bene così com'è.
Per essere cittadini italiani, non basta (e non deve bastare) avere un semplice "pezzo di carta".
Per essere cittadini italiani, bisogna, prima di tutto, avere assimilato i valori del Paese in cui si vive.
Ciò si chiama integrazione.
Ora, ci sono tanti immigrati che sono integrati nella nostra società ma ce ne sono tanti altri che non lo sono.
Anzi, questi ultimi potrebbero essere maggioritari.
Quello che dico potrebbe fare storcere il naso a qualcuno ma questa è una constatazione dei fatti.
Ad esempio, mi risulta che, attraverso il meccanismo del "Money transfer", gli immigrati mandino tanta parte della ricchezza prodotta qui in Italia nei Paesi d'origine.
Oltre al fatto che di queste operazioni finanziarie si sappia poco, bisogna capire che quella ricchezza mandata nei Paesi d'origine degli immigrati è ricchezza tolta al nostro Paese.
Questo smentisce in parte la "storiella dell'immigrato che produce ricchezza qui in Italia".
Inoltre, vi è anche un'altra questione non di poco conto.
Mentre qui ci si affanna a volere fare diventare italiani gli immigrati, all'estero ci sono tanti italiani ed italo-discendenti che rischiano di perdere la cittadinanza italiana.
Io trovo che questo sia inaccettabile.
Prima bisogna pensare agli italiani all'estero.
In questo momento, bisogna evitare la conflittualità.
Le priorità sono altre.
Cordiali saluti.
Giovanni Cantoni, "Pressione fiscale e 'socializzazione fredda'", in 'Cristianità' n. 211/1992, pagg. 3-4
Come sempre, l'ottimo Filippo Giorgianni mi ha fatto avere questa nota:
"«I problemi legati alla pressione fiscale sono certamente molteplici e — fra essi — vengono consuetamente esaminati o, almeno, messi in evidenza, quelli congiunturali, raramente quelli strutturali. Infatti, l’approccio congiunturale al problema consente l’uso "metodico" di "due pesi e due misure", cioè permette di parlare univocamente di necessità nel caso dell’impositore e di evasione in quello del tassato; e, quando il discorso tocca la morale, si fa per lo più del moralismo, cioè si "giustappongono" precetti al reale, piuttosto che "astrarre" precetti da esso(1); e si trascura il fatto che questi precetti, nell’ottica cattolica, sono a loro volta da verificare, cioè da "render veri" attraverso il confronto e l’integrazione con gli elementi "ricordati" dalla Rivelazione attraverso l’anamnesi, la memoria, di cui si fa carico il Magistero della Chiesa(2). Questa riflessione mi si è imposta quando, il 26 ottobre 1992, sono confluiti a Roma quindicimila commercianti, e il 30 dello stesso mese quarantamila artigiani, e "i rappresentanti della categoria unanimemente hanno convenuto che "gli artigiani sono stati stritolati dall’accordo tra sindacati e Confindustria"" (3): infatti, in entrambi i casi i luoghi comuni si sono sprecati e si è saputo solamente ricordare che il dovere contributivo è di tutti.
a. Come insegna Papa Pio XII, "non esiste dubbio sul dovere di ogni cittadino di sopportare una parte delle spese pubbliche"; ma la lezione non finisce qui e meritano di essere riportate e meditate anche le osservazioni immediatamente seguenti, non meno rilevanti.
b. "[...] da parte sua — prosegue infatti il Sommo Pontefice —, lo Stato, in quanto incaricato di proteggere e di promuovere il bene comune dei cittadini, ha l’obbligo di ripartire fra essi soltanto carichi necessari e proporzionati alle loro risorse";
c. soprattutto, "quindi l’imposta non può mai diventare per i pubblici poteri un mezzo comodo per colmare il deficit provocato da un’amministrazione improvvida, per favorire un’industria oppure una branca di commercio a spese di un’altra ugualmente utile";
d. inoltre, "lo Stato si vieterà ogni sperpero del denaro pubblico; preverrà gli abusi e le ingiustizie da parte dei suoi funzionari, così come l’evasione di quanti sono legittimamente colpiti".
e. "Oggi gli Stati moderni tendono a moltiplicare i loro interventi e ad assicurare un numero crescente di servizi; esercitano un controllo più stretto sull’economia; intervengono preventivamente nella protezione sociale di numerose categorie di lavoratori; anche i loro bisogni di denaro crescono nella misura in cui le loro amministrazioni si gonfiano. Spesso le imposizioni troppo pesanti opprimono l’iniziativa privata, frenano lo sviluppo dell’industria e del commercio, scoraggiano le buone volontà" (4).
Ma, di nuovo, non è ancora tutto. Sempre Papa Pio XII nota che "[...] molti — troppi — guidati dall’interesse, dallo spirito di partito, oppure da considerazioni più sentimentali che razionali, affrontano e trattano, economisti e politici improvvisati, i problemi finanziari e fiscali con tanto maggior ardore e foga, come pure con tanta maggior sicurezza e disinvoltura, quanto maggiore è la loro incompetenza. Talora, non sembra che sospettino neppure la necessità, per risolverli, di studi attenti, di molteplici indagini e osservazioni, di esperienze comparate. I bisogni finanziari di ogni nazione, grande o piccola, sono enormemente cresciuti. La colpa non va attribuita solamente alle complicazioni o tensioni internazionali; ma anche, e forse più ancora, all’estensione smisurata dell’attività dello Stato, attività che, dettata troppo spesso da ideologie false o malsane, fa della politica finanziaria, e in modo particolare della politica fiscale, uno strumento al servizio di preoccupazioni di un ordine assolutamente diverso" (5). Non diversamente valuta il problema Papa Giovanni Paolo II parlando dello "Stato del benessere" o "Stato assistenziale", quando osserva che, "intervenendo direttamente e deresponsabilizzando la società, lo Stato assistenziale provoca la perdita di energie umane e l’aumento esagerato degli apparati pubblici, dominati da logiche burocratiche più che dalla preoccupazione di servire gli utenti, con enorme crescita delle spese" (6). Il diverso "ordine di preoccupazioni" di cui parla Papa Pio XII è descritto da padre Eberhard Welty O.P., per cui "oggi esiste la forte tendenza sia verso la democrazia economica che verso lo Stato assistenziale. Ambedue queste tendenze favoriscono la socializzazione fredda. Democrazia economica significa per i più che tutta la proprietà produttiva è amministrata, o almeno controllata, collettivamente. Più si attende la "sicurezza sociale" dallo Stato, più questo deve disporre di mezzi. [...] La socializzazione "fredda" deve essere contenuta, o meglio repressa, se non si vuole che la proprietà e l’economia diventino sempre più anonime e collettive a scapito del bene comune dei cittadini" (7).
Se "per socializzazione s’intende il passaggio della proprietà privata in proprietà pubblica", "la socializzazione fredda è la socializzazione in forma larvata: non è operata attraverso l’espropriazione formale, ma mediante lo svuotamento e la privazione dei diritti" (8); e "questo "scalzamento" della proprietà privata conosce molte forme e vie", fra cui si possono rubricare la partecipazione del potere pubblico al capitale azionario delle società anonime e di altre imprese, il risparmio forzato — cioè la collezione di capitali in assicurazioni sociali e private, in enti, in base ai contributi —, e l’accumulo di eccedenze di cassa, attraverso tasse e altre contribuzioni(9). Non si può certamente negare che, "dal tempo in cui la raccolta delle imposte era affidata alla libertà dei pubblicani — che avevano in proposito un buon margine d’iniziativa — fino all’epoca attuale, è stato percorso un lungo cammino. Oggi vi sono disposizioni giuridiche e istanze amministrative che svolgono questo ruolo, con un volto forse più rigoroso e più anonimo" (10). Ma le mutate modalità impositive non bastano a render ragione della situazione attuale, che rimanda piuttosto a un’osservazione di Papa Pio XI, secondo cui "[...] l’ordinamento capitalistico dell’economia, col dilatarsi dell’industrialismo per tutto il mondo, [...] si è venuto esso pure allargando per ogni dove, a segno tale da invadere e penetrare anche nelle condizioni economiche e sociali di quelli che si trovano fuori dalla sua cerchia" (11), senza però diventare "il solo ordinamento economico vigente in ogni luogo" (12). Quindi, mi pare che gli avvenimenti autorizzino l’ipotesi che i socialisti — una genia che va ben oltre i confini dei partiti che fanno riferimento esplicito o implicito al socialismo —, mentre lo Stato assistenziale crolla e, ad abundantiam, lo Stato imprenditore non è più assolutamente proponibile, stiano servendosi dello strumento fiscale per tentar di coprire a breve entrambi i fallimenti, scaricando sull’inadeguato gettito fiscale il proprio insuccesso gestionale, quindi — sul lungo periodo — per trasformare ulteriormente, anche in campo economico, il "popolo" in "massa"(13), per lasciare alle proprie spalle una sorta di "terra bruciata", cioè un mondo economico in cui, accanto alla grande imprenditoria, non esistano più quella media e quella piccola, presupposto per rendere ancor più ardua ogni autentica restaurazione economica, come provano le difficoltà che, in proposito e insieme ad altre, si incontrano nei paesi uscenti dal regime socialcomunista.»
(1) Sul moralismo come estrinsecismo, cfr. card. Joseph Ratzinger, Prolusione al convegno sul tema Chiesa e mondo economico 1985: corresponsabilità per il futuro dell’economia mondiale, organizzato presso la Pontificia Università Urbaniana, il 23-11-1985, trad. it., in il regno-documenti, anno XXX, n. 544, 1-2-1986, p. 101.
(2) Sulla funzione "anamnestica", "rammemorativa", del Magistero, cfr. Idem, La Chiesa. Una comunità sempre in cammino, trad. it., Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 1991, pp. 128-138.
(3) Il Governo deciso a non modificare la "minimum tax" per gli artigiani, in L’Osservatore Romano, 31-10-1992.
(4) Pio XII, Discorso ai partecipanti al X Congresso dell’Associazione Fiscale Internazionale (I.F.A.) indetto a Roma dal 1° al 5 ottobre 1956, del 2-10-1956, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. XVIII, pp. 508-509.
(5) Idem, Discorso ai partecipanti al Congresso dell’Istituto Internazionale di Finanze Pubbliche, del 2-10-1948, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. X, pp. 239-240.
(6) Giovanni Paolo II, Enciclica Centesimus annus, del 1°-5-1991, n. 48.
(7) Eberhard Welty O.P., Catechismo sociale, vol. III, L’ordinamento della vita economica. Lavoro e proprietà, aggiornato fino alla Populorum progressio da Carlo Danna, trad. it., Edizioni Paoline, Francavilla a Mare (Chieti) 1967, p. 135.
(8) Ibid., p. 117 e 134.
(9) Cfr. ibid., pp. 134-135.
(10) Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al II Congresso dei tributaristi organizzato dalla Conféderation Fiscale Européenne a Roma dal 5 al 7 novembre 1980, del 7-11-1980, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. III, 2, p. 1077.
(11) Pio XI, Enciclica Quadragesimo anno, del 15-5-1931, in I documenti sociali della Chiesa. Da Pio IX a Giovanni Paolo II (1864-1982), a cura e con introduzioni di padre Raimondo Spiazzi O.P., Massimo, Milano 1983, p. 469.
(12) Ibidem.
(13) Cfr. Pio XII, I sommi postulati morali di un retto e sano ordinamento democratico. Radiomessaggio natalizio "Benignitas et humanitas", del 24-12-1944, Cristianità, Piacenza 1991, pp. 10-11.".
Esso parla di quanto sta succedendo oggi qui in Italia.
Quanto sta succedendo oggi qui in Italia è il frutto del consociativismo catto-comunista degli anni passati.
Ciò ha prodotto uno Stato pesante, in cui la burocrazia la fa padrona.
In pratica, i palazzi istituzionali sono diventati luoghi in cui si pensa ad assumere persone, spesso con criteri non meritocratici.
Di sicuro, vi è stata l'influenza della cultura non meritocratica dell'ideologia comunista.
Questa ideologia, infatti, in nome dell'egualitarismo ha sradicato la cultura del merito.
Il comunismo, unito a quel cattolicesimo "compiacente" (verso cui ho un forte senso di ripudio), ha generato questo sistema bloccato in cui, ad esempio, le cooperative ed i sindacati godono di privilegi fiscali o vi è la centralità della scuola pubblica, a scapito della libertà di istruzione che ogni cittadini deve avere.
Anche da qui nasce la pressione fiscale.
In Italia ci sono tante piccole caste e certe figure che per anni hanno goduto di privilegi concessi da quel sistema che ho prima citato.
Chi ha ricevuto certi privilegi, difficilmente potrà rinunciarvi.
Intanto, la pressione fiscale aumenta...e "Pantalone" paga!
Cordioali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.