Cari amici ed amiche.
Leggete il mio articolo scritto su "Italia chiama Italia" ed intitolato "Unione di Centro con Bersani e Vendola? E' il ritorno al passato!".
Pare, infatti, che possa formarsi una coalizione di centrosinistra che mette insieme Sinistra Ecologia Libertà, il Partito Democratico e l'Unione di Centro.
Ora, vorrei fare una considerazione sull'Unione di Centro di Pier Ferdinando Casini.
Io trovo che quello di Casini sia il classico "milazzismo".
Questo termine deriva dal nome di Silvio Milazzo, un politico siciliano (che fu anche presidente della Regione Siciliana) vissuto tra il 1903 ed il 1982 che nel 1958 mise insieme la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista ed il Movimento Sociale Italiano nell'Assemblea Regionale Siciliana.
Casini vorrebbe fare altrettanto.
Ora, l'operazione di Casini è politicamente improponibile, specie in questo momento in cui l'antipolitica è forte.
Nel centrodestra l'hanno capito.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
Il mio libro
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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mercoledì 1 agosto 2012
Da "Il Giornale", così spiano i nostri conti correnti
Cari amici ed amiche.
Leggete questo articolo de "Il Giornale" che è intitolato "Così spiano i nostri conti correnti":
"Meno tre mesi al via per il Grande fratello fiscale. Dal 31 ottobre, infatti, per il Fisco gli estratti conto degli italiani si trasformeranno in un libro aperto. Obiettivo, combattere l'evasione: conseguenza inevitabile, la morte del segreto bancario. La sentenza, del resto, il governo Monti l'aveva già firmata sette mesi fa, con la manovra «salva Italia». Che prevede appunto l'obbligo per banche, Poste italiane, intermediari finanziari, assicurazioni, società di gestione del risparmio e ogni altro operatore finanziario, di comunicare all'Anagrafe tributaria tutte le informazioni relative ai conti e ai rapporti finanziari, compresi movimenti e importi delle operazioni.
Ora è in arrivo - come scrive Italia oggi - il provvedimento dell'Agenzia delle Entrate che delinea le modalità con cui dovranno essere inviate le informazioni relative ai rapporti finanziari e alle cosiddette operazioni «fuori conto»: dalla richiesta di assegni e bonifici per contanti, al cambio di valuta. E all'occhio del Grande Fratello non sfuggiranno neppure gli accessi alle cassette di sicurezza, lo shopping con la carta di credito, gli acquisti di oro e metalli preziosi, i prodotti finanziari emessi dalle assicurazioni e le gestioni patrimoniali. La novità va di pari passo con i nuovi limiti all'utilizzo del denaro contante, dal momento che la soglia di mille euro comporterà la moltiplicazione delle operazioni «tracciabili» da comunicare all'Anagrafe tributaria.
Tutti dati che il supercomputer del Fisco potrà confrontare con le dichiarazioni dei redditi e con le capacità di spesa dei contribuenti, per far emergere eventuali discrepanze tra il reddito dichiarato e quanto denaro transita invece - in entrata e in uscita - nel conto corrente di ogni cittadino. Nel qual caso, scatteranno controlli ed eventuali accertamenti.Tutto questo grazie al famoso decreto legge numero 201/2011, il «Salva Italia», che all'articolo 11 prevede appunto l'obbligo per intermediari e operatori finanziari di comunicare i dati dei clienti al Fisco a 360 gradi, indipendentemente cioè dalla presenza o meno di accertamenti in corso. In pratica all'Agenzia delle Entrate arriverà in automatico una copia dell'estratto conto bancario o postale di ogni correntista. Si comincia dal 31 ottobre, per quest'anno: poi il 31 marzo di ogni anno dovrà essere inoltrata la comunicazione delle informazioni finanziarie dell'anno precedente. È il rovesciamento di un principio finora considerato intoccabile, quello della presunzione di innocenza. È vero, infatti, che gli accertamenti sulle movimentazioni finanziarie sono sempre stati possibili, ma era necessaria un'autorizzazione del giudice, caso per caso, dopo aver acquisito altri elementi di sospetto sulla fedeltà fiscale del cittadino. Ogni regola però ha le sue eccezioni: infatti, già la manovra dell'agosto 2011 aveva previsto una norma che obbligava le banche a comunicare all'Agenzia delle entrate specifiche e selettive liste dei clienti considerati «a rischio evasione». Una misura che ora è stata abrogata per dare spazio al nuovo e più aggressivo sistema di controlli. Che, non a caso, aveva immediatamente suscitato l'attenzione del Garante della Privacy. L'Autorità, lo scorso aprile, pur condividendo la finalità anti evasione del provvedimento, ha sottolineato la necessità di porre alcune regole al modo con cui il Fisco controllerà i conti correnti degli italiani, trattandosi di informazioni quanto mai «sensibili». Per il Garante appaiono quindi indispensabili misure di sicurezza di natura tecnica ed organizzativa particolarmente rigorose: adottare meccanismi di cifratura durante tutti i passaggi interni, limitare l'accesso ai file ad un numero ristretto di incaricati, aggiornare costantemente i sistemi operativi e i software antivirus e antintrusione, prevedere solo in forma cifrata l'eventuale conservazione dei dati. Le regole imposte dal Garante comprendono inoltre un limite sulla conservazione da parte dell'Anagrafe tributaria dei dati così divulgati; i tempi di conservazione dovranno essere specificati con esattezza e, una volta scaduto il termine, le informazioni dovranno essere cancellate in maniera automatica. Indicazioni ancora non completamente recepite da parte dell'Agenzia delle Entrate: i lavori di aggiornamento, infatti, sono ancora in corso. Ma intanto, con una nota alle associazioni di categoria del mondo finanziario - tra cui Abi, Assogestioni, Ania e Poste Italiane -, la stessa Agenzia ricorda che «nelle more dell'adeguamento alle prescrizioni del Garante del provvedimento di prossima emanazione, restano confermati i dati e le informazioni oggetto di trasmissione all'anagrafe tributaria». Il Grande Fratello non aspetta.".
Questa è la fine dello Stato di diritto.
Io penso che un vero Stato di diritto debba garantire anche il diritto di proprietà.
Ora, tra l'IMU e quest'ultimo provvedimento, il diritto di proprietà è fortemente minato.
In pratica, se una persona mette in banca i propri risparmi (che magari sono stati guadagnati da una vita di lavoro e sacrifici), questi ultimi vengono controllati dallo Stato.
Inoltre, se questa persona acquistasse una macchina, lo Stato lo verrebbe a sapere e potrebbe arrogarsi il diritto di controllare l'acquisto.
Se questa persona volesse aprire un'attività, lo Stato lo verrebbe a sapere e manderebbe subito la Guardia di Finanza a controllare ogni cosa.
Qui si sta minando sia la il diritto di proprietà e sia la basilare libertà personale dei cittadini.
Tra un po', lo Stato deciderà il posto in cui cittadini dovranno andare per le ferie.
Ciò non va bene.
Questo è uno dei motivi degli scarsi investimenti in Italia.
Cordiali saluti.
Leggete questo articolo de "Il Giornale" che è intitolato "Così spiano i nostri conti correnti":
"Meno tre mesi al via per il Grande fratello fiscale. Dal 31 ottobre, infatti, per il Fisco gli estratti conto degli italiani si trasformeranno in un libro aperto. Obiettivo, combattere l'evasione: conseguenza inevitabile, la morte del segreto bancario. La sentenza, del resto, il governo Monti l'aveva già firmata sette mesi fa, con la manovra «salva Italia». Che prevede appunto l'obbligo per banche, Poste italiane, intermediari finanziari, assicurazioni, società di gestione del risparmio e ogni altro operatore finanziario, di comunicare all'Anagrafe tributaria tutte le informazioni relative ai conti e ai rapporti finanziari, compresi movimenti e importi delle operazioni.
Ora è in arrivo - come scrive Italia oggi - il provvedimento dell'Agenzia delle Entrate che delinea le modalità con cui dovranno essere inviate le informazioni relative ai rapporti finanziari e alle cosiddette operazioni «fuori conto»: dalla richiesta di assegni e bonifici per contanti, al cambio di valuta. E all'occhio del Grande Fratello non sfuggiranno neppure gli accessi alle cassette di sicurezza, lo shopping con la carta di credito, gli acquisti di oro e metalli preziosi, i prodotti finanziari emessi dalle assicurazioni e le gestioni patrimoniali. La novità va di pari passo con i nuovi limiti all'utilizzo del denaro contante, dal momento che la soglia di mille euro comporterà la moltiplicazione delle operazioni «tracciabili» da comunicare all'Anagrafe tributaria.
Tutti dati che il supercomputer del Fisco potrà confrontare con le dichiarazioni dei redditi e con le capacità di spesa dei contribuenti, per far emergere eventuali discrepanze tra il reddito dichiarato e quanto denaro transita invece - in entrata e in uscita - nel conto corrente di ogni cittadino. Nel qual caso, scatteranno controlli ed eventuali accertamenti.Tutto questo grazie al famoso decreto legge numero 201/2011, il «Salva Italia», che all'articolo 11 prevede appunto l'obbligo per intermediari e operatori finanziari di comunicare i dati dei clienti al Fisco a 360 gradi, indipendentemente cioè dalla presenza o meno di accertamenti in corso. In pratica all'Agenzia delle Entrate arriverà in automatico una copia dell'estratto conto bancario o postale di ogni correntista. Si comincia dal 31 ottobre, per quest'anno: poi il 31 marzo di ogni anno dovrà essere inoltrata la comunicazione delle informazioni finanziarie dell'anno precedente. È il rovesciamento di un principio finora considerato intoccabile, quello della presunzione di innocenza. È vero, infatti, che gli accertamenti sulle movimentazioni finanziarie sono sempre stati possibili, ma era necessaria un'autorizzazione del giudice, caso per caso, dopo aver acquisito altri elementi di sospetto sulla fedeltà fiscale del cittadino. Ogni regola però ha le sue eccezioni: infatti, già la manovra dell'agosto 2011 aveva previsto una norma che obbligava le banche a comunicare all'Agenzia delle entrate specifiche e selettive liste dei clienti considerati «a rischio evasione». Una misura che ora è stata abrogata per dare spazio al nuovo e più aggressivo sistema di controlli. Che, non a caso, aveva immediatamente suscitato l'attenzione del Garante della Privacy. L'Autorità, lo scorso aprile, pur condividendo la finalità anti evasione del provvedimento, ha sottolineato la necessità di porre alcune regole al modo con cui il Fisco controllerà i conti correnti degli italiani, trattandosi di informazioni quanto mai «sensibili». Per il Garante appaiono quindi indispensabili misure di sicurezza di natura tecnica ed organizzativa particolarmente rigorose: adottare meccanismi di cifratura durante tutti i passaggi interni, limitare l'accesso ai file ad un numero ristretto di incaricati, aggiornare costantemente i sistemi operativi e i software antivirus e antintrusione, prevedere solo in forma cifrata l'eventuale conservazione dei dati. Le regole imposte dal Garante comprendono inoltre un limite sulla conservazione da parte dell'Anagrafe tributaria dei dati così divulgati; i tempi di conservazione dovranno essere specificati con esattezza e, una volta scaduto il termine, le informazioni dovranno essere cancellate in maniera automatica. Indicazioni ancora non completamente recepite da parte dell'Agenzia delle Entrate: i lavori di aggiornamento, infatti, sono ancora in corso. Ma intanto, con una nota alle associazioni di categoria del mondo finanziario - tra cui Abi, Assogestioni, Ania e Poste Italiane -, la stessa Agenzia ricorda che «nelle more dell'adeguamento alle prescrizioni del Garante del provvedimento di prossima emanazione, restano confermati i dati e le informazioni oggetto di trasmissione all'anagrafe tributaria». Il Grande Fratello non aspetta.".
Questa è la fine dello Stato di diritto.
Io penso che un vero Stato di diritto debba garantire anche il diritto di proprietà.
Ora, tra l'IMU e quest'ultimo provvedimento, il diritto di proprietà è fortemente minato.
In pratica, se una persona mette in banca i propri risparmi (che magari sono stati guadagnati da una vita di lavoro e sacrifici), questi ultimi vengono controllati dallo Stato.
Inoltre, se questa persona acquistasse una macchina, lo Stato lo verrebbe a sapere e potrebbe arrogarsi il diritto di controllare l'acquisto.
Se questa persona volesse aprire un'attività, lo Stato lo verrebbe a sapere e manderebbe subito la Guardia di Finanza a controllare ogni cosa.
Qui si sta minando sia la il diritto di proprietà e sia la basilare libertà personale dei cittadini.
Tra un po', lo Stato deciderà il posto in cui cittadini dovranno andare per le ferie.
Ciò non va bene.
Questo è uno dei motivi degli scarsi investimenti in Italia.
Cordiali saluti.
Tumori, è stata fatta una scoperta
Leggete l'articolo di "Affaritaliani.it" che è intitolato "Bloccato l'elisir di lunga vita delle cellule tumorali".
In questo articolo si legge che è stato scoperto un equilibrio tra due proteine, la SIRT 1 e la DBC1.
La prima favorisce il processo di riproduzione delle cellule. La seconda lo ferma.
In caso di tumore, la proteina SIRT1 è molto presente.
La cellula rimane in un perenne stato giovanile, lo stato di riproduzione.
La riproduzione è incontrollata e così si forma il tumore.
Quindi, secondo la ricerca, bisognerà fare aumentare la proteina DBC1, quella che fa invecchiare le cellule e blocca la loro riproduzione.
Questo è un passo molto importante per la ricerca e questo passo è stato compiuto dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Certo, la ricerca dovrà andare avanti.
Ad esempio, si dovrà capire ancora molto sulla predisposizione ereditaria dei tumori (tema che riguarda anche la mia famiglia), sulla evoluzione dei tumori maligni dalla fase di anaplasia a quella di metastasi e sulla loro prevenzione.
Cordiali saluti.
A tutti i cattolici antisemiti ed anti-israeliani
Cari amici ed amiche.
Io prendo le distanze da quei miei correligionari che odiano gli ebrei.
Su Facebook, certi soggetti bazzicano.
Su una bacheca di uno di questi, ho trovato foto davvero scioccanti come quella qui sopra o queste che ho riportato qui sotto.
Ho preso queste foto da una bacheca di una persona che si vanta di essere "sedevancantista", ossia facente parte di quei gruppi di cattolici "tradizionalisti" che non solo non riconoscono il Concilio Vaticano II ma che rifiutano anche di riconoscere i Papi che vennero eletti dopo di esso, compreso quest'ultimo, Papa Benedetto VI.
Quindi, questa persona dovrebbe spiegare quale sia il suo concetto di cattolicesimo.
La Chiesa cattolica riconosce come suo capo (Vicario di Cristo) il Santo Padre.
Quindi, i "sedevacantisti" sono in errore. Non riconoscono il primato del Papa sulla Chiesa cattolica e, quindi, non sono in comunione con essa.
Ora, tra queste persone vi è chi è contro gli ebrei ed Israele.
Essi parlano ancora di "ebrei usurai" ed inneggiano alla Palestina e all'Islam.
Io trovo che questo sia vergognoso.
A questi signori, che si dicono cattolici ma gettano fango sulla Chiesa, vorrei dire alcune cose.
In primo luogo, io sono un cattolico che ama la tradizione.
Ad esempio, sono anti-abortista, contro l'eutanasia e contro i matrimoni gay, anticomunista, non mi piace il relativismo e sono favorevole alla Messa in latino.
Ma non direi mai nulla contro gli ebrei, che furono i primi a riconoscere Dio.
Infatti, quando parlò di Dio, Gesù Cristo parlò del "Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe".
Abramo, Isacco e Giacobbe non furono ebrei?
Gesù Cristo non fu un ebreo?
In secondo luogo, nel Medio Evo, quando la Chiesa era forte, non c'erano ghetti.
Anzi, i re cristiani avevano in corte, l'ebreo di corte, ossia, un dignitario di religione ebraica che serviva da mediatore tra la corte e la comunità ebraica del luogo.
Inoltre, Papa Pio XI (un Papa pre-Concilio Vaticano II, 1857-1939) condannò l'antisemitismo, bollandolo come contrario alla dottrina cattolica perché noi cattolici siamo "spiritualmente semiti".
Inoltre, anche questo inneggiare alla Palestina è sbagliato.
Tra gli Arabi vi sono forze che vorrebbero distruggere non solo Israele ma anche la cristianità.
Ricordo che, grazie agli Israeliani, noi cristiani possiamo pregare nel Cenacolo di Gerusalemme.
Tra l'altro, la stessa persona che ha queste foto ha scritto sulla sua bacheca questo testo:
"Ritengo che impedire la poligamia sia una gravissima lesione dei diritti dell'uomo e della donna che non possono subire le scelte dello Stato. D'altronde se appare ormai imminente il matrimonio tra "esseri" dello stesso sesso perchè impedire le "unioni matrimoniali" plurime? Si tratterebbe di una pericolosa forma di "polifobia" da perseguire anche penalmente".
Io prendo le distanze da quei miei correligionari che odiano gli ebrei.
Su Facebook, certi soggetti bazzicano.
Su una bacheca di uno di questi, ho trovato foto davvero scioccanti come quella qui sopra o queste che ho riportato qui sotto.
Ho preso queste foto da una bacheca di una persona che si vanta di essere "sedevancantista", ossia facente parte di quei gruppi di cattolici "tradizionalisti" che non solo non riconoscono il Concilio Vaticano II ma che rifiutano anche di riconoscere i Papi che vennero eletti dopo di esso, compreso quest'ultimo, Papa Benedetto VI.
Quindi, questa persona dovrebbe spiegare quale sia il suo concetto di cattolicesimo.
La Chiesa cattolica riconosce come suo capo (Vicario di Cristo) il Santo Padre.
Quindi, i "sedevacantisti" sono in errore. Non riconoscono il primato del Papa sulla Chiesa cattolica e, quindi, non sono in comunione con essa.
Ora, tra queste persone vi è chi è contro gli ebrei ed Israele.
Essi parlano ancora di "ebrei usurai" ed inneggiano alla Palestina e all'Islam.
Io trovo che questo sia vergognoso.
A questi signori, che si dicono cattolici ma gettano fango sulla Chiesa, vorrei dire alcune cose.
In primo luogo, io sono un cattolico che ama la tradizione.
Ad esempio, sono anti-abortista, contro l'eutanasia e contro i matrimoni gay, anticomunista, non mi piace il relativismo e sono favorevole alla Messa in latino.
Ma non direi mai nulla contro gli ebrei, che furono i primi a riconoscere Dio.
Infatti, quando parlò di Dio, Gesù Cristo parlò del "Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe".
Abramo, Isacco e Giacobbe non furono ebrei?
Gesù Cristo non fu un ebreo?
In secondo luogo, nel Medio Evo, quando la Chiesa era forte, non c'erano ghetti.
Anzi, i re cristiani avevano in corte, l'ebreo di corte, ossia, un dignitario di religione ebraica che serviva da mediatore tra la corte e la comunità ebraica del luogo.
Inoltre, Papa Pio XI (un Papa pre-Concilio Vaticano II, 1857-1939) condannò l'antisemitismo, bollandolo come contrario alla dottrina cattolica perché noi cattolici siamo "spiritualmente semiti".
Inoltre, anche questo inneggiare alla Palestina è sbagliato.
Tra gli Arabi vi sono forze che vorrebbero distruggere non solo Israele ma anche la cristianità.
Ricordo che, grazie agli Israeliani, noi cristiani possiamo pregare nel Cenacolo di Gerusalemme.
Tra l'altro, la stessa persona che ha queste foto ha scritto sulla sua bacheca questo testo:
"Ritengo che impedire la poligamia sia una gravissima lesione dei diritti dell'uomo e della donna che non possono subire le scelte dello Stato. D'altronde se appare ormai imminente il matrimonio tra "esseri" dello stesso sesso perchè impedire le "unioni matrimoniali" plurime? Si tratterebbe di una pericolosa forma di "polifobia" da perseguire anche penalmente".
Questa frase si commenta da sola.
A quel signore vorrei ricordare che il cattolicesimo è contro la poligamia.
Inoltre, vorrei ricordare che la massoneria ebbe molti legami con l'Islam.
Leggete questo articolo intitolato "Islam e massoneria", sul sito "Ordine Futuro".
Invece, di accusare gli ebrei di ogni nefandezza e difendere cause sbagliate, certa gente dovrebbe informarsi.
Cordiali saluti.
L'amore di Cristo. Dalla «Pratica di amare Gesù Cristo» di sant'Alfonso Maria de' Liguori, vescovo
Cari amici ed amiche.
Leggete questo brano che mi è stato inoltrato su Facebook dall'amico Giovanni Covino (SEFT) e che fu scritto da Sant'Alfonso Maria de' Liguori:
"Tutta la santità e la perfezione di un'anima consiste nell'amar Gesù Cristo nostro Dio, nostro sommo bene e nostro Salvatore. La carità è quella che unisce e conserva tutte le virtù che rendono l'uomo perfetto.
Forse Iddio non si merita tutto il nostro amore? Egli ci ha amati sin dall'eternità. «Uomo, dice il Signore, considera ch'io sono stato il primo ad amarti. Tu non eri ancora al mondo, il mondo neppure v'era ed io già t'amavo. Da che sono Dio, io t'amo». Vedendo Iddio che gli uomini si fan tirare da' benefici, volle per mezzo de' suoi doni cattivarli al suo amore. Disse pertanto: «Voglio tirare gli uomini ad amarmi con quei lacci con cui gli uomini si fanno tirare, cioè coi legami dell'amore». Tali appunto sono stati i doni fatti da Dio all'uomo. Egli dopo di averlo dotato di anima colle potenze a sua immagine, di memoria, intelletto e volontà, e di corpo fornito dei sensi, ha creato per lui il cielo e la terra e tante altre cose tutte per amor dell'uomo; acciocché servano all'uomo, e l'uomo l'ami per gratitudine di tanti doni.
Ma Iddio non è stato contento di donarci tutte queste belle creature. Egli per cattivarsi tutto il nostro amore è giunto a donarci tutto se stesso. L'Eterno Padre è giunto a darci il suo medesimo ed unico Figlio. Vedendo che noi eravamo tutti morti e privi della sua grazia per causa del peccato, che fece? Per l'amor immenso, anzi, come scrive l'Apostolo, per il troppo amore che ci portava, mandò il Figlio diletto a soddisfare per noi, e così renderci quella vita che il peccato ci aveva tolta.
E dandoci il Figlio (non perdonando al Figlio per perdonare a noi), insieme col Figlio ci ha donato ogni bene: la sua grazia, il suo amore e il paradiso; poiché tutti questi beni sono certamente minori del Figlio: «Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8, 32).".
Leggete questo brano che mi è stato inoltrato su Facebook dall'amico Giovanni Covino (SEFT) e che fu scritto da Sant'Alfonso Maria de' Liguori:
"Tutta la santità e la perfezione di un'anima consiste nell'amar Gesù Cristo nostro Dio, nostro sommo bene e nostro Salvatore. La carità è quella che unisce e conserva tutte le virtù che rendono l'uomo perfetto.
Forse Iddio non si merita tutto il nostro amore? Egli ci ha amati sin dall'eternità. «Uomo, dice il Signore, considera ch'io sono stato il primo ad amarti. Tu non eri ancora al mondo, il mondo neppure v'era ed io già t'amavo. Da che sono Dio, io t'amo». Vedendo Iddio che gli uomini si fan tirare da' benefici, volle per mezzo de' suoi doni cattivarli al suo amore. Disse pertanto: «Voglio tirare gli uomini ad amarmi con quei lacci con cui gli uomini si fanno tirare, cioè coi legami dell'amore». Tali appunto sono stati i doni fatti da Dio all'uomo. Egli dopo di averlo dotato di anima colle potenze a sua immagine, di memoria, intelletto e volontà, e di corpo fornito dei sensi, ha creato per lui il cielo e la terra e tante altre cose tutte per amor dell'uomo; acciocché servano all'uomo, e l'uomo l'ami per gratitudine di tanti doni.
Ma Iddio non è stato contento di donarci tutte queste belle creature. Egli per cattivarsi tutto il nostro amore è giunto a donarci tutto se stesso. L'Eterno Padre è giunto a darci il suo medesimo ed unico Figlio. Vedendo che noi eravamo tutti morti e privi della sua grazia per causa del peccato, che fece? Per l'amor immenso, anzi, come scrive l'Apostolo, per il troppo amore che ci portava, mandò il Figlio diletto a soddisfare per noi, e così renderci quella vita che il peccato ci aveva tolta.
E dandoci il Figlio (non perdonando al Figlio per perdonare a noi), insieme col Figlio ci ha donato ogni bene: la sua grazia, il suo amore e il paradiso; poiché tutti questi beni sono certamente minori del Figlio: «Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8, 32).".
Tutti gli uomini sono chiamati alla santità ma non tutti la raggiungeranno.
Infatti, gli uomini furono creati liberi da Dio.
Essere liberi comporta anche la scelta tra il Bene ed il Male.
Ogni uomo può scegliere liberamente se essere buono o cattivo.
L'uomo buono è quello che sceglie di fare il bene e mette la sua libertà al servizio degli altri.
L'uomo cattivo, invece, è l'uomo che sceglie di mettere la sua libertà al servizio di sé stesso e del suo egoismo, arrivando a compiere anche azioni contro Dio ed il suo prossimo.
In fondo, i Sette Peccati capitali (Superbia, Ira, Invidia, Avarizia, Gola, Lussuria ed Accidia) altro non sono che uno smisurato amore per il proprio egoismo e non per Dio e per il proprio prossimo.
L'uomo, invece, fu fatto da Dio per fare altro.
Possono darci un indizio le parole dette dal Beato Papa Giovanni Paolo II il 22 ottobre 1978 che recitano:
" Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l'uomo. Solo lui lo sa!".
L'uomo, per essere santo, deve mettere Dio al primo posto ed amare il suo prossimo come sé stesso.
Egli può fare ciò, impegnandosi in politica, con il volontariato, lavorando per il progresso della sua società o anche dicendo una parola buona al suo prossimo che è in difficoltà.
Questa è la strada per la santità.
Termino, segnalandovi una pagina di Facebook intitolata "JMJ Sao Pablo 2013".
Essa è stata redatta dall'amica Sabrina Isabel Visconti Ongaro.
I giovani devono ritrovare il valore del servizio verso gli altri.
Essi sono delusi e contestano il sistema che non dà loro prospettive.
Contestare il sistema va bene ma diventa inutile (se non dannoso) se non si fa niente di propositivo.
Cordiali saluti.
Da il quotidiano "Libero", Sicilia, Lombardo si è dimesso. Ma prima nomina un assessore
Cari amici ed amiche.
Leggete questo articolo del quotidiano "Libero" che è intitolato "Sicilia, Lombardo si è dimesso. Ma prima nomina un assessore":
"Lascia. Come annunciato, Raffele Lombardo si è dimesso dalla presidenza della Regione Siciliana. L'ormai ex governatore ha riunito la giunta a Palazzo d'Orleans, e come ultimi atti del suo "regno" ha snocciolato un paio di nomine e fatto saltare parte del piano dei tagli alla Regione (ve ne diamo conto nel resto dell'articolo). Gli "incoronati" da Lombardo sono ben due. Il primo è Nicola Vernuccio, nuovo assessore regionale alle Autonomia Regionale; il secondo, nominato giusto una manciata di minuti prima del passo indietro, è Claudio Torrisi, che ricoprirà la carica di assessore all'Energia e Rifiuti. E il governatore Lombardo scherza pure: "Stasera per festeggiare offrirò la prima cena in quattro anni ai miei assessori. E ci saranno anche i due nuovi...", ha detto incontrando la stampa.
"Contro di me un attacco mediatico-giudiziario" - "Lascio tutte le cariche politiche senza rimpianti. Abbiamo fatto tanto, molte riforme. Lascio all’apice, perché la presidenza della Regione siciliana è l'apice di una carriera. Lascio con serenità. E vi auguro a tutti voi di poter eocntinuare a serviree almeglio la Sicilia". Così Lombardo, che ha aggiunto di aver fatto "il mio dovere fino in fondo" e che le dimissioni sono "una scelta lucida e ragionata". L'ex governatore dell'isola a rischio bancaratta - che ha querelato Libero chiedendo 1 miliardo di euro perché abbiamo denunciato gli sprechi siciliani - ha replicato ancora alle accuse di malgoverno: "C'è stata una tattica politico-mediatica disonesta e criminale che ha infangato la Regione a livello internazionale", ha tuonato nel corso del suo intervento all'Ars facendo riferimento al rischio-default che corre la Sicilia. Quindi ha proseguito nella sua auto difesa: "Mai come in questi trascorsi quattro anni sono stati intaccati gli interessi illeciti e criminali di questa regione. Rivendico questo del mio governo". E ancora: "Al presidente della Regione non è stato consentito di essere interrogato. Ho parlato in aula, con la stampa. Per ben tre volte la procura ha chiesto l'archiviazione, un processo è stato interrotto alla vigilia della sua conclusione e non è stato richiesto un rinvio a giudizio. Questi sono dati". Infine l'appello: "Il prossimo 28 e 29 ottobre si elegga un presidente della regione liebro e senza vincoli".
Niente taglii - Mentre Lombardo si recava all'Ars per formalizzare le sue dimissioni, in parallelo, in aula montava la protesta di diversi parlamentari, contrari alla decisione della conferenza di capigruppo che ha stabilito di votare un assestamento di bilancio tecnico per coprire il disavanzo di 2,38 milioni di euro, stralciando le norme di spesa che riguardavano i contratti di 6mila precari Asu, il trasporto pubblico locale, i collegamenti marittimi e i dissalatori. Una doppia beffa: Lombardo lascia, ma fa saltare parte del piano dei tagli e fa nuove nomine. Il deputato Vincenzo Vinciullo (Pdl) ha chiesto alla Presidenza dell'Ars di riconvocare la capigruppo per rivedere la decisione, rinviando le comunicazioni di Lombardo sulle dimissioni. Contro lo stop alle norme di spesa (circa 43 milioni) si sono espressi Pino Apprendi (Pd), Marco Falcone (Pdl), Toni Scilla (Gs), Carmelo Incardona (Gs), Marianna Caronia (Pid), Toto Cordaro (Pid).
La giustificazione - Antonello Cracolici, capogruppo del Pd, ha giustificato la scelta della capigruppo con l'urgenza di approvare l'assestamento secco per coprire il disavanzo emerso col rendiconto 2011, in modo da poter sbloccare il mutuo autoriozzato dal bilancio di previsione. "Bisogna ricordare che la lesgilatura finisce oggi - ha sottolineato Cracolici - ma realisticamente il prossimo governo e il prossimo parlamento, a novembre, saranno nelle condizioni di intervenire: sono stati messi da parte 13 milioni a questo proposito, abbiamo agito con responsabilità". Da par suo, il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, ha invitato i parlamentari "ad abbassare i toni. Tutti siamo bravi a dire che vogliamo risolvere i problemi, ma dobbiamo fare i conti con la realtà e non è giusto scaricare su qualcuno la scelta di non avere voluto adottare provvedimenti a favore di questa o quella categoria".".
Questo articolo fa il paio con un altro scritto sullo stesso quotidiano ed intitolato "Sicilia, paga da 14mila €, telefono e auto gratis: ma perché?":
"Ora, l’articolo su sprechi e assurdità siciliane nella gestione della cosa pubblica non si può considerare una novità. E però relegare l’argomento a questione cui abituarsi sarebbe criminale. Perché, nel frattempo, la situazione continua a peggiorare. Basta dare un occhio alla relazione della Corte dei Conti sul rendiconto generale della Regione Siciliana per l’esercizio finanziario 2011. Le considerazione generali introduttive rimarcano «una situazione di notevole, preoccupante deterioramento: tutti o quasi i saldi fondamentali di bilancio presentano valori negativi», più avanti sottolineando la «difficile sostenibilità dei conti pubblici regionali». Sui quali grava un debito di 5 miliardi e 305 milioni, più altri 344 milioni rimborsati dallo Stato. Nonostante ciò, nel 2011 «il personale di ruolo della Regione si è incrementato di quasi un terzo, passando da 13.205 a ben 17.218 unità (+30,39%)», con una procedura che «non manca di destare perplessità». In due parole: un disastro.
Allora uno va a vedere come se la passa la classe politico-amministrativa che questa situazione ha determinato - o quantomeno non ha sanato. Ed ecco, saremo anche demagogici e populisti o quant’altro, ma qui monta l’irritazione. E se il termine “casta” è forse venuto un po’ a noia, confessiamo di non riuscire a trovarne un altro per descrivere la condizione dei componenti dell’Assemblea Regionale Siciliana. I quali, secondo quanto disposto da Tremonti nella manovra bis dello scorso anno, sarebbero dovuti scendere di numero: da 90 a 70. Ma le annunciate dimissioni del governatore Raffaele Lombardo, se davvero arriveranno a breve, bloccheranno il procedimento legislativo. E quindi niente: 90 erano e 90 rimarranno.
Inevitabile poi cercare di capire quanto guadagnano, i deputati del Parlamento siciliano. E insomma, la busta paga è pesante, altroché. Vediamo: solo l’indennità-base ammonta a 5.101,68 euro netti - qualche termine di paragone: quella dei consiglieri regionali laziali è di 3.708, quella dei lombardi arriva a 3.341, per i piemontesi addirittura 2.858. Tornando in Sicilia, all’indennità vanno aggiunti i 3.500 euro di diaria (trattenuta di 224,90 euro per ogni assenza ingiustificata). Poi altri 4.180 euro alla voce «spese sostenute per l’esercizio del mandato» - e qui si tratta di collaboratori o portaborse, che chissà quante volte vengono poi retribuiti poco e in nero, ma tant’è. Non è finita: altri 841 euro al mese (sarebbero 10.095,84 all’anno) come rimborso forfettario per le «spese di trasporto». E 345 euro mensili (4.150 all’anno) per rifondere le «spese telefoniche». E poi c’è anche il rimborso delle spese sostenute per arrivare in ufficio: 13.293 euro all’anno (1.107 al mese) se l’onorevole siciliano deve percorrere fino a 100 chilometri per raggiungere la sede palermitana dell’assemblea, che diventano 15.979 all’anno (1.331 al mese) se i chilometri sono più di 100. E se invece abita proprio a Palermo? Niente paura: s’intasca comunque 6.646 euro all’anno, 554 al mese.
Totale: considerando i criteri più bassi s’arriva a 14.521 euro netti al mese. Stipendio a cui, per i presidenti di Commissione, vanno aggiunti 2.984,55 euro lordi. E insomma, non si vuol qui raccontare la facezia che far politica equivale sempre e comunque a ingrassarsi a spese del cittadino, ma dài, così diventa intollerabile.
(Dimenticavamo il presidente di giunta. Lombardo, considerate le indennità da governatore e da componente dell’assemblea, guadagna 15.683 euro mensili, primato italiano. Dietro di lui si piazza la laziale Renata Polverini, che arriva a 11.958. In Lombardia Formigoni si ferma a 9.539 euro al mese, Zaia in Veneto a 8.934. Lo stesso Lombardo commenta però che «se dobbiamo rapportare il mio stipendio al lavoro che faccio, dovrebbero triplicarlo»).
Ma questa sorta di salasso istituzionale non riguarda solo la Regione. Per dire: in tutta Italia, in occasione delle ultime Amministrative, è scattata la riduzione di Consigli e giunte. E dunque, nei Comuni che contano fra 3mila e 5mila residenti i consiglieri saranno al massimo 7: in Sicilia, invece, è ancora possibile arrivare a 15. E se sul Continente i municipi che superano i 10mila abitanti dovranno ridurre le assemblee consiliari del 20 per cento, in Sicilia no. Discorso da collegare ai mancati tagli ai gettoni di consiglieri comunali e sindaci, con i consiglieri di Palermo che sono i più pagati d’Italia: gettone di presenza a 156 euro lordi e indennità che può superare i 3mila euro mensili - circa 700 in più dei “colleghi” milanesi, mentre a Roma il gettone è di 70 euro per uno stipendio massimo di 1.500 euro. Ovviamente anche i sindaci rientrano nello schema: quello di Palermo guadagna (lordi) 10.100 euro al mese, 1.000 in più di quello di Milano.
Ultima domanda: ma perché?".
Ora, vorrei fare una breve riflessione.
In primo luogo, vorrei dire che il governatore dimissionario Raffaele Lombardo non è la sola causa dei problemi della Sicilia.
Tutti incolpano solo lui ma la realtà è ben diversa.
Infatti, una parte della colpa è dell'Italia.
Il nostro Paese ha creato un sistema assurdo in cui vi è un nord che produce ricchezza ed un sud che purtroppo vive nell'assistenzialismo.
Ciò ha creato un circolo vizioso in cui le Regioni del sud (Sicilia compresa) non sono più in grado di produrre ricchezza. nonostante abbiano le potenzialità per farlo.
I ceti politici locali, ovviamente, hanno favorito ciò.
Per decenni, al sud e in Sicilia non sono state fatte le infrastrutture né è stata favorita una politica industriale adeguata.
Se ci fosse stato il federalismo, questo sfacelo non ci sarebbe stato.
Inoltre, vi è anche un problema di natura europea.
La Sicilia è penalizzata anche dalle politiche dell'Unione Europea.
Pensiamo, ad esempio, alle norme sulla pesca o al fatto che le politiche europee stiano favorendo il commercio delle arance in Marocco, in Tunisia o in Spagna, a scapito della Sicilia.
L'Italia avrebbe potuto fare qualcosa per evitare ciò.
Lombardo, di sicuro, ha sbagliato.
Egli ha peggiorato la situazione.
Era stato eletto con il centrodestra e poi è passato ad una coalizione ibrida che teneva insieme il suo Movimento per l'Autonomia, l'Unione di Centro, Alleanza per l'Italia, Futuro e Libertà per l'Italia ed il Partito Democratico.
Questo fu un fattore di instabilità politica.
Inoltre, egli ha fatto nomine e sprechi a destra e a manca e non ha risolto i problemi.
Basti pensare all'Autostrada A20 Messina-Palermo, con le gallerie che cadono a pezzi.
A ciò si è unito anche il carattere assistenzialista della sua politica.
Per questo, egli ha dovuto dare le dimissioni.
Cordiali saluti.
Leggete questo articolo del quotidiano "Libero" che è intitolato "Sicilia, Lombardo si è dimesso. Ma prima nomina un assessore":
"Lascia. Come annunciato, Raffele Lombardo si è dimesso dalla presidenza della Regione Siciliana. L'ormai ex governatore ha riunito la giunta a Palazzo d'Orleans, e come ultimi atti del suo "regno" ha snocciolato un paio di nomine e fatto saltare parte del piano dei tagli alla Regione (ve ne diamo conto nel resto dell'articolo). Gli "incoronati" da Lombardo sono ben due. Il primo è Nicola Vernuccio, nuovo assessore regionale alle Autonomia Regionale; il secondo, nominato giusto una manciata di minuti prima del passo indietro, è Claudio Torrisi, che ricoprirà la carica di assessore all'Energia e Rifiuti. E il governatore Lombardo scherza pure: "Stasera per festeggiare offrirò la prima cena in quattro anni ai miei assessori. E ci saranno anche i due nuovi...", ha detto incontrando la stampa.
"Contro di me un attacco mediatico-giudiziario" - "Lascio tutte le cariche politiche senza rimpianti. Abbiamo fatto tanto, molte riforme. Lascio all’apice, perché la presidenza della Regione siciliana è l'apice di una carriera. Lascio con serenità. E vi auguro a tutti voi di poter eocntinuare a serviree almeglio la Sicilia". Così Lombardo, che ha aggiunto di aver fatto "il mio dovere fino in fondo" e che le dimissioni sono "una scelta lucida e ragionata". L'ex governatore dell'isola a rischio bancaratta - che ha querelato Libero chiedendo 1 miliardo di euro perché abbiamo denunciato gli sprechi siciliani - ha replicato ancora alle accuse di malgoverno: "C'è stata una tattica politico-mediatica disonesta e criminale che ha infangato la Regione a livello internazionale", ha tuonato nel corso del suo intervento all'Ars facendo riferimento al rischio-default che corre la Sicilia. Quindi ha proseguito nella sua auto difesa: "Mai come in questi trascorsi quattro anni sono stati intaccati gli interessi illeciti e criminali di questa regione. Rivendico questo del mio governo". E ancora: "Al presidente della Regione non è stato consentito di essere interrogato. Ho parlato in aula, con la stampa. Per ben tre volte la procura ha chiesto l'archiviazione, un processo è stato interrotto alla vigilia della sua conclusione e non è stato richiesto un rinvio a giudizio. Questi sono dati". Infine l'appello: "Il prossimo 28 e 29 ottobre si elegga un presidente della regione liebro e senza vincoli".
Niente taglii - Mentre Lombardo si recava all'Ars per formalizzare le sue dimissioni, in parallelo, in aula montava la protesta di diversi parlamentari, contrari alla decisione della conferenza di capigruppo che ha stabilito di votare un assestamento di bilancio tecnico per coprire il disavanzo di 2,38 milioni di euro, stralciando le norme di spesa che riguardavano i contratti di 6mila precari Asu, il trasporto pubblico locale, i collegamenti marittimi e i dissalatori. Una doppia beffa: Lombardo lascia, ma fa saltare parte del piano dei tagli e fa nuove nomine. Il deputato Vincenzo Vinciullo (Pdl) ha chiesto alla Presidenza dell'Ars di riconvocare la capigruppo per rivedere la decisione, rinviando le comunicazioni di Lombardo sulle dimissioni. Contro lo stop alle norme di spesa (circa 43 milioni) si sono espressi Pino Apprendi (Pd), Marco Falcone (Pdl), Toni Scilla (Gs), Carmelo Incardona (Gs), Marianna Caronia (Pid), Toto Cordaro (Pid).
La giustificazione - Antonello Cracolici, capogruppo del Pd, ha giustificato la scelta della capigruppo con l'urgenza di approvare l'assestamento secco per coprire il disavanzo emerso col rendiconto 2011, in modo da poter sbloccare il mutuo autoriozzato dal bilancio di previsione. "Bisogna ricordare che la lesgilatura finisce oggi - ha sottolineato Cracolici - ma realisticamente il prossimo governo e il prossimo parlamento, a novembre, saranno nelle condizioni di intervenire: sono stati messi da parte 13 milioni a questo proposito, abbiamo agito con responsabilità". Da par suo, il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, ha invitato i parlamentari "ad abbassare i toni. Tutti siamo bravi a dire che vogliamo risolvere i problemi, ma dobbiamo fare i conti con la realtà e non è giusto scaricare su qualcuno la scelta di non avere voluto adottare provvedimenti a favore di questa o quella categoria".".
Questo articolo fa il paio con un altro scritto sullo stesso quotidiano ed intitolato "Sicilia, paga da 14mila €, telefono e auto gratis: ma perché?":
"Ora, l’articolo su sprechi e assurdità siciliane nella gestione della cosa pubblica non si può considerare una novità. E però relegare l’argomento a questione cui abituarsi sarebbe criminale. Perché, nel frattempo, la situazione continua a peggiorare. Basta dare un occhio alla relazione della Corte dei Conti sul rendiconto generale della Regione Siciliana per l’esercizio finanziario 2011. Le considerazione generali introduttive rimarcano «una situazione di notevole, preoccupante deterioramento: tutti o quasi i saldi fondamentali di bilancio presentano valori negativi», più avanti sottolineando la «difficile sostenibilità dei conti pubblici regionali». Sui quali grava un debito di 5 miliardi e 305 milioni, più altri 344 milioni rimborsati dallo Stato. Nonostante ciò, nel 2011 «il personale di ruolo della Regione si è incrementato di quasi un terzo, passando da 13.205 a ben 17.218 unità (+30,39%)», con una procedura che «non manca di destare perplessità». In due parole: un disastro.
Allora uno va a vedere come se la passa la classe politico-amministrativa che questa situazione ha determinato - o quantomeno non ha sanato. Ed ecco, saremo anche demagogici e populisti o quant’altro, ma qui monta l’irritazione. E se il termine “casta” è forse venuto un po’ a noia, confessiamo di non riuscire a trovarne un altro per descrivere la condizione dei componenti dell’Assemblea Regionale Siciliana. I quali, secondo quanto disposto da Tremonti nella manovra bis dello scorso anno, sarebbero dovuti scendere di numero: da 90 a 70. Ma le annunciate dimissioni del governatore Raffaele Lombardo, se davvero arriveranno a breve, bloccheranno il procedimento legislativo. E quindi niente: 90 erano e 90 rimarranno.
Inevitabile poi cercare di capire quanto guadagnano, i deputati del Parlamento siciliano. E insomma, la busta paga è pesante, altroché. Vediamo: solo l’indennità-base ammonta a 5.101,68 euro netti - qualche termine di paragone: quella dei consiglieri regionali laziali è di 3.708, quella dei lombardi arriva a 3.341, per i piemontesi addirittura 2.858. Tornando in Sicilia, all’indennità vanno aggiunti i 3.500 euro di diaria (trattenuta di 224,90 euro per ogni assenza ingiustificata). Poi altri 4.180 euro alla voce «spese sostenute per l’esercizio del mandato» - e qui si tratta di collaboratori o portaborse, che chissà quante volte vengono poi retribuiti poco e in nero, ma tant’è. Non è finita: altri 841 euro al mese (sarebbero 10.095,84 all’anno) come rimborso forfettario per le «spese di trasporto». E 345 euro mensili (4.150 all’anno) per rifondere le «spese telefoniche». E poi c’è anche il rimborso delle spese sostenute per arrivare in ufficio: 13.293 euro all’anno (1.107 al mese) se l’onorevole siciliano deve percorrere fino a 100 chilometri per raggiungere la sede palermitana dell’assemblea, che diventano 15.979 all’anno (1.331 al mese) se i chilometri sono più di 100. E se invece abita proprio a Palermo? Niente paura: s’intasca comunque 6.646 euro all’anno, 554 al mese.
Totale: considerando i criteri più bassi s’arriva a 14.521 euro netti al mese. Stipendio a cui, per i presidenti di Commissione, vanno aggiunti 2.984,55 euro lordi. E insomma, non si vuol qui raccontare la facezia che far politica equivale sempre e comunque a ingrassarsi a spese del cittadino, ma dài, così diventa intollerabile.
(Dimenticavamo il presidente di giunta. Lombardo, considerate le indennità da governatore e da componente dell’assemblea, guadagna 15.683 euro mensili, primato italiano. Dietro di lui si piazza la laziale Renata Polverini, che arriva a 11.958. In Lombardia Formigoni si ferma a 9.539 euro al mese, Zaia in Veneto a 8.934. Lo stesso Lombardo commenta però che «se dobbiamo rapportare il mio stipendio al lavoro che faccio, dovrebbero triplicarlo»).
Ma questa sorta di salasso istituzionale non riguarda solo la Regione. Per dire: in tutta Italia, in occasione delle ultime Amministrative, è scattata la riduzione di Consigli e giunte. E dunque, nei Comuni che contano fra 3mila e 5mila residenti i consiglieri saranno al massimo 7: in Sicilia, invece, è ancora possibile arrivare a 15. E se sul Continente i municipi che superano i 10mila abitanti dovranno ridurre le assemblee consiliari del 20 per cento, in Sicilia no. Discorso da collegare ai mancati tagli ai gettoni di consiglieri comunali e sindaci, con i consiglieri di Palermo che sono i più pagati d’Italia: gettone di presenza a 156 euro lordi e indennità che può superare i 3mila euro mensili - circa 700 in più dei “colleghi” milanesi, mentre a Roma il gettone è di 70 euro per uno stipendio massimo di 1.500 euro. Ovviamente anche i sindaci rientrano nello schema: quello di Palermo guadagna (lordi) 10.100 euro al mese, 1.000 in più di quello di Milano.
Ultima domanda: ma perché?".
Ora, vorrei fare una breve riflessione.
In primo luogo, vorrei dire che il governatore dimissionario Raffaele Lombardo non è la sola causa dei problemi della Sicilia.
Tutti incolpano solo lui ma la realtà è ben diversa.
Infatti, una parte della colpa è dell'Italia.
Il nostro Paese ha creato un sistema assurdo in cui vi è un nord che produce ricchezza ed un sud che purtroppo vive nell'assistenzialismo.
Ciò ha creato un circolo vizioso in cui le Regioni del sud (Sicilia compresa) non sono più in grado di produrre ricchezza. nonostante abbiano le potenzialità per farlo.
I ceti politici locali, ovviamente, hanno favorito ciò.
Per decenni, al sud e in Sicilia non sono state fatte le infrastrutture né è stata favorita una politica industriale adeguata.
Se ci fosse stato il federalismo, questo sfacelo non ci sarebbe stato.
Inoltre, vi è anche un problema di natura europea.
La Sicilia è penalizzata anche dalle politiche dell'Unione Europea.
Pensiamo, ad esempio, alle norme sulla pesca o al fatto che le politiche europee stiano favorendo il commercio delle arance in Marocco, in Tunisia o in Spagna, a scapito della Sicilia.
L'Italia avrebbe potuto fare qualcosa per evitare ciò.
Lombardo, di sicuro, ha sbagliato.
Egli ha peggiorato la situazione.
Era stato eletto con il centrodestra e poi è passato ad una coalizione ibrida che teneva insieme il suo Movimento per l'Autonomia, l'Unione di Centro, Alleanza per l'Italia, Futuro e Libertà per l'Italia ed il Partito Democratico.
Questo fu un fattore di instabilità politica.
Inoltre, egli ha fatto nomine e sprechi a destra e a manca e non ha risolto i problemi.
Basti pensare all'Autostrada A20 Messina-Palermo, con le gallerie che cadono a pezzi.
A ciò si è unito anche il carattere assistenzialista della sua politica.
Per questo, egli ha dovuto dare le dimissioni.
Cordiali saluti.
martedì 31 luglio 2012
Se il MAIE avanza ed il Popolo della Libertà twitta...
Cari amici ed amiche.
Leggete l'articolo scritto su "Italia chiama Italia" da Andrea Verde che è intitolato "Italiani all’estero, il Maie avanza. E il PdL? Twitta… - di Andrea Verde".
Come ho detto tante volte, il problema del Popolo della Libertà (il partito di cui io faccio parte) non è limitato solo agli italiani all'estero ma è generale.
Il problema del PdL è la sua organizzazione.
A mio giudizio, per esempio, è stato un errore ripartire gli eletti e le dirigenze del partito con la "formula del 70 e 30", ossia con il 70% di esponenti ex-Forza Italia ed il 30% di ex-Alleanza Nazionale.
Se siamo un solo partito, questa formula non serve.
Questo ha generato tensioni interne, anche perché con questa formula non sempre sono emersi i migliori.
Un caso eclatante è qui da me, a Roncoferraro (in Provincia di Mantova), in cui il PdL locale è oggi acefalo, ossia senza coordinatore.
Io penso che al partito serva un'organizzazione. Inoltre, bisogna fare in modo che emergano i migliori.
I congressi potrebbero essere la strada giusta.
Se non si dovesse fare nulla, ci sarebbero altre fughe verso il MAIE o verso altri partiti e movimenti.
Cordiali saluti.
Leggete l'articolo scritto su "Italia chiama Italia" da Andrea Verde che è intitolato "Italiani all’estero, il Maie avanza. E il PdL? Twitta… - di Andrea Verde".
Come ho detto tante volte, il problema del Popolo della Libertà (il partito di cui io faccio parte) non è limitato solo agli italiani all'estero ma è generale.
Il problema del PdL è la sua organizzazione.
A mio giudizio, per esempio, è stato un errore ripartire gli eletti e le dirigenze del partito con la "formula del 70 e 30", ossia con il 70% di esponenti ex-Forza Italia ed il 30% di ex-Alleanza Nazionale.
Se siamo un solo partito, questa formula non serve.
Questo ha generato tensioni interne, anche perché con questa formula non sempre sono emersi i migliori.
Un caso eclatante è qui da me, a Roncoferraro (in Provincia di Mantova), in cui il PdL locale è oggi acefalo, ossia senza coordinatore.
Io penso che al partito serva un'organizzazione. Inoltre, bisogna fare in modo che emergano i migliori.
I congressi potrebbero essere la strada giusta.
Se non si dovesse fare nulla, ci sarebbero altre fughe verso il MAIE o verso altri partiti e movimenti.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.