Cari amici ed amiche.
Guardate questo video che ho preso da Youtube e che mostra uno spezzone della trasmissione "Atlantide", che va in onda su L7.
Esso parla di presunti misteri di Dante Alighieri. Anch'io voglio fare altrettanto.
Di Dante è stato detto molto e su di lui tanto si è scritto.
Si sa che nacque a Firenze tra il 22 maggio ed il 13 giugno del 1265 e che morì in esilio a Ravenna il 14 settembre del 1321.
Già il fatto che non si sappia la data certa della sua nascita può essere di per sé un mistero.
Si sa che scrisse la Divina Commedia e si sa anche che viaggiò anche in giro per l'Italia e conobbe grandi signorie, come quella di Cangrande della Scala, a Verona.
Si sa anche che appoggiò i guelfi bianchi, ossia quei guelfi che, pur sostenendo il Papa, erano vicini all'imperatore, dopo lo scontro con i guelfi neri, sostenitori intransigenti del Papa, che ci furono tra il 1294 ed il 1296.
Tuttavia, vi è anche un "Dante Alighieri nascosto".
Infatti, il video già dice molto ma anch'io ho del materiale, che attingo dal libro della Selezione della Reader's Digest "Europa Misteriosa".
I versi della Divina Commedia nascondono più di quanto si possa immaginare.
In primo luogo, continua a comparire sempre il numero tre.
Il tre, si sa, indica la Trinità.
Il tre fu molto ricorrente anche presso i Cavalieri Templari.
Inoltre, nei testi vi è un forte accento manicheo e zoroastriano , per via della visione dualistica tra bene e male, dualismo che fu tipico dei manichei, dei bogomili e dei catari.
Ad esempio, pare che molte metafore si ricolleghino alla sapienza (Sophia) della Persia preislamica. Ciò fu osservato anche dall'erudito zoroastriano Jvani Jamshedi Modi all'inizio del secolo.
Inoltre, la Commedia dà un grande spazio alle figure muliebri, Beatrice in primis.
Beatrice rappresenta la Vergine di luce, secondo la tradizione di Mani.
Nel Purgatorio , canto III, versi 119-128, si parla di "morti in vita" e "viventi" che pur ottenebrati dal male anelano la luce.
Da qui nasce la descrizione di una cosmologia in cui compaiono due "Trinità".
Infatti, vi è una "trinità di luce", che è composta da Dio, la Vergine Madre e Gesù, e da una "trinità di tenebre", che è composta da Satana, il Serpente e la Brama.
Nella "trinità di luce", manca lo Spirito Santo che è stato sostituito dalla Vergine Madre.
Forse, Dante avrà voluto farci capire che lo Spirito Santo sta sia Dio (poiché è Dio stesso) che nella Vergine Madre ed ovviamente in Gesù Cristo.
Un passo del Credo che noi recitiamo nelle nostre Messe dice:
"E per opera dello Spirito Santo, si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo."
Inoltre, qui vi è un altro particolare.
Leggete questo brano che ho tratto dal sito della trasmissione televisiva del professor Roberto Giacobbo, "Voyager", trasmissione che va in onda su Rai 2.
Questo brano dice:
"Ci sono luoghi "estremi" per chi, come noi, segue i confini della conoscenza. Luoghi che compaiono nelle leggende in tempi diversi e in popoli distanti. Luoghi come quello in cui ci troviamo oggi: l'Islanda. Per alcuni, la mitica "Ultima Thule".
Il primo a parlare di Thule, come abbiamo appena sentito, fu il poeta Virgilio, circa trenta anni prima della nascita di Cristo.
Una curiosa coincidenza, perché il viaggio che stiamo per affrontare insieme, segue le tracce di un altro e ben più famoso viaggio: quello descritto da Dante nella Divina Commedia. È solo un caso, ma come tutti sanno, la guida scelta dal sommo poeta fu proprio Virgilio.
Virgilo, Dante, l'Ultima Thule: 3 nomi che hanno molto in comune.
"Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore;
tu se' solo colui da cu' io tolsi
lo bello stilo che m'ha fatto onore".
INFERNO I
Il viaggio che stiamo per iniziare può sembrare molto complicato. Ma non è così. Vi chiediamo di seguirci con attenzione perché stiamo per seguire una pista mai battuta finora.
Tutto parte da un libro pubblicato quest'anno da una casa editrice e da una spedizione condotta sul campo da un'equipe internazionale. Dunque un'idea semplice e al tempo stesso sconvolgente: il viaggio di Dante nella Divina Commedia non sarebbe solo un viaggio di fantasia, pieno di metafore e allegorie, ma potrebbe forse essere il racconto cifrato di un viaggio reale, che avrebbe fatto fin qui, in Islanda, nella leggendaria terra di ghiaccio e di fuoco.
Secondo i ricercatori, che stiamo seguendo in Islanda e di cui avremo le immagini in esclusiva del loro lavoro sul campo, al centro di tutto potrebbe esserci un tesoro nascosto.
Qualcosa di cui Dante avrebbe lasciato traccia per chi fosse stato in grado di decifrare il codice segreto delle sue terzine.
"O voi ch'avete li 'nteletti sani,
mirate la dottrina che s'asconde
sotto 'l velame de li versi strani"
INFERNO IX
Il segreto di Dante non sarebbe celato solo nei versi della commedia, ma anche in alcuni quadri di artisti altrettanto famosi. Maestri del calibro di Botticelli e Leonardo Da Vinci. D'altronde questa Terra esercita il suo fascino magico per diversi motivi.
Il primo è che molti studiosi, come abbiamo detto all'inizio di questo viaggio, la identificano con l'Ultima Thule.
Anche Giulio Verne, grande scrittore molto legato ai circoli esoterici, individua in uno dei vulcani sepolti dal ghiaccio l'entrata per il suo "Viaggio al centro della Terra".
Conoscenze antiche quelle a cui avrebbe attinto Verne. Le stesse che forse permisero a Leif Erikson, il grande eroe vichingo di raggiungere l'America ben 500 anni prima di Cristoforo Colombo, intorno all'Anno Mille.
Forse perché il leggendario Leif non fu il primo a compiere tale avventura.
Secondo i testi cinesi, Shan Hai Ching T'Sang-Chu e Shan Hai Jing avrebbero raggiunto le coste americane passando lo stretto di Bering già nel 2640 avanti Cristo, durante una missione voluta dall'imperatore Huang Ti.
Le leggende Indù raccontano invece di viaggi verso il Messico tra l'800 e il 400 avanti Cristo. Lo scopritore, che avrebbe poi vissuto tra gli Atzechi si chiamava vixepecocha.
Il primo europeo, sempre secondo leggende non accertate, sarebbe stato il monaco irlandese San Brendano vissuto a cavallo tra il 400 e il 500 dopo Cristo. Ben 5 secoli prima dell'impresa dell'islandese Leif Erikson, narrata nella saga di Erik il Rosso nel dodicesimo secolo.
C'è chi sostiene che prima di Colombo, a raggiungere l'America, sarebbero stati anche uomini affiliati all'ordine dei Templari: alcuni cavalieri sarebbero stati spediti in messico all'inizio del XII secolo a recuperare oro con cui finanziare la costruzione delle imponenti cattedrali gotiche, mentre nel 1398 Harry Saint Clair, guidato dal navigatore veneziano Antonio Zeno avrebbe affrontato l’atlantico per nascondere un tesoro templare nella lontana Oak Island. Storia, questa, che troverebbe conferma nelle decorazioni della misteriosa cappella di Roslyn in Scozia.
E non è tutto. Lo stesso Cristoforo Colombo avrebbe ottenuto informazioni vitali per la sua scoperta proprio durante un viaggio in Islanda del 1477, solo 15 anni prima della grande impresa...
Ci troviamo sulla Faglia MedioAtlantica. Questo è uno dei luoghi più magici del pianeta ed era sacro anche agli antichi Islandesi, che qui si riunivano per decidere il loro futuro. Ma in questo che forse è il primo parlamento d'Europa, successe qualcosa di molto strano. Qualcosa che, inaspettatamente – ancora una volta – ha a che fare con i Cavalieri Templari.
Ma ora è tempo di partire. Ripercorreremo quello che viene ritenuto il vero viaggio di Dante. Un'avventura che ci porterà ai confini della conoscenza. Intanto c'è ancora qualcosa che vogliamo raccontarvi su questa terra così magica. È la storia di un monte sacro, di un popolo invisibile e di un cancello che porterebbe al centro della terra.
Hvannadalshnukur è la montagna più alta d'Islanda. Per gli islandesi è una montagna magica.
L'aspetto suggerisce antiche forze magiche in grado di plasmare 8.500 chilometri quadrati di ghiaccio che avvolgono il massiccio, e seppelliscono i vulcani che dormono – vivi – sotto di esso.
La chiamano "La Porta dell'Inferno". Ma quale è il segreto che lo pone nel novero dei luoghi leggendari della Terra? Le tradizioni locali assicurano che la montagna è la sede dell'"Huldulfolk", non un essere bensì un popolo, anzi una progenie: quella degli Elfi.
Il viaggio continua. Siamo sulla Kjelo Route, la più antica strada d'Islanda, una strada che forse venne percorsa da Dante molti secoli fa. Questi boschi e queste montagne sembrano irradiare storie e magia da ogni angolo. Ma noi siamo qui per un motivo più preciso. Ricordiamoci, infatti, che stiamo seguendo le tracce di Dante Alighieri, in quello che sarebbe un incredibile viaggio compiuto in gran segreto su questi stessi sentieri circa 700 anni fa.
"Perché 'l turbar che sotto da sé fanno
l'essalazion de l'acqua e de la terra,
che quanto posson dietro al calor vanno"
PURGATORIO XXVIII
Qui si esce dal Purgatorio, di là Dante va verso il Paradiso. Eccoci al centro di tutta questa storia. Se l'ipotesi del ricercatore italiano fosse corretta, quello sarebbe il trono di Beatrice e questa la Candida Rosa dei Beati.
Ma c'è di più: un immenso tesoro sarebbe nascosto al centro delle coordinate "inviateci" da grandi artisti nel corso dei secoli. Qui infatti Dante incontra Dio. Cosa c'è nascosto sotto l'anfiteatro?
Gli studiosi stanno lavorando: se ci sono novità vi aggiorneremo.".
Secondo questa teoria, pare che Dante fosse andato in Islanda e che quel territorio gli potesse avere ispirato la Divina Commedia.Ora sorgono delle domande.
Perché fece questo viaggio, ammesso che lo abbia fatto?
Con chi potrebbe avere fatto questo viaggio?
Anche qui ci sono delle coincidenze particolari che riguardano la città di Mantova.
Nella città esiste una piazza dedicata a Dante Alighieri, la cosiddetta "Piazza Broletto".
Sapete dove si trova questa piazza?
Questa piazza si trova non lontano dalla Rotonda di San Lorenzo, un edificio di chiara impronta templare, e dalla Basilica di Sant'Andrea.
La cosa non vi dice niente?
Non vi dice niente di un presunto viaggio di cui ho parlato di recente e del Santo Graal.
Inoltre, chi è il compagno di viaggio di Dante Alighieri nella Divina Commedia?
Non è mica un certo Virgilio, il poeta mantovano per antonomasia?
Inoltre, nella Divina Commedia, Dante stesso disse di avere parenti mantovani.
Leggete questo brano del I Canto dell'Inferno che recita:
"Rispuosemi: "Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
mantovani per patrïa ambedui.
Nacqui sub Julio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto
al tempo delli dei falsi e bugiardi.".
Nel canto, queste parole erano attribuite a Virgilio.
Però, e lo dico da poeta per hobby (che non può né osa compararsi al quel genio quale fu Dante), io so che quando una poesia parla di un personaggio, quest'ultimo dice quello che vuole che l'autore dica.
A volte, dietro al personaggio si cela l'autore stesso.
Io lo faccio nelle mie poesie.
Leggete questa mia poesia intitolata "Memoriale de l'apprendista di Rosslyn", in cui faccio parlare l'apprendista scalpellino che scolpì la "Colonna dell'apprendista" che si trova nella Rosslyn Chapel e che fu ucciso dal suo maestro che fu invidioso.
La poesia recita:
"MEMORIALE DE L’APPRENDISTA DI ROSSLYN
Com’ eiu nsunnai...eiu ntô travagghiu fici!
Fubbe Diu...lo Babbu Nostru...questu a dare a me nsunnari...
per de l’occhi fare maraviglia et lo core ntamari?
Si fussi...sì ntâ ghjesgia di Rosslyn...de lo Signuri...
chì Unu hè et Trino...et mio ùn sarìa questa culonna!
Sì...sò scunvintu...chì vole Ellu cunnosce a nuatri piccaturi...
so’ la putenza fare et l’arti com’ a li Santi et a la Madonna!
Chì sii...com’ eiu nicu a l’occhi di Diu...l’ òmo...
pio...a pruvà Ellu a cercare per sé et so’ cari...
in questa petra, pagana in parere, come lo mari...
sì ntâ cianta...intra lo tortile...com’ un filare...pria...
per lo vinu fare ntô Misteriu! Com’ in Mantua Sant’Andria!
Sì...ibi pure hè...chì ntâ morti...per nuatri salvà...
sì ntâ nostra mano, chì lorda hè tanto, portò so’ Figghiu...
et per Pascha poscia...chì a cantà...
per primu lo Santu Apostulu Matteu...ebbe...megghiu...
si sò, di tortile questu, a manghjà et la verzura ntô pedano...
pure li draghi...chì sò contra...invero Ellu, chì ùn hè vano,
com’ intra li gigli, lo maiz...d’oru lo granu...et l’astri!
Si scrive questu miran li mortali...chì sì sacrali...
lo zitellu, lo vechju et li me’ sodali...
o fratelli...per mio l’anima ntô Rusariu...sìanu...
et per la mio ghjuventù invero...intra sego et incensi...
ché mondo questu lassari puonno...et me’ martoriu...
come sò sicuru eiu...sarà ntâ nvidia!
Sì...peggiu...de lo Nfernu...chì faci nimicu...
hè questu piccatu et tristo assai...pure ntô core...
et per vezzo invero...cangiando onne amicu!"
Non ho certamente fatto una seduta spiritica, cosa per altro aborro, poiché sono un cattolico praticante, pur con tutti i miei limiti. Inoltre, cita il Mantovano più volte e cita anche Governolo, una frazione del Comune di Roncoferraro, che, guarda caso, potrebbe essere stata anche la terra dei catari.
Chi non me lo dice che il poeta fiorentino potesse avere viaggiato con i Cavalieri Templari ed il Santo Graal e potesse essere passato in Scozia, fino ad arrivare in Islanda?
Certo, la cosa merita indagini più approfondite.
Intanto, vi invito a leggere questa mia poesia che avevo già pubblicato su "Italia chiama Italia" e che recita:
"U MISTERIU D’U VIAGHJU DI DANTI ALIGHIERI
“Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore;
tu se’ solo colui da cu’ tolsi...
lo bello stilo che m’ha fatto onore.”
De ‘l pio Alighieri, cantor et omo, sì...un’ombrìa,
ntâ vita, chì Celu et Purgatoriu fici...poscia lo Nfernu,
ntô tempu a vena...o mentre o pria,
ché andà poté...induve hè longu tantu l’invernu...
forse...ntô misteriu...come so’ fubbe onne palora!
“O voi ch’avete li ‘ntelletti sani,
mirate la dottrina che s’asconde...
sotto il velame de li versi strani.”
So’ cumpari et so’ maestru et amicu...de la mio terra...Virgiliu,
com’ellu cantò...ntâ so’ fiera mantoana anima...come sò eiu,
forse ntê banni...ntô Nordu...su l’Isula d’Islanda...
et ntâ muntagna di Hvannadalshnkur...Odisseo forse et Ruggieri...
seco ntâ Xhiamma et Paulu et Francesca mirò...et per la landa...
in secutare la Kjelo Route, di fornu la via et di ghjacciu,
affin a Beatrice, so’ l’amata, parve ellu andà, chì parlà fici...
uniti...un fiurintinu, un lummardu, un sicilianu et un bastiacciu!
“Perché ‘l turbar che sotto da sé fanno...
l’essalazion de l’acqua e de la terra,
che quanto posson dietro al calor vanno...”
Come de’ Maya le messi et l’aloe...ntâ ghjesgia di Cunniscenza,
di Cristofuru Culommu pria, Brendano et i Normanni,
per d’omo voluntati o de ‘l Creator Putenza...
et ntâ Scozia, Vieta et Nova, i Templari et poscia in anni,
per d’Ispagna i conversos...chì missio scorse Wiesenthal,
per il mondo scopre, ellu, Danti Alighieri...dette la parte,
forse, sì ellu sulu, oltre Diu, de la Divina Cummèdia sape!
Dì, chì scrissi, contar puonno...come reflettere...
et per Thule, l’Ultima, pruvà la via,
di me et di scientia nova...l’omo et la fimmina,
tandu...ellu, Saint Clair et i Sancti...megghiu in questa puesia?
ANTONIO GABRIELE FUCILONE
RONCOFERRARO (MANTOVA)".