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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 25 agosto 2011

IL SANTUARIO "ECCE HOMO" DI CALVARUSO, UNA STORIA DI ARTE E DI FEDE




Cari amici ed amiche.

Nel mio viaggio in Sicilia, di cui ho parlato nell'articolo intitolato "Il mio viaggio in Sicilia", non ho potuto visitare il Santuario di Gesù "Ecce Homo" che si trova a Calvaruso, una frazione del Comune di Villafranca, in provincia di Messina. Esso si trova non lontano da Rometta, quella città che fu l'ultima roccaforte bizantina, durante il periodo della conquista araba nel IX secolo. Il sito del santuario è http://www.santuarioeccehomo.it/.
Di questo Santuario si dice così:
" Venite e vedete ! (Gv. 1,39 )

A Cabbarusu c'è u Signuri ”. Era questa una delle espressioni più comuni della gente, delle nostre zone. In effetti tanti sono gli elementi che facilitano l'incontro con Dio:
Il secentesco convento che, con la chiesa e il chiostro, esalta la sobrietà, l'austerità e semplicità nella meravigliosa cornice naturale alle falde dei Peloritani;
La statua lignea dell'Ecce Homo , di frate Umile da Petralia, sintesi di arte e di fede, riproposizione del mistero del dolore riscattato dall'Amore che svela l'uomo nuovo sorretto dallo Spirito e gli indica la sua Vocazione;
Una Comunità di Frati francescani che accoglie i pellegrini, disponibile all'ascolto verso coloro, che decidono di conferire alla propria vita un orientamento ‘spirituale'.
Ai giovani che lo desiderassero è data la possibilità di fare discernimento vocazionale.

Ti aspettiamo,
I Frati Francescani del TOR".


Questo santuario è legato a frate Umile di Petralia, un frate francescano e scultore che nel visse nel XVI secolo. A lui si deve anche il crocifisso ligneo della chiesa di Santa Caterina, che si trova a Galati Mamertino. Opere di questo frate scultore sono presenti anche a Cosenza, a Bisignano (in provincia di Cosenza), a Cutro (in provincia di Crotone) e a Polla, in provincia di Salerno.
L'arte in questo santuario è tipica di quel periodo barocco. Ha un bellissimo portale in pietra arenaria che è sormontato da un mezzobusto che raffigura l'Ecce Homo. L'interno è ad una sola navata ed è caratterizzato da stucchi. La volta a botte è articolata grazie a dei pennacchi. L'altare è sormontato da un magnifico ciborio ligneo riccamente decorato e da una grande tela che raffigura la Vergine Maria con i Santi. Elemento caratteristico è la statua che raffigura il Cristo "Ecce Homo" che sormonta il tabernacolo a lato.
Come il crocifisso di Galati Mamertino, esso trasmette il patos del momento della crocifissione di Gesù.
Questo patos coinvolge il visitatore e gli trasmette tutto il dolore causato dalla violenza sul Cristo. Si sente molto l'influsso spagnolo.
Oltre ad essere un luogo di arte, il Santuario del Cristo "Ecce Homo" di Calvaruso è anche un luogo di vera preghiera e di pura devozione. Anche per questo, vale la pena di visitarlo.
Tra l'altro, ricordo che da venerdì 26 agosto al domenica 28 vi sarà un evento religioso molto importante in cui i giovani di Alleanza Cattolica faranno un ritiro spirituale. Ne ho parlato anche nell'articolo intitolato "La Chiesa e la disciplina". Termino, dicendo che confesso che mi sarebbe piaciuto fare una visita in quel santuario, uno dei tanti luoghi stupendi (ma forse troppo poco noti) di quella Sicilia ricca di arte e di fede.
Cordiali saluti.


mercoledì 24 agosto 2011

LIBIA, IL CAOS ED IL PERICOLO





Cari amici ed amiche.

In Libia vi è caos!
Leggete l'articolo scritto dal professor Massimo Introvigne su "La Bussola Quotidiana". L'articolo è intitolato "In Libia non ha vinto nessuno". Ringrazio l'amico Riccardo Di Giuseppe che su Facebook mi ha segnalato tale articolo. Leggete anche l'articolo scritto su "Italia chiama Italia", quello intitolato "Italiani all'estero e Libia, 4 giornalisti sequestrati a Tripoli". Infatti, quattro giornalisti italiani sono stati rapiti. I loro nomi sono Claudio Monici (del giornale della CEI "Avvenire"), Giuseppe Sarcina (de "Il Corriere della Sera"), Elisabetta Roccaspina (sempre de "Il Corriere della Sera") e Domenico Quirico (de "La Stampa").
Questi giornalisti sono stati rapiti mentre percorrevano la strada che collega la città di Zawiyah a Tripoli.
Pare che a rapirli siano stati i membri di una banda di criminali comuni e che poi questi li abbiano consegnati alle truppe lealiste di Gheddafi. E' chiaro che questa grave situazione (che mi auguro si risolva al più presto) denoti il disordine in cui è piombato il Paese nordafricano.
E' vero, Gheddafi è prossimo alla caduta (e ciò è positivo) ma dopo di lui cosa ci sarà e chi verrà?
La cosa auspicabile è una pacificazione interna al Paese che porti ad un processo di democratizzazione e normalizzazione per quanto riguarda i rapporti con le minoranze religiose, specie gli ebrei ed i cristiani.
Purtroppo, però, la realtà sembra diversa.
C'è un gran caos.
I ribelli sventolano le bandiere di re Idris, quel re che nel 1969 fu rovesciato da Gheddafi con un colpo di Stato, ma mi chiedo cosa vogliano fare questi signori, dopo la fine del regime del dittatore di Sirte.
Infatti, tanta parte dei ribelli non ebbero nulla a che fare con la monarchia di re Idris.
E' chiaro che quella bandiera sia usata come simbolo contro Gheddafi.
Tenete conto del fatto che in Libia vi è una società tribale, una società fatta da tribù che spesso sono tra loro in conflitto. Basti pensare alla questione che vi fu durante il regno di re Idris (1890-1983), in cui la Tripolitania fu filoccidentale mentre la Cirenaica fu nasseriana.
Sullo sfondo vi è il rischio di una deriva fondamentalista islamica.
Ciò potrebbe avere pesanti ripercussioni sia sull'Occidente, per via dei rapporti commerciali e del petrolio e sia sulla questione del Medio Oriente, con un rischio di instabilità nelle aree vicine ad Israele, con gravi pericoli per questi ultimi.
Bisogna stare attenti!
Cordiali saluti.




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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.