Cari amici ed amiche.
Su Facebook, quel genio qual è l'amico Filippo Giorgianni ha messo questo testo di Camillo Langone:
«Purché non sia nostalgia. La mia paura è che l’indispensabile rifondazione culturale della destra italiana si rattrappisca in una sorta di rifondazione missina. Non tanto perché missino io non lo sono mai stato: non ne faccio una questione personale. Ma perché, molto evidentemente, di tutto l’Italia ha bisogno fuorché di un ritorno agli anni Settanta, anche se solo nei termini di un vintage intellettuale. Purtroppo invece leggo la lista dei promotori e dei partecipanti di “Ritorno a Itaca”, il convegno pro-destra tenutosi l’altro giorno ad Acquasanta Terme, e mi sembrano davvero poche le persone che non abbiano trascorso qualche remoto anno nel Fronte della Gioventù. Nonostante il toponimo cattolico e lo svolgimento dei lavori in un monastero benedettino, in quella località delle Marche mi sarei sentito spaesato e in tanti devono averla pensata come me, siccome l’appello di Marcello Veneziani “a tutte le destre” è stato raccolto da una destra sola, quella con Benito nell’album dei ricordi. Dov’era la destra cattolica? Dov’erano Giovanni Cantoni e Giovanni Lindo Ferretti, Angela Pellicciari e Costanza Miriano? Dov’erano Alleanza Cattolica e Antonio Socci, il giurista Francesco D’Agostino e Magdi Allam? E Roberto Dal Bosco gran di svelatore del nichilismo buddista? E dov’era la destra libertaria di Oscar Giannino, degli economisti dell’Istituto Leoni e dei ragazzi dei Tea Party? Non pervenuti nemmeno loro. Su quel palco piceno mi sarebbe piaciuto vedere Giancarlo Gentilini, leghista e patriota, e poi Pier Carlo Bontempi, sommo architetto della tradizione, e Ida Magli, una che di euro e di Europa aveva già capito tutto nel 197, e Claudio Risé con i suoi maschi selvatici, e un poeta di sicuri sentimenti nazionali come Aurelio Picca… Niente da fare. Non poteva andare altrimenti perché l’appello di Veneziani aveva un titolo includente ma un testo escludente che si rivolgeva esplicitamente solo alla Destra di Storace, a quel poco che resta di Futuro e Libertà e alla componente aennina all’interno del PdL. Dando la sensazione, più che di un ritorno a Itaca, di un ritorno a Predappio. La nostalgia è la grande malattia dell’intero centrodestra (ha colpito quindi non solo gli amici di Veneziani) e per diagnosticarla anziché Omero serve Jack London e il suo Richiamo della foresta. Tutti improvvisamente smaniano di tornare all’origine, sulle posizioni di quando erano giovani (o meno vecchi), e quindi c’è chi parte per Forza Italia, chi per Alleanza Nazionale. È un fenomeno anche comprensibile, visti i chiari di luna, però patetico (Premio Disperazione a Carmelo Briguglio che ieri ha proposto di rifare AN e di rimetterci a capo Gianfranco Fini). Purtroppo per loro, al posto della grande foresta i ritornanti troveranno solo radi boschetti, defogliati dal tempo. Se non addirittura singoli alberi, assediati dalla vecchiaia e dal cemento, incapaci di fornire qualsivoglia riparo. Contenti loro… Concludo qui la lista delle inevitabili critiche, che poteva perfino essere più lunga, per venire alla pars costruens: l’inevitabile condivisione della necessità, anzi dell’urgenza, di una rifondazione culturale della destra. Per uscire dall’intellettualismo e dal settarismo di Acquasanta, mantenendo però il medesimo format, propongo di intitolare il prossimo convegno “Ritorno alla Nazione”. Allora sì. Sul tema della sovranità (“politica, monetaria, internazionale” come precisato da Veneziani a Borgonovo su queste pagine) possono confluire tutte le destre possibili e immaginabili, e forse pure quelle inimmaginabili che al momento se ne stanno ben nascoste perché intenzionate a combattere Monti e la finanza mondiali sta ma non a partecipare ai raduni dei vecchi camerati. In fondo lo slogan giusto esiste già da qualche tempo, si tratta solo di dargli una bella lucidata. Verrà rilanciato in un libro in uscita a settembre per Mondadori, firmato proprio da Veneziani e felicemente intitolato Dio, patria e famiglia. E se qualcuno storce il naso di fronte alla grande triade delle “cose permanenti” (per citare Eliot) faccia la cortesia di accomodarsi altrove: abbiamo scoperto che è di sinistra.».
Io penso che essere di destra sia una cosa ed essere fascisti sia un'altra.
Come uomo di destra, io ho sempre cercato di fare una distinzione.
Specialmente ai miei conterranei di Roncoferraro (Mantova) ho sempre cercato di fare capire che la destra è una cosa ed il fascismo ne è un'altra.
La dimostrazione di ciò fu quello che accadde nel 1945.
Dopo la caduta del fascismo, ci furono molti tentativi di inglobare pezzi di quest'ultimo nei partiti antifascisti.
Ad esempio, il Partito Comunista Italiano volle inglobare quella parte "rivoluzionaria" del fascismo.
La Democrazia Cristiana, invece, puntava ad inglobare il fascismo di governo, quello borghese.
Quindi, il fascismo non può essere definito "di destra".
La destra, invece, esiste da prima della venuta del fascismo.
Essa deriva dalla volontà dell'uomo di difendere le proprie radici contro il progressismo che puntava a distruggerle.
Il progressismo, in realtà, generò regresso.
Per esempio, nel Medio Evo i re avevano l'ebreo di corte, ossia un dignitario di religione ebraica che fungeva
da "ambasciatore" della comunità ebraica presso la corte.
Nel XX secolo, invece, ci furono governi che fecero morire parecchi ebrei.
Eppure, dal Medio Evo al XX secolo ci furono "progressi".
La destra vuole mantenere saldi quei valori che fondarono una civiltà come la nostra.
Essa, quindi, vuole attingere a quel punto di incontro tra le varie radici della nostra civiltà, la radice greco-latina e quella giudaico-cristiana.
Il Medio Evo fu quel punto di incontro.
La destra, per esempio, deve parlare di sussidiarietà (concetto che nacque nel Medio Evo) e deve ritornare a quella purezza iniziale di certi mestieri.
Ad esempio, le banca nacque nel Medio Evo, attraverso i Cavalieri Templari, come "Monte di Pietà".
La destra deve parlare di ciò ed abbandonare certe ampollose celebrazioni come quelle di stampo fascista.
La destra deve parlare di famiglia e di difesa della proprietà privata.
La destra non deve essere egualitaria ma meritocratica.
Ad esempio, nel Medio Evo, un re dava un feudo ad un signore per la sua fedeltà.
La destra può parlare di dialogo tra i popoli ma secondo le comuni radici (e senza rinnegare la propria cultura) e non secondo il pensiero massonico-illuminista.
Per esempio, re Carlo I Stuart (1600-1649) era di destra.
Infatti, egli voleva il dialogo con gli altri, puntando però sulle radici comuni e senza rinnegare la cultura del proprio Paese, e, nel contempo, rifiutando la Rivoluzione, ossia il protestantesimo che minava le basi stesse della monarchia inglese.
Questo sarebbe stato il ritorno alla "cattolicità", ossia all'universalità della tradizione cristiana, secondo il canone del Medio Evo.
Questa è la vera destra.
Cordiali saluti.