Cari amici e care amiche.
Chi va ad Istanbul (in Turchia) non può non conoscere e non visitare la celebre basilica di Santa Sofia (o Hagia Sophia).
Questo edificio (nella foto su questo blog) rappresenta una delle più grandi opere della gloriosa civilità bizantina e del suo grande impero, l'Impero romano d'Oriente o Impero bizantino.
Eppure, la storia di questo edificio è ricca e nel contempo molto travagliata e bagnata dal sangue di molte persone.
Infatti, essa venne fatta erigere dall'imperatore Giustiniano I (483-565) dopo la repressione della celebre "Rivolta di Nika" nel 532.
Durante la rivolta, venne distrutta la cattedrale di epoca teodosiana che si trovava vicino all'Ippodromo.
L'imperatore promosse allora la realizzazione di un nuovo luogo di culto, la Basilica di Santa Sofia, per l'appunto.
La direzione dei lavori venne affidata ad Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto.
Essi furono due otttimo matematici ma non ebbero alcuna esperienza di architettura. I lavori cominciarono nel 532 e dovettero durare cinque anni, secondo quanto esigeva l'imperatore che pretese una chiesa molto grande e con una cupola immensa.
Qui incominciarono i problemi.
La cupola che aveva un diametro di 31 metri creava grosse spinte sui pilastri e sulle colonne, che deboli, vennero dotate di "ammortizzatori" di piombo, come si vede ancora oggi. Se oggi noi guardiamo bene le colonne della chiesa, notiamo che esse non sono di eguale lunghezza.
Si dovette allargare la chiesa, aggiungendo due semi-cupole ai lati. Questo compensò in parte la spinta.
Infatti, con la realizzazione della cupola, il problema si ripresentò e si dovettero aggiungere due strutture laterali con scale interne, logge e gallerie, per fermare ulteriormente la spinta orizzontale, che avrebbe fatto cadere l'edificio. Venne modificata la pianta che da quadrata diventò rettangolare. Gli archi si deformarono. Basta entrare nella galleria per vedere ciò. Nel 534 Antemio di Tralle morì.
L'edificio, venne consacrato il 27 dicembre 537 e Giustiniano arrivò a dire: "Gloria a Dio che mi ha fatto degno di questo! Ti ho superato oh Salomone!"
Purtroppo l'imperatore dovette fare i conti con la realtà.
I pilastri non erano sufficientemente forti per sostenere la cupola e nel 553 e nel 557 ci furono due terremoti.
Il 07 maggio 558 la cupola crollò. La chiesa venne riaperta nel 563 e la cupola fu rifatta da Isidoro il Giovane, figlio di Isidoro di Mileto. La cupola venne ricostruita senza il "tamburo" e più leggera e rialzata.
Nei secoli X e XIV ci furono altri due crolli ed altrettante ricostruzioni della cupola.
All'esterno, vennero fatti ai lati anche quattro contrafforti.
Con la Quarta Crociata (1204) e la presa di Costantinopoli, la chiesa venne saccheggiata e le numerose reliquie (tra le quali vanno ricordate la Sindone, una pietra della Tomba di Cristo ed il latte della Vergine Maria) furono rubate.
La chiesa venne convertita al culto cattolico-romano e quando tornarono al potere i Bizantini (con l'imperatore Michele VIII Paleologo 1261) essa era in rovina e fu restaurata dagli architetti Astras e Peralta.
Il 29 maggio 1453, i Turchi Ottomani conquistarono Costantinopoli che venne ribattezzata Istanbul e diventò la capitale del nuovo Impero ottomano.
Il glorioso e millenario Inpero bizantino, cessò di esistere.
La Basilica di Hagia Sophia fu teatro di uno dei fatti più violenti.
I giannizzeri turchi presero ad asciate le porte della chiesa, che erano state chiuse dai preti all'interno.
Sfondati i battenti, essi entrarono e sgozzarono i preti che dicevano messa, uccisero le donne in preghiera e stuprarono i bambini sugli altari.
E così, la grande chiesa di Hagia Sophia, che la sera prima fu luogo di riconciliazione tra cristiani greco-ortodossi e cattolico-latini ed in cui l'eroico San Costantino XI Paleologo (l'ultimo imperatore, nella foto) prese la comunione, divenne teatro di un crimine così efferato.
Alla sera del 29 maggio 1453 i Turchi ottomani trasformarono la chiesa in moschea.
L'edificio venne spogliato di tutte le immagini sacre ed i preziosi mosaici raffiguranti Gesù Cristo, la Vergine Maria, i santi e gli imperatori bizantini (come Zoe e Leone VI) vennero ricoperti di intonaco.
All'esterno vennero eretti anche quattro minareti mentre all'interno vennero aggiunti anche un mihrab e un minbar.
Nel 1847, il sultano Abdul Mejid fece restaurare l'edificio all'architetto italo-svizzero Gaspare Fossati.
Vennero così riportati alla luce le immagini della galleria e del timpano.
Nel 1934, con il primo Presidente della Repubblica Turca Mustafà Kemal Ataturk, l'edificio diventò un museo.
Gli scavi del 1935 riportarono alla luce un portico fatto costruire dall'imperatore Teodosio II con un fregio interessante che tra le suie raffigurazioni ha un agnello con la terminazione della coda ingrossata, elemento decorativo tipico della cristianità occidentale.
Sempre durante quei lavori di recupero, vennero portati alla luce i pavimenti in marmo, che erano coperti da tappeti.
Certamente, la storia di questo edificio fu travagliata.
Nella sua costruzione ci furono errori che furono risolti con l'ingegno umano.
Questo fece della basilica di Hagia Sophia un modello. Secondo alcuni, essa fu il prototipo della Basilica di San Marco a Venezia.
Effettivamente, nelle sue decorazioni interne l'edificio di culto della città laguanare ha delle affinità con la Basilica di Hagia Sophia.
Anche i musulmani presero a modello questo edificio, quando costruirono delle importanti moschee, come le famosa (e vicina) Moschea Blu.
Questo dimostra la grandezza di un popolo, quello bizantino.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
Il mio libro
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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martedì 29 settembre 2009
domenica 27 settembre 2009
Papa Benedetto XVI in Repubblica Ceca, un viaggio importante.
Cari amici e care amiche.
Il viaggio in Repubblica Ceca del Santo Padre Benedetto XVI non è solo una visita pastorale e diplomatica ma qualcosa di più.
Infatti, la Repubblica Ceca è uno degli stati europei più secolarizzati e circa il 60% della sua popolazione si professa ateo o agnostico.
Questa situazione è strana poiché le radici di questo Paese sono profondamente cristiane.
Infatti, la Repubblica Ceca ha fatto parte del Sacro Romano Impero, un impero fondato proprio sul Cristianesimo.
La spiegazione di questa situazione potrebbe stare proprio in quanto successe nel XX secolo, in cui l'allora Cecoslovacchia (costituita da Boemia e Moravia, l'attuale Repubblica Ceca, e la Slovacchia) passò all'orbita sovietica, dopo il triste periodo nazista e la II Guerra Mondiale.
Come negli altri Paesi comunisti, anche in Cecoslovacchia si impose la dottrina marxista, un'ideologia che puntò a distruggere i valori dei Cechi e degli Slovacchi, due popoli che sono sempre stati con la tradizione cristiana.
In un certo senso, pur non riuscendo a distruggere questi valori, l'ideologia comunista fece più danni di quanto si possa immaginare.
Ha intorpidito molte coscienze e le ha rese insensibili ai valori cristiani.
Durante il regime comunista, il popolo ceco si è aggrappato ai valori cristiani perché visti come un'antitesi al comunismo.
Purtroppo, con la caduta del regime comunista, non forse non si riuscì a riportare le coscienze ai valori fondanti della sua cultura.
In un certo senso c'è stata una decomunistazzazione della politica, delle istituzioni e dell'economia ma quella non delle coscienze delle giovani generazioni.
Oggi c'è questa situazione.
Il Santo Padre ha fatto bene a ricordare ai Cechi di riscoprire le radici cristiane della loro nazione. Esse sono profonde.
La Repubblica Ceca fu terra di santi. Basta ricordare San Venceslao, suo Patrono, che fu un principe vissuto nel X secolo e martire che diffuse il messaggio evangelico nella sua terra.
Non bisogna dimenticarsi di San Giovanni Nepomuceno, sacerdote Boemo vissuto nel XIV secolo che fu fatto morire per annegamento da re Venceslao perché difese il vescovo.
San Giovanni Nepomuceno è venerato come Protettore contro le alluvioni, anche qui nel Mantovano, ove abito.
Non lontano da casa mia c'è un'antica riseria (la pila del Galeotto, nel Comune di Bigarello) con una statua che lo raffigura.
Non bisogna dimenticarsi degli uomini di Chiesa cechi che portarono progresso.
Tra questi c'è Gregor Mendel, abate boemo che fu il padre della genetica.
Non bisogna dimenticarsi del giovane protestante Jan Palach che si diede fuoco il 16 gennaio 1969 come segno di protesta contro l'oppressione comunista.
Il teologo cattolico Zverina lo definì un martire per la libertà con la celebre frase: "Un suicida in certi casi non scende all'Inferno".
La cultura ceca è piena di Cristianesimo e la missione dei cattolici cechi (soprattutto dei giovani) è quella di fare capire ciò a chi si professa ateo o agnostico.
Bisogna fare capire alla gente che non si può difendere la cultura liberale senza essere consci delle sue radici cristiane, cosa di cui parlai commentando un discorso del senatore Marcello Pera.
Termino facendo una riflessione.
Io ho una piccola collezione di monete. In questa mia collezione ho anche un pezzo della Repubblica Ceca, coniato nel 1993.
Su una faccia di questa moneta c'è un simbolo del suo stemma, un leone.
Questo è un simbolo antico, figlio di quella sua antica era cristiana.
Anche il suo motto la dice lunga poiché recita "Pravda vitezi", ossia "La verità prevale".
Cos'è la verità?
La verità è Dio stesso che si rivelò in Cristo.
Cordiali saluti.
PS: Leggete anche l'articolo http://www.italiachiamaitalia.net/news/124/ARTICLE/16956/2009-08-05.html.
Il viaggio in Repubblica Ceca del Santo Padre Benedetto XVI non è solo una visita pastorale e diplomatica ma qualcosa di più.
Infatti, la Repubblica Ceca è uno degli stati europei più secolarizzati e circa il 60% della sua popolazione si professa ateo o agnostico.
Questa situazione è strana poiché le radici di questo Paese sono profondamente cristiane.
Infatti, la Repubblica Ceca ha fatto parte del Sacro Romano Impero, un impero fondato proprio sul Cristianesimo.
La spiegazione di questa situazione potrebbe stare proprio in quanto successe nel XX secolo, in cui l'allora Cecoslovacchia (costituita da Boemia e Moravia, l'attuale Repubblica Ceca, e la Slovacchia) passò all'orbita sovietica, dopo il triste periodo nazista e la II Guerra Mondiale.
Come negli altri Paesi comunisti, anche in Cecoslovacchia si impose la dottrina marxista, un'ideologia che puntò a distruggere i valori dei Cechi e degli Slovacchi, due popoli che sono sempre stati con la tradizione cristiana.
In un certo senso, pur non riuscendo a distruggere questi valori, l'ideologia comunista fece più danni di quanto si possa immaginare.
Ha intorpidito molte coscienze e le ha rese insensibili ai valori cristiani.
Durante il regime comunista, il popolo ceco si è aggrappato ai valori cristiani perché visti come un'antitesi al comunismo.
Purtroppo, con la caduta del regime comunista, non forse non si riuscì a riportare le coscienze ai valori fondanti della sua cultura.
In un certo senso c'è stata una decomunistazzazione della politica, delle istituzioni e dell'economia ma quella non delle coscienze delle giovani generazioni.
Oggi c'è questa situazione.
Il Santo Padre ha fatto bene a ricordare ai Cechi di riscoprire le radici cristiane della loro nazione. Esse sono profonde.
La Repubblica Ceca fu terra di santi. Basta ricordare San Venceslao, suo Patrono, che fu un principe vissuto nel X secolo e martire che diffuse il messaggio evangelico nella sua terra.
Non bisogna dimenticarsi di San Giovanni Nepomuceno, sacerdote Boemo vissuto nel XIV secolo che fu fatto morire per annegamento da re Venceslao perché difese il vescovo.
San Giovanni Nepomuceno è venerato come Protettore contro le alluvioni, anche qui nel Mantovano, ove abito.
Non lontano da casa mia c'è un'antica riseria (la pila del Galeotto, nel Comune di Bigarello) con una statua che lo raffigura.
Non bisogna dimenticarsi degli uomini di Chiesa cechi che portarono progresso.
Tra questi c'è Gregor Mendel, abate boemo che fu il padre della genetica.
Non bisogna dimenticarsi del giovane protestante Jan Palach che si diede fuoco il 16 gennaio 1969 come segno di protesta contro l'oppressione comunista.
Il teologo cattolico Zverina lo definì un martire per la libertà con la celebre frase: "Un suicida in certi casi non scende all'Inferno".
La cultura ceca è piena di Cristianesimo e la missione dei cattolici cechi (soprattutto dei giovani) è quella di fare capire ciò a chi si professa ateo o agnostico.
Bisogna fare capire alla gente che non si può difendere la cultura liberale senza essere consci delle sue radici cristiane, cosa di cui parlai commentando un discorso del senatore Marcello Pera.
Termino facendo una riflessione.
Io ho una piccola collezione di monete. In questa mia collezione ho anche un pezzo della Repubblica Ceca, coniato nel 1993.
Su una faccia di questa moneta c'è un simbolo del suo stemma, un leone.
Questo è un simbolo antico, figlio di quella sua antica era cristiana.
Anche il suo motto la dice lunga poiché recita "Pravda vitezi", ossia "La verità prevale".
Cos'è la verità?
La verità è Dio stesso che si rivelò in Cristo.
Cordiali saluti.
PS: Leggete anche l'articolo http://www.italiachiamaitalia.net/news/124/ARTICLE/16956/2009-08-05.html.
giovedì 24 settembre 2009
Caso Santanchè, un segnale di pericolo!
Cari amici e care amiche.
Esprimo solidarietà all'onorevole Daniela Santanchè che il 21 settembre scorso è stata picchiata per avere manifestato contro il burqa, durante la festa della fine del Ramadan.
Sono solidale con l'onorevole e faccio una riflessione.
E' stato fatto passare per integrazione quello che in realtà è buonismo, con cui si concede di tutto e di più ed in nome del quale si è scelto di trascurare le nostre radici culturali che fanno riferimento anche alla tradizione giudaico-cristiana.
Purtroppo, questi sono i risultati.
Oggi anche qui in Italia si stanno facendo strada certi fondamentalismi ed il rischio è che noi italiani ci troviamo del tutto impreparati di fronte ad esso.
E così, ci troviamo in una situazione in cui se qualcuno critica l'Islam viene accusato di razzismo religioso mentre chi attacca la chiesa o la religione cristiana c'è un silenzio assordante.
Anzi, molto spesso si irride chi ostenta la religione cristiana.
Ad esempio, vengono irrisi i calciatori come lo juventino Nicola Legrottaglie, Kakà e Edinson Cavani che mostrano le magliette con scritto "I belong to Jesus", si vogliono togliere i crocifissi dalle pareti degli uffici pubblici, si vuole togliere l'ora di religione dalle scuole, non si fanno cantare le canzoni natalizie ai bambini mentre, se qualcuno critica l'Islam, viene bollato come "nazi-fascista".
Qui nessuno vuole fare la guerra a nessuno ma trovo ingiusto che in nome di un certo buonismo si rinneghino le nostre radici culturali.
Inoltre, l'onorevole Santanchè ha manifestato per le donne. Trovo strano che le donne del centrosinistra non dicano nulla sul fatto che il burqa sia contro la dignità del genere femminile mentre si stracciano le vesti per la questione delle veline.
Leggete l'articolo http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/10828/2008-09-16.html.
Cordiali saluti.
Esprimo solidarietà all'onorevole Daniela Santanchè che il 21 settembre scorso è stata picchiata per avere manifestato contro il burqa, durante la festa della fine del Ramadan.
Sono solidale con l'onorevole e faccio una riflessione.
E' stato fatto passare per integrazione quello che in realtà è buonismo, con cui si concede di tutto e di più ed in nome del quale si è scelto di trascurare le nostre radici culturali che fanno riferimento anche alla tradizione giudaico-cristiana.
Purtroppo, questi sono i risultati.
Oggi anche qui in Italia si stanno facendo strada certi fondamentalismi ed il rischio è che noi italiani ci troviamo del tutto impreparati di fronte ad esso.
E così, ci troviamo in una situazione in cui se qualcuno critica l'Islam viene accusato di razzismo religioso mentre chi attacca la chiesa o la religione cristiana c'è un silenzio assordante.
Anzi, molto spesso si irride chi ostenta la religione cristiana.
Ad esempio, vengono irrisi i calciatori come lo juventino Nicola Legrottaglie, Kakà e Edinson Cavani che mostrano le magliette con scritto "I belong to Jesus", si vogliono togliere i crocifissi dalle pareti degli uffici pubblici, si vuole togliere l'ora di religione dalle scuole, non si fanno cantare le canzoni natalizie ai bambini mentre, se qualcuno critica l'Islam, viene bollato come "nazi-fascista".
Qui nessuno vuole fare la guerra a nessuno ma trovo ingiusto che in nome di un certo buonismo si rinneghino le nostre radici culturali.
Inoltre, l'onorevole Santanchè ha manifestato per le donne. Trovo strano che le donne del centrosinistra non dicano nulla sul fatto che il burqa sia contro la dignità del genere femminile mentre si stracciano le vesti per la questione delle veline.
Leggete l'articolo http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/10828/2008-09-16.html.
Cordiali saluti.
domenica 20 settembre 2009
Lutto nazionale.
Cari amici e care amiche.
Oggi è giorno di lutto nazionale per i sei paracadutisti della "Folgore" che sono stati uccisi a Kabul il 17 settembre 2009.
Chi crede, preghi per loro e per i loro cari. Chi non crede rifletta.
Oggi tutti noi dobbiamo essere uniti in questo dolore e chi fa del becero spirito su questa situazione o la usa per fini propagandistici dovrà vergognarsi di fronte all'opinione pubblica e alla propria coscienza.
Cordiali saluti.
Oggi è giorno di lutto nazionale per i sei paracadutisti della "Folgore" che sono stati uccisi a Kabul il 17 settembre 2009.
Chi crede, preghi per loro e per i loro cari. Chi non crede rifletta.
Oggi tutti noi dobbiamo essere uniti in questo dolore e chi fa del becero spirito su questa situazione o la usa per fini propagandistici dovrà vergognarsi di fronte all'opinione pubblica e alla propria coscienza.
Cordiali saluti.
giovedì 17 settembre 2009
Attentato a Kabul.
Cari amici e care amiche.
A nome mio e dei collaboratori in questo blog, Pablo Miroli, Francesco Scarpari e Silvia Quadranti, esprimo il dolore per i soldati colpiti dal vile attentato avvenuto a Kabul e la più totale vicinanza ai loro cari.
Cordiali saluti.
A nome mio e dei collaboratori in questo blog, Pablo Miroli, Francesco Scarpari e Silvia Quadranti, esprimo il dolore per i soldati colpiti dal vile attentato avvenuto a Kabul e la più totale vicinanza ai loro cari.
Cordiali saluti.
mercoledì 16 settembre 2009
Onna, un'opera buona.
Cari amici e care amiche.
Con la consegna delle case ad Onna (L'Aquila), si è dimostrato l'impegno profuso dal governo nell'aiutare i terremotati abruzzesi.
Come ha detto giustamente anche monsignor Giuseppe Molinari, vescovo de L'Aquila, per l'Abruzzo è cominciata una nuova vita.
Il prelato ha anche detto di essere stanco delle politiche della politica fatta di odio e di discussioni e ha augurato al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di fare le riforme utili al Paese.
E' un augurio che faccio anch'io così come auspico che questa tragedia possa diventare un'occasione per allontanare certi rancori politici.
Cordiali saluti.
Con la consegna delle case ad Onna (L'Aquila), si è dimostrato l'impegno profuso dal governo nell'aiutare i terremotati abruzzesi.
Come ha detto giustamente anche monsignor Giuseppe Molinari, vescovo de L'Aquila, per l'Abruzzo è cominciata una nuova vita.
Il prelato ha anche detto di essere stanco delle politiche della politica fatta di odio e di discussioni e ha augurato al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di fare le riforme utili al Paese.
E' un augurio che faccio anch'io così come auspico che questa tragedia possa diventare un'occasione per allontanare certi rancori politici.
Cordiali saluti.
lunedì 14 settembre 2009
Italiani nel mondo, più italiani di molti italiani.
Cari amici e care amiche.
Il presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini definì gli immigrati "più italiani dei discendenti degli italiani all'estero". A lui voglio rispondere dicendo che questi ultimi sono più italiani di molti italiani che vivono qui in in Italia.
Anzi, sull'italianità, i nostri connazionali emigrati ed i loro discendenti hanno molto da insegnare a molti italiani che stanno qui in Italia.
Questi ultimi sono presi da un lato ad esasperati, gretti ed anche stupidi campanilismi, che nulla hanno a che fare con il sano federalismo, che impediscono (ad esempio) la realizzazione di opere importanti (come le autostrade, la TAV o le centrali elettriche) e che portano ad una mentalità chiusa e provinciale, e dall'altro ad un'eccessiva apertura che porta quasi ad un'abiura delle tradizioni. Nessuno di questi due atteggiamenti sono indice di italianità.
Al contrario, gli italiani all'estero hanno saputo aprirsi al mondo (integrandosi nella società del Paese che li ospita) ma senza rinnegare le loro tradizioni.
Questo è essere italiani.
Al presidente della Camera vorrei dire che farebbe una cosa commendevole se proponesse un provvedimento per fare in modo che molti cittadini italiani all'estero non perdano la loro cittadinanza...anziché favorire il possesso di cittadinanza italiana agli immigrati.
Cordiali saluti.
Il presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini definì gli immigrati "più italiani dei discendenti degli italiani all'estero". A lui voglio rispondere dicendo che questi ultimi sono più italiani di molti italiani che vivono qui in in Italia.
Anzi, sull'italianità, i nostri connazionali emigrati ed i loro discendenti hanno molto da insegnare a molti italiani che stanno qui in Italia.
Questi ultimi sono presi da un lato ad esasperati, gretti ed anche stupidi campanilismi, che nulla hanno a che fare con il sano federalismo, che impediscono (ad esempio) la realizzazione di opere importanti (come le autostrade, la TAV o le centrali elettriche) e che portano ad una mentalità chiusa e provinciale, e dall'altro ad un'eccessiva apertura che porta quasi ad un'abiura delle tradizioni. Nessuno di questi due atteggiamenti sono indice di italianità.
Al contrario, gli italiani all'estero hanno saputo aprirsi al mondo (integrandosi nella società del Paese che li ospita) ma senza rinnegare le loro tradizioni.
Questo è essere italiani.
Al presidente della Camera vorrei dire che farebbe una cosa commendevole se proponesse un provvedimento per fare in modo che molti cittadini italiani all'estero non perdano la loro cittadinanza...anziché favorire il possesso di cittadinanza italiana agli immigrati.
Cordiali saluti.
domenica 13 settembre 2009
Poesia
Cuntru Olivieru Cromwell
"Plus Macelin que Roy in Angleterre,
Lieu obscur nay par force aura l'empire:
Lasche sans foy sans loy seignera terre.
Son temps s'aproche si pres que ie souspire."
Grande cusì tantu di duluri una schiggia...
comu cusì dissi Miquèl de Nostradama...
pè la Ngriterra tutta, l'Alba et l'Hibernia...
sonu fici...d'arme certu...cù di Nfernu una sciama!
Sì...fù ellu, don Olivieru Cromwell, d'Essex niputi et novu Niruni...
chì lu tredeci ebbe in quella prufezia...
et di sangue purtau unu calancuni!
Cù Diu...di ngannu pè lu populu...ellu si dissi...
et comu scrive fici l'apostulu Marcu...da lu zitellu tradisce...
fici lu patri...et cusì fù cù lu russu dragu de l' Apucalissi...
com'in dumandà questu...pè quell'omu fà finisce:
"And when did you last see your father?"
Et funu li martiri cusì tanti, da la piaghja a lu monte,
et cusì vinni puru lu santu rè Carlu...cù veru curaghju...
chì nto Celu vincìu da bonu cristianu...
in quellu friddu ghjornu di ghjennaghju!
Ma tantu mali ci fù...com'in Drogheda...chì ellu fici...
et Stige fici de lu Tamigi...com'onne cosa firranti...
et de lu so' populu mittìu la marmaglia...pè purtà scantu...
comu certu lu caminu...pè lu pudè fici a li gnuranti!
Fratellu cuntru fratellu...cusì ellu mittìu...
et patri fù di nganni et d'unu mostru...
chì nascìu induve fù Custantinu, primu mpiraturi in Cristu,
chì mali purtau...cù lu so' penseru di diavule...nto seculu nostru!
Omu ùn ascutari la so' vuci...
si libbiru esse vo pè lu mondu...comu stà cù Diu...
ché mai quella sarvari pudarà...et di zolfu unu lagu et di pici...
pè tia farà lu destinu...pè lu ngannu et l'odiu chì ellu ci mittìu!
ANTONIO GABRIELE FUCILONE
RONCOFERRARO (MANTOVA)
"Plus Macelin que Roy in Angleterre,
Lieu obscur nay par force aura l'empire:
Lasche sans foy sans loy seignera terre.
Son temps s'aproche si pres que ie souspire."
Grande cusì tantu di duluri una schiggia...
comu cusì dissi Miquèl de Nostradama...
pè la Ngriterra tutta, l'Alba et l'Hibernia...
sonu fici...d'arme certu...cù di Nfernu una sciama!
Sì...fù ellu, don Olivieru Cromwell, d'Essex niputi et novu Niruni...
chì lu tredeci ebbe in quella prufezia...
et di sangue purtau unu calancuni!
Cù Diu...di ngannu pè lu populu...ellu si dissi...
et comu scrive fici l'apostulu Marcu...da lu zitellu tradisce...
fici lu patri...et cusì fù cù lu russu dragu de l' Apucalissi...
com'in dumandà questu...pè quell'omu fà finisce:
"And when did you last see your father?"
Et funu li martiri cusì tanti, da la piaghja a lu monte,
et cusì vinni puru lu santu rè Carlu...cù veru curaghju...
chì nto Celu vincìu da bonu cristianu...
in quellu friddu ghjornu di ghjennaghju!
Ma tantu mali ci fù...com'in Drogheda...chì ellu fici...
et Stige fici de lu Tamigi...com'onne cosa firranti...
et de lu so' populu mittìu la marmaglia...pè purtà scantu...
comu certu lu caminu...pè lu pudè fici a li gnuranti!
Fratellu cuntru fratellu...cusì ellu mittìu...
et patri fù di nganni et d'unu mostru...
chì nascìu induve fù Custantinu, primu mpiraturi in Cristu,
chì mali purtau...cù lu so' penseru di diavule...nto seculu nostru!
Omu ùn ascutari la so' vuci...
si libbiru esse vo pè lu mondu...comu stà cù Diu...
ché mai quella sarvari pudarà...et di zolfu unu lagu et di pici...
pè tia farà lu destinu...pè lu ngannu et l'odiu chì ellu ci mittìu!
ANTONIO GABRIELE FUCILONE
RONCOFERRARO (MANTOVA)
venerdì 11 settembre 2009
11 settembre da ricordare.
Cari amici e care amiche.
Oltre Mike Bongiorno, ricordiamo quanto successo l'11 settembre 2001 a New York e a Washington.
Leggete l'articolo da me scritto su "Italia chiama Italia" (www.italiachiamaitalia.net/news/124/ARTICLE/17407/2009-09-10.html).
Chi crede preghi per le vittime di quei vili attentati.
Chi non crede rifletta e capisca il vero valore della vita.
Cordiali saluti.
Oltre Mike Bongiorno, ricordiamo quanto successo l'11 settembre 2001 a New York e a Washington.
Leggete l'articolo da me scritto su "Italia chiama Italia" (www.italiachiamaitalia.net/news/124/ARTICLE/17407/2009-09-10.html).
Chi crede preghi per le vittime di quei vili attentati.
Chi non crede rifletta e capisca il vero valore della vita.
Cordiali saluti.
mercoledì 9 settembre 2009
Re Carlo I Stuart oggi.
Cari amici e care amiche.
Voglio parlarvi di uno dei miei personaggi simbolo, re Carlo I Stuart, sovrano d'Inghilterra, di Scozia e d'Irlanda e re di Francia. Tutti voi vi chiedete chi sia questo personaggio ed io ritengo giusto farlo conoscere meglio e "sponsorizzarlo".
Egli nacque il 19 novembre 1600 nel palazzo di Dunfermline, in Scozia. I suoi genitori furono il re di Scozia Giacomo VI Stuart ed Anna di Danimarca. Fu il loro secondogenito.
Suo padre fu il figlio di Maria Stuart e fu educato nella fede calvinista, per poi diventare anglicano quando venne incoronato re d'Inghilterra, con il nome di Giacomo I, il 27 marzo 1603.
Sua madre, fu una principessa danese convertita al cattolicesimo.
A tre anni, Carlo fu un bambino debole e di salute cagionevole ed incapace di parlare. Solo nel 1604 raggiunse l'Inghilterra e grazie alle cure di Lady Carey imparò a parlare e si ristabilì.
Non era ben visto come il fratello maggiore, il principe di Galles Enrico, che anch'egli ammirava e voleva imitare.
Nel 1605 divenne duca di York (titolo che spetta ai figli cadetti della famiglia reale inglese) mentre (già nel 1603) in Scozia ebbe il titolo di duca di Albany. Nel 1612, Enrico morì per febbre tifoidea e Carlo assunse il titolo di principe del Galles.
Con il matrimonio di sua sorella Elisabetta e suo trasferimento ad Heidelberg (in Germania) con l'elettore del Palatinato, Carlo rimase l'unico figlio della coppia reale.
Egli fu molto influenzato dal cortigiano favorito di suo padre George Villiers, duca di Buckingham, che lo accompagnò in Spagna 1623, per definire il matrimonio con l'infanta Maria Anna. Il matrimonio non si fece per la questione religiosa. Fu però su questo tema che Carlo incominciò a mostrare delle idee che oggi vanno rivalutate.
Carlo rispettava la Chiesa cattolica. Anzi, questo principe anglicano entrava nelle chiese cattoliche, si genufletteva e pregava.
Inoltre amava tenere discussioni su questo campo e scrisse perfino al Papa.
Le parole da egli scritte al Pontefice furono: "Dal momento che cattolici ed anglicani credono nell'Unico Dio, nel Crocifisso e nella Trinità, hanno tutti la stessa fede e la stessa Chiesa".
Tutto ciò non piacque al duca di Buckingham che informò suo padre che proibì certe discussioni.
Purtroppo, le trattative per il matrimonio fallirono e sia Carlo che il duca di Buckingham chiesero a re Giacomo I di dichiarare guerra alla Spagna.
Il 27 marzo 1625 Giacomo I morì e Carlo divenne re con il nome di Carlo I.
Il 13 giugno 1625 Carlo I sposò Enrichetta Maria di Borbone, figlia del re Enrico IV di Francia e cattolica fervente.
Il 02 febbraio 1626 venne incoronato a Westminster dall'arcivescovo di Canterbury George Abbot ma senza la moglie.
Ebbero nove figli. All'inizio, il matrimonio non fu felice. I due litigavano spesso, anche per una questione religiosa e per l'avversione della moglie verso il duca di Buckingham.
Quando quest'ultimo morì (agosto 1628) le cose cambiarono. Il rapporto tra i due migliorò e se non vero amore, di certo tra i due ci furono molta stima ed affetto reciproci. Intanto, ci furono le tensioni tra re e Parlamento.
Questa situazione venne da lontano. Infatti, con la "Guerra delle due rose" e lo scisma anglicano di re Enrico VIII la monarchia assunse un grosso potere.
Infatti, il re capo di Stato e della Chiesa anglicana ebbe quasi un potere "divino" e questo cozzò con la tradizione parlamentare.
Inoltre, sotto il regno di Elisabetta I Tudor ( 1558-1603) si formò un nuovo movimento religioso, quello dei puritani.
Questi movimento calvinista fu per una una Chiesa anglicana a struttura presbiteriana ed era contraria all'uso dei vescovi, dei paramenti e ad ogni cosa riconducibile al cattolicesimo. Inoltre volle che la Chiesa non facesse più capo alla corona.
Con l'avvento degli Stuart (1603) la situazione peggiorò.
Carlo I si avvicinò molto al cattolicesimo romano, tanto che reintrodusse nella Chiesa anglicana pratiche cattoliche, come l'inginocchiarsi durante la Messa e la fede nuziale.
Essendo molto forte la tendenza calvinista, questo suoi provvedimenti lo resero molto impopolare. Come consigliere spirituale, Carlo I ebbe l'arcivescovo di Canterbury William Laud.
Nel 1633 Carlo partì per la Scozia e vide lo stato in cui verteva la Chiesa presbiteriana scozzese.
I pastori erano di scarsa cultura e vi erano grosse difformità nei rituali tra le diverse chiese.
Cercò di imporre l'anglicanesimo ed i vescovi, nella sua tendenza cattolicizzante, anche raccogliendo un esercito ma non vi riuscì e dovette firmare un'umiliante pace che grantiva alla Scozia la libertà religiosa.
Nel 1640 il re fu costretto a chiedere altri soldi al Parlamento. Questi volse al sovrano una serie di accuse contro la sua politica.
Nella Camera dei Comuni il gruppo dirigente guidato dal puritano John Pym si mise contro il re che riuscì a riappacificare la Scozia, riconoscendo la libertà alla religione presbiteriana. Nel novembre 1641 le Camere del Parlamento redassero la "Grande rimostranza" con cui si accausarono il re ed i suoi consiglieri di errori. Il Parlamento si spaccò in due fazioni, una a favore del re ed un'altra contro di lui.
Il re mise al sicuro la sua famiglia e lasciò Londra.
In Irlanda (a maggioranza cattolica) scoppiò una rivolta e si accusò il re di complicità.
Inoltre, vennero scoperte delle lettere con cui la regina chiedeva aiuto agli stati cattolici per suo marito.
Il Parlamento volle arrestare la regina. Carlo non poté tollerare ciò e fece arrestare cinque parlamentari. Fu l'ultima goccia. Carlo lasciò la capitale inglese prer andare al nord a radunare un esercito e sua moglie andò a Parigi per chiedere di aiutare suo marito.
Iniziò la Guerra Civile. Il 23 ottobre 1642 essa venne dichiarata e dopo una serie di vittorie in alcune battaglie, l'esercito regio venne sconfitto a Marston Moor da quello parlamentare guidato dal colonnello Oliver Cromwell il 02 luglio 1644.
Il Parlamento estese così il controllo fino a York. Arrivò l'inverno e gli scontri cesserono per riprendere d'estate.
Il 14 luglio 1645 ci fu la battaglia decisiva, quella di Naseby e l'esercito regio fu sconfitto.
Carlo decise di allearsi con gli scozzesi ma il 17 agosto 1648 venne sconfitto a Preston.
Carlo (che era rifugiato nell'Isola di Wight) venne trasferito al castello di Hurst e poi a quello di Windsor.
Venne processato e condannato a morte per alto tradimento.
La sua esecuzione avvenne il 30 gennaio a Londra, presso il Palazzo di Whitehall.
E così l'Inghilterra cadde nella mani di Cromwell che fece di fatto una dittatura puritana.
Per i cattolici inglesi iniziò un periodo buio. Nel settembre 1649, con l'assedio di Drogheda, fece morire molti irlandesi e fedeli al re ivi rifugiati, alimentando l'odio tra cattolici e protestanti.
Carlo I fu riabilitato dal figlio Carlo II, che regnò dal 1660 al 1685. Venne proclamato santo e martire della Chiesa anglicana e la sua festa cade il 30 gennaio.
Nel 1894 venne fondata una società in sua memoria, la "Society of King Charles the martyr".
Carlo venne condannato senza una vera giustificazione dal Parlamento e per la strenua difese della religione anglicana, anche se fu aperto verso il cattolicesimo.
Tanto è vero che a corte ci furono preti cattolici e che diede loro rifugio durante la guerra.
Il Vangelo dice :"Chi non è contro di noi è con noi".
Carlo I fu anche con noi cattolici e credo che meriti un riconoscimento anche da parte della nostra Chiesa.
Inoltre, se Cromwell venne preso a modello da Karl Marx una cultura vera e di ispirazione cristiana non può non prendere tra i suoi modelli re Carlo I.
Egli potrebbe essere tra i pilastri di una vera alternativa alla cultura cattocomunista (in verità più comunista che cattolica) che fino ad ora è sempre stata egemone nelle scuole e in un certo mondo intellettuale.
Cordiali saluti.
Voglio parlarvi di uno dei miei personaggi simbolo, re Carlo I Stuart, sovrano d'Inghilterra, di Scozia e d'Irlanda e re di Francia. Tutti voi vi chiedete chi sia questo personaggio ed io ritengo giusto farlo conoscere meglio e "sponsorizzarlo".
Egli nacque il 19 novembre 1600 nel palazzo di Dunfermline, in Scozia. I suoi genitori furono il re di Scozia Giacomo VI Stuart ed Anna di Danimarca. Fu il loro secondogenito.
Suo padre fu il figlio di Maria Stuart e fu educato nella fede calvinista, per poi diventare anglicano quando venne incoronato re d'Inghilterra, con il nome di Giacomo I, il 27 marzo 1603.
Sua madre, fu una principessa danese convertita al cattolicesimo.
A tre anni, Carlo fu un bambino debole e di salute cagionevole ed incapace di parlare. Solo nel 1604 raggiunse l'Inghilterra e grazie alle cure di Lady Carey imparò a parlare e si ristabilì.
Non era ben visto come il fratello maggiore, il principe di Galles Enrico, che anch'egli ammirava e voleva imitare.
Nel 1605 divenne duca di York (titolo che spetta ai figli cadetti della famiglia reale inglese) mentre (già nel 1603) in Scozia ebbe il titolo di duca di Albany. Nel 1612, Enrico morì per febbre tifoidea e Carlo assunse il titolo di principe del Galles.
Con il matrimonio di sua sorella Elisabetta e suo trasferimento ad Heidelberg (in Germania) con l'elettore del Palatinato, Carlo rimase l'unico figlio della coppia reale.
Egli fu molto influenzato dal cortigiano favorito di suo padre George Villiers, duca di Buckingham, che lo accompagnò in Spagna 1623, per definire il matrimonio con l'infanta Maria Anna. Il matrimonio non si fece per la questione religiosa. Fu però su questo tema che Carlo incominciò a mostrare delle idee che oggi vanno rivalutate.
Carlo rispettava la Chiesa cattolica. Anzi, questo principe anglicano entrava nelle chiese cattoliche, si genufletteva e pregava.
Inoltre amava tenere discussioni su questo campo e scrisse perfino al Papa.
Le parole da egli scritte al Pontefice furono: "Dal momento che cattolici ed anglicani credono nell'Unico Dio, nel Crocifisso e nella Trinità, hanno tutti la stessa fede e la stessa Chiesa".
Tutto ciò non piacque al duca di Buckingham che informò suo padre che proibì certe discussioni.
Purtroppo, le trattative per il matrimonio fallirono e sia Carlo che il duca di Buckingham chiesero a re Giacomo I di dichiarare guerra alla Spagna.
Il 27 marzo 1625 Giacomo I morì e Carlo divenne re con il nome di Carlo I.
Il 13 giugno 1625 Carlo I sposò Enrichetta Maria di Borbone, figlia del re Enrico IV di Francia e cattolica fervente.
Il 02 febbraio 1626 venne incoronato a Westminster dall'arcivescovo di Canterbury George Abbot ma senza la moglie.
Ebbero nove figli. All'inizio, il matrimonio non fu felice. I due litigavano spesso, anche per una questione religiosa e per l'avversione della moglie verso il duca di Buckingham.
Quando quest'ultimo morì (agosto 1628) le cose cambiarono. Il rapporto tra i due migliorò e se non vero amore, di certo tra i due ci furono molta stima ed affetto reciproci. Intanto, ci furono le tensioni tra re e Parlamento.
Questa situazione venne da lontano. Infatti, con la "Guerra delle due rose" e lo scisma anglicano di re Enrico VIII la monarchia assunse un grosso potere.
Infatti, il re capo di Stato e della Chiesa anglicana ebbe quasi un potere "divino" e questo cozzò con la tradizione parlamentare.
Inoltre, sotto il regno di Elisabetta I Tudor ( 1558-1603) si formò un nuovo movimento religioso, quello dei puritani.
Questi movimento calvinista fu per una una Chiesa anglicana a struttura presbiteriana ed era contraria all'uso dei vescovi, dei paramenti e ad ogni cosa riconducibile al cattolicesimo. Inoltre volle che la Chiesa non facesse più capo alla corona.
Con l'avvento degli Stuart (1603) la situazione peggiorò.
Carlo I si avvicinò molto al cattolicesimo romano, tanto che reintrodusse nella Chiesa anglicana pratiche cattoliche, come l'inginocchiarsi durante la Messa e la fede nuziale.
Essendo molto forte la tendenza calvinista, questo suoi provvedimenti lo resero molto impopolare. Come consigliere spirituale, Carlo I ebbe l'arcivescovo di Canterbury William Laud.
Nel 1633 Carlo partì per la Scozia e vide lo stato in cui verteva la Chiesa presbiteriana scozzese.
I pastori erano di scarsa cultura e vi erano grosse difformità nei rituali tra le diverse chiese.
Cercò di imporre l'anglicanesimo ed i vescovi, nella sua tendenza cattolicizzante, anche raccogliendo un esercito ma non vi riuscì e dovette firmare un'umiliante pace che grantiva alla Scozia la libertà religiosa.
Nel 1640 il re fu costretto a chiedere altri soldi al Parlamento. Questi volse al sovrano una serie di accuse contro la sua politica.
Nella Camera dei Comuni il gruppo dirigente guidato dal puritano John Pym si mise contro il re che riuscì a riappacificare la Scozia, riconoscendo la libertà alla religione presbiteriana. Nel novembre 1641 le Camere del Parlamento redassero la "Grande rimostranza" con cui si accausarono il re ed i suoi consiglieri di errori. Il Parlamento si spaccò in due fazioni, una a favore del re ed un'altra contro di lui.
Il re mise al sicuro la sua famiglia e lasciò Londra.
In Irlanda (a maggioranza cattolica) scoppiò una rivolta e si accusò il re di complicità.
Inoltre, vennero scoperte delle lettere con cui la regina chiedeva aiuto agli stati cattolici per suo marito.
Il Parlamento volle arrestare la regina. Carlo non poté tollerare ciò e fece arrestare cinque parlamentari. Fu l'ultima goccia. Carlo lasciò la capitale inglese prer andare al nord a radunare un esercito e sua moglie andò a Parigi per chiedere di aiutare suo marito.
Iniziò la Guerra Civile. Il 23 ottobre 1642 essa venne dichiarata e dopo una serie di vittorie in alcune battaglie, l'esercito regio venne sconfitto a Marston Moor da quello parlamentare guidato dal colonnello Oliver Cromwell il 02 luglio 1644.
Il Parlamento estese così il controllo fino a York. Arrivò l'inverno e gli scontri cesserono per riprendere d'estate.
Il 14 luglio 1645 ci fu la battaglia decisiva, quella di Naseby e l'esercito regio fu sconfitto.
Carlo decise di allearsi con gli scozzesi ma il 17 agosto 1648 venne sconfitto a Preston.
Carlo (che era rifugiato nell'Isola di Wight) venne trasferito al castello di Hurst e poi a quello di Windsor.
Venne processato e condannato a morte per alto tradimento.
La sua esecuzione avvenne il 30 gennaio a Londra, presso il Palazzo di Whitehall.
E così l'Inghilterra cadde nella mani di Cromwell che fece di fatto una dittatura puritana.
Per i cattolici inglesi iniziò un periodo buio. Nel settembre 1649, con l'assedio di Drogheda, fece morire molti irlandesi e fedeli al re ivi rifugiati, alimentando l'odio tra cattolici e protestanti.
Carlo I fu riabilitato dal figlio Carlo II, che regnò dal 1660 al 1685. Venne proclamato santo e martire della Chiesa anglicana e la sua festa cade il 30 gennaio.
Nel 1894 venne fondata una società in sua memoria, la "Society of King Charles the martyr".
Carlo venne condannato senza una vera giustificazione dal Parlamento e per la strenua difese della religione anglicana, anche se fu aperto verso il cattolicesimo.
Tanto è vero che a corte ci furono preti cattolici e che diede loro rifugio durante la guerra.
Il Vangelo dice :"Chi non è contro di noi è con noi".
Carlo I fu anche con noi cattolici e credo che meriti un riconoscimento anche da parte della nostra Chiesa.
Inoltre, se Cromwell venne preso a modello da Karl Marx una cultura vera e di ispirazione cristiana non può non prendere tra i suoi modelli re Carlo I.
Egli potrebbe essere tra i pilastri di una vera alternativa alla cultura cattocomunista (in verità più comunista che cattolica) che fino ad ora è sempre stata egemone nelle scuole e in un certo mondo intellettuale.
Cordiali saluti.
lunedì 7 settembre 2009
Poesia
Maladettu chì sìate...o Robespierre!
"Je meurs innocent des crimes qu' on m'impute.
Je pardonne aux auteurs de ma mort,
et je prie Dieu que le sang que vous allez verser
ne retombera pas sur la France."
Aveste ascutatu? Questi palori...aveste ascutatu?
Pietade...pè la ghjente voscia...sacra...pietade...
com'avarà...nanzu lu Signuri...ebbe Luigi, lu bon rè,
chì voi, Massimilianu de Robespierre, ùn aveste...com'in viltade...
et cuntru vi sarà...chì dicistu...questa palora:
"La terreur n'est autre chose que la justice prompte,
sévère, inflessibile."
Ghjustizia hè questa? Un cunnuscite voi la ghjustizia...
o si di questa cunniscenza aveste avutu...comu cor vi grogna...
cusì facistu tradimentu...pè lu palazzu...et finìtiti di nequizia...
comu vulgare quellu...et de lu populu et di sé nemicu...
chì a vargugnà s'avrìanu puru lu maestru Ghjacumu...
et Valentin et, quandu San Tumasgiu mmazzau, rè Arricu!
Si ùn fussite statu voi...in opera voscia perversa...noscia...
cusì l'Isula di Corsica...forse sarìa...comu pace vera...
avarìamu nto palazzu...ùn sarìa so' spiritu l'odiu...poscia...
chì cuntru Cristu...lu piccatu condamnare faci...et piccaturi...
comu nta chiazza...ibi cuntru Sarvaturi!
Beie facistu l'àcitu...et a pagà...ora avète nta l'ochji...
ma ché l'error solu a condamnare s'hà...
comu lu rè...quellu sant'omu et martyr...aghju misericordia...
chì comu Diu...vulìtiti voi livari et la vertude cristiana...
com'a pregà pè l'alma voscia...da le me' precordia...
ma maladettu chì sìate nto pensier chì avète!
Pè quellu chì facistu...sempri...sì sempri pirdistu!
Cusì cuntru voi...com'era, oghje hè et sarà dumani...
pè Diu et pè l'òmini...onne palora chì discistu!
ANTONIO GABRIELE FUCILONE
RONCOFERRARO (MANTOVA)
"Je meurs innocent des crimes qu' on m'impute.
Je pardonne aux auteurs de ma mort,
et je prie Dieu que le sang que vous allez verser
ne retombera pas sur la France."
Aveste ascutatu? Questi palori...aveste ascutatu?
Pietade...pè la ghjente voscia...sacra...pietade...
com'avarà...nanzu lu Signuri...ebbe Luigi, lu bon rè,
chì voi, Massimilianu de Robespierre, ùn aveste...com'in viltade...
et cuntru vi sarà...chì dicistu...questa palora:
"La terreur n'est autre chose que la justice prompte,
sévère, inflessibile."
Ghjustizia hè questa? Un cunnuscite voi la ghjustizia...
o si di questa cunniscenza aveste avutu...comu cor vi grogna...
cusì facistu tradimentu...pè lu palazzu...et finìtiti di nequizia...
comu vulgare quellu...et de lu populu et di sé nemicu...
chì a vargugnà s'avrìanu puru lu maestru Ghjacumu...
et Valentin et, quandu San Tumasgiu mmazzau, rè Arricu!
Si ùn fussite statu voi...in opera voscia perversa...noscia...
cusì l'Isula di Corsica...forse sarìa...comu pace vera...
avarìamu nto palazzu...ùn sarìa so' spiritu l'odiu...poscia...
chì cuntru Cristu...lu piccatu condamnare faci...et piccaturi...
comu nta chiazza...ibi cuntru Sarvaturi!
Beie facistu l'àcitu...et a pagà...ora avète nta l'ochji...
ma ché l'error solu a condamnare s'hà...
comu lu rè...quellu sant'omu et martyr...aghju misericordia...
chì comu Diu...vulìtiti voi livari et la vertude cristiana...
com'a pregà pè l'alma voscia...da le me' precordia...
ma maladettu chì sìate nto pensier chì avète!
Pè quellu chì facistu...sempri...sì sempri pirdistu!
Cusì cuntru voi...com'era, oghje hè et sarà dumani...
pè Diu et pè l'òmini...onne palora chì discistu!
ANTONIO GABRIELE FUCILONE
RONCOFERRARO (MANTOVA)
venerdì 4 settembre 2009
Onorevole Fini si scusi con gli italiani all'estero!
Cari amici e care amiche.
Oggi ho letto un articolo su "Italia chiama Italia" (http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/17312/2009-09-04.html) in cui è citata un'affermazione del Presidente della Camera, onorevole Gianfranco Fini.
Con tutto il rispetto per la persona e per la carica che ricopre, definisco questa sua affermazione molto discutibile.
Con essa, l'onorevole Fini definisce gli immigrati "più italiani dei nipoti degli italiani all'estero".
Io non mi riconosco in questa sua affermazione che non è condivisibile.
Come persona interessata verso gli italiani all'estero e che ne segue le vicende e che ha anche dei parenti emigrati sono sorpreso, in modo molto negativo, da quanto detto dall'onorevole Fini a cui chiedo, se è possibile, di scusarsi con gli italiani all'estero e loro discendenti che hanno sempre rivendicato la loro italianità.
Com'è noto, io seguo in particolare le vicende della comunità italiana di Tacuarembò, Uruguay.
Essi, questi italiani ed italo-discendenti, vogliono sentirsi italiani ed è anche per questo che io ho proposto un interscambio culturale con Roncoferraro, in provincia di Mantova.
Come loro, molti altri italiani ed italo-discendenti che stanno il altri Paesi, come Argentina, Brasile e come anche i miei parenti che stanno all'estero vorrebbero essere più vicini al Paese dei loro avi.
Le parole dell'onorevole non rispecchiano la realtà e né tengono conto della sensibilità delle persone.
Cordiali saluti.
Oggi ho letto un articolo su "Italia chiama Italia" (http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/17312/2009-09-04.html) in cui è citata un'affermazione del Presidente della Camera, onorevole Gianfranco Fini.
Con tutto il rispetto per la persona e per la carica che ricopre, definisco questa sua affermazione molto discutibile.
Con essa, l'onorevole Fini definisce gli immigrati "più italiani dei nipoti degli italiani all'estero".
Io non mi riconosco in questa sua affermazione che non è condivisibile.
Come persona interessata verso gli italiani all'estero e che ne segue le vicende e che ha anche dei parenti emigrati sono sorpreso, in modo molto negativo, da quanto detto dall'onorevole Fini a cui chiedo, se è possibile, di scusarsi con gli italiani all'estero e loro discendenti che hanno sempre rivendicato la loro italianità.
Com'è noto, io seguo in particolare le vicende della comunità italiana di Tacuarembò, Uruguay.
Essi, questi italiani ed italo-discendenti, vogliono sentirsi italiani ed è anche per questo che io ho proposto un interscambio culturale con Roncoferraro, in provincia di Mantova.
Come loro, molti altri italiani ed italo-discendenti che stanno il altri Paesi, come Argentina, Brasile e come anche i miei parenti che stanno all'estero vorrebbero essere più vicini al Paese dei loro avi.
Le parole dell'onorevole non rispecchiano la realtà e né tengono conto della sensibilità delle persone.
Cordiali saluti.
mercoledì 2 settembre 2009
LED a Roncoferraro? si può fare!
Cari amici e care amiche.
Il 22 agosto 2009 ho fatto una proposta al Comune di Roncoferraro, Mantova.
Tramite istanza protocollata, ho proposto al Comune di sostuire gli attuali impianti di illuminazione pubblica funzionanti a lampade a sodio con dispositivi a diodi LED.
Questa proposta è stata fatta sul modello dell'impianto di illuminazione di Torraca, Comune della provincia di Salerno.
Ciò darebbe molti vantaggi al Comune di Roncoferraro.
Il primo di essi è un maggiore risparmio energetico, che arriverebbe fino al 75%.
Inoltre, non vi sarebbe la dispersione di energia sotto forma di calore, che oggi c'è.
Il secondo è una riduzione dei costi di manutenzione, anche per la maggiore durata dei diodi LED.
Sarebbe una buona cosa per il Comune di Roncoferraro che diventerebbe d'esempio. Tra l'altro, anche in altre realtà si sta facendo altrettanto. Pensiamo, ad esempio, a Bressanone (in provincia di Bolzano) ove usano semafori a LED come anche a Modena.
Anche il Gruppo Autostrade sta facendo altrettanto, per l'illuminazione delle gallerie.
Ho già dato copie dell'istanza sia al gruppo di centrodestra che all'altra opposizione, quella rappresentata dall'Associazione Civica Mantovana, con cui ho un instaurato un dialogo proficuo.
Tra l'altro, dico che l'Associazione Civica Mantovana sta lavorando seriamente ed alacremente e spero di potere continuare il dialogo, per fare una buona opposizione al centrosinistra, che oggi amministra il Comune.
Infatti, una buona opposizione non deve essere pregiudiziale deve vagliare le varie proposte e della maggioranza ed essere molto dura quando queste non soddisfano o aperta al dialogo e ad un confronto in caso contrario.
Inoltre, una buona opposizione non deve commettere errori nei momenti importanti.
Spero che questa mia proposta possa anche contribuire a fare dialogare sia la maggioranza e le opposizioni che le opposizioni stesse.
Cordiali saluti.
Il 22 agosto 2009 ho fatto una proposta al Comune di Roncoferraro, Mantova.
Tramite istanza protocollata, ho proposto al Comune di sostuire gli attuali impianti di illuminazione pubblica funzionanti a lampade a sodio con dispositivi a diodi LED.
Questa proposta è stata fatta sul modello dell'impianto di illuminazione di Torraca, Comune della provincia di Salerno.
Ciò darebbe molti vantaggi al Comune di Roncoferraro.
Il primo di essi è un maggiore risparmio energetico, che arriverebbe fino al 75%.
Inoltre, non vi sarebbe la dispersione di energia sotto forma di calore, che oggi c'è.
Il secondo è una riduzione dei costi di manutenzione, anche per la maggiore durata dei diodi LED.
Sarebbe una buona cosa per il Comune di Roncoferraro che diventerebbe d'esempio. Tra l'altro, anche in altre realtà si sta facendo altrettanto. Pensiamo, ad esempio, a Bressanone (in provincia di Bolzano) ove usano semafori a LED come anche a Modena.
Anche il Gruppo Autostrade sta facendo altrettanto, per l'illuminazione delle gallerie.
Ho già dato copie dell'istanza sia al gruppo di centrodestra che all'altra opposizione, quella rappresentata dall'Associazione Civica Mantovana, con cui ho un instaurato un dialogo proficuo.
Tra l'altro, dico che l'Associazione Civica Mantovana sta lavorando seriamente ed alacremente e spero di potere continuare il dialogo, per fare una buona opposizione al centrosinistra, che oggi amministra il Comune.
Infatti, una buona opposizione non deve essere pregiudiziale deve vagliare le varie proposte e della maggioranza ed essere molto dura quando queste non soddisfano o aperta al dialogo e ad un confronto in caso contrario.
Inoltre, una buona opposizione non deve commettere errori nei momenti importanti.
Spero che questa mia proposta possa anche contribuire a fare dialogare sia la maggioranza e le opposizioni che le opposizioni stesse.
Cordiali saluti.
Gran Bretagna e Sicilia, tante cose in comune.
Cari amici e care amiche.
Vi siete mai posti la domanda su cosa possa esserci in comune tra Gran Bretagna e Sicilia?
A parte il fatto che esse sono due isole, tra Gran Bretagna e Sicilia vi sono più cose in comune di quanto sembra.
Infatti, la storia siciliana si è più volte intrecciata con quella britannica, in particolare inglese.
Nell'Età Antica, l'Inghilterra e la Sicilia sono stati territori dell' Impero Romano ma fu nel Medioevo che queste due terre in apparenza così lontane si avvicinarono molto. Ad unire la storia di queste due terre fu un popolo che venne dalla lontana Scandinavia, quello dei Normanni o Vichinghi, che nel lontano 911 AD si stanziò in una regione nel nord della Francia, in Normandia.
Infatti nel 1066 AD, un re normanno di nome Guglielmo sconfisse il re anglosassone Harold II in una battaglia che si tenne ad Hastings.
Di questa battaglia ne porta il ricordo il celeberrimo "Arazzo di Bayeux".
Questo re normanno, che assunse il nome di "Gugliemo il Conquistatore", diventò il sovrano di un regno molto importante parl storia europea, l'Inghilterra.
Cinque anni prima, un altro re normanno, i cui predecessori avevano conquistato il sud dell'Italia, varcò lo Stretto di Messina per iniziare la conquista di un'altra isola, la Sicilia, che era sotto il dominio arabo.
L'impresa si concluse vittoriosamente nel 1091 AD e questo re, il cui nome fu Ruggero I d'Altavilla, diventò sovrano dell'isola.
Come si può vedere già questo è un punto in comune tra la Sicilia e l'Inghilterra.
Ma non finisce qui.
Questa "parentela" tra le due isole non è presente solo nella storia ma anche in altri ambiti.
Ad esempio, nella lingua.
Infatti, sia la lingua siciliana che l'inglese hanno influenze franco-normanne.
Ad esempio, basta pensare ad alcune parole siciliane come "accattari" (comprare) che deriva dal francese "acheter" e a sua volta dal normanno "acater" oppure "racina" che deriva dal francese "raisin". Addirittura a San Fratello (paese della provincia di Messina) si parla una lingua con forte influenza francese.
Anche nell'inglese vi sono influenze franco-normanne. Infatti, a corte erano parlati il francese ed il latino mentre il popolo parlava la lingua anglosassone, a cui si erano già aggiunti termini celtici e latini.
Un esempio di questa fusione tra le due lingue è l' opera di Geoffroy Chaucer, i Canterbury Tales.
Ma anche nell'arte vi è questa influenza che accomuna le due isole.
Basta vedere le chiese.
Ad esempio, guardiamo la cripta della cattedrale di Canterbury o la chiesa della Torre di Londra.
Notiamo in essa elementi architettonici (come i capitelli delle colonne) che sono simili a quelli di chiese e palazzi siciliani.
Quindi, possiamo dire che tra Sicilia ed Inghilterra c'è una forte affinità
Tenendo conto che sono di origine siciliana per parte di madre, chissà se qualche inglese possa essere imparentato con il sottoscritto.
Cordiali saluti.
Vi siete mai posti la domanda su cosa possa esserci in comune tra Gran Bretagna e Sicilia?
A parte il fatto che esse sono due isole, tra Gran Bretagna e Sicilia vi sono più cose in comune di quanto sembra.
Infatti, la storia siciliana si è più volte intrecciata con quella britannica, in particolare inglese.
Nell'Età Antica, l'Inghilterra e la Sicilia sono stati territori dell' Impero Romano ma fu nel Medioevo che queste due terre in apparenza così lontane si avvicinarono molto. Ad unire la storia di queste due terre fu un popolo che venne dalla lontana Scandinavia, quello dei Normanni o Vichinghi, che nel lontano 911 AD si stanziò in una regione nel nord della Francia, in Normandia.
Infatti nel 1066 AD, un re normanno di nome Guglielmo sconfisse il re anglosassone Harold II in una battaglia che si tenne ad Hastings.
Di questa battaglia ne porta il ricordo il celeberrimo "Arazzo di Bayeux".
Questo re normanno, che assunse il nome di "Gugliemo il Conquistatore", diventò il sovrano di un regno molto importante parl storia europea, l'Inghilterra.
Cinque anni prima, un altro re normanno, i cui predecessori avevano conquistato il sud dell'Italia, varcò lo Stretto di Messina per iniziare la conquista di un'altra isola, la Sicilia, che era sotto il dominio arabo.
L'impresa si concluse vittoriosamente nel 1091 AD e questo re, il cui nome fu Ruggero I d'Altavilla, diventò sovrano dell'isola.
Come si può vedere già questo è un punto in comune tra la Sicilia e l'Inghilterra.
Ma non finisce qui.
Questa "parentela" tra le due isole non è presente solo nella storia ma anche in altri ambiti.
Ad esempio, nella lingua.
Infatti, sia la lingua siciliana che l'inglese hanno influenze franco-normanne.
Ad esempio, basta pensare ad alcune parole siciliane come "accattari" (comprare) che deriva dal francese "acheter" e a sua volta dal normanno "acater" oppure "racina" che deriva dal francese "raisin". Addirittura a San Fratello (paese della provincia di Messina) si parla una lingua con forte influenza francese.
Anche nell'inglese vi sono influenze franco-normanne. Infatti, a corte erano parlati il francese ed il latino mentre il popolo parlava la lingua anglosassone, a cui si erano già aggiunti termini celtici e latini.
Un esempio di questa fusione tra le due lingue è l' opera di Geoffroy Chaucer, i Canterbury Tales.
Ma anche nell'arte vi è questa influenza che accomuna le due isole.
Basta vedere le chiese.
Ad esempio, guardiamo la cripta della cattedrale di Canterbury o la chiesa della Torre di Londra.
Notiamo in essa elementi architettonici (come i capitelli delle colonne) che sono simili a quelli di chiese e palazzi siciliani.
Quindi, possiamo dire che tra Sicilia ed Inghilterra c'è una forte affinità
Tenendo conto che sono di origine siciliana per parte di madre, chissà se qualche inglese possa essere imparentato con il sottoscritto.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.