Presentazione

Presentazione
Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

mercoledì 26 maggio 2010

ANTISEMITISMO E COMUNISMO







Cari amici ed amiche.

Da una stimolante discussione su Facebook ho preso gli spunti per fare una riflessione sul tema dell'antisemitismo.
Oggi, la cristianità, grazie a Dio, ha superato la questione. Con il Concilio Vaticano II si iniziò un cammino nuovo.
In quell'occasione, sugli ebrei, fu detto che la colpa della morte di Cristo non può essere addebitata a tutto il popolo ebraico del suo tempo e né, tanto meno, agli ebrei di oggi.
In pratica, il popolo ebraico non fu più visto come un popolo deicida.
Con il pontificato del Venerabile Giovanni Paolo II, con gli ebrei iniziò un'amicizia profonda, fraterna, come quella che legò il Grande Pontefice polacco al rabbino Elio Toaff.
Inoltre, le ideologie come quella di Julius Streicher (nella foto) e di Adolf Hitler (che tanto male facero nel XX secolo, con la Shoah) sono state sconfitte.
Il Nazismo fu un insieme di dottrine marcionite e neopagane con un forte indirizzo nazionalista.
Questo coacervo di ideologie portò a certe abomini come la Shoah.
Allora, l'antisemitismo esiste ancora?
Purtroppo sì!
Esso è ancora radicato nei gruppi estremi, sia di destra che di sinistra.
Proprio così. Qui entriamo nel vero argomento del testo. L'antisemitismo non è radicato solo in quelle ideologie che si rifanno al Nazi-Fascismo ma anche a quelle che si rifanno al Comunismo.
Infatti, preso come ideologia, anche il Comunismo è intrinsecamente antisemita.
Ora, qualcuno può obiettare e dire che Karl Marx era ebreo.
Io gli rispondo dicendo che è vero ma gli ricordo che Marx si convertì al Protestantesimo.
Stando così le cose, secondo il ragionamento prima citato, il Marxismo sarebbe di derivazione protestante.
La realtà non è questa.
Certamente, il marxismo non ha nulla a che vedere con l'Ebraismo e né con il Protestantesimo.
Infatti, come l'ebraismo, il Protestantesimo riconosce la presenza di Dio (ed una nobile etica ad Egli legata) mentre il Marxismo no.
Ideologicamente parlando, il Marxismo è ateo, anzi ATEISTICO.
Esso non solo rifiuta la religione poiché in essa individua una forma di alienazione, un pensiero artificiale che distrae l'uomo dai problemi reali e proietta in una sorta di mondo immaginario al di fuori di sé tutti i desideri repressi come la vita eterna, la giustizia e la felicità.
Questo, secondo il pensiero di Marx, la religione è lo strumento di chi sfrutta i più deboli.
E così, nei Paesi sovietici i comunisti imposero l'ateismo di Stato.
A farne le spese furono le Chiese cristiane (tanto la Chiesa cattolica quanto quelle protestante ed ortodossa).
Le chiese vennero demolite o chiuse e usate per altre attività, i preti vennero incarcerati e vennero scoraggiate le manifestazioni religiose pubbliche.
Anche per gli ebrei le cose non andarono bene.
Al tempo della Russia zarista si parlò tanto dei "Protocolli dei Savi di Sion" (un'opera diffamatoria contro gli ebrei che vennero accusati di fare un complotto giudaico-massonico, come illustra la locandina) mentre in seguito agli ebrei fu attribuita la Rivoluzione d'Ottobre.
Effettivamente, molti di quelli che fecero parte di quella Rivoluzione furono di origini ebraiche.
Pensiamo a Trotsky o a Bucharin.
Però, le cose cambiarono con Stalin.
Stalin mostrò quella che fu la vera natura del Comunismo, una natura che odia Dio. A questo unì anche il nazionalismo russo.
E così, oltre a fare quello che fece ai cristiani colpì gli ebrei, anche quelli che parteciparono alla Rivoluzione.
Egli usò le stesse accuse di complotto che furono usate dallo zar.
Fece sue le istanze dei "Protocolli dei Savi di Sion" .
Perché questo?
Il motivo è semplice.
Com'è stato detto, il Marxismo (preso come ideologia e filosofia) è antireligioso.
Ora, nei secoli l'elemento caratteristico delle comunità ebraiche fu proprio il loro attaccamento alla religione.
Era logico che per Stalin ciò turbava l'ordine.
Inoltre, egli vedeva negli ebrei delle spie dell'Occidente capitalista.
Da qui nacque l'antisemitismo "rosso".
Oggi, vi sono gruppi di estrema sinistra che tendono a tradurre la loro avversione verso l'America ed Israele in antisemitismo.
Fanno un po' come fecero i rivoluzionari francesi con la Chiesa, dopo la condanna della Costituzione civile del clero da parte del Papa.
Essi, infatti, tradussero l'anticlericalismo in odio verso il "clero refrattario" e in una politica scristianizzante.
Un percorso analogo lo stanno facendo questi gruppi di sinistra estrema con gli ebrei.
Dal bruciare la bandiera israeliana all'antisemitismo il salto può essere breve.
Tra l'altro, questo avvicina tali gruppi ad altri che si rifanno al panarabismo e al fondamentalismo islamico.
Guarda caso, vi sono molte manifestazioni in cui i gruppi di tutte queste componenti ideologiche manifestano insieme sotto la bandiera dell'antiamericanismo.
Cordiali saluti.














COREA DEL NORD, UN DRAMMA PER I CATTOLICI


Cari amici ed amiche.

Si parla tanto delle tensioni tra la Corea del Nord (comunista) e quella del Sud (liberista).
Purtroppo vi è un'altra questione e riguarda la Chiesa cattolica in Corea del Nord.
La Chiesa cattolica iniziò ad essere realmente presente in Corea dal XVIII secolo. Alcuni eruditi coreani iniziarono a leggere traduzioni della Bibbia in cinese.
Nel 1784 uno di loro, che si chiamava Lee Sung Hun, andò a Pechino per farsi battezzare dai missionari cattolici.
Egli diede vita ad una Chiesa cattolica coreana autoctona.
Nel XIX secolo questa Chiesa venne perseguitata e solo dal 1886, grazie ad un trattato tra Corea e Francia, il cattolicesimo ebbe la libertà, anche se le persecuzioni non cessarono.
Nel 1901 morirono circa 700 cristiani.
Durante la II Guerra mondiale, la Corea venne invasa dai Giapponesi e per la Chiesa ci furono nuove limitazioni.
Dopo il conflitto il Paese venne diviso nel Nord comunista e nel Sud liberista.
Mentre nella Corea del Sud la Chiesa cattolica crebbe tanto che oggi è una delle più vitali in tutta l'Asia. La Corea del Sud è lo Stato asiatico con il numero più alto di cattolici, superata solo dal Vietnam e dalle Filippine. Inoltre, dalla Corea del Sud proviene una buona parte dei missionari. Nella Corea del Nord, invece, per i cristiani iniziò una vera e propria "vita alle catacombe".
Ancora oggi, qui vi è questa situazione.
A metà del XX secolo il 30% degli abitanti di Pyongyang (capitale della Corea del Nord) professava fede cattolica.
Con l'avvento del Comunismo, le chiese ed i monasteri vennero distrutti ed i preti vennero arrestati.
Il delegato aspostolico, il vescovo americano Patrick James Byrne, venne arrestato e condannato a morte.
La sentenza non diventò esecutiva ma egli morì nei campi di concentramento. In queste strutture vennero rinchiusi molti cristiani, tra cui 166 sacerdoti, di cui non si sa nulla dalla fine della guerra.
L'annuario pontificio continua ad indicare come vescovo di Pyongyang monsignor Francis Hong Yong ho, che oggi sarebbe ultracentenario.
I cattolici nord coreani sono circa 40000 e possono esercitare solo attraverso l'Associazione Patriottica dei cattolici nord coreani.
Essa è analoga a quella cinese ed è una sorta di "Chiesa ufficiale" controllata ( ma non stipendiata) dallo Stato.
L'unica chiesa cattolica autorizzata è quella di Changchung a Pyongyang.
Chi partecipa a cerimonie al di fuori dei luoghi autorizzati viene messo a morte, così come chi porta le Bibbie. Il 16 giugno 2009 una cristiana di 33 anni di nome Ri Hon-ok è stata messa a morte per avere fatto circolare delle Bibbie.
Da cattolico dico che si deve pregare per la Chiesa che soffre in ogni dove.
Cordiali saluti.

martedì 25 maggio 2010

UN ENIGMA INGLESE, RE RICCARDO III




Cari amici ed amiche.




Vi voglio parlare di un antico enigma inglese, quello che rigaurda la figura di re Riccardo III (nella foto, 02 ottobre 1452-22 agosto 1485).
Intorno a questo sovrano inglese gira da secoli un inquietante (ma forse immeritato) enigma, quello che riguarda la sorte dei due giovani nipoti ed eredi al trono Edoardo (che sarebbe stato re Edoardo V) e Riccardo, figli del defunto re Edoardo IV, suo fratello.
Egli, salì al trono come reggente il 22 giugno 1483.
Egli fu duca di Gloucester e quando salì al trono l'Inghilterra era nel pieno della "Guerra delle due rose", una guerra civile scoppiata nel 1455 tra due famiglie nobili che erano i rami della famiglia reale dei Plantageneti, i Lancaster e gli York.
Su Edoardo e Riccardo fu applicato il "Titulus regius", un atto approvato dal Parlamento il 09 luglio 1483 che dichiarava illegittimi i due giovani principi e con il quale i Lords chiedevano a Riccardo di diventare re.
Questo provvedimento fu preso perché non fu riconosciuta la legittimità del matrimonio tra Edoardo IV ed Elizabeth Woodville.
Quindi, Riccardo III fu re mentre i due principi finirono nella Torre di Londra nel maggio 1483.
Qui successe la tragedia. Il 06 luglio 1483, i due giovani sparirono. Nel 1674 ci furono dei restauri nella Torre.
Durante gli scavi venne trovata una cassa metallica contenente due scheletri di bambini. Con le informazioni della "Storia di Riccardo III " di San Tommaso Moro, gli storici dell'epoca attribuirono quelle ossa ai due principi. Nella sua grande sensibilità, re Carlo II Stuart li fece seppellire nell'Abbazia di Westminster, con tutti gli onori.
Si raccontò che essi fossero stati uccisi ed il principale indiziato fu proprio re Riccardo III.
Proviamo a ricostruire i fatti.
Divenuto re, Riccardo si avvalse della collaborazione del un suo amico fraterno, Henry Stafford, secondo duca di Buckingham.
Di carattere incostante e scontroso, egli poi gli si rivoltò contro.
Perché questo?
La spiegazione può essere molto semplice. Infatti, anche il Buckingham era di sangue reale, in quanto nipote di Humphrey Stafford, discendente dei Plantageneti.
Anche lui avrebbe avuto tutto l'interesse ad eliminare i due fratelli e a rivoltarsi a Riccardo III, per eliminarlo. Dopo un fallito un fallito tentativo di rovesciare Riccardo III, il Buckingham fu giustiziato il 2 novembre 1483)
Era però un personaggio troppo inaffidabile.
Può esistere anche un altro "potenziale assassino" , Enrico Tudor, conte di Richmond (28 gennaio 1457-21 aprile 1509)
Come il Buckhingham, questi era di sangue reale, in quanto discendente dei Lancaster e figlio del fratellastro di re Enrico VI.
Anche il Richmond (che nel 1483 fu nominato capo dei Lancaster) aspirava a diventare re.
Una volta sparito il Buckingham, il Tudor mosse guerra a Riccardo III e lo sconfisse (ed uccise) a Bosworth il 22 agosto 1485.
La "Guerra delle due rose" finì ed Enrico Tudor diventò re con il nome di Enrico VII.
Un anno dopo (18 febbraio 1486) sposò Elisabetta di York. Ciò mise fine ad ogni rivendicazione da parte di quella casata.
Qui, però, vi è una situazione particolare, il "Titulus regius".
Elisabetta fu sorella dei due principi e quindi il "Titulus regius" la dichiarava illegittima.
Enrico VII abolì questo provvedimento. Facendo ciò, egli "riabilitò" i due principi che se fossero stati vivi avrebbero potuto aspirare al trono e mettere in pericolo il potere dei Tudor.
Anche Enrico VII avrebbe avuto tutto l'interesse ad eliminare i due giovani.
Inoltre, vi è una teoria che se dovesse essere vera avrebbe del clamoroso.
Secondo questa teoria, Riccardo III avrebbe protetto i due principi.
Li avrebbe fatti rinchiudere nella torre e renderli illegittimi per proteggerli.
In seguito, vedendo il pericolo, Riccardo li avrebbe fatti uscire dall'Inghilterra con nomi falsi.
Un caso realmente accaduto potrebbe avallare questa tesi.
Nel 1490, un tale Perkin Warbrek mosse guerra ad Enrico VII.
Secondo la storia ufficiale, questi nacque nel 1474 e visse in Francia.
Egli rivendicò il nome dicendo di essere Riccardo di Shrewsbury, il SECONDO DEI DUE PRINCIPI DELLA TORRE.
Nel 1499, Perkin venne sconfitto e portato a Londra, nella Torre.
Fu torturato.
Egli allora confessò di non essere Riccardo di Shrewsbury ma secondo alcuni la confessione è lacunosa e in realtà potrebbe significare che lui fosse veramente il principe della Torre.
Se tutto ciò dovesse rispondere a verità, si dovrebbero riscrivere i libri di storia e se il Tudor fosse stato dichiarato illegittimo, non ci sarebbero stati gli eventi successivi come lo Scisma anglicano operato da suo figlio Enrico VIII (1534) o anche il martirio di San Carlo I Stuart (30 gennaio 1649).
Tra l'altro, i Tudor fecero di tutto pur di screditare disonore Riccardo III.
Si racconta che il suo corpo fosse stato esposto nudo, prima di essere tumulato nella Greyfriars Church di Leicester.
Inoltre, la sua tomba fu distrutta durante la DISSOLUZIONE DEI MONASTERI operata da re Enrico VIII (1540)
Inoltre, le fonti storiche che riguardano re Riccardo III, sono di San Tommaso Moro, un uomo dell'epoca Tudor. Tra l'altro, Moro scrisse l'opera trent'anni dopo la morte di re Riccardo III.
Pensiamo anche a William Shakespeare che scrisse l'opera "Re Riccardo III" con la quale presentò il sovrano come un "gobbo infanticida".
Shakespeare era dell'epoca della regina Elisabetta I (1558-1603), guarda caso l'ultima Tudor.
Perché tutto questa acredine verso re Riccardo III?
Se tutti i teoremi che avrebbero visto i principi salvati da re Riccardo III dovessero essere veri, a chi sarebbero appartenuti quei due scheletri trovati nel XVII secolo?
L'odio dei Tudor verso Riccardo III può significare molte cose.
A prescindere dal fatto che sia vera o meno, questa vicenda è una storia affascinante e che dimostra che a volte il potere può diventare un peso molto grave che può portare pericoli a chi lo esercita.
Cordiali saluti.







lunedì 24 maggio 2010

VIA SANCTI MICHAELI




Cari amici ed amiche.

Voglio farvi fare un " viaggio ideale nella storia e nella fede".
Nel Medioevo i pellegrinaggi si facevano su vie come la il Cammino di Santiago di Compostela o la Via Francigena che univa Canterbury e Roma e che attraverso l'Italia portava i fedeli europei in Terra Santa.
Queste vie esistono tutt'ora e ancora oggi ci parlano della storia della nostra civiltà.
Accanto a queste vie reali ne esiste una "ideale".
Io l'ho chiamata, "Via Sancti Michaeli", la "Via di San Michele".
Proprio così. Idealimente esiste questa "via" dedicata a questo principe delle milize angeliche, colui che sconfisse il demonio.
Infatti, in Europa esistono tanti santuari e chiese dedicati a questo grande santo e vi è una curiosità.
Essi si trovano su una linea immaginaria che idealmente parte dalla Terra Santa e arriva fino in Cornavaglia.
Esempi? Un esempio è il Santuario di Monte Sant'Angelo. Questoluogo di culto ebbe origine in epoca longobarda (V secolo AD) e si trova sul Monte Gargano (in provincia di Foggia, nella foto), vicino al satuario del ben noto San Pio di Pietrelcina, che guarda caso, lottò anche lui contro il maligno. Inoltre, sulla facciata dell'ospedale "Casa del sollievo della sofferenza" (da lui fondato) vi è un'opera scultorea che raffigura San Michele in lotta contro Lucifero.
Infatti il culto di San Michele fu molto antico in quella zona e ben radicato.
Un altro esempio è la Sacra di San Michele (in Val di Susa, in Provincia di Torino).
Questo santuario che risale alla fine del X secolo AD (la sua costruzione iniziò sotto il pontificato di Papa Silvestro II) si trova su un monte con ripidi fianchi, quasi a volere fare comprendere la fatica che il fedele prova ogni singolo giorno.
In fondo, la vita è un pellegrinaggio.
Andando ancora più a nord-ovest, troviamo il santuario di Mont Saint Michel, presso la Penisola del Cotentin (in Francia).
Questo santuario si trova su un isolotto e risale al X secolo AD. Secondo la pia tradizione esso fu voluto da San Michele che ordinò al vescovo Auberto di costruire una chiesa a lui dedicata sulla roccia.
Il vescovo (che è santo della Chiesa cattolica) ignorò la richiesta finché non gli arse il cranio con un dito che gli forò la testa, pur lasciandolo in vita.
Con la Rivoluzione francese fu abbandonato ma poi tornò a nuova vita.
Esso è oggi un luogo in cui trovare pace e respirare quell'atmosfera che oggi non c'è più.
L'ultima grande tappa di questo "viaggio" si trova in Cornavaglia, al di là della Manica.
Qui vi è Helston, una ridente cittadina di origine mineraria della campagna inglese.
Secondo una certa tradizione il nome Helston (in cornish Hellys) significa "Pietra dell'Inferno".
Qui vi è una lunga tradizione di culto a San Michele. E' una tradizione popolare manifestata nel "Ballo Furry", un ballo medioevale che nemmeno la Riforma del XVI riuscì a sradicare.
Con re Enrico VIII i riferimenti al Papa vennero sostituiti con quelli alla corona. A Helston vi è una chiesa dedicata al santo. Essa è molto bella per i rosoni e l'enorme campanile.
Vi è quindi questa "Via Sancti Michaeli" che unisce l'Europa.
Se oltre che di questi monumenti, si parlasse anche del Michelaion di Costantinopoli o la Grotta di Lettomanoppello (in Abruzzo) si potrebbe capire meglio tutta la nostra storia e la grande devozione a questo grande santo.
Cordiali saluti.








domenica 23 maggio 2010

UN DISCORSO IN DIFESA DI RICCARDO DI GIUSEPPE E MIA

Cari amici ed amiche.

Ieri, il blogger Riccardo Di Giuseppe (http://riccardodigiuseppe.blogspot.com/) mi ha informato che su Facebook qualcuno l'ha attaccato e ha definito "fake" (falso) il suo profilo.
Mi ha anche riferito che con eguale termine ha definito anche i profili altre persone , tra cui quelli di Morris Sonnino, Sveva Orlandini ed il mio.
Non conosco bene Riccardo Di Giuseppe e gli altri (quindi mi sembra eccessivo definirli "amici" nel senso letterale del termine) ma da quello che scrivono mi sembrano tutte persone perbene.
Quindi, hanno tutti la mia solidarietà.
Come pure il sottoscritto, essi sono stati definiti "infiltrati dell'estrema destra" e "falsi amici di Israele".
Per quello che so di Riccardo Di Giuseppe, posso dire che di certo non è di estrema destra.
Inoltre, trovo strano che un "fake" dia il suo numero di telefono e la sua e-mail, cosa che fa Di Giuseppe.
Se Di Giuseppe è un "fake", io sono il re d'Inghilterra. Se lo dovessi incontrare gli darei una stretta di mano. Di Giuseppe ha passione politica.
Per quanto riguarda il sottoscritto, io rispedisco al mittente questa accusa.
Tra l'altro, la persona che l'ha lanciata non mi conosce nemmeno né sui social-network e, tanto meno, nella vita reale.
Tra l'altro, questa persona offende anche coloro che, per esempio, hanno fatto diventare il sottoscritto amministratore delle proprie pagine su Facebook.
Esempi sono Antonio Gomes, un giovane politico barese, e l'Erboristeria l'Iris, già citata nel post "LA STORIA DI SIMONA, UNA GIOVANE VOLENTEROSA".
In altre parole, queste persone vengono fatte passare per sprovvedute, visto che, secondo il pensiero contorto di quel "signore", io sono un "fake".
Chi dice queste cose, non sa nulla di me.
Primo, io non sono un nazi-fascista. Io sono un cattolico praticante, conservatore moderato (su certi temi), riformista (su altri) e federalista. Sono filo-americano e filo-israeliano. Sono anche molto interessato su ciò che riguarda gli italiani all'estero. La mia prima attività "pubblica" riguardava proprio una comunità italiana residente a Tacuarembò, Uruguay.
Ho sempre detto ciò, publicamente e non solo.
Secondo, voglio fare notare che io mi iscrissi a Fb soprattutto per rendere più visibile la mia attività politica, specie nella realtà in cui vivo.
E' chiaro anche ad un bambino che se fossi un "fake" non potrei fare quanto detto e non avrebbe avuto senso la mia iscrizione al social-network.
Inoltre, trovo pavido e scorretto il tentativo di screditare delle persone su internet.
E' una cosa che già conosco, per esperienze personali del passato, anche recente. E' una cosa brutta!
Dopo questa ed altre cose che, per ragioni di tempo, non sto qui a raccontare, in me la tentazione di lasciare Fb è forte.
Detto questo porgo i miei cordiali saluti.

SOCIAL NETWORK E VALORI


Cari amici ed amiche.


In questo articolo commentai le parole dell'arcivescovo cattolico dell'Arcidiocesi di Westminster Vincent Nichols che definì i social network (Facebook in primis) disumanizzanti.
Sotto un certo punto di vista, l'arcivescovo Nichols ha ragione.
E' vero che i social network sono utili perché permettono scambi di idee da un capo all'altro della terra, senza spostarsi.
Io stesso, ho un profilo su Facebook, uno sul sito dell'Associazione dei Giovani Italiani nel mondo-Argentina ed uno sulla Community di Libero.
Ho molti scambi di idee e devo dire che sono proficui e che le persone con cui mi confronto sono di buon livello.
Però, l'amicizia, nel senso più vero e genuino del termine, è tutta un'altra cosa.
L'amicizia, che in greco viene chiamata philia (termine usato anche nell'enciclica "Deus Caritas Est" di Sua Santità Benedetto XVI) è prima di tutto un valore.
Nell'amicizia vi è una vera e propria comunione,in greco koinonia.
Nell'amicizia vi è condivisione di valori, di gioie e di sofferenze reali.
Questa è la vera amicizia.
Ora, i social network offrono la possibilità di dialogare ma non quella di condividere le cose suddette.
Infatti, l'amicizia vera si basa su esperienze reali.
Sorge quindi spontanea una domanda.
Le persone con cui si dialoga nei social network possono essere chiamate "amici"?
Io preferisco considerarle "potenziali amici".
Esse possono diventare amici (il che non mi dispiacerebbe) però va sempre tenuto presente che il valore intrinseco dell'amicizia dipende dalle esperienze reali.
Dobbiamo tutti riflettere.
In particolare, siamo noi giovani a dovere riflettere.
Infatti, oggi c'è una crisi di valori e l'amicizia non è immune da ciò.
Oggi, molti giovani si trincerano dietro il social-network perché propone "un rapporto umano senza sacrifici".
Questa, però, è pura illusione.
Fare veramente amicizia significa a volte anche "sporcarsi le mani".
Dio stesso si fece uomo in Gesù Cristo Suo unico Figlio. Non stette nel Suo mondo impassibile ma si mise in mezzo agli uomini.
Quindi lui stesso sperimentò in prima persona anche il vero valore dell'amicizia e perfino la drammatica esperienza del tradimento di essa.
E se Lui che è Dio ha fatto ciò perché non possiamo farlo noi?
Il social network può essere un mezzo per incominciare un'amicizia ma per viverla è meglio che vi siano espereienze concrete.
Cordiali saluti.

L'AVVELENAMENTO DELLO ZAR IVAN IV




Cari amici ed amiche.
Al nome di un sovrano vennero spesso attribuiti aggettivi.
Ad esempio, a Papa Leone I venne attribuito l'aggettivo "Magno", come anche a Carlo, imperatore del Sacro Romano Impero.
A un sovrano però venne attribuito l'aggettivo "terribile".
Dapprima, questo aggettivo fu attribuito a Ivan III (1440-1505) di cui un ambasciatore austriaco disse che "aveva uno sguardo così penentrante da fare svenire le donne".
Questo aggettivo gli fu strappato (a pieno titolo) dal nipote, lo zar Ivan IV (1530-1584).
Durante i suoi quasi cinquantaquattro anni di vita, Ivan IV acquistò questa fama di ferocia e crudeltà.
E fu una fama meritata.
Rimasto orfano di padre nel 1533, nei primi anni del suo regno (che iniziò nel 1547) Ivan dimostrò grande intelligenza politica.
Con lui, Mosca divenne la "Terza Roma" ed egli assunse il titolo di Zar, Cesare in russo.
Egli fu discendente diretto della nipote di Costantino XI Paleologo, ultimo imperatore bizantino.
Con un editto intimò ai nobili di portare a Mosca le loro figlie da marito, perché potesse scegliersi la futura moglie.
La sua scelta cadde su Anastasia, figlia del nobile Nikita Romanovic Zacharyn-Juriev.
Da pochi anni Ivan iniziò a manifestare degli sbalzi d'umore che con Anastasia riusciva a controllare.
La sua cruideltà iniziò a manfestarsi veementemente.
Nel 1547, alcuni rappresentanti di un villaggio della Moscovia si lamentarono presso di lui del governatore.
Egli ordinò alle sue guardie di cospargere gli uomini di acquavite e di bruciarne la barbe.
Mentre i soldati stavano eseguendo gli ordini del monarca, i servi vennero ad avvisarli che Mosca era in fiamme.
La capitale fu semidistrutta e morirono 1700 persone.
Lo zar credette che l'incendio fosse stato una punizione divina e lui (che era religiosissimo, tanto da segnarsi ad ogni boccone di cibo che mangiava) si pentì pubblicamente.
Intanto, con lui i Russi conquistarono il Kahnato di Kazan (1552). Inoltre, la sua fu una politica di apertura verso l'Occidente. Favorì i commerci con Paesi come l'Inghilterra.
Nel 1553, lo zar fu colpito da una grave febbre e nominò il figlio Demetrio quale erede.
I nobili non giurarono fedeltà all'erede.
Ivan poi guarì e decise di andare in pellegrinaggio ma mentre era in viaggio dovette tornare a Mosca.
Il figlio Demetrio morì annegato nel fiume Sesna.
Nel 1556, la città di Kazan si ribellò.
Le follia di Ivan si fece strada e la dimostrazione fu durante l'assedio della città ribelle.
Qui Ivan fece chiudere tutte le chiese ed i conventi (perché non potessero dare asilo alla gente) e fece fare un massacro in piena regola.
Sazio di orrore, Ivan dette ai superstiti il suo perdono e chiese loro di pregare per lui.
Per celebrare la vittoria di Kazan, Ivan fece edificare la più importante chiesa di Mosca, la cattedrale di San Basilio.
Fece fare una chiesa con nove cupole (una al centro e otto nei lati) che doveva ricordare Gerusalemme.
Alla fine accecare gli architetti perché non potessero costruire un edificio (da lui ritenuto) più bello.
La sua follia si aggravò nel 1560, con la morte di Anastasia, pare assassinata dai boiardi.
Qui scelse di creare l'Opricnina, una sorta di polizia segreta.
Il suo quartier generale fu Aleksandrovsk, ove Ivan fece costruire una sorta di "monastero" in cui stette anch'egli
Questa polizia seminò il terrore e, secondo certe stime, 10000 uomini caddero a causa sua.
Vittime principali dell'Opricnina furono i boiardi, classe feudale odiata dallo zar.
Inoltre, causò anche una grave carestia, a causa delle razzie.
Nel 1581 ci fu la tragedia. Ivan picchiò sua nuora (rea di essersi vestita in modo appariscente) con una violenza così furibonda e ne causò l'aborto. In seguito litigò con il figlio (anch'egli chiamato Ivan) e lo colpì con il suo bastone, la cui punta fu acuminata e di ferro. Il colpo fu mortale.
Si raccontò in seguito che quel fatto in poi, lo zar andasse in giro per il Cremlino pronunciando il nome di suo figlio. Si fece anche una lista delle persone contro cui vendicarsi.
Fu una lista fatta quasi con scrupolo religioso.
Nel 1584 capì che la sua vita era al termine.
Oramai malato chiamò suo figlio Fedor e lo proclamò suo erede.
Morì il 18 marzo 1584 mentre giocava a scacchi.
Sulla sua follia si disse (e si dice ancora oggi) molto.
Secondo certe teorie, pare che essa sia figlia delle violenze che subì da piccolo per mano dei boiardi.
E' una teoria veritieria, visto anche il suo odio verso di loro.
Inoltre, a contribuire a ciò ci fu anche la morte dell'amata Anastasia che lo rese selvaggio e crudele.
C'è però un'altra teoria. Secondo un'analisi fatta negli anni Sessanta, nelle sue ossa fu trovata una grossa quantità di MERCURIO.
Egli fu malato e soffrì sia di sifilide che di reumatismi.
Pare che, tra i vari medicinali, i suoi archiatri gli avessero somministrato dosi massicce di prodotti contenenti mercurio.
Questo potrebbe spiegare l'aggravarsi delle sue turbe psichiche e forse anche la morte.
Il caso di Ivan IV "Il Terribile" può essere la dimostrazione di tutte le contraddizioni della società di allora, una società in cui vi furono violenza a religiosità ed in cui spesso fu la superstizione a dettare la scienza.
Cordiali saluti.

Translate

Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.