Cari amici ed amiche.
Sul sito della Fondazione "Libertiamo", l'amico Andrea Verde ha scritto un articolo intitolato "
La grande riforma, ultima chiamata. Solo il sistema francese può arginare le forze antisistema" e ha inoltrato questo testo su Facebook, sfidandomi (bonariamente) a commentarlo.
Il testo recita:
"
Oggi sul tema del Presidenzialismo é intervenuta un'icona della cultura italiana, ospite fissa dei talk-show televisivi, bandiera del "politicamente corretto", relatrice di importanti convegni, editorialista dell'Espresso; la professoressa Sofia Ventura di Bologna. Il suo intervento é stato salutato da un coro di consensi, di applausi a scena aperta, di tappeti rossi e, statene certi, di imminenti inviti a convegni e trasmissioni televisive. Sono pronto a scommettere che anche Montezemolo non potrà resistere al fascino della professoressa per la quale prevedo un radioso avvenire politico. Ovviamente sono molto contento che la professoressa Ventura abbia parlato del modello francese, del doppio turno ed abbia fatto un cenno storico sul passaggio dalla IV° alla V° République. Io credo molto in questa battaglia e sarei certamente molto contento se l'intervento dell'illustre studiosa servisse a sensibilizzare i tartufi della politica italiana. Tuttavia vorrei fare una piccola precisazione. Del presidenzialismo e del modello francese me ne occupo anch' io da diversi anni! Come i miei amici sanno, vivo in Francia da vent'anni e seguo da vicino la politica francese. Ho intervistato i principali leader politici, ho scritto oltre trecento articoli sulla politica francese, sul modello istituzionale francese, sul suo modello di integrazione ma non ho mai avuto l'onore di essere invitato in una di quelle trasmissioni televisive dove di solito gli ospiti vanno con uno specchietto per parlarsi addosso. Penso di non essere presuntuoso se dico di essere uno dei principali esperti di politica francese e non solo perché parlo il francese,vivo in Francia e seguo quotidianamente la politica francese, ma anche perché partecipo regolarmente ai grandi eventi dove spesso e volentieri sono l'unico giornalista italiano presente. Un esempio? Il grande dibattito sulla laicità organizzato a Parigi da Jean-François Copé un anno fa. C'erano oltre cinquecento giornalisti provenienti da ogni parte d'Europa ma io ero l'unico giornalista italiano presente! E potrei fare altri esempi. Ma torniamo al Presidenzialismo. Ci tengo a ristabilire la verità in un Paese in cui prevale la menzogna e l'ipocrisia. Sapete chi aveva ripreso questa battaglia ultimamente dopo che fu la bandiera dei missini per una vita? Scommetto che non lo sapete e che resterete basiti nell'apprenderlo. Da un portale inviso all'intellighenzia rossa, un portale che secondo Flavia Perina utilizzava un linguaggio da "osteria numero 5" (che detto da una che quando dirigeva il Secolo non vendeva neanche una copia é un complimento), un portale guardato con diffidenza anche dal Pdl; sto parlando del "Predellino" di Giorgio Stracquadanio di cui ero collaboratore. Cosa osammo fare? Nell'ottobre 2010, nel quarantennale della morte di De Gaulle, osammo celebrare il Generale, rilanciando la battaglia per il presidenzialismo. Io scrissi diversi articoli, intervenne anche Angela Piscitelli e Giorgio si reco', in compagnia della deputata Michaela Biancofiore, all'ambasciata di Francia a Roma per deporre simbolicamente un mazzo di fiori sulla tomba del Generale De Gaulle. Ovviamente la stampa di regime non scrisse una riga, i talk-show si guardarono bene dall'invitarci, gli esperti (quelli che parlano di tutto e non ne azzeccano una) non ci degnarono di alcuna attenzione. A Saronno recentemente, ai seminari di Libertiamo, venne Gianfranco Fini. Fece un'intervista molto addomesticata e molto soporifera. Furono ammesse poche domande da parte dei partecipanti. Ovviamente sotto il rigido controllo di Benedetto Della Vedova (lo spindoctor finiano che nell’ultimo anno non ne ha azzeccata una riducendo a Fli ai minimi termini). Io volevo fare una domanda sul tema del Presidenzialismo ma mi fu impedito. Poi, finito l'incontro (presenti cinquanta persone in un teatro desolatamente vuoto con un pubblico annoiato) Fini scappo' a cena con i big di Libertiamo e i partecipanti (paganti) del convegno furono lasciati soli, soletti in albergo. Si parla tanto di riavvicinarsi all’opinione pubblica, della necessità di ascoltare le voci dal basso, ma un conto sono i proclami, un conto é la realtà delle cose. Io penso che sarebbe stato utile, soprattutto per Fini, ascoltare quello che avevano da dire quei ragazzi...Morale della favola; questo é un paese di tartufi. Non lasciamoci ingannare. Questi non vogliono fare né il Presidenzialismo e neanche rinnovare la classe politica. Vogliono solo salvare i loro posti di potere, utilizzando qualche specchietto per allodole. Per questo bisogna incalzarli ogni giorno, senza tregua !".
Sempre attento ed acuto, Andrea Verde porta all'attenzione di tutti dei temi importanti.
Pur nelle nostre differenze di vedute in politica (Verde, infatti, è di Futuro e Libertà per l'Italia, io sono del Popolo della Libertà) riconosco ciò.
In futuro, vorrei parlare anche della questione delle corti islamiche in Inghilterra, questione da lui sollevata.
Ora, parlo del tema delle riforme.
Insieme al federalismo, il presidenzialismo è (e deve essere) uno dei cardini di un serio processo di riforma del Paese.
Da noi c'è un problema molto preoccupante.
Questo problema è il distacco dei cittadini dalla politica.
Questo distacco è causato anche dagli stessi politici che spesso e volentieri hanno fatto cose che i cittadini non hanno potuto capire né accettare, come, per esempio, i cambi di schieramento dei deputati e dei senatori che, altrettanto spesso e volentieri, hanno determinato le cadute dei governi eletti e la nascita di altri esecutivi non eletti.
Il caso dell'attuale governo di Mario Monti è lampante.
Il presidenzialismo è una di quelle riforme che ritengo ineludibili.
Con il presidenzialismo si potrebbe separare il Governo dal Parlamento. Quest'ultimo conserverebbe il potere legislativo senza però mettere il Governo alla mercé dei piccoli gruppi parlamentari che nel sistema attuale minacciano di farlo cadere, se non dà loro qualcosa in cambio per il proprio interesse.
Questa cosa non accadrebbe più, se ci fosse il presidenzialismo.
Personalmente, io sono più favorevole al sistema americano, come l'onorevole Giorgio Stracquadanio.
Il sistema francese ha un aspetto che potrebbe essere un limite, il doppio turno.
In Italia, sistematicamente, quando ci sono i ballottaggi c'è un maggiore astensionismo.
Ora, l'astensionismo premia di più la sinistra che non il centrodestra.
L'elettore di sinistra (che è di scuola comunista) è più militarizzato e vota sempre.
Egli voterebbe anche Satana in persona, se questi si candidasse.
L'elettore di centrodestra, invece, è più selettivo ed è più libero nelle sue opinioni.
Il caso del "grillino" Federico Pizzarotti che è diventato sindaco di Parma è stato un esempio di ciò.
Pizzarotti ha vinto grazie ai voti degli elettori di centrodestra che al primo turno si sono astenuti, facendo perdere il centrodestra.
Lo stesso discorso vale per il mio Comune, Roncoferraro, in Provincia di Mantova.
Alle elezioni comunali del 2009, il centrodestra perse perché al suo interno non riuscì a trovare la quadra ed ebbe problemi a formare la lista dei candidati e alcuni dei candidati (tra cui il candidato sindaco), a mio modesto parere, non furono all'altezza della situazione.
Lo dico con il massimo rispetto per le persone (che è cosa dovuta), Filippo Poltronieri (candidato sindaco di quella lista), per esempio, non fu capace di attrarre i consensi di larga parte dell'elettorato di centrodestra.
L'elettorato non lo percepiva come il "suo" candidato sindaco.
Lo sentiva distante. Io che ho studiato tecniche relazionali, posso dire che molto spesso il linguaggio non verbale pesa molto di più di quello verbale.
Ora, con tutto il rispetto, Poltronieri avrebbe dovuto non dare questa percezione di distanza e presentarsi in un altro modo. Ad esempio, avrebbe dovuto mostrare più empatia verso gli elettori a cui si rivolgeva.
Lo stesso discorso vale per altri e per altri motivi.
Sarebbero servite altre persone.
Se vede un candidato che non piace o se la sua compagine politica ha delle divisioni interne, l'elettore di centrodestra si astiene.
Quindi, il rischio è che si faccia vincere la sinistra e che questa vinca pur essendo in minoranza.
Comunque, il problema è ancora più profondo.
Per i motivi che prima ho elencato la politica è impopolare.
Tuttavia, la "domanda di politica" dei cittadini è ancora presente.
Con la contingente crisi economica, ecco che questa "domanda di politica" viene intercettata dai movimenti "antisistema", come il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo o i partiti neonazisti o i partiti comunisti di stampo guevarista o maoista.
Per questo, il tema del presidenzialismo è ineludibile.
Qui c'è il rischio di una deriva verso l'antipolitica, con conseguenze molto gravi.
Cordiali saluti.