Presentazione

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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 10 maggio 2010

L'IMPERO CHE (FORSE) MORI' COL PIOMBO


Cari amici ed amiche.

Sulla caduta dell'Impero Romano d'Occidente (avvenuta nel 476 AD) si sono dette tante cose, così come sulle sue cause. Però potrebbe esserne stata tralasciata una.
I Romani, amavano molto i vini. Basta vedere i famosi scavi di Pompei, per capirlo.
Essi amavano anche trattare il vino in vari.
Uno di questi trattamenti fu la bollitura in caldaie.
Fatto bollire il vino veniva ridotto ad uno sciroppo molto dolce.
Questo sciroppo era chiamato sapa e veniva usato per dolcificare cibi e bevande.
Ora, però, qui vi fu il problema.
Le caldaie erano fatte di PIOMBO ed il vino in ebollizione reagiva con essa formando l'acetato di piombo (o acetato piomboso, in quanto il piombo è bivalente, (CH3COO) 2Pb)).
Questo composto è un sale dell'acido acetico e del piombo.
Questo sale era presente nella sapa e le dava il sapore dolce.
Il piombo è tossico. Esso reagisce con i gruppi -SH degli enzimi e li inattiva.
Ad avere il piombo, non fu solo la sapa ma anche l'anche l'acqua. Infatti, le reti romane idriche erano avanzate ma i tubi erano fatti di piombo.
Questo potrebbe avere generato numerosi casi di letargia e turbe mentali, che sono sintomi tipici del saturnismo.
Forse, da qui si possono spiegare i comportamenti folli di alcuni imperatori (come Caligola, Nerone, Domiziano, Commodo o Eliogabalo) e forse anche la fine di personaggi come il "Magister Militum" Ricimero (405-472) e conoscere meglio le cause della caduta dell'impero.
Cordiali saluti.

domenica 9 maggio 2010

STATO E CHIESA, UN RAPPORTO STORICAMENTE COMPLESSO


Cari amici ed amiche.


Si sa, il rapporto tra Stato e religione è storicamente molto complesso.

Durante la Roma imperiale, vi era un sincretismo religioso e l'imperatore era anche il Pontenfice Massimo.

Con l'avvento del Cristianesimo (con gli editti di Milano, nel 313 AD, e di Tessalonica, nel 380 AD), la situazione cambiò.

Si passò dal politeismo sincretista greco e romano al monoteismo di tipo giudaico del cristianesimo.

Sul piano politico, il quadro mutò radicalmente tra Occidente ed Oriente e favorì la divisione dell'Impero Romano, tra l'Impero d'Occidente (con capitale Milano e poi Ravenna) e quello d'Oriente, con capitale Costantinopoli.

In Occidente, la Chiesa fu sempre indipendente dall'imperatore. In Oriente, l'imperatore proteggeva la Chiesa ed era un "sommo sacerdote". Infatti, presiedeva i concili, emanava decreti religiosi ed era alla testa delle processioni.

Infatti, a Costantinopoli, il rapporto Stato-Chiesa si sviluppò sul modello di Melchizedek, il re-sacerdote.

Nel 476 AD cadde l'Impero romano d'Occidente (che di fatto cessò di esistere anni prima).

I regni romano-barbarici furono esperienze transitorie e spesso problematiche nel rapporto tra Stato e Chiesa.

Un esempio fu qui in Italia il Regno degli Ostrogoti di Teodorico (454 AD-526AD). Qui, il re ostrogoto, proclamò il Cristianesimo ariano come religione di Stato. Questo generò problemi con i Romani, di religione cattolica.

Con l'arrivo dei Bizantini dell'imperatore Giustiniano, che nel 553 AD distrusse il regno ostrogoto il cattolicesimo tornò ad essere reliogione di Stato ma ci furono problemi tra il Papa e l'imperatore. Infatti, com'è stato detto, a Costantinopoli vi fu la figura del sovrano-sacerdote alla Melchizedek. Questo non piacque al Papa. Giustiniano volle trovare un accordo che non ci fu.

Anzi, fu proprio lui a cominciare una nuova concezione, il cesaropapismo.

Le cose si aggravarono in seguito, con l'imperatore Leone III Isaurico (675-741, nella foto). Forse, spaventato dalla minaccia islamica verso il suo impero, Leone fece il decreto dell'iconoclastia. Egli, infatti, ritenne che il culto delle icone fosse vicino al paganesimo.
Anche se poi il decreto fu ritirato, questo incrinò ulteriormente i rapporti con Roma e favorì i Longorbardi che nel frattempo avevano occupato l'Italia.

Sul fronte opposto, in Gallia nel 496 AD, il re dei Franchi Clodoveo si convertì al Cristianesimo.

Questo fu fonte di approvazione dell'aristocrazia gallo-romana e tra i Franchi e Romani di Gallia ci fu una vera e propria fusione.

Anzi, fu proprio la Chiesa a ricostruire l'unità europea, sotto una nuova identità romana e cristiana.
Ciò culminò con la nascita del Sacro Romano Impero di Carlo Magno (800AD).
Questo determinò un'evoluzione nei rapporti tra Stato e Chiesa.
Infatti, la Chiesa aveva bisogno dello Stato, per potere convertire i popoli e fare il suo magistero.
Nel frattempo, lo Stato aveva bisogno della Chiesa, per potere esercitare il suo potere.
Si creò un rapporto che fu spesso difficile.
L'esempio più classico, furono la "lotta per le investiture" e la nascita della figura del "vescovo-conte" .
Qui, l'imperatore voleva avere potere anche sulla Chiesa ed investire i vescovi che spesso erano anche i suoi vassalli.
Il Papa, dal canto suo, volle avere l'autonomia dall'imperatore e rivendicò una supremazia anche su di egli.
Ci furono attacchi al Papa e scomuniche di imperatori (come nel caso di Enrico IV) e la cosa si risolse solo nel 1122, con il Concordato di Worms tra l'Imperatore Enrico V ed il Papa Callisto II.
Secondo questo concordato all'imperatore spettavano le nomine secolari mentre le investiture dei vescovi spettavano al Papa.
Ci furono altre lotte tra Papa ed Impero e solo la decadenza del potere politico dei due soggetti nel XIV secolo determinò la vera fine delle lotte.
Nel frattemò, nel 1054, si consumò la rottura definitiva tra Roma e Costantinopoli. La Chiesa d'Oriente si separò con l'impulso del Patriarca Michele I Cerulario (1000-1059) che entrò in rotta di collisione con Papa Leone IX. Ci fu così lo Scisma d'Oriente. Questo creò poi dei problemi.
Nel XIV ci fu il declino dei "due Soli", ossia il Papato e l'Impero e presero piede le grandi monarchie nazionali, come la Spagna, la Francia e l'Inghilterra.
Queste monarchie nacquero intorno alle Chiese locali e anche su di esse i re vollero esercitare il loro controllo.
L'Europa era ancora cattolica ma era frammentata in varie Chiese nazionali.
Nel frattempo, nel 1453, l'Impero Romano d'Oriente (Impero Bizantino) cessò di esistere. I Turchi Ottomani di Maometto II conquistarono Costantinopoli.
Se la Chiesa fosse stata unita, forse quell'impero si sarebbe potuto salvare.
L'unità cattolica dell'Europa cessò con la Riforma protestante (1517).
Qui il rapporto Stato-Chiesa giocò un ruolo fondamentale.
Infatti, ove i movimenti promossi da Lutero, Calvino ed altri riformatori ebbero l'appoggio dello Stato, la Riforma si affermò. Fu il caso, ad esempio, della Svezia, ove il re Gustavo I Eriksson Vasa (1496-1560), aderì alla Riforma, distrusse il potere della Chiesa cattolica svedese e ne incamerò i beni.
Un caso a parte fu l'Inghilterra di re Enrico VIII (1491-1547) che nel 1534 fece votare al Parlamento l'Act of Supremacy, con cui divenne il Capo Supremo della Chiesa inglese.
Dopo il Concilio di Trento (1545-1563), ci furono altri problemi interni alla Chiesa e nel rapporto tra questa e gli Stati. Con l'Umanesimo, il Rinascimento e l'Epoca Moderna, si affermò una mentalità laica, con la scienza (da Niccolò Copernico a Galileo Galilei e da Keplero e Ticone) e la letteratura ma crebbero anche altre idee condizionarono il rapporto tra Chiesa e Stati.
Nella Francia di re Luigi XIV (1638-1715) ci fu il gallicanesimo. In Austria si affermò il giuseppinismo e nel Portogallo il ministro Pombal (1699-1782) espulse i Gesuiti.
Gli stati cattolici riconoscevano la loro Chiesa ma i monarchi volevano assumerne in controllo.
Questa cosa i aggravò con la Rivoluzione francese nel 1789.
Nel 1790 fu fatta in Francia la Costituzione Civile del Clero che rese i preti ed i vescovi eleggibili ma lese il legame tra la Chiesa gallicana e Roma.
Questo lacerò il clero e la società francese e portò ad uno scontro che trasformò la Francia nel primo Stato che agiva contro la Chiesa.
Sotto l'impulso di Jacques-René Hébert (1715-1794) vi fu una vera e propria politica di scristianizzazione. I vari "Christomoques" portarono avanti così le loro ideologie. La Rivoluzione francese ed il periodo napoleonico, lasciarono la loro impronta.
Basti pensare al comunismo che puntò a togliere Dio dalla vita pubblica.
Nel XX secolo, Dio fu tolto dalla vita pubblica e fu sostituito da idee nichiliste come quelle di Karl Marx e Friedrich Nietzsche.
Il risultato fu la nascita di quei mostri ideologici chiamati Nazi-fascismo e Comunismo.
Oggi, noi dobbiamo recuperare il concetto di "laicità positiva" in cui non ci sia uno Stato contro la Chiesa ma uno Stato autonomo dalla Chiesa ma non contro di essa. Un esempio di ciò c'è ed è rappresentato dagli USA.
Solo così si può evitare il ripetersi di certe tragedie.
Cordiali saluti.






L'ARVULU DI FRASSINARA (poesia dedicata alle mamme)

Cusì ntra lu campu, lu fossu et lu caminu...
da Roncoferraro...in feghjà...versu la tarra di li nuci...
cusì staci...chì Riggina vinni...pè vulè divinu...
la Virgini Matri et China di Razia...ché a cunnosce ebbe la Luci...
et hè cusì suttu un arvulu...chì com'ella...chianci...
in questu locu di Frassinara...induve si vidi lu scantu...
forse chì faci et a li figghi ci duna morti...
com' a mia...pè l'acque et d'omini nenti di cura...
stritta...comu di la Sarvizza la Via...la strata..
ma a ruina chì porta l'omu chì sbagghia...
et tene duluri...com'ebbe quandu lu cori ci spaccau una spata!

GENOA-MILAN, UNA VERGOGNA!

Cari amici ed amiche.

Domenica 08 maggio la partita Genoa-Milan è stata giocata a porte chiuse.
Da milanista, non sono contento del risultato (sconfitta del Milan per 0-1) ma più che questo mi ha scandalizzato la situazione ambientale che si è creata.
Infatti, la partita è stata giocata a porte chiuse. Questa decisione è stata presa (ventiquattro ore prima del match) per paura di scontri tra le tifoserie.
Ora, inizialmente il Viminale ed il Prefetto di Genova avevano la possibilità dei tifosi rossoneri di sedere sulle gradinate dello stadio "Luigi Ferraris".
Poi, però, ci sono stati alcuni fermenti negli ambienti genoani e per timore di espodi di violenza si è deciso di fare giocare la partita a porte chiuse.
Ora, io trovo brutto il fatto cha appena viene presa una decisione ci sia chi alza i toni ed arrivi a farla cambiare.
Tutto questo astio della tifoseria genoana verso i milanisti è figlio di un episodio certamente grave ma che però è avvenuto quindici anni fa.
Certamente, ripeto, fu grave l'episodio dell'accoltellamento del tifoso genoano Vincenzo Spagnolo (da parte di un milanista) ma non è giusto che per causa di ciò debba esserci oggi questo rancore contro tutta la tifoseria del Milan.
Da tifoso che vuole vedere un calcio serio, spero che l'anno prossimo questa cosa non si ripeta.
Anzi, sarebbe bello se tutti i tifosi rossoneri potessero andare a vedere la partita a Genova e (magari) stringere la mano ai genoani. Io penso che, anche Spagnolo sarebbe contento di ciò.
Sarebbe un bell'episodio che riqualificherebbe questo calcio troppo spesso avvelenato da stupide baruffe e polemiche.
Genova è una città civile.
Cordiali saluti.

venerdì 7 maggio 2010

ALCHIMIA, LA RADICE DELLA CHIMICA








Cari amici ed amiche.





Vi parlo ora di un tema controverso, l' alchimia.
L'uomo ha sempre cercato di studiare la natura e tutti i suoi fenomeni. L'alchimia fu il mezzo. Il termine "alchimia" può derivare al termine greco ""khymeia" ossia "fusione" oppure dal termine copto "Kemi" che indicava la terra d'Egitto ed il suo popolo.
L'alchimia fu un insieme di dottrine esoteriche, astronomia, astrologia, misticismo, medicina, chimica e filosofia.
Obiettivi degli alchimisti erano la conquista del sapere "sophia", la scoperta della panacea (ossia di una cura di tutte le malattie) e la trasmutazione dei vili metalli in oro ed altri metalli nobili.
Essa fu una pseudo-scienza. Ebbe in sé elementi come la Qabbalah ebraica.
Essa ha radici molto antiche. Pensiamo ai Greci che già avevano delle conoscenze alchemiche.
Esempi di ciò furono Democrito (460BC-360BC) e Aristotele (384BC-322BC). Conoscenze simili furono presenti anche in Cina, tra il IV ed il III BC, come anche in India. Essa si rafforzò ad Alessandria, in Egitto. Qui ci fu un personaggio di nome Hermes Trismegistus, la cui opera fu la Tavola Smeraldina, il cui testo è l'epigrafe della mia poesia Istoria de l'alchimia et de l'arti chimiche.
Molti testi che si trovavano nella Biblioteca di Alessandria andarono perduti con l'incendio del 391AD. Qui, le teorie di Platone (428 BC-348/347BC) e del già citato Aristotele, svilupparono quelle di Talete (640BC-624BC) e di Anassimandro (610BC-546BC).
Qui si svilupparono il concetto di materia e di unverso e con Empedocle nacque la concezione dei quattro elementi; TERRA, FUOCO, ACQUA e ARIA. Tra i maggiori alchimisti, vanno citati l'agronomo Bolo di Mende e l'egiziano Zosimo di Panopoli.
Anche i Romani presero questi studi. Esempi furono le opere di Columella che trattavano l'agricoltura.
Tutte queste teorie vennero riprese dall'alchimia islamica e Rhazes (al-Razi Rey 864AD-930AD) ne fu uno dei massimi esponenti. Lui scoprì la tecnica della distillazione e la produzione di acido cloridrico (HCl) , quello solforico (H2SO4) e quello nitrico (HNO3).
L'alchimia islamica diede la nomenclatura ad elementi, come ad esempio il sodio, (dall'arabo al-natrun, tramite il greco natron ed il latino natrium) ed il potassio (dall'arabo al-kali, tramite il latino kalium), a composti (come l'alcol, dall'arabo al-kohl) e portò termini come "sciroppo" (dall'arabo sharub, tramite il latino sirupus) e nomi di apparecchiature come ad esempio l' alambicco (dall'arabo al-ambic, ossia "distillare"). Un altro esponente dell'alchimia fu Geber (Jabir ibn Hayyan, IV secolo)che scoprì l'acqua regia ed il mercurio.
Inoltre, si perfezionò l'uso dele erbe.
Tramite gli Arabi ed i Bizantini l'alchimia riprese vigore anche in Europa.
Grazie ai suoi studi nella Spagna araba (El-Andaluz), Gerberto d'Aurillac (poi Papa Silvestro II 950 AD-1003AD) trattò il tema, come anche Gerardo da Cremona (1114AD-1187 AD) che tradusse l'Almagesto di Claudio Tolomeo ed interpretò Averroè.
Anche i Bizantini ebbero larghe conoscenze di alchimia. A Costantinopoli vi fu una grandissima biblioteca, che andò distrutta con la conquista turca il 29 maggio 1453 AD.
Anche gli imperatori bizantini ebbero interesse per la natura. Un esempio fu Costantino VII Porfirogenito (905AD-959AD) che fece redigere venti libri che trattarono la Geoponica e temi agricoli.
Nel 1144 Roberto di Chester (Castrensis) tradusse dall'arabo il Liber compositione alchimiae.
Anche alcuni santi fecero alchimia. Esempi furono Sant'Alberto Magno (1193-1280), con i testi De mirabilis mundi e Liber de alchemia, e San Tommaso d'Aquino (1225-1274). In Scozia, i monaci (di ritorno dalle Crociate) impararono dagli Arabi la distillazione. Nei monasteri scozzesi nacque il whiskey.
Il primo vero alchimista europeo fu però il frate francescano inglese Roger Bacon (italianizzato come Ruggero Bacone, detto anche "Doctor mirabilis", 1241-1294) con le sue opere Breve breviarum, Tractatus trium verborum e Speculum alchimiae. Con lui sono degni di nota Arnaldo da Villianova (1240-1312) ed il catalano Raimondo Lullo (1235-1315). Nel IV secolo Papa Giovanni XXII fece un editto contro l'alchima. Gli alchimisti facenti parte della Chiesa furono scoraggiati. Altra figura di spicco fu il francese Nicholas Flamel che visse tra il 1330 ed il 1419. Egli tradusse il Libro di Abramo l'ebreo. Su di lui si fecero molte leggende come quella della presunta scoperta della Pietra filosofale. Questa, insieme all'Elisir di lunga vita, furono i temi affrontati dagli alchimisti, molti dei quali fecero esperimenti con il mercurio (perché ritenuto utile per la purificazione dell'anima per trasformare il metallo in oro e per trovare la panacea) intossicandosi. Così fu anche in seguito. Tra le vittime illustri pare che ci fosse stato anche lo zar di Russia Ivan IV "Il Terribile" (1530-1584).Nel Rinascimento gli alchimisti più noti furono Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim e Theofrastus Bombastus von Hohenheim, detto Paracelso (1493-1541). Nei secoli XVI, XVII e XVII ci furono altre figure legate all'alchimia. Tra queste vi sono Edward Kelly, John Dee, il duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga, l'imperatore Rodolfo II d'Asburgo, Isaac Newton e Raimondo di Sangro. Città come Torino, Londra, Mantova, Praga e Napoli divennero centri dell'alchimia.
Robert Boyle (1627-1691) fece una rivoluzione.
Con lui si passò dall'alchimia alla chimica che assunse i contorni di una scienza vera e propria, senza più tutte quelle implicazioni mistiche ed esoteriche.
Nell'epoca contempranea solo alcuni pensatori come lo svedese Carl Jung (1875-1961) riprese il tema dell'alchimia.
Che dire?
Pur con tutte le sue controverse tesi l'alchimia permise di conoscere i fenomeni della natura e le sue trasformazioni.
Oggi, l'attuale chimica riprende questo concetto, con razionalità e non più con il con il misticismo.
Ciò smentisce anche la tesi della "fede contro la scienza".
Molti alchimisti erano anche cristiani e fu proprio il cristianissimo Robert Boyle a contribuire a fare nascere quella scienza che noi conosciamo come "chimica". Scienza e fece sono in realtà complementari.
Cordiali saluti.

















REGNO UNITO, VOGLIA DI IDENTITA' E TRADIZIONE


Cari amici ed amiche.


Queste elezioni che si sono tenute in Regno Unito il 06 maggio, hanno fatto emergere degli aspetti interessanti.
Pur non dando una maggioranza assoluta a nessun partito è comunque emerso che gli inglesi credono ancora nel tradizionale bipartitismo ed il risultato chi, come il deputato di Alleanza per l'Italia Bruno Tabacci, ha prospettato per il Regno Unito una soluzione pluripartitica a o terzo-polista. Era un'idea legittima, vista l'ondata di entusiasmo generata dai Liberal-democratici di Nick Clegg, prima del voto.
La sconfitta dei Liberal-democratici dimostra che tra l'immagine prima del voto e la reale fiducia dei cittadini verso un partito vi è una grossa distanza.
Gli inglesi sono attaccati alle tradizioni. Oggi lo sono ancora di più e la vittoria dei Conservatori di David Cameron dimostra questo.
Anche se non vi è una maggioranza assoluta, si può dire che i Tories hanno vinto.
Il Laburisti del Premier uscente Gordon Brown è stato nettamente battuto.
Questo risultato può essere figlio della crisi, della volontà di cambiare e dalla volontà di ritrovare le proprie radici del popolo britannico.
Di norma, le crisi penalizzano il governi in carica. Il governo laburista ha commesso degli errori e si è reso impopolare.
Dal "New Labour" (ispirato anche alla tradizione cristiana) di Tony Blair si è tornati ad una politica più di sinistra di Gordon Brown.
Questo può essere spiaciuto ai britannici.
Forse, oltre a questo, i cittadini britannici hanno voluto riprendersi le loro radici che, in fondo, si rifanno a quell'antica tradizione giudaico-cristiana che unisce l'Europa.
Soprattutto nei nei momenti di crisi, un popolo sente l'esigenza di avere dei valori.
I Conservatori sono i "discendenti" dei Tories che, con i Whigs, nacquero in quell'Inghilterra uscita dall'esperienza rivouzionaria di Cromwell, nel 1660.
I Tories furono quelli che furono favorevoli al re cattolico Giacomo II Stuart (nella foto) che regnò dal 1685 al 1688.
Infatti, i Tories furono legati alla High Church, corrente della Chiesa anglicana vicina al cattolicesimo, di cui buona parte oggi sta passando a Roma, dopo la recente decisione del Santo Padre Benedetto XVI di creare dei nuovi ordinariati per gli anglo-cattolici.
Come si sa, il Premier britannico ha influenza anche sulla Chiesa anglicana.
Ricordo che Tony Blair dovette dimettersi prima di convertirsi al cattolicesimo.
Ora, un Premier conservatore, avrebbe anche una maggiore capacità di creare dialogo anche con il mondo cattolico britannico e mettere in condizione questo ed il mondo anglicano di dialogare.
Questo voto indica che il popolo britannico ha sete di tradizione.
Termino confidandovi un mio sogno.
Io sogno un Popolo della Libertà simile ai Tories britannici o ai Repubblicani americani, che sappia valorizzare tutti quegli aspetti vitali di una società (come la famiglia e le tradizioni nazionali) pur senza abiurare la modernità.
Cordiali saluti.

giovedì 6 maggio 2010

RONCOFERRARO (MANTOVA), LA STRADA DELLA PAURA

Cari amici ed amiche.

E' noto che a scuola guida, a coloro che si accingono a prendere la patente, si insegna che un incindente stradale può dipendere da tre fattori; le condizioni dell'automobilista, quelle del veicolo e quelle strada.
Se le prime due dipendono dal guidatore (o dal proprietario del veicolo), la terza è resposabilità delle istituzioni.
In tale proposito, voglio portare all'attenzione un caso abbastanza inquietante, quello di un tratto della SP 33, la strada che collega il Comune di Roncoferraro (in Provincia di Mantova), al ponte di San Benedetto Po, passando per Nosedole, Casale e Governolo.
Il tratto in questione è quello che collega il capoluogo comunale alla frazione di Nosedole.
Per alcuni chilometri questo tratto è molto pericoloso.
Esso è caratterizzato da una carreggiata molto stretta.
Partendo da Roncoferraro e superato l'imbocco dello stradello "Frassinara", la strada è costeggiata sulla sinistra da un grosso canale chiamato "Dugale".
Esso è largo come la carreggiata. Dopo un po' questo canale passa sotto la sede stradale e scorre sulla destra, SENZA GUARD RAIL.
La sinistra della strada è invece costeggiata da un altro corso d'acqua, il canale "Molinello".
Questo canale è più largo della strada e ha grosse portate di acqua.
La situazione qui è pericolosa.
Infatti, il guard rail (che protegge il canale "Dugale", quando scorre alla sinistra della strada, ed il "Molinello") è in più punti sfondato.
Come ho già detto prima, il "Dugale", quando scorre sulla destra, non è protetto da guard-rail.
Inoltre, l'asfalto è sconnesso e pieno di buche, soprattutto nelle zone prossime alle banchine, che guarda caso sono quelle più vicine ai canali. Temo che le banchine non siano molto solide.
In certi punti, vi sono dei dislivelli tra le banchine ed il resto della strada.
Inoltre, la presenza di animali come nutrie, ratti e gamberi rossi (che scavano le tane nelle rive dei canali) contribuiscono a rendere meno sicura la strada.
Inoltre, questa strada è percorsa da camion e pullman e quandi il pericolo è doppio.
Giusto ieri, ho percorso la strada in bicicletta, per andare a Villimpenta e devo dire che la cosa deve essere risolta, tenendo conto anche del fatto che, anche a causa delle recenti precipitazioni, il livello dei canali è alto e, si sa, l'acqua ha una notevole forza erosiva.
Io sono transitato su quella strada sia alla guida dell'automobile che in bicicletta e devo dire che c'è da stare attenti.
Servono dei lavori, anche importanti, per mettere in sicurezza quel tratto di strada.
Si dovrebbe valutare anche la possibilità di modificare in modo radicale e ridisegnare l'assetto dei canali.
Certamente, il Comune di Roncoferraro è molto importante perché si trova tra Mantova, il Po ed il Veneto.
Proprio per la sua importanza, quella zona ha bisogno di strade sicure.
Più volte ho provato a portare all'attenzione la cosa.
Leggete anche l'articolo http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/15267/200-05-12.html.
Cordiali saluti.

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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.