Su Facebook, l'amica Stefania Ragaglia mi ha fatto leggere questo testo di Paolo Mantegazza:
"Ecco qui, un piccolo riassunto di quello che è un bel manuale per donne nubili e non solo. L'autore ci spiega quali sono le categorie di uomini da evitare e quali, invece quelle di essere degne del nostro amore. A puntate, farò in modo di riassuntare le suddette categorie. La nota, magari risulterà un po' lunga, ma è molto godibile come il libro, che potete trovare come e-book o direttamente su internet, ecco qui il link: http://www.blia.it/libriweb/prender_marito.htmI mariti si dividono tutti quanti in due grandi categorie, i buoni e i cattivi. I buoni son tutti compagni. Amano la moglie sopra ogni altra creatura, l'amano più di sè stessi e il loro primo pensiero è quello di farla felice.
Cercano la ricchezza, l'onore, fors'anche la gloria; ma sempre per intrecciarne una corona intorno al capo della donna amata. Nè comandano, nè ubbidiscono, perchè non si sentono nè superiori nè inferiori alla loro moglie; ma eguali. Discutono insieme a lei i grandi e i piccoli problemi della vita, e finiscono sempre per venire alla stessa conclusione.
Hanno sempre sullo scrittoio, in tasca, da per tutto un unico suggello per chiudere i loro segreti, per raffermare le loro decisioni. Questo suggello è un bacio. Questi mariti ridono sempre, quando senton parlare di luna di miele. Nel cielo del loro matrimonio non hanno mai veduto luna, nè di miele, nè di fiele. Sul loro capo brilla sempre il sole, un sole che non scotta, ma riscalda; che non brucia, ma illumina; un sole che non tramonta mai. I mariti buoni sono quelli, che fanno felici le loro mogli, facendo felici sè stessi.I mariti cattivi sono i più e sono di molte e diverse specie.
Eccoti le principali:
Mariti tiranni.
Mariti deboli.
Mariti gelosi.
Mariti brontoloni.
Mariti avari.
Mariti libertini.
Mariti stupidi.
Mariti fannulloni, ecc.; ecc., ecc. IL MARITO TIRANNO.[...] Si nasce tiranni, come si nasce biondi o bruni; e chi ha questa sventura deve esercitare la tirannide, in qualunque strato sociale egli nasca; qualunque sia l'educazione ch'egli riceve.
Soldato, sarà tiranno come caporale e come colonnello, e la disciplina militare sarà la patente ufficiale, con cui eserciterà la sua tirannia. La dimenticanza di un saluto o la poca lucentezza d'un bottone, l'accento un po' vibrato d'una risposta saranno sufficienti e facili occasioni per soddisfare questo vizio dell'anima.
La tirannia più comune però, quella che si può esercitare da tutti i bipedi implumi di questa terra; che si può soddisfare impunemente, quotidianamente, in tutte le dodici ore del giorno e in tutte le dodici ore della notte; è quella del marito sulla moglie.Tirannia vigliacca, perchè si esercita dal forte sulla creatura debole; tirannia sudicia, perchè non esige coraggio, nè intelligenza, nè coltura; tirannia stupida, perchè è punita non dalle leggi, ma dalla natura. Chi semina tirannia in casa, raccoglie corna in casa e fuori: cambia il miele in fiele e non merita nè compassione, nè perdono, e neppure le attenuanti, che pur si sanno trovare dagli avvocati per le maggiori iniquità, pei delitti più atroci.
Eppure vi son molti mariti, che sono tiranni anche amando la propria moglie, che sono fuori di questo perfetti galantuomini, cittadini perfetti, padri esemplari. Essi sentono imperioso, incessante, inevitabile il bisogno di far sentire alla loro compagna (vorrei dire schiava), che essi soli sono i padroni di casa, che a loro soli spetta ogni autorità, ogni diritto di comando, ogni arbitrio del bene e del male. [...]IL MARITO DEBOLE.[...] Il marito debole è un uomo di sesso incerto, in cui il corpo è maschio e l'anima è femmina. Uno dei tanti errori che commette la natura, quando sbaglia il posto alle cose; un errore di stampa, per cui non vi è correttore di bozze che basti.
Il marito debole ha magari il pugno robusto e il pensiero forte, ma quando si tratta di adoperare queste due forze, non rispondono all'appello e fanno cilecca. Si pigia, si pigia sul bottone elettrico della volontà, ma il campanello non suona.
l'uomo debole, che finisce a furia di sconfitte a perdere la propria stima e a farsi compatire da tutti e specialmente dalle donne, che, pur dicendosi eguali a noi nei diritti (non nei doveri però), vogliono pur sempre trovare nell'uomo un albero robusto a cui possano appoggiarsi fidenti e sicure. Nulla è per le donne più spregevole nell'uomo che la debolezza. Possono perdonare quella del corpo, non mai quella dell'animo; tanto è vero che i briganti più feroci ebbero sempre amanti appassionate; gli uomini di genio, anche vecchi, ebbero donne innamorate; ma i vigliacchi e i tentennini furono sempre disprezzati o compatiti. Quando in un matrimonio si invertiscono le parti e la donna è più forte dell'uomo, essa se ne serve come di uno strumento comodo e buono a tutto; ma in cuor suo lo compatisce e lo disprezza, e intanto cerca altrove l'uomo uomo, a cui possa dare il corpo e l'anima; del cui amore possa sentirsi fiera e superba.
La donna superiore si sente umiliata di trovar l'uomo inferiore a sè stessa e lo tratta, anche nei casi migliori, come si trattano i bambini, con pietà, con tutti i riguardi, come creatura che ha bisogno di protezione e di indulgenza. [...] IL MARITO GELOSO.[...] Alcune donne nei loro falsi giudizii giungono a tanto da misurare l'intensità dell'amore dal grado di gelosia. Uomo non geloso vuol dire uomo indifferente; uomo geloso, uomo amoroso; uomo gelosissimo, uomo innamoratissimo.
In quasi tutte le svariate forme di gelosia entra l'amor proprio più che l'amore. La gelosia di puro amore non è che un dolore; forte, fortissimo, ma dolore. La gelosia d'amor proprio è dolore, ma è più ancora ira, dispetto; reazione dell'orgoglio virile offeso in tutto ciò che ha di più delicato e di più irritabile. La gelosia d'amore piange e implora, si umilia e prega. La gelosia d'amor proprio schiamazza e maledice; percuote e uccide. Gli assassini delle donne infedeli son quasi sempre assolti dalla vox asinorum del giurì; perchè ogni giurato si sente offeso e minacciato dall'amante fortunato; ma io li condannerei, se avessi la sventura di esser giurato. L'uomo geloso per temperamento, lo è così fatalmente, così necessariamente, che non può nascondere in nessun modo la propria debolezza, che non vorrei chiamare passione; perchè se di questa ha le violenze e gl'impeti irragionevoli, non ne ha però nè i simpatici ardori, nè gli scatti generosi.
Egli è in uno stato di diffidenza cronica, che ne avvelena il sangue, che ne contorce i gesti, che ne deforma la parola e l'accento. Ogni parola di simpatia innocente o di lode diretta dalla propria moglie ad un altro è un amore che incomincia, è una violazione di domicilio. Ogni amicizia è un adulterio, un sacrilegio; un delitto che si trama o è già compiuto. [...]".
Ringrazio l'amica Stefania (che stimo) del testo.
Non saprei proprio che tipo di marito sarei, se io fossi sposato.
Comunque, una cosa è certa.
La famiglia è in crisi e questa crisi è dovuta ad un maggiore edonismo che sta portando ad un visione egoistica della vita.
Dal "noi" siamo passati all'"io".
Da qui nasce la fragilità dei matrimoni che comporta la precarietà della famiglia e l'insicurezza delle generazioni future.
Ad aggravare ciò, ci si mette la politica che, in qualche modo, punta a volere scardinare la famiglia, in nome dell'"eguaglianza dei diritti".
Così, c'è chi vorrebbe istituire il matrimonio gay e c'è chi vorrebbe istituire il divorzio breve.
Vi invito a leggere l'articolo del sito dell'Anti-UAAR che è intitolato "Pediatri italiani (SIPO e SIPPS): «fortemente contrari ad adozioni omosessuali»" .
Questo mina la famiglia.
Questa cultura nichilista mina la famiglia.
Riflettiamo.
Cordiali saluti.