Cari amici ed amiche.
Leggete anche l'articolo http://www.italiachiamaitalia.net/news/124/ARTICLE/20205/2010-02-17.html.
Si torna all'energia nucleare.
Trovo giusta e condivisibile questa nuova politica voluta dall'attuale Governo di centro-destra.
Oggi, noi italiani ci troviamo a vivere in un grandissimo paradosso.
Da una parte, si è tolto il nucleare (con il referendum dell'08-09 novembre 1987) e dall'altra, dipendiamo dall'energia nucleare proveniente dalla Francia e da altri Paesi limitrofi al nostro.
Questa è una situazione paradossale che ci porta ad avere delle bollette astronomiche e a dovere dipendere da altri.
Questa situazione è un male anche per altri aspetti.
Infatti, il nucleare creerebbe lavoro e ridurrebbe la "fuga di cervelli" dal nostro Paese.
Infatti, oggi molti tecnici ed ingegneri nucleari devono andare all'estero a lavorare.
Tutto questo è giusto?
Assultamente no!
Inoltre, se dovesse spezzarsi un cavo che porta l'energia dalla Francia (o da un altro Paese limitrofo) all'Italia vi sarebbe il rischio di rimanere senza luce, cosa che accadde il 23 settembre 2003.
Bisogna avere criterio.
E poi, il risultato di quel referendum fu dettato dalla paura seguita a quello che accadde a Chernobyl.
Calvalcando questa paura, le varie "lobbies verdi", fautrici dei vari movimenti che oggi bloccano la realizzazione di importanti infrastrutture (come la TAV Lione-Torino), fecero grosse speculazioni ideologiche, con previsioni catastrofistiche.
Questo modo di agire non ha nulla a che fare con l'amore per l'ambiente ma è pura demoagogia.
Oggi, noi siamo molto indietro per colpa di questi movimenti.
Oggi, le tecnologie del nucleare sono molto più sicure.
Ad esempio, le scorie possono essere riprocessate e rese meno pericolose.
Inoltre, ricordo che l'Italia dovrà ridurre del 6,5% l'emissione dei gas serra, entro il 2012. Lo dice il Protocollo di Kyoto.
Il nucleare potrebbe sostituire l'energia termoelettrica, che emette questi gas.
E poi, la scelta del nucleare non preclude l'uso delle fonti rinnovabili.
Si può fare coesistere l'energia nucleare con quelle delle fonti rinnovabili, a cominciare da quella solare.
Inoltre, sarebbe anche una buona cosa, rivalutare anche l'energia idroelettrica, quella che io chiamo "soluzione uruguaiana".
Infatti, proprio in Uruguay, si è ricorso all'uso di centrali idroelettriche che hanno fatto calare i consumi di petrolio.
Tenendo conto delle caratteristiche morfologiche del nostro Paese, credo che si possa potenziare il settore dell'energia idroelettrica e può anche esserci un incremento maggiore di quello dell'Uruguay.
Termino, dando "una mia risposta" ad un consigliere di maggioranza del Comune di Roncoferraro, in Provincia di Mantova.
Durante una riunione del Consiglio comunale, un consigliere di minoranza si è detto favorevole ad un confronto con i cittadini (se non ad un referndum) sul tema.
Questo consigliere di maggioranza (di centro sinistra) gli rispose dicendo che già un referendum era stato nel 1987 ed il responso è stato contrario.
Mi permetto di "rispondere" a questo signore dicendo che dal 1987 ad oggi molte cose sono cambiate (anche sul piano delle tecnologie) e che quel referendum fu dettato dalla paura.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
Il mio libro
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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mercoledì 28 aprile 2010
ANOMALIA ITALIANA (post con poesia)
Cari amici ed amiche.
Noi tutti conosciamo la storia del nostro Paese, l'Italia, che si unì nel 1861 sotto la corona dei Savoia ed il 20 settembre 187o Roma venne presa ed il potere temporale dei Papi cessò
Proprio in questo senso, nel processo di unificazione del nostro Paese vi fu una vera e propria "anomalia".
Infatti, mentre gli altri Paesi europei nacquero con le loro Chiese nazionali, l'Italia si unificò contro la Chiesa.
Un esempio di quanto ho detto è l'Inghilterra. Nella sua "Magna Charta Libertatum" ratificata a Runnymeae nel 1215 si parlava di libertà della Chiesa che diventava un punto di riferimento. Quel pezzo della Magna Charta fu poi rievocato da San Tommaso Moro, al momento della sua condanna a morte nel 1535.
In Italia non fu così.
Infatti, coloro che spinsero per l'unificazione furono figure come Giuseppe Garibaldi, che ebbe posizioni di marcato anticlericalismo.
Garibaldi arrivò a definire Papa Pio IX "un metro cubo di letame" e chiamò il suo asino Pionono.
Anche altri esponenti del Risorgimento non furono a favore della Chiesa.
Quando si unì l'Italia e Roma divenne capitale del Regno d'Italia, ci fu un regime apertamente ostile alla Chiesa.
Ci furono anche manifestazioni non proprio belle.
Ad esempio, nel 1881, quando ci fu la traslazione nella basilica di San Lorenzo al Verano della salma di Papa IX (che morì il 07 febbraio 1778) ci furono manifestazioni anticlericali con insulti di vario genere verso il pontefice.
Forse, il modo in cui furono trattate la "Questione meridionale" e proprio la questione del rapporto tra Stato e Chiesa lasciarono strascichi che ancora oggi si vedono.
Quell'anticlericalismo così spinto di quei secoli lasciò un'eredità.
Ancora oggi c'è chi irride la fede e c'è chi disconosce le radici della cultura italiana.
Eppure, prima del'unità d'Italia, vi furono esempi di laicità, pur in un contesto marcatamente cristiano.
Un esempio fu il Marchesato di Mantova nei secoli XV e XVI. Lì, infatti, vi fu una mentalità laica. Circa l'8% della popolazione era ebreo e molti ebrei rappresentavano parte integrante dell'intelligentia mantovana.
Inoltre, la corte raccoglieva umanisti di varia estrazione. Pensiamo alla corte di Isabella d'Este-Gonzaga (18 maggio 1474- 13 febbraio 1539). Fu un punto di riferimento per tanti intellettuali.
Quello fu un contesto di "laicità positiva" che nel Regno d'Italia, prima dei Patti Lateranensi del 1929, mancava.
Quella statua di Giordano Bruno fatta nella Piazza Campo de' Fiori a Roma, è un simbolo di quel periodo.
Ecco la poesia.
A STATULA DI GIURDANU BRUNU
Quand'autunnu si fici...cusì più ùn fù di lu Suli la luci...
quand'in Roma cascau Porta Pia...vinni unu zìmbaru...
chì lu cantu fici...et sente ùn vulitini la vuci...
l'omini tinti et di lu Novi Mondu lu sarvaturi...
chì a cumbatte ebbe in Muntivideu...chì si fici diavulu...
di lu santu nglisi ministru...quandu vinni cusì nto duluri...
a more...pè lu Papa et pè Cristu...et fù cusì l'anghjulu!
Cusì dissi questa vuci d'anticu amuri...
chì a sente ùn vulitini stari...l'omini tinti...
chì di la Santà Cità...cavea ficiru di piccaturi:
"...quod Anglicana Ecclesia libera sit..."
Et comu di la fera imago...chì a cuntari ebbe Ghjuvanni...
cusì prufeta nto Ultimu Libru...pè vulè fattu di Diu...
di Giurdanu...quellu malu fratellu...ficiru lu statula...
et cuntru lu Vaticanu...autu fari lu so' ditu...
cusì mastru Ferrari avaria vulsutu...su lu Campu di li Ciuri...
et fatta ùn fù la noscia Italia in viritati...
ché priggiuneru ancora fù Petru...pè quellu chì ficiru...
comu la Chjesa...in questa cità chì si fici di piccati!
Cordiali saluti e buona lettura.
Noi tutti conosciamo la storia del nostro Paese, l'Italia, che si unì nel 1861 sotto la corona dei Savoia ed il 20 settembre 187o Roma venne presa ed il potere temporale dei Papi cessò
Proprio in questo senso, nel processo di unificazione del nostro Paese vi fu una vera e propria "anomalia".
Infatti, mentre gli altri Paesi europei nacquero con le loro Chiese nazionali, l'Italia si unificò contro la Chiesa.
Un esempio di quanto ho detto è l'Inghilterra. Nella sua "Magna Charta Libertatum" ratificata a Runnymeae nel 1215 si parlava di libertà della Chiesa che diventava un punto di riferimento. Quel pezzo della Magna Charta fu poi rievocato da San Tommaso Moro, al momento della sua condanna a morte nel 1535.
In Italia non fu così.
Infatti, coloro che spinsero per l'unificazione furono figure come Giuseppe Garibaldi, che ebbe posizioni di marcato anticlericalismo.
Garibaldi arrivò a definire Papa Pio IX "un metro cubo di letame" e chiamò il suo asino Pionono.
Anche altri esponenti del Risorgimento non furono a favore della Chiesa.
Quando si unì l'Italia e Roma divenne capitale del Regno d'Italia, ci fu un regime apertamente ostile alla Chiesa.
Ci furono anche manifestazioni non proprio belle.
Ad esempio, nel 1881, quando ci fu la traslazione nella basilica di San Lorenzo al Verano della salma di Papa IX (che morì il 07 febbraio 1778) ci furono manifestazioni anticlericali con insulti di vario genere verso il pontefice.
Forse, il modo in cui furono trattate la "Questione meridionale" e proprio la questione del rapporto tra Stato e Chiesa lasciarono strascichi che ancora oggi si vedono.
Quell'anticlericalismo così spinto di quei secoli lasciò un'eredità.
Ancora oggi c'è chi irride la fede e c'è chi disconosce le radici della cultura italiana.
Eppure, prima del'unità d'Italia, vi furono esempi di laicità, pur in un contesto marcatamente cristiano.
Un esempio fu il Marchesato di Mantova nei secoli XV e XVI. Lì, infatti, vi fu una mentalità laica. Circa l'8% della popolazione era ebreo e molti ebrei rappresentavano parte integrante dell'intelligentia mantovana.
Inoltre, la corte raccoglieva umanisti di varia estrazione. Pensiamo alla corte di Isabella d'Este-Gonzaga (18 maggio 1474- 13 febbraio 1539). Fu un punto di riferimento per tanti intellettuali.
Quello fu un contesto di "laicità positiva" che nel Regno d'Italia, prima dei Patti Lateranensi del 1929, mancava.
Quella statua di Giordano Bruno fatta nella Piazza Campo de' Fiori a Roma, è un simbolo di quel periodo.
Ecco la poesia.
A STATULA DI GIURDANU BRUNU
Quand'autunnu si fici...cusì più ùn fù di lu Suli la luci...
quand'in Roma cascau Porta Pia...vinni unu zìmbaru...
chì lu cantu fici...et sente ùn vulitini la vuci...
l'omini tinti et di lu Novi Mondu lu sarvaturi...
chì a cumbatte ebbe in Muntivideu...chì si fici diavulu...
di lu santu nglisi ministru...quandu vinni cusì nto duluri...
a more...pè lu Papa et pè Cristu...et fù cusì l'anghjulu!
Cusì dissi questa vuci d'anticu amuri...
chì a sente ùn vulitini stari...l'omini tinti...
chì di la Santà Cità...cavea ficiru di piccaturi:
"...quod Anglicana Ecclesia libera sit..."
Et comu di la fera imago...chì a cuntari ebbe Ghjuvanni...
cusì prufeta nto Ultimu Libru...pè vulè fattu di Diu...
di Giurdanu...quellu malu fratellu...ficiru lu statula...
et cuntru lu Vaticanu...autu fari lu so' ditu...
cusì mastru Ferrari avaria vulsutu...su lu Campu di li Ciuri...
et fatta ùn fù la noscia Italia in viritati...
ché priggiuneru ancora fù Petru...pè quellu chì ficiru...
comu la Chjesa...in questa cità chì si fici di piccati!
Cordiali saluti e buona lettura.
martedì 27 aprile 2010
OMOFOBIA, UNA QUESTIONE DA TRATTARE CON CRITERIO
Cari amici ed amiche.
Prendo spunto da una puntata andata in onda ieri della trasmissione condotta da Barbara D'Urso "Pomeriggio 5", su Canale 5.
Questa puntata della succitata trasmissione ha trattato il tema dell'omosessualità. tra gli ospiti vi erano le onorevoli Paola Concia (Partito Democratico) ed Alessandra Mussolini (Popolo della Libertà).
Quello dell'omofobia è un tema complesso che va trattato con criterio e prudenza.
Posto il fatto che si debbano condannare severamente le discriminazioni e le violenze, vorrei indurre tutti voi ad una riflessione.
La proposta di legge contro l'omofobia redatta onorevole Concia ha un errore fondamentale.
Essa, infatti, non toglie la discriminazione verso gli omosessuali ma crea maggiori diseguaglianze.
Faccio un esempio di come sarebbero le cose se questa proposta fosse andata in porto.
Io, che sono eterosessuale, subisco un aggressione ed il mio aggressore subisce una certa pena.
Allo stesso modo, viene aggredito un omosessuale e l'aggressore subisce una pena maggiorata.
Questa non è più una situazione di eguaglianza ma di privilegio di una parte.
La Costituzione italiana dice che TUTTI I CITTADINI SONO UGUALI DI FRONTE ALLA LEGGE.
E' chiaro che quel decreto rischia di cozzare con questo principio.
Questa non è una questione di omofobia ma una questione di legge.
Se la Costituzione afferma che i cittadini sono eguali di fronte alla legge la proposta dell'onorevole Concia rischia di creare una situazione di privilegio di una determinata categoria e nuovi conflitti nella società.
Si crea, di fatto una "discriminazione al contrario".
Che differenza c'è tra questa e l'omofobia?
Cordiali saluti.
Prendo spunto da una puntata andata in onda ieri della trasmissione condotta da Barbara D'Urso "Pomeriggio 5", su Canale 5.
Questa puntata della succitata trasmissione ha trattato il tema dell'omosessualità. tra gli ospiti vi erano le onorevoli Paola Concia (Partito Democratico) ed Alessandra Mussolini (Popolo della Libertà).
Quello dell'omofobia è un tema complesso che va trattato con criterio e prudenza.
Posto il fatto che si debbano condannare severamente le discriminazioni e le violenze, vorrei indurre tutti voi ad una riflessione.
La proposta di legge contro l'omofobia redatta onorevole Concia ha un errore fondamentale.
Essa, infatti, non toglie la discriminazione verso gli omosessuali ma crea maggiori diseguaglianze.
Faccio un esempio di come sarebbero le cose se questa proposta fosse andata in porto.
Io, che sono eterosessuale, subisco un aggressione ed il mio aggressore subisce una certa pena.
Allo stesso modo, viene aggredito un omosessuale e l'aggressore subisce una pena maggiorata.
Questa non è più una situazione di eguaglianza ma di privilegio di una parte.
La Costituzione italiana dice che TUTTI I CITTADINI SONO UGUALI DI FRONTE ALLA LEGGE.
E' chiaro che quel decreto rischia di cozzare con questo principio.
Questa non è una questione di omofobia ma una questione di legge.
Se la Costituzione afferma che i cittadini sono eguali di fronte alla legge la proposta dell'onorevole Concia rischia di creare una situazione di privilegio di una determinata categoria e nuovi conflitti nella società.
Si crea, di fatto una "discriminazione al contrario".
Che differenza c'è tra questa e l'omofobia?
Cordiali saluti.
ACQUA, UNA GESTIONE OCULATA
Cari amici ed amiche.
C'è chi si straccia le vesti nel sentire parlare di "gestione privata dell'acqua".
Il vero problema non è una gestione pubblica o privata dell'acqua ma una gestione oculata.
Noi, qui in Italia, abbiamo delle acque di ottima qualità.
Il problema è che abbiamo degli impianti di captazione che non rendono bene e che possono disperdere fino al 60% di acqua.
Questo problema è molto grave al Sud, ove le sorgenti sono ad altitudini elevate e quindi la captazione puà avvenire tramite impianti arditi.
Oltre a questo, vi sono delle dispersioni di acqua che si potrebbero evitare. Ad esempio, in Toscana, vi è il cantiere della realizzazione di una ferrovia ad Alta Velocità.
Nel realizzare una galleria, sono state perforate delle sacche di acqua nella montagna.
Quest'acqua viene oggi drenata e gettata nel torrente Bagnone che a sua volta si butta nel fiume Sieve.
Quest'acqua si potrebbe invece depurare e riutilizzare per scopi civili ed industriali.
Una situazione simile è presente nel traforo del Gran Sasso (tra le Province di Teramo e L'Aquila, sull'autostrada Teramo-L'Aquila-Roma). Qui l'acqua viene gettata nel torrente Mavone.
Anche quest'acqua si potrebbe riutilizzare.
Nella Pianura Padano-Veneta vi sopno acque di buonissima qualità.
Ad esempio, nella zona di Isola della Scala (Verona) vi sono delle acque di risorgiva che sono di ottima qualità. Vengono usate anche per fare le soluzioni delle flebo ospedaliere.
Purtroppo, nella Pianura Padano-Veneta si fanno le colture intensive che richiedono l'uso di fertilizzanti e pesticidi.
Queste sostanze fanno male.
Ad esempio, i fertilizzanti aumentano l'azoto ed il fosforo che danneggiano sia le falde che le acque superficiali.
Ad esempio, causano l'eutrofizzazione dei laghi.
A chi è profano di queste cose, dico cos'è l'eutrofizzazione.
L'eutofizzazione è un fenomeno che consiste in una grossa fioritura di alghe nei laghi.
Essa è causata dall'aumento di azoto e fosforo.
Morendo, le alghe vanno in putrefazione ed i batteri di essa responsabili consumano l'ossigeno disciolto nell'acqua.
I pesci muoiono e si distrugge un ecosistema.
Concludo dicendo che per valorizzare le risorse servono politiche serie e proposte.
Io, ad esempio, ho proposto di realizzare nel mio Comune le "case dell'acqua". Ne parlai nel mio articolo su "Italia chiama Italia" (http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/13422/2009-02-04.html).
Le "case dell'acqua" avrebbero fatto risparmiare circa 300 Euro annui alla gente e avrebbero ridotto il volume dei rifiuti.
Non sono stato ascoltato!
Il problema della questione non è la gestione pubblica o privata ma l'oculatezza.
Cordiali saluti.
C'è chi si straccia le vesti nel sentire parlare di "gestione privata dell'acqua".
Il vero problema non è una gestione pubblica o privata dell'acqua ma una gestione oculata.
Noi, qui in Italia, abbiamo delle acque di ottima qualità.
Il problema è che abbiamo degli impianti di captazione che non rendono bene e che possono disperdere fino al 60% di acqua.
Questo problema è molto grave al Sud, ove le sorgenti sono ad altitudini elevate e quindi la captazione puà avvenire tramite impianti arditi.
Oltre a questo, vi sono delle dispersioni di acqua che si potrebbero evitare. Ad esempio, in Toscana, vi è il cantiere della realizzazione di una ferrovia ad Alta Velocità.
Nel realizzare una galleria, sono state perforate delle sacche di acqua nella montagna.
Quest'acqua viene oggi drenata e gettata nel torrente Bagnone che a sua volta si butta nel fiume Sieve.
Quest'acqua si potrebbe invece depurare e riutilizzare per scopi civili ed industriali.
Una situazione simile è presente nel traforo del Gran Sasso (tra le Province di Teramo e L'Aquila, sull'autostrada Teramo-L'Aquila-Roma). Qui l'acqua viene gettata nel torrente Mavone.
Anche quest'acqua si potrebbe riutilizzare.
Nella Pianura Padano-Veneta vi sopno acque di buonissima qualità.
Ad esempio, nella zona di Isola della Scala (Verona) vi sono delle acque di risorgiva che sono di ottima qualità. Vengono usate anche per fare le soluzioni delle flebo ospedaliere.
Purtroppo, nella Pianura Padano-Veneta si fanno le colture intensive che richiedono l'uso di fertilizzanti e pesticidi.
Queste sostanze fanno male.
Ad esempio, i fertilizzanti aumentano l'azoto ed il fosforo che danneggiano sia le falde che le acque superficiali.
Ad esempio, causano l'eutrofizzazione dei laghi.
A chi è profano di queste cose, dico cos'è l'eutrofizzazione.
L'eutofizzazione è un fenomeno che consiste in una grossa fioritura di alghe nei laghi.
Essa è causata dall'aumento di azoto e fosforo.
Morendo, le alghe vanno in putrefazione ed i batteri di essa responsabili consumano l'ossigeno disciolto nell'acqua.
I pesci muoiono e si distrugge un ecosistema.
Concludo dicendo che per valorizzare le risorse servono politiche serie e proposte.
Io, ad esempio, ho proposto di realizzare nel mio Comune le "case dell'acqua". Ne parlai nel mio articolo su "Italia chiama Italia" (http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/13422/2009-02-04.html).
Le "case dell'acqua" avrebbero fatto risparmiare circa 300 Euro annui alla gente e avrebbero ridotto il volume dei rifiuti.
Non sono stato ascoltato!
Il problema della questione non è la gestione pubblica o privata ma l'oculatezza.
Cordiali saluti.
RIVOLUZIONE FRANCESE, UNA RIVOLUZIONE ANTISTORICA!
Cari amici ed amiche.
Il 14 luglio 1789 fu un anno in cui ci fu un grosso cambiamento, la Rivoluzione francese.
In essa ci fu un'escalation di eventi che ebbero ripercussioni anche fuori dai confini francesi ed ancora oggi.
Uno di questo riguarda la questione della Chiesa.
Prima della Rivoluzione, in Francia vi fu la Chiesa cattolica gallicana, una grande Chiesa che, nonostante questo suo carattere "nazionale" (che a volte si manifestava con asprezza, come al tempo di re Luigi XIV), era parte della Chiesa universale.
Intorno a questa Chiesa si formò la Francia.
Con la Rivoluzione e la redazione della Costituzione civile del clero (1790) si tentò di trasformare la Chiesa in un organo dello Stato, come quanto accadde in Inghilterra nel 1534 con re Enrico VIII.
A differenza dello scisma inglese (che ancora contemplava uno Stato ed un popolo intorno ad una Chiesa), però, in Francia vi fu una rivoluzione che, se pur all'inizio in modo larvato, era antireligiosa.
Infatti, nel preambolo della "Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino" il Dio personale del Cristianesimo era sostituito da un "Essere Supremo", più simile al dio dei deisti e dei vari "Christomoques", come Voltaire.
Secoli di storia furono così spazzati via.
Fallito il tentativo di assoggettare allo Stato la Chiesa francese, iniziò una politica di scristianizzazione, sotto l'influsso di Jacques René Hébert (15 novembre 1757-24 marzo 1794).
Il calendario gregoriano venne sostituito da uno nuovo in cui i mesi vennero nominati in riferimento a fenomeni naturali, i nomi dei Santi vennero sostituiti da quelli di uomini di scienza e di cultura e che contò gli anni dall'inizio della repubblica, preti vennero incarcerati, le chiese vennero chiuse e trasformate in magazzini, stalle o peggio ancora, in templi per un culto neo-pagano dedicato alla Dea Ragione e vennero fatte delle mascherate anticristiane. Tra queste vi fu quella dell'asino mitrato, ossia con un carro trainato da un asino sulla cui testa venne messa una mitra vescovile e che traina un carro con i fantocci del re, del Papa e dei nobili.
Fu un pensiero ben lontano da quell'Umanesimo laico ma non anticristiano, che fu ben ripreso dai Padri fondatori degli USA.
In Francia si tornò al tempo degli imperatori Nerone, Domiziano e Diocleziano.
I nuovi "Neroni" furono Hébert e soci.
Lo Stato stesso si volle ergere a dio.
Oggi, questa è idea è presente.
Pensiamo all'assurda sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo che con una sentenza vorrebbe imporre all'Italia di togliere i crocifissi (di questo argomento parlai nell'articolo http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/18565/2009-11-09.html), alle politiche di Zapatero in Spagna, alla strumentalizzazione fatta sul caso dei preti pedofili o all'irrisione fatta contro la religione e tutti i suoi simboli. Di quest'ultima situazione ebbi delle esperienze dirette.
La Rivoluzione francese fece di fatto tornare indietro le lancette dell'orologio.
Portò un regresso nelle coscienze. Per riparare ciò, servono esempi positivi come i Santi (dai primi martiri, passando per Tommaso d'Aquino, Costantino XI Paleologo, Tommaso Moro e Carlo I Stuart, a quelli dei giorni nostri) ed i grandi uomini di cultura che si riconobbero nei valori cristiani, come Papa Silvestro II, Erasmo da Rotterdam, Reginald Pole, Alessandro Manzoni, Alessandro Volta, Gilbert Keith Chesterton e Paul Claudel.
Solo così possiamo evitare danni peggiori.
Una frase attribuita proprio a Chesterton diceva: "Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto".
Riflettiamo.
Cordiali saluti.
Il 14 luglio 1789 fu un anno in cui ci fu un grosso cambiamento, la Rivoluzione francese.
In essa ci fu un'escalation di eventi che ebbero ripercussioni anche fuori dai confini francesi ed ancora oggi.
Uno di questo riguarda la questione della Chiesa.
Prima della Rivoluzione, in Francia vi fu la Chiesa cattolica gallicana, una grande Chiesa che, nonostante questo suo carattere "nazionale" (che a volte si manifestava con asprezza, come al tempo di re Luigi XIV), era parte della Chiesa universale.
Intorno a questa Chiesa si formò la Francia.
Con la Rivoluzione e la redazione della Costituzione civile del clero (1790) si tentò di trasformare la Chiesa in un organo dello Stato, come quanto accadde in Inghilterra nel 1534 con re Enrico VIII.
A differenza dello scisma inglese (che ancora contemplava uno Stato ed un popolo intorno ad una Chiesa), però, in Francia vi fu una rivoluzione che, se pur all'inizio in modo larvato, era antireligiosa.
Infatti, nel preambolo della "Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino" il Dio personale del Cristianesimo era sostituito da un "Essere Supremo", più simile al dio dei deisti e dei vari "Christomoques", come Voltaire.
Secoli di storia furono così spazzati via.
Fallito il tentativo di assoggettare allo Stato la Chiesa francese, iniziò una politica di scristianizzazione, sotto l'influsso di Jacques René Hébert (15 novembre 1757-24 marzo 1794).
Il calendario gregoriano venne sostituito da uno nuovo in cui i mesi vennero nominati in riferimento a fenomeni naturali, i nomi dei Santi vennero sostituiti da quelli di uomini di scienza e di cultura e che contò gli anni dall'inizio della repubblica, preti vennero incarcerati, le chiese vennero chiuse e trasformate in magazzini, stalle o peggio ancora, in templi per un culto neo-pagano dedicato alla Dea Ragione e vennero fatte delle mascherate anticristiane. Tra queste vi fu quella dell'asino mitrato, ossia con un carro trainato da un asino sulla cui testa venne messa una mitra vescovile e che traina un carro con i fantocci del re, del Papa e dei nobili.
Fu un pensiero ben lontano da quell'Umanesimo laico ma non anticristiano, che fu ben ripreso dai Padri fondatori degli USA.
In Francia si tornò al tempo degli imperatori Nerone, Domiziano e Diocleziano.
I nuovi "Neroni" furono Hébert e soci.
Lo Stato stesso si volle ergere a dio.
Oggi, questa è idea è presente.
Pensiamo all'assurda sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo che con una sentenza vorrebbe imporre all'Italia di togliere i crocifissi (di questo argomento parlai nell'articolo http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/18565/2009-11-09.html), alle politiche di Zapatero in Spagna, alla strumentalizzazione fatta sul caso dei preti pedofili o all'irrisione fatta contro la religione e tutti i suoi simboli. Di quest'ultima situazione ebbi delle esperienze dirette.
La Rivoluzione francese fece di fatto tornare indietro le lancette dell'orologio.
Portò un regresso nelle coscienze. Per riparare ciò, servono esempi positivi come i Santi (dai primi martiri, passando per Tommaso d'Aquino, Costantino XI Paleologo, Tommaso Moro e Carlo I Stuart, a quelli dei giorni nostri) ed i grandi uomini di cultura che si riconobbero nei valori cristiani, come Papa Silvestro II, Erasmo da Rotterdam, Reginald Pole, Alessandro Manzoni, Alessandro Volta, Gilbert Keith Chesterton e Paul Claudel.
Solo così possiamo evitare danni peggiori.
Una frase attribuita proprio a Chesterton diceva: "Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto".
Riflettiamo.
Cordiali saluti.
lunedì 26 aprile 2010
ESTREMA DESTRA, UN PERICOLO!
Cari amici ed amiche.
Si sta verificando un fenomeno preoccupante.
In Europa e in America sta crescendo l'estrema destra. In Austria, il presidente uscente, il socialdemocratico Heinz Fischer, è stato riconfermato ma l'estrema destra si è rafforzata.
La candidata Barbara Rosenkranz (erede di Joerg Haider) ha ottenuto il 15,2 %.
In Ungheria è entrata in Parlamento. In Francia cresce il movimento di Jean Marie Le Pen.
In vari Paesi si è rafforzata.
Movimenti di questo tipo di stanno rafforzando anche negli USA di Barack Obama.
Essi sono antisemiti, xenofobi e populisti.
Perché questo?
Una spiegazione può trovarsi nella situazione di crisi.
Le tensioni aumentano e vengono covate all'interno della società e questi movimenti le cavalcano.
Come si può evitare che questi movimenti si affermino?
Servono partiti di destra moderati che siano capaci di sentire tutti gli umori del popolo e che sappiano trasformarli in "energia positiva".
Questi partiti devono essere vicini alla gente e rivalutare i valori più positivi delle tradizioni e dell'appartenenza al proprio Paese e al proprio territorio e proponendo delle riforme che siano realmente costruttive ed energiche. Essi, però, devono essere concreti nella loro opera.
Un partito di destra moderato può fare questo compito meglio di un partito di centro-sinistra.
Infatti, il partito di destra moderato può togliere potenziali consensi a questi movimenti estremi perché sa stare vicino alla gente.
Quello di centro sinistra tende ad essere distante e qui in Italia vi è una dimostrazione.
Qui in Italia, questa deriva non c'è proprio grazie al centro destra, costituito da Popolo della Libertà e Lega Nord.
Da una parte, esso ha fatto da "valvola di sfogo" di queste tensioni (stando vicino alla gente e sul territorio) e dall'altra, ha intrapreso una politica seria per affrontare la crisi.
Solo con la moderazione e la concretezza, stando con la gente, si possono evitare problemi più seri.
Cordiali saluti.
Si sta verificando un fenomeno preoccupante.
In Europa e in America sta crescendo l'estrema destra. In Austria, il presidente uscente, il socialdemocratico Heinz Fischer, è stato riconfermato ma l'estrema destra si è rafforzata.
La candidata Barbara Rosenkranz (erede di Joerg Haider) ha ottenuto il 15,2 %.
In Ungheria è entrata in Parlamento. In Francia cresce il movimento di Jean Marie Le Pen.
In vari Paesi si è rafforzata.
Movimenti di questo tipo di stanno rafforzando anche negli USA di Barack Obama.
Essi sono antisemiti, xenofobi e populisti.
Perché questo?
Una spiegazione può trovarsi nella situazione di crisi.
Le tensioni aumentano e vengono covate all'interno della società e questi movimenti le cavalcano.
Come si può evitare che questi movimenti si affermino?
Servono partiti di destra moderati che siano capaci di sentire tutti gli umori del popolo e che sappiano trasformarli in "energia positiva".
Questi partiti devono essere vicini alla gente e rivalutare i valori più positivi delle tradizioni e dell'appartenenza al proprio Paese e al proprio territorio e proponendo delle riforme che siano realmente costruttive ed energiche. Essi, però, devono essere concreti nella loro opera.
Un partito di destra moderato può fare questo compito meglio di un partito di centro-sinistra.
Infatti, il partito di destra moderato può togliere potenziali consensi a questi movimenti estremi perché sa stare vicino alla gente.
Quello di centro sinistra tende ad essere distante e qui in Italia vi è una dimostrazione.
Qui in Italia, questa deriva non c'è proprio grazie al centro destra, costituito da Popolo della Libertà e Lega Nord.
Da una parte, esso ha fatto da "valvola di sfogo" di queste tensioni (stando vicino alla gente e sul territorio) e dall'altra, ha intrapreso una politica seria per affrontare la crisi.
Solo con la moderazione e la concretezza, stando con la gente, si possono evitare problemi più seri.
Cordiali saluti.
COSTITUZIONE, BASTA ESSERE CONTRO IL FEDERALISMO E LE RIFORME!
Cari amici ed amiche.
Oggi, nella trasmissione televisiva "Protestantesimo", in onda su RAI 2, si è parlato della Costituzione e del contributo data ad essa dai protestanti. Il problema è che si parlato anche della presunta minaccia a cui essa è oggi sottoposta ed è stato stato chiamato in causa anche il gruppo "Giovani per la Costituzione" (http://www.giovaniperlacostituzione.it/) nella trasmissione vi è stato anche un certo tono non favorevole all'attuale Governo e né alle riforme costituzionali.
Innanzitutto, questa trasmissione (per altro molto interessante) smentisce chi dice che il presidente Berlusconi ha troppo potere. Il fatto che essa esista smentisce questa tesi.
Sulla Costituzione, va detto che essa va rispettata ma che non è nemmeno un "Moloch" che non può essere toccato.
La Costituzione si può riformare. E poi, vorrei ricordare che il protestantesimo riformò la Bibbia, sostituendo l'Antico Testamento redatto con il Deuterocanone (usato da noi cattolici e dagli ortodossi) con quello redatto con il Protocanone.
E poi, per essere quella che noi conosciamo, la Bibbia subì cambiementi nei secoli.
Quindi, se ciò è valso per la Bibbia può valere anche per la Costituzione.
Qui nessuno vuole mettere in discussione i principi generali della Costituzione. La prima parte di tale legge resta così com'è.
La seconda parte, quella che tratta l'organizzazione dello stato italiano, va invece rivista e modificata.
Per com'è organizzata oggi, l'Italia rischia la paralisi.
Serve prima di tutto un maggiore decentramento, un federalismo.
Le regioni devono trattenere più soldi e devono avere più competenze. Questo non significa che si debba togliere la sussidiarietà ma solo migliorare il governo del territorio, rendendone più forti le istituzioni.
Il federalismo, si potrà fare o abolendo lo statuto ordinario e creando 20 regioni a statuto autonomo con delle istituzioni centrali che si occupino del coordinamento, della politica estera, della sicurezza nazionale, della difesa e della garanzia dell'interesse nazionale per ciò che riguarda le infrastrutture oppure sostituendo le regioni con tre o quattro macro-regioni e con uno stato che fa quanto detto prima. Roma resterebbe capitale.
In questo ambito, ogni regione potrà meglio esprimere le sue potenzialtà ed i ceti politici locali saranno più responsabilizzati.
Poi, accanto al federalismo, si dovrà fare un rafforzamento delle istituzioni centrali.
Prima di tutto, si dovrà abolire il bicameralismo perfetto del Parlamento.
La Camera dei Deputati si occuperrà solo delle leggi nazionali (con un iter della loro approvazione più veloce) mentre il Senato, che diventerà "federale", farà da "ponte" tra lo stato e gli enti locali, regioni in primis.
Inoltre, si dovrà garantire la governabilità.
Come?
Prima di tutto, con una norma "antiribaltone".
In pratica, secondo questa norma, se un Governo va in crisi e non vi è più la maggioranza si va alle urne e si impediscono i "giochi di palazzo".
Inoltre, si dovrà rafforzare il potere del premier, sul modello del inglese o su quello tedesco.
Io, personalmente, sono per il presidenzialismo all'americana.
Infatti, esso è altamente democratico (perché permette l'elezione diretta del capo dello Stato) e dà la governabilità, poiché il Governo è sotto il diretto controllo del Presidente della Repubblica e può stare a prescindere dalle maggioranze in Parlamento.
In questo caso i due schieramenti avversi dovrebbero collaborare di più e credo che qui in Italia farebbe bene e toglierebbe quel clima di "guerra tra ghibellini e guelfi". Inoltre, è anche federale.
Realisticamente, però, qui in Italia difficile mettere in piedi un sistema presidenziale all'americana. Le opposizioni non sono d'accordo. Per fare le riforme, servirà anche il consenso di almeno parte dell'opposizione.
Il problema è che qui vi sono tante forze politiche che non vogliono una riforma della Costituzione perché vedono in essa un "golpe".
Agli esponenti di queste forze, voglio dire che le riforme si devono fare. Anche negli stati più centralisti, vi sono spinte autonomiste che sono prese in considerazione dai governi.
Ad esempio, in Francia vi è la "questione corsa". Si sa in Corsica, vi sono molte spinte autonomiste ed i corsi chiedono uno statuto autonomo.
Qui addirittura i corsi non si sentono francesi e se qualcuno definisce francese uno di loro potrebbe sentirsi rispondere:"Noiatri ùn semu francesi!" che tradotto significa "Noi non siamo francesi!".
Così com'è la Costituzione non regge più e rischia di portare alla paralisi lo Stato.
Bisogna riflettere.
Vorrei invitare soprattutto i giovani a riflettere.
Mantenere lo status quo non significa un maggiore impegno civico o essere per la legalità e la democrazia.
Cordiali saluti.
Oggi, nella trasmissione televisiva "Protestantesimo", in onda su RAI 2, si è parlato della Costituzione e del contributo data ad essa dai protestanti. Il problema è che si parlato anche della presunta minaccia a cui essa è oggi sottoposta ed è stato stato chiamato in causa anche il gruppo "Giovani per la Costituzione" (http://www.giovaniperlacostituzione.it/) nella trasmissione vi è stato anche un certo tono non favorevole all'attuale Governo e né alle riforme costituzionali.
Innanzitutto, questa trasmissione (per altro molto interessante) smentisce chi dice che il presidente Berlusconi ha troppo potere. Il fatto che essa esista smentisce questa tesi.
Sulla Costituzione, va detto che essa va rispettata ma che non è nemmeno un "Moloch" che non può essere toccato.
La Costituzione si può riformare. E poi, vorrei ricordare che il protestantesimo riformò la Bibbia, sostituendo l'Antico Testamento redatto con il Deuterocanone (usato da noi cattolici e dagli ortodossi) con quello redatto con il Protocanone.
E poi, per essere quella che noi conosciamo, la Bibbia subì cambiementi nei secoli.
Quindi, se ciò è valso per la Bibbia può valere anche per la Costituzione.
Qui nessuno vuole mettere in discussione i principi generali della Costituzione. La prima parte di tale legge resta così com'è.
La seconda parte, quella che tratta l'organizzazione dello stato italiano, va invece rivista e modificata.
Per com'è organizzata oggi, l'Italia rischia la paralisi.
Serve prima di tutto un maggiore decentramento, un federalismo.
Le regioni devono trattenere più soldi e devono avere più competenze. Questo non significa che si debba togliere la sussidiarietà ma solo migliorare il governo del territorio, rendendone più forti le istituzioni.
Il federalismo, si potrà fare o abolendo lo statuto ordinario e creando 20 regioni a statuto autonomo con delle istituzioni centrali che si occupino del coordinamento, della politica estera, della sicurezza nazionale, della difesa e della garanzia dell'interesse nazionale per ciò che riguarda le infrastrutture oppure sostituendo le regioni con tre o quattro macro-regioni e con uno stato che fa quanto detto prima. Roma resterebbe capitale.
In questo ambito, ogni regione potrà meglio esprimere le sue potenzialtà ed i ceti politici locali saranno più responsabilizzati.
Poi, accanto al federalismo, si dovrà fare un rafforzamento delle istituzioni centrali.
Prima di tutto, si dovrà abolire il bicameralismo perfetto del Parlamento.
La Camera dei Deputati si occuperrà solo delle leggi nazionali (con un iter della loro approvazione più veloce) mentre il Senato, che diventerà "federale", farà da "ponte" tra lo stato e gli enti locali, regioni in primis.
Inoltre, si dovrà garantire la governabilità.
Come?
Prima di tutto, con una norma "antiribaltone".
In pratica, secondo questa norma, se un Governo va in crisi e non vi è più la maggioranza si va alle urne e si impediscono i "giochi di palazzo".
Inoltre, si dovrà rafforzare il potere del premier, sul modello del inglese o su quello tedesco.
Io, personalmente, sono per il presidenzialismo all'americana.
Infatti, esso è altamente democratico (perché permette l'elezione diretta del capo dello Stato) e dà la governabilità, poiché il Governo è sotto il diretto controllo del Presidente della Repubblica e può stare a prescindere dalle maggioranze in Parlamento.
In questo caso i due schieramenti avversi dovrebbero collaborare di più e credo che qui in Italia farebbe bene e toglierebbe quel clima di "guerra tra ghibellini e guelfi". Inoltre, è anche federale.
Realisticamente, però, qui in Italia difficile mettere in piedi un sistema presidenziale all'americana. Le opposizioni non sono d'accordo. Per fare le riforme, servirà anche il consenso di almeno parte dell'opposizione.
Il problema è che qui vi sono tante forze politiche che non vogliono una riforma della Costituzione perché vedono in essa un "golpe".
Agli esponenti di queste forze, voglio dire che le riforme si devono fare. Anche negli stati più centralisti, vi sono spinte autonomiste che sono prese in considerazione dai governi.
Ad esempio, in Francia vi è la "questione corsa". Si sa in Corsica, vi sono molte spinte autonomiste ed i corsi chiedono uno statuto autonomo.
Qui addirittura i corsi non si sentono francesi e se qualcuno definisce francese uno di loro potrebbe sentirsi rispondere:"Noiatri ùn semu francesi!" che tradotto significa "Noi non siamo francesi!".
Così com'è la Costituzione non regge più e rischia di portare alla paralisi lo Stato.
Bisogna riflettere.
Vorrei invitare soprattutto i giovani a riflettere.
Mantenere lo status quo non significa un maggiore impegno civico o essere per la legalità e la democrazia.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.