Cari amici ed amiche.
Vi parlo ora di un tema controverso, l' alchimia.
L'uomo ha sempre cercato di studiare la natura e tutti i suoi fenomeni. L'alchimia fu il mezzo. Il termine "alchimia" può derivare al termine greco ""khymeia" ossia "fusione" oppure dal termine copto "Kemi" che indicava la terra d'Egitto ed il suo popolo.
L'alchimia fu un insieme di dottrine esoteriche, astronomia, astrologia, misticismo, medicina, chimica e filosofia.
Obiettivi degli alchimisti erano la conquista del sapere "sophia", la scoperta della panacea (ossia di una cura di tutte le malattie) e la trasmutazione dei vili metalli in oro ed altri metalli nobili.
Essa fu una pseudo-scienza. Ebbe in sé elementi come la Qabbalah ebraica.
Essa ha radici molto antiche. Pensiamo ai Greci che già avevano delle conoscenze alchemiche.
Esempi di ciò furono Democrito (460BC-360BC) e Aristotele (384BC-322BC). Conoscenze simili furono presenti anche in Cina, tra il IV ed il III BC, come anche in India. Essa si rafforzò ad Alessandria, in Egitto. Qui ci fu un personaggio di nome Hermes Trismegistus, la cui opera fu la Tavola Smeraldina, il cui testo è l'epigrafe della mia poesia Istoria de l'alchimia et de l'arti chimiche.
Molti testi che si trovavano nella Biblioteca di Alessandria andarono perduti con l'incendio del 391AD. Qui, le teorie di Platone (428 BC-348/347BC) e del già citato Aristotele, svilupparono quelle di Talete (640BC-624BC) e di Anassimandro (610BC-546BC).
Qui si svilupparono il concetto di materia e di unverso e con Empedocle nacque la concezione dei quattro elementi; TERRA, FUOCO, ACQUA e ARIA. Tra i maggiori alchimisti, vanno citati l'agronomo Bolo di Mende e l'egiziano Zosimo di Panopoli.
Anche i Romani presero questi studi. Esempi furono le opere di Columella che trattavano l'agricoltura.
Tutte queste teorie vennero riprese dall'alchimia islamica e Rhazes (al-Razi Rey 864AD-930AD) ne fu uno dei massimi esponenti. Lui scoprì la tecnica della distillazione e la produzione di acido cloridrico (HCl) , quello solforico (H2SO4) e quello nitrico (HNO3).
L'alchimia islamica diede la nomenclatura ad elementi, come ad esempio il sodio, (dall'arabo al-natrun, tramite il greco natron ed il latino natrium) ed il potassio (dall'arabo al-kali, tramite il latino kalium), a composti (come l'alcol, dall'arabo al-kohl) e portò termini come "sciroppo" (dall'arabo sharub, tramite il latino sirupus) e nomi di apparecchiature come ad esempio l' alambicco (dall'arabo al-ambic, ossia "distillare"). Un altro esponente dell'alchimia fu Geber (Jabir ibn Hayyan, IV secolo)che scoprì l'acqua regia ed il mercurio.
Inoltre, si perfezionò l'uso dele erbe.
Tramite gli Arabi ed i Bizantini l'alchimia riprese vigore anche in Europa.
Grazie ai suoi studi nella Spagna araba (El-Andaluz), Gerberto d'Aurillac (poi Papa Silvestro II 950 AD-1003AD) trattò il tema, come anche Gerardo da Cremona (1114AD-1187 AD) che tradusse l'Almagesto di Claudio Tolomeo ed interpretò Averroè.
Anche i Bizantini ebbero larghe conoscenze di alchimia. A Costantinopoli vi fu una grandissima biblioteca, che andò distrutta con la conquista turca il 29 maggio 1453 AD.
Anche gli imperatori bizantini ebbero interesse per la natura. Un esempio fu Costantino VII Porfirogenito (905AD-959AD) che fece redigere venti libri che trattarono la Geoponica e temi agricoli.
Nel 1144 Roberto di Chester (Castrensis) tradusse dall'arabo il Liber compositione alchimiae.
Anche alcuni santi fecero alchimia. Esempi furono Sant'Alberto Magno (1193-1280), con i testi De mirabilis mundi e Liber de alchemia, e San Tommaso d'Aquino (1225-1274). In Scozia, i monaci (di ritorno dalle Crociate) impararono dagli Arabi la distillazione. Nei monasteri scozzesi nacque il whiskey.
Il primo vero alchimista europeo fu però il frate francescano inglese Roger Bacon (italianizzato come Ruggero Bacone, detto anche "Doctor mirabilis", 1241-1294) con le sue opere Breve breviarum, Tractatus trium verborum e Speculum alchimiae. Con lui sono degni di nota Arnaldo da Villianova (1240-1312) ed il catalano Raimondo Lullo (1235-1315). Nel IV secolo Papa Giovanni XXII fece un editto contro l'alchima. Gli alchimisti facenti parte della Chiesa furono scoraggiati. Altra figura di spicco fu il francese Nicholas Flamel che visse tra il 1330 ed il 1419. Egli tradusse il Libro di Abramo l'ebreo. Su di lui si fecero molte leggende come quella della presunta scoperta della Pietra filosofale. Questa, insieme all'Elisir di lunga vita, furono i temi affrontati dagli alchimisti, molti dei quali fecero esperimenti con il mercurio (perché ritenuto utile per la purificazione dell'anima per trasformare il metallo in oro e per trovare la panacea) intossicandosi. Così fu anche in seguito. Tra le vittime illustri pare che ci fosse stato anche lo zar di Russia Ivan IV "Il Terribile" (1530-1584).Nel Rinascimento gli alchimisti più noti furono Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim e Theofrastus Bombastus von Hohenheim, detto Paracelso (1493-1541). Nei secoli XVI, XVII e XVII ci furono altre figure legate all'alchimia. Tra queste vi sono Edward Kelly, John Dee, il duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga, l'imperatore Rodolfo II d'Asburgo, Isaac Newton e Raimondo di Sangro. Città come Torino, Londra, Mantova, Praga e Napoli divennero centri dell'alchimia.
Robert Boyle (1627-1691) fece una rivoluzione.
Con lui si passò dall'alchimia alla chimica che assunse i contorni di una scienza vera e propria, senza più tutte quelle implicazioni mistiche ed esoteriche.
Nell'epoca contempranea solo alcuni pensatori come lo svedese Carl Jung (1875-1961) riprese il tema dell'alchimia.
Che dire?
Pur con tutte le sue controverse tesi l'alchimia permise di conoscere i fenomeni della natura e le sue trasformazioni.
Oggi, l'attuale chimica riprende questo concetto, con razionalità e non più con il con il misticismo.
Ciò smentisce anche la tesi della "fede contro la scienza".
Molti alchimisti erano anche cristiani e fu proprio il cristianissimo Robert Boyle a contribuire a fare nascere quella scienza che noi conosciamo come "chimica". Scienza e fece sono in realtà complementari.
Cordiali saluti.