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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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martedì 28 dicembre 2010

BOOM DEI SOCIAL-NETWORK? PAURA DI SOCIALIZZARE!


Cari amici ed amiche.
Dalla riflessione fatta il 26 dicembre scorso (http://italiaemondo.blogspot.com/2010/12/valori-da-salvare.html) possiamo desumere una cosa, riguardo il crescente uso dei social-network.
Possiamo desumere che si ha paura di socializzare dal vivo!
Non sono qui per criminalizzare nessuno (e nemmeno i social-network) ma noto sempre di più che si ha paura di fare amicizia e di instaurare i rapporti umani.
Sarei un ipocrita se dicessi che non ho un profilo sui social-network. Ne ho uno su Facebook, uno sulla Libero Community ed uno sul social-network dell'Associazione Giovani Italiani nel Mondo-Argentina.
Più che altro, li uso per fare la mia attività politica e culturale, cosa in cui mi voglio cimentare.
Molto probabilmente, per non dire sicuramente, se nel 2009 non ci fossero state le elezioni comunali nel mio Comune, non mi sarei mai iscritto a Facebook, che è il social-network che uso di più.
Avevo l'esigenza di "fare rete" con altri soggetti dell'area politica di mio riferimento e di fare conoscere la lista che correva alle elezioni comunali. Inoltre, mi ero interessato anche della questione degli italiani nel mondo, parlando della vicenda degli italiani di Tacuarembò, Uruguay.
Riguardo questo tema, potete andare su qualsiasi motore di ricerca.
Inoltre, volevo fare conoscere anche le mie poesie.
Però, vedo tanta gente che nei social-network cerca degli amici, nel senso stretto del termine.
Molto spesso, si fa amicizia sui social-network con persone che abitano nello stesso paese, inteso come villaggio.
Sembra quasi che si abbia paura anche a dirsi "ciao" dal vivo.
L'ho notato anch'io. Nella mia "lista amici" di Facebook ci sono persone che abitano nella mia stessa zona ma che abbiano paura paura a rivolgermi la parola dal vivo.
Da un lato la cosa mi fa ridere.
E' una realtà triste!
Io non mangio le persone.
Eppure, capita anche questo.
Di casi del genere ne ho sentiti tanti.
Aveva detto bene un ragazzo che è in contatto con me su Facebook che aveva commentato il succitato articolo messo sul social-network.
Davanti al computer si è leoni ma nella realtà si ha paura.
Perché questo?
Proviamo ad analizzare il problema.
In certi casi, "l'offerta locale" , ossia le persone che abitano in zona, possa non dare quella garanzia di amicizia.
Spesso e volentieri ci sono invidie e malelingue.
Allora, una persona può cercare delle buone amicizie altrove.
In altri casi, è la persona stessa che ha paura di socializzare.
Il social-network diventa quindi il modo per fare amicizia.
Il problema sta nel fatto che l'amicizia virtuale debba tradursi in un rapporto reale.
Se questo non succede, è chiaro tale rapporto rischia di restare fittizio ed inutile e che la persona con cui si interloquisce possa non corrispondere alla realtà.
Qui c'è il pericolo a cui sono particolarmente esposti i minorenni.
Mi voglio rivolgere ai genitori dicendo loro di stare attenti a quello che fanno i loro figli quando sono in rete.
Dietro nomi innocenti si possono nascondere degli orchi!
Comunque, c'è una vera e propria paura di fare amicizia e ci si rifugia nei social-network.
Questo è dannoso perché la persona non sarà mai socialmente matura.
Non sarà mai capace di stare in società.
Questo è davvero triste!
I rapporti umani sono delle scommesse!
Se vanno bene è tutto ok e se vanno male si provi con altre persone.
Io, ad esempio, con certe persone della mia zona non parlo ma ne ho trovate altre in altre zone, con cui ho un buonissimo rapporto.
Sono persone fatte di carne, di sangue e di ossa e non presentate in chat.
Se dovessero bannarmi da Facebook o dagli altri social-network a cui sono iscritto non mi metterei a piangere.
Quindi, il social-network va bene per iniziare un rapporto umano ma questo, poi, deve prescindere dall'informatica.
Solo così può essere autentico.
Cordiali saluti e, di nuovo, buon 2011.

lunedì 27 dicembre 2010

IL SESSANTOTTO ED I GIOVANI D'OGGI


Cari amici ed amiche.
Faccio mia la frase del ministro dell'Istruzione, onorevole Mariastella Gelmini, che disse che la Riforma dell'università approvata al Senato ha eliminato il Sessentotto.
Il ministro ha detto una cosa condivisibile.
Infatti, con il criterio della meritocrazia, la riforma scardina quell'idea di egualitarismo culturale che fu portato nel Sessantotto.
Questo pensiero fece molti danni.
Esso non tolse ogni idea di meritocrazia e puntò a premiare anche chi non aveva le capacità e né la volontà di studiare, in nome dell'"uguaglianza ad ogni costo", di tipica concezione comunista, elemento trainante dei movimenti sessantottini.
Infatti, il comunismo fu l'elemento trainante dei movimenti giovanili del Sessantotto.
Esso fu presente nella forma marxista-leninista, terzomondista (guevarista e maoista) e anarco-comunista e libertaria (marcusiana).
L'egualitarismo non è realmente praticabile ed è dannoso.
Infatti, ogni uomo è diverso dagli altri perché ha caratteristiche e proprie e propri punti di forza e di debolezza.
Esso predicava l'egualitarismo (di cui ho parlato prima) ed inculcava nelle teste dei giovani di allora l'idea che si potesse fare quello che si voleva sempre, "libertà senza se e senza ma".
Questo portò ad uno scadimento della cultura giovanile di allora e di quella dei giovani d'oggi.
Se l'egualitarismo tolse l'idea del merito (e quindi anche l'idea del risultato guadagnato con il lavoro alacre ed il sacrificio) l'idea del "fare sempre quello che si vuole" tolse ogni valore.
Oggi, noi ne vediamo gli effetti.
Un esempio è il bullismo nelle scuole.
Esso è figlio di quella cultura sessantottina. Molti dei genitori e degli insegnanti di oggi (che ebbero a che fare con quella cultura della "libertà senza se e senza ma") molto spesso si pongono verso i loro figli ed allievi come "amici" e quindi sono meno capaci di trasmettere loro determinati valori.
Inoltre, la crisi della famiglia (che è correlata al Sessantotto) ha aggravato il tutto.
Infatti, l'istituzione famiglia risulta indebolita e ha affidato il tutto alla scuola. Anche quest'ultima, però, ha perso forza e capacità di trasmettere determinati valori, per i motivi che ho detto prima,
Questo "meccanismo vizioso" ha levato ai giovani d'oggi la cultura del discernimento del Bene dal Male.
I giovani sono, quindi, lasciati in balia di loro stessi.
Il bullismo nelle scuole è certamente un prodotto di ciò.
Oggi viene visto come "fico" (mi si passi il termine) bruciare i capelli di un compagno di classe, picchiarlo o spaccare un banco di scuola.
Il bullismo è oggi una vera e propria piaga sociale.
Anche i valori più elementari e fondamentali come l'amicizia sono venuti meno e ne parlai nell'articolo "Valori da salvare", http://italiaemondo.blogspot.com/2010/12/valori-da-salvare.html.
Questo scadimento è figlio di quella cultura sessantottina.
Certamente, prima del Sessantotto, c'erano dei problemi.
I giovani di allora avevano bisogno di risposte da una società che non era in grado di darle.
Diciamo che il Sessantotto fu la risposta sbagliata ad un problema.
Fu la classica "cura peggiore del male".
Infatti, tutto venne subordinato ad una certa idea politica.
Ad esempio, nel Sessantotto si parlò di "Chiesa di base" , una Chiesa che si diceva pura e lontana dalla gerarchia che fu vista come un "centro di potere".
In realtà, molto spesso nella "Chiesa di base" si creò un pensiero identificò Gesù Cristo con Che Guevara.
Di certo, a mio modo di vedere, il paragone è molto infelice.
Che Guevara non aveva nulla di cristiano.
Mi sorprende vedere oggi i "pacifisti" che indossano le magliette con raffigurato Che Guevara.
Il rivoluzionario argentino-cubano non fu certamente un simbolo di pace.
Anche questo è un prodotto del Sessantotto, che portò confusione ed anche odio di classe.
Proprio così, ai giovani di oggi è stato inculcato l'odio verso chi, magari per meriti propri, è ricco.
Quest'ultimo, secondo questa mentalità, viene visto come uno che tolto il pane ai poveri.
Molto spesso mi vengono fatte delle domande del tipo "Come fai tu che sei disoccupato e figlio di un operaio a sostenere Berlusconi?" oppure mi vengono dette frasi come "Chiedi al "tuo" presidente di trovarti un lavoro, magari ad Antigua" oppure "Invece di sostenere Berlusconi, trovati un lavoro".
Molto spesso, sono dei miei coetanei a dirmi questo.
Io sostengo il centro destra ed il presidente Berlusconi proprio perché quel sistema, che quei "signori" che mi dicono queste cose, anche con l'insulto, difendono ardentemente, è la rovina di noi giovani di oggi.
Forse, quei "signori" che oggi mi attaccano in questo modo non sanno che i loro padri sacrificarono il nostro futuro per il loro.
Proprio nel Sessantotto avvenne tutto questo.
Se oggi, qui in Italia, c'è questo sistema che sta mostrando falle e che oggi porta la disoccupazione giovanile la colpa fu degli errori passati, anche del Sessantotto.
Ad esempio, proprio in quel periodo, non vennero fatte delle riforme adeguate, per essere stati accondiscendenti verso una certa ideologia.
Si preferì salvaguardare un sistema che delegò tutto allo Stato e all'istituzione pubblica e che fece assistenzialismo.
Non ci furono riforme che, ad esempio, avrebbero potuto creare un collegamento tra istruzione e mondo del lavoro.
Oggi ne paghiamo le conseguenze.
Il presidente Berlusconi vuole riparare questi guasti.
Le riforme della scuola e dell'università ne sono la dimostrazione.
A questi miei coetanei voglio dire che io preferisco mettere il salame nel pane e non sugli occhi.
Lo dico simpaticamente.
Certo, per ciò che mi riguarda, la speranza è quella di trovarmi un lavoro, anche vista la grande mole di domande da me fatte.
Però, non posso condividere certe osservazioni fatte sulla mia ideologia.
Termino, dicendo che ai giovani di oggi vanno dati dei modelli positivi.
Feci qualche esempio nell'articolo intitolato "Giovani dite no alla violenza!", http://italiaemondo.blogspot.com/2010/12/no-alla-violenza.html.
Oggi, più che mai, servono dei modelli positivi.
Ne va del futuro della nostra società.
Vi porgo i miei cordiali saluti ed i miei auguri di felice anno nuovo.

domenica 26 dicembre 2010

VALORI DA SALVARE

Cari amici ed amiche.

Prima di tutto, vi auguro buon Natale.
Prendo spunto dalle parole dette dal Santo Padre Benedetto XVI, durante la benedizione "Urbi et Orbi" di Natale.
Egli ha ricordato la vicenda dei cristiani che sono perseguitati. Pensiamo ai sei cristiani uccisi in Nigeria o alla bomba messa in una chiesa nelle Filippine.
Pensiamo ai cristiani perseguitati in Medio Oriente o nela resto dell'Asia.
Noi, qui in Occidente, siamo fortunati ma molto spesso disprezziamo questa fortuna o siamo indifferenti ad essa!
Infatti, tra noi, c'è chi vorrebbe togliere il Natale "per non offendere chi non è cristiano e in nome della laicità" oppure riduciamo questa festa ad una consuetudine in cui si fanno delle cerimonie in pompa magna, si fanno regali costosi e molto spesso si toglie ogni riferimento alle origini del Natale per come lo conosciamo.
Mentre noi facciamo questo, in altre parti del mondo festeggiare il Natale può diventare un problema.
Con quello che voglio dire non voglio condannare il mercato in quanto tale.
Esso è lavoro e dà da mangiare a molte persone.
Il problema è che noi dobbiamo recuperare il senso del Natale, ossia la speranza, il valore della famiglia, quello della vita e quello dell'amicizia.
Dobbiamo ricordarci che in una notte di 2016 anni fa, in una città chiamata Betlemme, nacque un bambino molto speciale che salvò l'umanità e che difese questi valori.
Se non ci ricordiamo di questo, che senso avrebbe festeggiare il Natale?
Giusto oggi, sono andato a Messa presso la Casa di Riposo "Antonio Nuvolari" di Roncoferraro, Mantova.
Non è stata una cerimonia pomposa ma è stata molto sentita. Mi è piaciuta.
Quando le cose vengono fatte con il cuore sono sempre belle perché sincere e fatte con quello che di meglio c'è in noi stessi.
Questo dobbiamo ricordarcelo, come dobbiamo ricordarci di non lasciare mai soli coloro che di noi hanno un maggiore bisogno.
Tra l'altro, prendo spunto dalle parole del sacerdote che ha officiato la Messa.
Oggi, 26 dicembre, è il giorno di Santo Stefano Protomartire e festa della Sacra Famiglia.
Nel Vangelo che viene letto oggi, si ricorda la fuga in Egitto di Gesù, San Giuseppe e Maria che erano braccati dagli uomini di re Erode che voleva fare uccidere Gesù.
Quella famiglia si trovò in difficoltà ma rimase unita.
E' da prendere come esempio, per i giorni nostri.
Oggi, troppo spesso, ci si sposa e alla prima difficoltà, magari non insormontabile, si arriva alla separazione e al divorzio.
Giuseppe, Maria e Gesù ebbero difficoltà peggiori ma non fecero quello che oggi fanno certe coppie.
Il valore della famiglia va salvaguardato, come va difeso quello della vita.
Troppo spesso, c'è chi, ad esempio, considera il malato terminale come un peso per la società.
E così, sotto i termini come "morte dignitosa", "eutanasia" o "pietà per il malato" , si cela la volontà di togliere quel "peso".
In realtà, un malato terminale non è un peso ma è un uomo e, come tale, ha il diritto di vivere e di nutrirsi.
Ciò è un diritto naturale e non solo religioso.
Oggi, c'è un eccessivo soggettivismo che porta l'uomo ad una visione egocentrica (ed egoistica) della vita.
Valori come la famiglia e la vita sono così messi in discussione, come il valore dell'amicizia.
Anche quest'ultimo valore è messo in discussione.
Il fatto che ci sia il boom di iscrizioni ai social-network (come Twitter, Facebook, Libero Community ed altri) è sintomatico.
Oggi, si ha paura di fare amicizia.
Intendiamoci, non intendo criminalizzare i social network in quanto tali.
Sarei un ipocrita se facessi il contrario.
Anch'io ho profili sui social-network, come Facebook o Libero Community.
Prevalentemente, io li uso per fare networking, specie di natura politica, avendo la volontà di fare politica!
Inoltre, il social-network può essere utile per iniziare un rapporto di amicizia, che però deve essere tradotto in fatti.
Però, molti usano il social-network per fare amicizia e socializzare.
L'amicizia, però, non è uno scambio di e-mail o una chat.
L'amicizia è condivisione di esperienze e di valori!
Fare amicizia vuole dire condividere esperienze.
Molto spesso, faccio fatica a considerare come "amici" i vari interlocutori con cui sono in contatto nei social-network.
Intendiamoci, non ho nulla contro di loro.
Non penso che loro siano "brutti, sporchi e cattivi" e che gli amici "veri", quelli che ho conosciuto dal vivo e con cui ho condiviso esperienze vere, siano tutti "santi, puliti ed immacolati".
Ogni persona, ovviamente, me compreso, ha in sé cose buone e cose cattive.
Anzi, io penso che tra coloro che conosco sui social-network ci siano tante brave persone.
Però, l'amicizia è un valore frutto della condivisione di esperienze.
L'amico (o l'amica) accetta la persona con i suoi pregi ed i suoi difetti perché con ella condivide esperienze, nel bene e nel male.
Chi può accettare una persona, se non colui (o colei) che ne conosce pregi e difetti?
E' logico che quando non c'è una reale condivisione di esperienze, il rapporto di amicizia è solo fittizio.
Vorrei terminare, parlando il politica.
Il Papa ha detto che i politici italiani devono pensare al bene di tutti!
Ha ragione!
Non è fare l'interesse della gente volere fare cadere un Governo, per difendere un interesse di partito.
Non è fare l'interesse della gente continuare ad aizzare la gente, insultando un Governo democraticamente eletto, con beceri epiteti contro il presidente del Consiglio come "stupratore della democrazia", "mafioso" , "fascista", "piduista" e quant'altro.
Questa è solo irresponsabilità.
Cordiali saluti e, di nuovo, auguri di buon Natale.

giovedì 23 dicembre 2010

ITALO-BRITANNICI


Cari amici ed amiche.
Parlando del blog "ProntoFrancesca", http://italiaemondo.blogspot.com/2010/12/auguri-al-blog-prontofrancesca.html, ho citato anche Londra.
Proprio il Regno Unito è uno degli Stati che ospita un'importante comunità italiana.
Già ai tempi dell'Impero Romano, in Britannia si trapiantarono genti provenienti dall'Italia.
Dalla conquista da parte dell'imperatore Claudio, che avvenne nel 43 AD, e dalla sconfitta del condottiero celtico Carataco, molti Romani si trasferirono in Britannia e nacquero città come Londinium, Eboracum, Durovernum, Verulamium, Camulodunum, Prestune, Mamucium, Aquae Sulis, Glevum ed altre.
Oggi, queste città sono Londra, York, Canterbury, Saint Albans, Colchester, Preston, Manchester, Bath e Gloucester.
Tutte le città i cui nomi finiscono in "-chester" hanno origini romane, poiché derivano da "castrum", ossia la denominazione data al campo militare romano.
Ne ho parlato anche nell'articolo intitolato "Storia della lingua inglese", http://italiaemondo.blogspot.com/2010/10/storia-della-lingua-inglese.html.
Nel 407 AD, le legioni romane abbandonarono la Britannia e le popolazioni civili dovettero badare a loro stesse.
Qui ci fu la vicenda del semi-leggendario capo romano-britannico Ambrosio Aureliano, una figura che, nei racconti del ciclo bretone, potrebbe essere il leggendario Re Artù.
Quindi, il famoso Re Artù potrebbe essere esistito realmente ed avere avuto origini italiane.
Nell'attuale popolazione inglese vi sono discendenti dei Romani.
Con l'arrivo degli Angli, degli Juti e dei Sassoni le popolazioni romano-britanniche furono assoggettate.
Altre emigrazioni dall'Italia avvennero con l'evangelizzazione degli Anglosassoni.
Basti pensare all'arrivo da Roma del monaco benedettino Sant'Agostino nel 597 AD che divenne il primo arcivescovo di Canterbury.
Altri ecclesiastici italiani vennero in Britannia.
Pensiamo a Lanfranco di Pavia (1005-1089) e ad Anselmo di Aosta (1033/1034-1109) che divennero arcivescovi di Canterbury.
Tra Italia ed il Inghilterra ci furono grandi contatti anche nel Rinascimento.
Basti pensare a re Enrico VIII (1491-1547) che amava i vini toscani.
Anche in quel periodo ci furono italiani che andarono in Inghilterra.
Pensiamo ai navigatori Giovanni Caboto (1450-1498) e suo figlio a Sebastiano (1484-1557) che navigarono per conto dei re Enrico VII ed Enrico VIII.
Anche nei periodi successivi, ci furono nostri connazionali in Inghilterra, pensiamo a John Florio (1523-1625, di cui parlai nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2010/08/italiani-allestero-la-migliore-immagine.html) che era detto "an Englishman in Italian" o a Pier Martire Vermigli (1499-1562) che stette in Inghilterra dal 1547 al 1553 e che contribuì alla redazione del "Book of Common Prayer" dell'arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer.
Numerosi protestanti italiani trovarono riparo in Inghilterra.
Inoltre, qui vi è anche un mistero.
Pare, infatti, che William Shakespeare fosse stato di origini italiane.
Ne parlai nell'articolo intitolato "L'enigma di Shakespeare", http://italiaemondo.blogspot.com/2010/09/lenigma-di-shakespeare.html.
In Scozia, ci fu Davide Rizzio (o Riccio, 1533-1566) che fu cortigiano durante il regno della regina Maria Stuart e che si trovò in mezzo alla scia di sangue di quel periodo turbolento.
Anche lui cadde vittima di ciò.
Anche re Carlo I Stuart (1600-1649) ebbe a che fare con l'Italia.
Sua moglie, la regina Enrichetta Maria di Borbone, era discendente della regina di Francia Maria De Medici.
Tra l'altro, ci fu anche una regina italia, Maria Beatrice Eleonora d'Este (1658-1718) che fu la moglie di re Giacomo II Stuart (1633-1701).
Il vero flusso di italiani avvenne, però, a partire dal 1830.
Si formarono nuclei di comunità italiane in città come Londra, Peterborough, Cardiff, Leeds, Manchester, Glasgow, Edimburgo, Bedford ed altre.
Con esse, vennero pure i preti cattolici.
Quindi, si formarono anche delle parrocchie italiane.
Nel 1864 venne fondata a Clerkenwell la chiesa cattolica italiana di San Pietro.
Anche Giuseppe Mazzini (1805-1872) stette per un certo periodo a Londra, ove fondò una scuola di lingua italiana.
Tra i più famosi italo-britannici, non posso non citare il Primo Ministro Benjamin Disraeli (che citai nell'articolo http://italiaemondo.blogspot.com/2010/08/italiani-nel-mondo-sofferenza-ed.html), il pittore e poeta Dante Gabriele Rossetti (1828-1882), sua sorella, la poetessa e scrittrice Christina Georgina (1830-1894) e Lord Charles Forte (1908-2007).
Sorsero ristoranti ed attività commerciali gestiti da italiani.
Durante l'epoca fascista, gli italo-britannici vennero visti con sospetto ed internati in capi di prigionia.
Dopo la fine della II Guerra Mondiale la situazione si ammorbidì.
Oggi, la comunità italo-britannica conta circa mezzo milione di persone.
Tra questi, citiamo l'ex pugile gallese (ma di origine sarda) Joe Calzaghe, l'attrice Claire Forlani, il calciatore della Roma e della Nazionale italiana Simone Perrotta ed il cantautore italo-scozzese (classe '87) Paolo Nutini.
Leggete anche il sito http://www.italianialondra.com/, che metterò anche nella voce "Link preferiti" di questo blog.
Termino questo articolo con una mia poesia e con i miei più sentiti auguri di un Santo Natale sereno e di un felice anno nuovo.
SPEECH OF KING AELFRED SE GREATA
"Brittania Oceani insula, cui quondam Albion nomen fuit,
inter septentrionem et occidentem locata est,
Germaniae, Galliae, Hispaniae, maximis Europae partibus,
multo interuallo aduersa."
Certu...o populu! Una razia grande cusì ci fici lu Signuri...
si quest'insula ci desi...di tuttu lu mondu faru et luci...
cusì ntra lu caudu di induve cala lu Suli...et lu friddu di lu Nordu...
et lu ghjacciu...chì a sciogghiri avemu ancu cù la Cruci!
Nuautri...una Nova Roma cusì fà pudemu...
Londinium, Lunden, London...la cità di tutti li ciumi...
ché di quella figghia di Santu Petru...figghi semu...
cù la Palora di Diu chì purtau San Paulu...lu Gran Lumi!
Questu...eiu, Aelfred...di li Sette Regni rè, vi dicu...
chì comu 'n palori...di la fortia chì ci tene a la Terra...
et di l'Universu...comu di la variola la cura...cusì 'n scienza...
pè Razia di Diu dà pudaremu a tutti l'omini...comu vinciri onne guerra!
Cordiali saluti e, di nuovo, auguri.

mercoledì 22 dicembre 2010

DICIAMOLO!

Cari amici ed amiche.

Spero che il ministro della Difesa, onorevole Ignazio La Russa, non se la prenda male, se "prendo in prestito" la sua tipica frase ma...DICIAMOLO!
Ma è possibile che, quando si vuole fare una riforma che tocca la scuola e l'università, vi siano sempre delle contestazioni, anche violente?
Questa riforma approntata dal Ministro del'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, onorevole Mariastella Gelmini, sarà utile.
Infatti, essa punta a premiare il merito e mette al centro il giovane, facendo sì che sia egli stesso a valutare la qualità dell'istituto in cui si forma.
Inoltre, questa Riforma taglierà certe situazioni discutibili!
Non è possibile, ad esempio, che siano state fatte 327 facoltà universitarie che hanno meno di 15 iscitti!
Sono soldi sprecati!
Quindi, essa è un'ottima riforma!
Questo accanimento contro la riforma è, in realtà, solo politico!
Molti di quelli che manifestano non sanno nemmeno il motivo per cui manifestano!
E' evidente che questi giovani siano strumentalizzati da chi vuole mantenere lo status quo.
Inoltre, chi promuove le manifestazioni lo fa per manifestare contro il Governo di centro destra e non solo contro la Riforma.
E' evidente che queste manifestazioni abbiano un carattere politico ed ideologico.
Inoltre, riguardo la violenza, io ritengo che siano dannosi i comportamenti di certi politici.
Ad esempio, è gravemente dannoso il comportamento di chi continua a parlare di "Governo piduista, fascista e razzista", e di un "Premier stupratore della democrazia".
Chi usa espressioni simili non fa un buon servizio alla democrazia!
E' un comportamento molto pericoloso perché crea tensioni ed un clima di baruffa che è controproducente. In un momento non facile è meglio non creare tensioni.
Inoltre, questo atteggiamento è anche irrispettoso verso coloro che hanno votato questo Governo che sono la maggioranza degli italiani.
In democrazia, è la maggioranza a decidere.
Certi comportamenti nel mondo vanno isolati.
Cordiali saluti.



ATTENTI AI FUOCHI D'ARTIFICIO!


Cari amici ed amiche.
E' sempre un piacere vedere i fuochi d'artificio.
Essi si fanno con una polvere nera, la polvere pirica, una miscela di carbone, nitrato di potassio (detto salnitro, KNO3) e zolfo.
L'origine della polvere pirica è cinese. Essa fu fatta in Cina nel Medioevo (Anno 1000) e fu portata in Europa dagli Arabi prima e dai Mongoli poi, nel 1241.
La polvere pirica fu usata per fare armi e strumenti di morte (pensiamo agli archibugi e alle "bombarde" o alle invenzioni progettate da Leonardo Da Vinci) ma anche giochi spettacolari.
Questi giochi pirotecnici sono i fuochi d'artificio.
Da allora ad oggi, i fuochi d'artificio si sono evoluti.
Ad esempio, tra i vari reagenti che sono stati aggiunti ad essi, vi sono il perclorato di sodio (sale dell'acido perclorico, con cloro eptavalente, che è usato come propellente), i sali di stronzio (sali di un metallo alcalino-terroso che sono usati per ottenere il colore rosso), il cloruro di rame II (sale costituto da cloro e rame bivalente che è usato per ottenere il colore verde) ed altri.
Con i loro colori ed i loro rumori vivaci, i fuochi d'artificio sono usati per giochi spettacolari nelle feste.
Proprio ora, che si avvicina il Capodanno, verranno usati molti petardi.
Per l'amor di Dio, state attenti!
I fuochi d'artificio sono belli da vedere ma vanno maneggiati con cautela!
Inoltre, prendete solo petardi legali!
Infatti, vi sono anche dei petardi illegali (e spesso fatti artigianalmente) che non danno nessuna garanzia di sicurezza.
Molte persone si sono rovinate, perdendo dita, mani o occhi, maneggiando i fuochi d'artificio in modo incauto o usando i botti illegali!
Vi sono stati casi di persone uccise dai botti!
Pertanto, state attenti!
Il Capodanno deve essere un motivo di festa e non una carneficina!
Cordiali saluti.

martedì 21 dicembre 2010

RAPPORTO STATO-CHIESA? LA STORIA NON E' QUELLA RACCONTATA!





Cari amici ed amiche.


Molto spesso, converso sul rapporto tra Stato e religione.
In una conversazione con un mio cugino io ho detto che la Chiesa non instaurò mai una teocrazia e che il suo rapporto con gli Stati fu più complesso ed articolato di quanto si possa immaginare.
Ciò è vero. La storia non è quella raccontata da certi libri che parlano di "teocrazie".
Nel 313 AD, con l'Editto di Milano voluto dall'imperatore romano Costantino I, la Chiesa non fu più perseguitata.
Acquistò quindi un forte potere politico ma lo Stato concorse in ciò.
Con la caduta dell'Impero d'Occidente (476 AD), la Chiesa divenne il punto di riferimento delle popolazioni sopraffatte dai Barbari.
Mentre in Occidente vi era questo, in Oriente l'imperatore aveva potere anche sulla Chiesa.
Egli, infatti, presenziava e presiedeva i concili, prendeva testa alle processioni ed aveva un largo potere decisionale in materia religiosa.
Il Papa non poteva tollerare ciò.
L'imperatore Giustiniano I (482-565) tentò di arrivare ad una mediazione con lui ma non vi riuscì.
Anzi, lui diede l'inizio a un fenomeno chiamato "cesaropapismo", ossia all'ingerenza dei sovrani secolari nella materia religiosa.
Questa ingerenza si fece forte sotto l'imperatore Leone III Isaurico (675-741), quando emanò il decreto dell'iconoclastia, ossia il divieto di prestare culto alle immagini sacre.
Questo decreto venne poi ritirato ma tra la Chiesa d'Oriente e quella d'Occidente si allontanarono sempre di più ed arrivarono allo scisma del 1054 AD.
In Occidente, fu la Chiesa a diventare un punto di riferimento vero.
Grazie all'opera di evangelizzazione dei popoli barbari, la Chiesa poté ridisegnare il volto dell'Europa e ciò culminò con l'incoronazione di Carlo Magno a imperatore del Sacro Romano Impero nella notte di Natale dell'800.
Quindi, la Chiesa fece una grande opera di ricostruzione dell'Europa.
Questo, però, la mise anche in una posizione difficile.
Dal X secolo, infatti, tra Papato ed Impero ci furono dei rapporti difficili.
Furono dei rapporti molto complessi.
Infatti, da una parte, il Papa aveva bisogno dell'imperatore, per portare avanti il suo magistero e difendersi.
Dall'altra, l'imperatore non poteva prescindere dal Papa, per mantenere il potere e se veniva scomunicato perdeva il proprio potere.
Particolarmente duro fu lo scontro dovuto alle investiture dei vescovi, la "Lotta par le investiture".
Questo scontro fu causato dal fatto che vennero creati i "vescovi-conti", ossia degli amministratori ecclesiastici che, in quanto più colti e fedeli di quelli laici, erano usati dagli imperatori per amministrare le terre imperiali.
Questi vescovi dovevano giurare fedeltà all'imperatore, secondo il diritto feudale.
D'altro canto, gli vescovi dovevano fare riferimento anche al Papa, in quanto capo visibile della Chiesa.
Gli imperatori, quindi, si arrogarono il diritto di nominare i vescovi ed anche i Papi.
Il Papato non volle e ci fu lo scontro.
Aspro fu lo scontro tra il Papato e l'imperatore Enrico IV (1050-1106) che fu risolto dal Concordato di Worms del 1122 che fu stipulato da suo figlio Enrico V e Papa Callisto II.
Con questo concordato il Papa nominava i vescovi e l'imperatore dava loro i poteri feudali.
Tuttavia, ci furono ancora problemi tra il Papa e l'Impero.
Le tensioni cessarono nel XIV secolo, quando ci fu il declino del Papato e dell'Impero.
Ne parlai nell'articolo intitolato "Stato e Chiesa, un rapporto storicamente complesso", http://italiaemondo.blogspot.com/2010/05/stato-e-chiesa-un-rapporto-storicamente.html.
Qui, però, emersero gli Stati nazionali (come Spagna, Francia ed in Inghilterra) con monarchie forti.
Queste monarchie volevano avere il controllo sulle Chiese dei loro Paesi, sia per motivi politici e sia per motivi economici.
Infatti, la Chiesa era molto ricca e potente.
L'occasione la ebbero con la Riforma protestante (1517 AD).
In molti Stati, il passaggio al protestantesimo venne deciso dai reggitori secolari che videro in esso l'opportunità di aumentare il proprio potere e di incamerare i beni della Chiesa per finanziare le guerre.
Ciò successe nella Svezia di re Gustavo Vasa (1496-1570), nella Danimarca di re Cristiano III (1503-1559) o nell'Inghilterra di re Enrico VIII (1491-1547), anche se in quest'ultima ci fu un diverso processo di Riforma.
Dopo la Controriforma (o Riforma cattolica) la Chiesa ebbe una ripresa ma nel XVIII secolo ci furono i regalismi.
Apparentemente, i sovrani secolari (come il re di Francia Luigi XIV, 1638-1715) si mostrarono accondiscendenti verso la Santa Sede ma, nel contempo, cercarono di limitare il potere del Papa nei loro Stati.
Si cominciò a parlare di Giurisdizionalismo, Gallicanesimo e Giuseppinismo.
In pratica le Chiese dei vari Stati dovevano essere assoggettate al potere del re, pur restando in comunione con Roma.
Basti pensare alla politica dell' imperatore del Sacro Romano Impero Giuseppe II (1741-1790) o al Granducato di Toscana sotto Pietro Leopoldo (1747-1792).
Inoltre, nacquero correnti come il Giansenismo.
Inoltre, si stavano diffondendo le idee dell'Illuminismo che spesso si misero in contrasto con il Cristianesimo.
In questo clima di divisioni, la Chiesa affrontò lo scoppio della Rivoluzione Francese (14 luglio 1789).
In quel contesto, la religione cattolica non fu più religione di Stato.
Anzi, la Chiesa francese si spaccò in due tra clero giurato (che giurò fedeltà alla Costituzione civile del clero, promossa dal governo rivoluzionario) e clero refrattario, che rimase fedele al Papa.
Quest'ultimo fu perseguitato.
Ci fu la scristianizzazione operata da Jacques René Hébert (1757-1794) che vollew sostituire il Cristianesimo con una religione neopagana della Dea Regione.
Con Napoleone (1769-1821) venne ripristinata la religione cattolica ma per essa rimasero forti limitazioni.
Fallita la Restaurazione (che avvenne dopo il Congresso di Vienna 1814-1815) si fecero avanti l' idea nazionalista e quella socialista che caratterizzarono sia il XIX che il XX secolo.
Con l'unificazione dell'Italia (1861) e la "Breccia di Porta Pia" (20 settembre 1870), il potere temporale del Papa cessò e in Italia ci fu un forte anticlericalismo ed una tensione tra Stato e Chiesa che fu risolta dai "Patti Lateranensi" del 1929.
Intanto avanzavano le idee di Karl Marx e di Friedrich Nietzsche.
E così, in molti Stati si cercò di spazzare via la religione e la visione del Cristianesimo, con queste idee.
Si tentò di fare questo nella Germania nazista, nell'Unione Sovietica e in tutti i Paesi comunisti, nella Spagna del 1931, nel Messico di Plutarco Elias Calles e nel Portogallo, dopo la rivoluzione del 1910.
Anche nell'Italia fascista si tentò di limitare la Chiesa, nonostante i "Patti Lateranensi".
Oggi, il rapporto tra Stato o Chiesa è ancora complesso (basti pensare, ad esempio, alla Spagna di Zapatero) ma si sta andando verso una "laicità positiva" in cui, pur essendo indipendenti l'uno dall'altro, lo Stato e la Chiesa collaborano in modo costruttivo per il bene della gente.
Cordiali saluti.





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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.